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Poesia della settimana

Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani - di Piero Calamandrei

mercoledì 25 aprile 2007 di Vincenzo Tiano
Epigrafe di PIERO CALAMANDREI *
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
Più duro (...)

In risposta a:

> Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani ---- Massimo Rendina, partigiano e gentiluomo (risponde Furio Colombo)

mercoledì 11 febbraio 2015

Rendina, partigiano e gentiluomo

risponde Furio Colombo (il Fatto, 11.02.2015)

-   Caro Furio Colombo
-  ho visto tante celebrazioni di Massimo Rendina, bravo giornalista e brava persona, che merita certamente un buon ricordo. -Ma poi arriva la celebrazione partigiana e io non posso fare a meno di dire: ma neppure i garibaldini dello sbarco dei Mille sono stati ricordati e ri-celebrati così a lungo. A parte le doti della persona, non è scaduto il tempo?

-  Francesca

NON CREDO CHE sia scaduto il tempo e provo a darle alcune ragioni. Due o tre sere fa, la polizia è dovuta intervenire perché un intero condominio di Milano era disturbato da schiamazzi notturni. La polizia ha accertato che il rock a tutto volume veniva dalla casa del senatore e vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa. Appena richiesto di smettere il disturbo, lo statista ha dichiarato alla polizia: “Ma a voi vi mandano le zecche comuniste!”.

Negli stessi giorni, Isabella Rauti, figlia di Pino Rauti e moglie dell’ex sindaco di Roma Alemanno, ha convocato un po’ di nostalgici e di ex fascisti al Teatro Adriano per mettere insieme una ennesima aggregazione di “nuova destra”.

La “nuova destra italiana”, come dimostra l’intera costellazione di gruppi del genere (da Casa Pound a Fratelli d’Italia a Forza Nuova, ma la lista è molto più lunga) non è “nuova destra”, come si ama dire (e anche i media stanno al gioco) ma vecchio fascismo.

È intatto il razzismo contro “negri” e stranieri, intatto il disprezzo per “il nemico” (“le zecche comuniste”) anche se il nemico non esiste più, intatta l’ossessione di armi, confini e pugnali, tutto sacro perché il fascismo è una religione. E intatta è la persuasione che la nostra Costituzione sia partigiana e comunista.

La triste morale della favola balza fuori facilmente da questa Italia: il fascismo non ha smesso un momento di essere fascista, come se non fosse stato spazzato via dall’unico vero conflitto di civiltà: mondo libero contro nazifascismo. Perché, quando esistono (quando sono esistiti) personaggi come Massimo Rendina, che hanno rischiato, combattuto, comandato, giocandosi sempre la vita per liberare il futuro dell’Italia dal morbo fascista, perché non dovremmo onorarli in vita e ricordarli da morti con immensa gratitudine?

Se i fascisti sono ancora fascisti, perché fingere di non vedere e smettere di essere antifascisti? Per questo un Paese civile sceglie per forza Rendina, lo ricorda con amore e gli dedica l’onore che si è meritato di un liberatore del Paese.

Non è fuori luogo ricordare ai veterofascisti, a cui piace chiamarsi “nuova destra”, che sono stati fortunati. Ha vinto Rendina. Se avessero vinto coloro che essi ancora celebrano, il loro destino sarebbe stato di fare, a tempo pieno, e per sempre, i guardiani dei campi di sterminio.


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