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IN LUTTO...

AL DI LA’ DEL BULLISMO, IL RAZZISMO!!! "SEI UN GAY": A TORINO PER I CONTINUI INSULTI UN RAGAZZO DI SEDICI ANNI SI UCCIDE - a cura di pfls

La madre: "Perché me lo hanno trattato così? Non aveva fatto niente di male, era un essere umano come tutti loro"
sabato 7 aprile 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] "L’Arcigay esprime solidarietà alla mamma di Marco, la cui vicenda è solo la punta di un iceberg, per la sua perdita e per il coraggio di aver denunciato le violenze che suo figlio ha subito. Un atteggiamento nella scuola italiana aggravato dagli "insulti di politici e prelati contro i gay" [...]

Torino, il ragazzo dallo scorso anno era tormentato dai compagni di scuola.
La preside: "Ci eravamo accorti del disagio ed eravamo (...)

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> AL DI LA’ DEL BULLISMO, IL RAZZISMO!!! "SEI UN GAY": A TORINO PER I CONTINUI INSULTI UN RAGAZZO DI SEDICI ANNI SI UCCIDE - a cura di pfls

lunedì 9 aprile 2007

"PERCHE’ NON SIA UNA MORTE INUTILE" *

"IL PROSSIMO 17 MAGGIO CELEBREREMO LA GIORNATA MONDIALE CONTRO L’OMOFOBIA NEL RICORDO DI MATTEO E DI TUTTE LE VITTIME DI QUESTA PATOLOGIA ANTISOCIALE"

Per evitare che la morte di Matteo passi, anche questa, senza insegnarci nulla, dobbiamo fare due cose soprattutto: la prima è quella di evitare i sensi di colpa: semplicemente non servono a nessuno. La seconda è quella di evitare di parlar d’altro, che invece sembra essere lo sport preferito di molti dei commentatori di questi giorni, a partire dal comunicato del ministro Fioroni che, incredibilmente, non cita nemmeno la parola gay.

I sintomi del "parlar d’altro" sono evidenti: evocare le responsabilità della famiglia, della società, della televisione, della politica va sempre bene, tanto un po’ di indignazione non fa mai male. Oppure usare quell’autentica stupidaggine di chi dice che, in fondo, dare del "cupio" non è poi così grave, lo si è sempre fatto, ed anzi è una vera palestra di crescita. A parte il fatto che vorremmo che a giudicare se sia grave o no siano innanzitutto i diretti interessati (chiedete agli ebrei se son felici di sapere che il termine "rabbino" è ancora usato come sinonimo di avaro tra un certo tipo di giovani ....) Ma soprattutto: ovvio che nessuno intende censurare lo scherzo, ma qui siamo di fronte a ben altro, che va al di là della ragazzata, e non capirlo significa chiudere gli occhi alla realtà di una dimensione giovanile - non l’unica per fortuna - per la quale la sessuofobia e l’omofobia in particolare sono un modo di essere quotidiano nei rapporti tra pari.

Che facciamo con chi non sopporta questa continua pressione? Classi separate? Rupe tarpea? O non dobbiamo forse lavorare con i responsabili di questi comportamenti perché siano consapevoli degli effetti della violenza praticata sotto le mentite spoglie dello scherzo?

Perché non parlare di omofobia significa parlar d’altro? Ovviamente non è mai stato in discussione se Matteo fosse gay o no, o se la scuola in generale (non solo il Sommeiller) siano palestre di razzismo sessuale tout court. Ma risulta altrettanto inaccettabile nascondersi dietro le parole: la debolezza di Matteo, la sua "grande sensibilità", il suo sentirsi non accettato come diverso (qualunque sia stata la sua diversità) non sono attenuanti né per coloro che hanno torturato con ingiurie la sua adolescenza né per la scuola che non si è accorta di nulla.

La madre ha mille volte ragione nella sua richiesta di giustizia, e noi la sosterremo per quanto ci sarà possibile. Non parliamo della giustizia dei tribunali, per questa la magistratura farà le sue valutazioni. Ma della giustizia di chi vede straziata la sua identità, personale e sociale, nelle aule di scuola o nelle dichiarazioni sui giornali: solo chi non ha mai fatto parte di una minoranza (la minoranza dei timidi o la minoranza dei gay, o qualunque altra che vi venga in mente) scambia per vittimismo la rabbia impotente di chi subisce le dichiarazioni di chi crede che l’omosessualità sia paragonabile alla pedofilia o che sia contro natura, od anche che sia la distruzione della famiglia.

Noi faremo di tutto perché non si parli d’altro. Non cadremo nel tranello, magari in buona fede, di chi dice che il problema "è più ampio". Dobbiamo tutti diventare consapevoli che sessuofobia e omofobia si possono e si devono debellare, nell’interesse di tutti.

Il prossimo 17 maggio celebreremo la Giornata mondiale contro l’omofobia nel ricordo di Matteo, e di tutte le vittime di questa vera e propria patologia antisociale. Ma serve un impegno continuo, costante, che superi l’emozione del momento e sappia rinnovare l’attenzione su questi temi nei prossimi anni, quando le nuove classi del Sommeiller (e di tutte le altre scuole) si saranno dimenticati di Matteo e della sua vita spezzata.

* per il Coordinamento Torino Pride

09/04/2007 - La Repubblica - Enzo Cucco


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