Inviare un messaggio

In risposta a:
Al di là della Trinità "edipica" - e "della terra e del sangue": eu-angelo!!!

MUTAZIONE ANTROPOLOGICA E INCAPACITA’ CULTURALE DI AFFRONTARE LA "FRATTURA IMMENSA TRA LE GENERAZIONI". Un editoriale di Ernesto Galli della Loggia. "Addio ai padri"?! Ma chi li ha visti?! Siamo "una società senza padre" - da "sempre"!!! A cominciare da "Giuseppe", i nostri "padri" sono stati sempre "uccisi"!!! Un modello "sacro" di famiglia (che vede l’alleanza del Figlio e della Madre con il "loro dio" - e con un "padre" senza onore e senza gloria!!!) detta legge da duemila anni e rende ancor più grave la crisi!!! - a cura di pfls

venerdì 27 aprile 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] in Italia la cultura dei padri era particolarmente fragile. Priva di forti modelli tradizional-borghesi, influenzata profondamente dall’incerto permissivismo sessantottesco e dai luoghi comuni culturali del politicamente corretto, essa si è trovata in una situazione di totale debolezza davanti all’irruzione dei processi di autonomizzazione della soggettività giovanile.
Non solo. Da noi era specialmente debole proprio l’istituzione deputata in primis a fare i conti con quella (...)

In risposta a:

> MUTAZIONE ANTROPOLOGICA E INCAPACITA’ CULTURALE DI AFFRONTARE LA "FRATTURA IMMENSA TRA LE GENERAZIONI". Un editoriale di Ernesto Galli della Loggia. "Addio ai padri"?! Ma chi li ha visti?! Siamo "una società senza padre" - da "sempre"!!! A cominciare da "Giuseppe", i nostri "padri" sono stati sempre "uccisi"!!! Un modello "sacro" di famiglia (che vede l’alleanza del Figlio e della Madre con il "loro dio" - e con un "padre" senza onore e senza gloria!!!) detta legge da duemila anni e rende ancor più grave la crisi!!! - a cura di pfls

sabato 30 giugno 2007

Lo sguardo di De Certeau sul ’68 parigino

Un’antologia raccoglie gli scritti del gesuita, che nel maggio francese colse, con lungimiranza e un po’ di ironia, i primi sintomi del post-moderno

di Filippo Rizzi (Avvenire, 30.06.2007)

Il maggio del 1968 a Parigi? Rappresentò la «presa della parola» da parte degli studenti della Sorbona ed ebbe lo stesso valore simbolico della «presa della Bastiglia nel 1789». Fu l’immagine sferzante e allo stesso tempo suggestiva che utilizzò Michel de Certeau (1925-1986) in un saggio per la rivista Etudes per simboleggiare cosa significarono per la Francia laica e repubblicana e per il mondo intero i moti universitari del 1968. E oggi un libro - La presa della parola e altri scritti politici - a più di vent’anni dalla morte del noto intellettuale gesuita francese, storico, antropologo e psicanalista, ha voluto ripubblicare in una specie di collectanea tutti gli scritti profetici e inediti di quel tempo. Ma non solo. In queste pagine vengono riproposte le sferzanti analisi di De Certeau sulle dittature e le condizioni dei poveri e degli indios in America latina o sul ruolo dei media e della comunicazione nelle società occidentali. Merito di aver dato alle stampe questo piccolo gioiello letterario è dell’allieva di Michel de Certeau («il maestro che non voleva discepoli»), Luce Giard. «Cosa più preziosa di queste pagine - scrive la Giard nella prefazione - è l’assistere al lavoro di una intelligenza generosa e forte, capace di rispettare la differenza altrui, abitata da una segreta tenerezza per la folla anonima».

E infatti forse il merito indiscusso di questo volume sta nel permettere al lettore di conoscere un Michel de Certeau che non veste più i panni dello storico della spiritualità del Seicento ma quelli del sociologo che indaga sulle ferite e dinamiche del post-moderno. Certamente le pagine più acute sono quelle dedicate al maggio parigino, alla sua sferzante critica verso il sistema e incredibilmente anche verso uno dei fautori di quella protesta, il filosofo Jean-Paul Sartre, definito «un grande uomo, che invecchia così male».

Nei suoi saggi si sente l’eco implicito di ciò che avviene contemporaneamente a Praga e l’influsso di uno dei padri della sociologia moderna Alain Touraine. Nelle pagine successive De Certeau affronta le varie sfide della Francia che verrà, definita dallo stesso autore di origini savoiarde, come «prospera e insoddisfatta»: dal mito «dell’urbanizzazione del territorio», all’ingresso degli immigrati (algerini, vietnamiti) con il connesso problema delle identità nel tessuto vivo della società, al ruolo dei media (tv, radio, giornali) nella vita quotidiana dei francesi di ogni classe sociale ma anche all’affievolirsi, causa la secolarizzazione, del ruolo pubblico della Chiesa cattolica e del matrimonio ma anche delle autorità (da De Gaulle in giù).

Il merito indubbio di questo libro è quello di proporci un De Certeau meno conosciuto, meno indagatore della vita dei mistici del Seicento e più osservatore del suo tempo, di quella «folla anonima» e di quel «Mai senza l’Altro» che anche, in queste pagine, rimangono il filo conduttore e la traccia portante della sua ricerca di intellettuale e di gesuita inquieto.

-  Michel de Certeau
-  La presa della parola e altri scritti politici
-  a cura di Luce Giard
-  Meltemi. Pagine 239. Euro 19,50


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: