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Tele-conomia e tele-comando - una nera e tetra teo-alogia amorale!!!

ITALIA? NO!!! CHICAGO (E "BULLI") ANNI VENTI. TELECOM: UN FILM GIA’ VISTO CON LO SCANDALO DEL CALCIO. INTERVISTA AL PRESIDENTE, GUIDO ROSSI di Federico Rampini - a cura di pfls

"La trama è diversa, il finale è lo stesso: il trionfo della restaurazione".
venerdì 6 aprile 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il nostro sistema paese sta dando il peggio di sé. In questa situazione mi par di vedere dei ricorsi storici, torniamo a un’epoca in cui un pezzo d’Italia era sotto gli austriaci, un altro sotto gli spagnoli... Fuor d’ironia, non sono mai stato un nemico della globalizzazione. Se veramente si hanno a cuore gli interessi dell’Italia, vanno difesi in altri modi. Bisogna creare le condizioni ambientali, dalla formazione dei giovani nelle università alla ricerca scientifica, perché questo (...)

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domenica 8 aprile 2007

Telecom e i baroni ladri

di Antonio Padellaro *

Prima di rassegnare le dimissioni da presidente di Telecom il professor Guido Rossi ha rilasciato un’intervista a "Repubblica" il cui titolo è tutto un programma: «Volevo fare pulizia ma Tronchetti mi ha eliminato». Seguono affermazioni pesanti sul «momento più drammatico dell’economia italiana» e un’accusa gravissima che vale la pena di riportare per intero. «Questa vicenda Telecom passa tutta sopra la testa del mercato, ecco l’unica certezza: i piccoli azionisti sono resi impotenti e saranno beffati come sempre. E un paese che soffre di una così grave mancanza di regole naturalmente è il terreno ideale per chi vuole approfittarne, per chi pensa a portare via più soldi che può. Invece del fare c’è l’arraffare». E poi: «Questa sembra la Chicago degli anni Venti, sembra il capitalismo selvaggio dei Baroni Ladri del primo Novecento». Chicago anni Venti? Baroni ladri? Che sta succedendo?

1) Guido Rossi è una personalità del diritto e dell’economia. È stato presidente della Consob. È un profondo conoscitore delle regole del mercato. Ha scritto la legge italiana Antitrust. Chiamato a risollevare le sorti di istituzioni afflitte, per così dire, da crisi etica (vedi la Federcalcio dopo Moggiopoli) forse per le inclinazioni progressiste viene definito il Gran Borghese. Ciò spiega perché goda di robuste inimicizie tra coloro che preferirebbero un mercato regolato dalla legge della giungla. E che attraverso i politici di riferimento (vedi Pierferdinando Casini) lo hanno invitato a smetterla di fare prediche e a togliersi di mezzo.

Non gli ha fatto certo piacere l’essere stato estromesso dall’azionista Olimpia (e quindi da Marco Tronchetti Provera) dalla lista dei candidati per il nuovo cda Telecom. Ma accuse come le sue non si lanciano giusto per rispondere a uno sgarbo ricevuto.

2) In queste settimane di affare Telecom molto si è discusso dei possibili acquirenti nordamericani, di possibili controcordate bancarie, di libertà del mercato da temperare con la difesa dell’interesse nazionale. Nessuno aveva però introdotto in termini così espliciti il concetto dell’«arraffare», e dunque del malaffare. Anche se Rossi parla in generale del sistema economico-finanziario del paese, colpiscono alcuni suoi riferimenti di natura storico-criminale. La Chicago degli anni Venti richiama alla mente Al Capone, il linguaggio dei mitra e il gangsterismo elevato a criterio regolatore del capitalismo senza limiti. Quanto ai Baroni Ladri, si evoca l’America del capitalismo più spietato alla fine del XIX secolo segnato dalla dittatura economica dei Morgan, dei Rockfeller, dei Ford. Quando tutte le istituzioni dalla presidenza, al Congresso, alla Corte suprema, ai due principali partiti agendo in stretta connessione con i trust industriali e finanziari si diinteressavano dei diritti dei cittadini impegnati com’erano a reprimere soprattutto le rivolte sociali.

Oggi siamo evidentemente in un contesto molto diverso ma la definizione di Baroni Ladri così icastica ed espressiva si attaglia perfettamente a certi personaggi di nostra conoscenza.

4) Che la vicenda Telecom possa essere accostata ad altre rovinose disavventure del capitalismo italiano lo ammette, del resto, lo stesso Tronchetti quando intervistato dal direttore del «Sole 24Ore», Ferruccio de Bortoli dice che «qualcuno avrebbe voluto fargli fare la fine di Montedison e di Rizzoli». La speranza, naturalmente, è che non sia così ma la funesta citazione è tutt’altro che fuori luogo. A cavallo tra gli anni 70 e 80 quella Montedison e quella Rizzoli furono infatti travolte da un mix micidiale di debiti e megalomania (la Montedison di Cefis e della razza padrona o quella successiva del crac Ferruzzi), e di trame occulte a sfondo criminale (la Rizzoli piduista). Superfluo ricordare come la Telecom sia al centro di molteplici inchieste giudiziarie sulla centrale di spionaggio annidata ai vertici del gruppo e dedita alle intercettazioni di massa. Con la partecipazione di agenti del Sismi e uomini della Cia. In una selva di dossier, complotti, depistaggi e veleni. Con un morto: Adamo Bove, il dirigente della sicurezza Tim, suicida in circostanze talmente misteriose che fanno pensare a un assassinio. Caro professor Rossi, verrebbe da chiedere, a confronto di tipacci del genere Al Capone non era un dilettante?

5) Tra dibattiti sull’italianità e polemiche sullo scorporo della rete gli interessi dei lavoratori Telecom, degli utenti e dei risparmiatori sono passati in secondo piano, come faceva notare venerdì su questo colonne Angelo De Mattia. Anche a questa omissione ha rimediato Guido Rossi annunciandoci, per l’appunto, che «i piccoli azionisti saranno beffati come sempre». Parmalat e Cirio insegnano. Quanto ai lavoratori (80mila persone) e agli utenti (quasi tutta l’Italia) è inevitabile che sentano puzza di bruciato. Ma in concreto cosa possono fare? E c’è qualcuno che possa fare qualcosa?

Il governo sostiene di avere le mani pressocché legate trattandosi di una società privata e quotata in Borsa. E per non sbagliare, si è tappato la bocca. In privato, alcuni autorevoli ministri esprimono la speranza che la cordata bancaria abbia successo. Altri confidano nelle meraviglie del mercato. Altri ancora s’interrogano sulle questioni di legalità (e illegalità) di cui l’azienda deve rispondere. E non escludono ulteriori interventi della magistratura.

Come quadro di certezze per un colosso più grande di Rai, Fiat, Mediaset e Alitalia messe insieme, non c’è male.

apadellaro@unita.it

* l’Unita, Pubblicato il: 07.04.07, Modificato il: 07.04.07 alle ore 12.03


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