Napolitano sul 25 Aprile «Rispettare la Liberazione»
A Cefalonia il ricordo della Acqui
di Vincenzo Vasile *
A mezzogiorno c’è una battuta volante di Berlusconi sul 25 aprile «festa di parte» cui si vanta di non aver «mai partecipato»; lui pensa che si dovrebbe «dire grazie» soltanto «agli Americani» (e non si capisce perché non ai britannici e agli altri Alleati). E c’è una riflessione di Napolitano, nel pomeriggio al Quirinale, sul cemento unitario e di rinnovamento di quei «valori» non solo da «ricordare» ma da «rispettare». Il ricordo torna a quando l’allora capo del governo, nel precedente settennato, rifiutava con pretesti meschini gli inviti alle cerimonie resistenziali di Ciampi. Clima e situazioni diversi, oggi: l’opposizione sotto forma delle rappresentanze istituzionali sarà, per esempio, regolarmente presente questa mattina alla cerimonia del Vittoriano.
E Napolitano ha avuto ieri una prima occasione per un discorso pacato e argomentato davanti alle associazioni dei combattenti e dei partigiani, per la prima volta convocate assieme sul Colle. Non è una replica voluta alla battuta di Berlusconi, si tratta piuttosto di una coincidenza oggettiva, ma significativa. Perché la Liberazione non fu, per Napolitano, opera di un solo protagonista, ma «il frutto di innumerevoli sforzi coerenti nello spirito e negli scopi, anche se distinti nei modi». Quelle battaglie non furono sterili, certe volte «anticiparono», in altre occasioni «accompagnarono» e «spesso integrarono» l’intervento, «pur determinante delle forze anglo-americane». E l’elenco dei partecipanti a questo coro è lungo: «La lotta partigiana in armi, le azioni di combattimento delle forze armate in Italia e all’estero dopo l’8 settembre, la resistenza dei deportati e degli internati nei lager e quella spontanea delle città, come dei piccoli comuni, fino all’azione, spesso silenziosa e misconosciuta, di tantissimi singoli cittadini». Insomma, ogni anno ci porta a riflettere su come il paese uscì dalla barbarie del nazi-fascismo e della guerra e a ricordare quanti «furono artefici insieme alle forze degli alleati di un doloroso ma decisivo passaggio della storia del nostro paese». Perché la lotta di liberazione «fu innanzitutto moto spontaneo delle coscienze e sacrificio di tantissimi italiani, insieme con vaste schiere di giovani soldati americani, inglesi, francesi, canadesi, polacchi e di altri paesi alleati».
Tra i luoghi simbolo c’è dunque l’isola greca di Cefalonia dove il presidente si recherà oggi a ricordare il sacrificio di 9.500 militari della Divisione Acqui che, dopo l’8 settembre, non vollero accettare la resa pretesa dai nazisti. In continuità con quel sacrificio, è la missione delle nostre Forze Armate. Sicché Napolitano raccomanda che pur di fronte a «un pesante debito pubblico», esse «conservino standard quantitativi e qualitativi comparabili a quelli dei principali partner europei». È un input al governo e al Parlamento: bisogna provvedere «con tutta la gradualità e la capacità di selezione e qualificazione della spesa» imposta dal gravame del debito pubblico. In specie tenendo a mente i compiti svolti dal nostro apparato militare nelle missioni di pace, dove «ci ispira oggi il grande moto di libertà e di progresso che noi associamo alla storica giornata del 25 aprile».
* l’Unità, Pubblicato il: 25.04.07, Modificato il: 25.04.07 alle ore 10.37