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Cercate ancora (Claudio Napoleoni, 1990)

PRIMO LEVI. Quando Levi morì (11 aprile 1987), Claudio Magris scrisse un articolo che cominciava così: «È morto un autore le cui opere ce le troveremo di fronte al momento del Giudizio Universale». Un ricordo di Ferdinando Camon - a cura di pfls

lunedì 2 aprile 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Nella sua sopravvivenza e nella sua scrittura c’è stato un doppio fallimento del sistema lager. Il sistema lager non ha agito su Levi con tutta la sua forza. Perché Levi era un chimico, perché ha imparato il tedesco, perché non si è mai ammalato, e perché ha avuto la fortuna di ammalarsi negli ultimi giorni, evitando la marcia della morte, l’evacuazione dal lager (raccontata da Elie Wiesel)[...]
[...]«C’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio». [...] «Non trovo una soluzione al (...)

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> PRIMO LEVI. Quando Levi morì, Claudio Magris scrisse un articolo che cominciava così: «È morto un autore le cui opere ce le troveremo di fronte al momento del Giudizio Universale». Un ricordo di Ferdinando Camon - a cura di pfls

giovedì 17 maggio 2007

Appelli

Contro gli apologeti del negazionismo *

Indirizzandosi al Rettore dell’Università di Teramo, Mauro Mattioli e al Preside della Facoltà di Scienze Politiche Adolfo Pepe, un nutrito gruppo di storici «in quanto studiosi e in quanto cittadini» hanno firmato un appello che esprime preoccupazione per quanto sta avendendo nell’ambito del master coordinato da Claudio Moffa, che è «diventato da tempo una tribuna dove si spaccia per legittima critica alla politica dello Stato di Israele la negazione della Shoah; dove si attribuisce a quelli che il grande antichista Pierre Vidal Naquet ha definito: ’gli assassini della memoria’, i negatori dell’Olocausto, lo statuto di ’storici’; dove si consigliano ai corsisti iscritti al master stesso, quali sussidi didattici, le opere di Carlo Mattogno, autore di testi in cui si mette in dubbio l’uso criminale delle camere a gas di Auschwitz; dove si organizzano convegni, come quello alla metà di aprile scorso, in cui, nascondendosi sotto il drappo, quanto mai improprio in quell’occasione, della ’libertà di parola’ sono state prese le difese dei negazionisti, considerati quali ’storici che negano uno o più tasselli della versione ’ufficiale’ dello sterminio degli Ebrei nella II guerra mondiale». Ci pare - continuano i firmatari - che la tendenziosità abbia prevalso su qualunque minimo criterio di scientificità, svilendo così anche la credibilità di un importante ateneo italiano. Non per caso, sempre in nome di una malintesa «libertà di parola», il 18 maggio è annunciata, presso la Facoltà di Scienze Politiche una conferenza di Robert Faurisson, ex professore di letteratura francese noto sostenitore delle tesi che negano lo sterminio degli ebrei.»

* il manifesto, 16.05.2007


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