Esce l’11 luglio il quinto film della saga, "L’Ordine della Fenice"
Atmosfera cupa e severa per un vero e proprio scontro di poteri
Harry Potter diventa grande e al cinema scopre il male
di GAIA GIULIANI *
L’ADOLESCENZA di Harry Potter è finita. Non solo perché Daniel Radcliffe, che lo impersona, a giorni sarà maggiorenne (e sotto il trucco si intravede l’opera del rasoio). Ma perché ha avuto il suo primo vero scontro con il male, scoprendolo dentro di sé. Harry e Lord Voldemort (Ralph Fiennes), il maligno per eccellenza, l’assassino del padre, sono "simili", come dice senza aggiungere nulla più il venerabile preside di Hogwarts Albus Silente. Si leggono nel pensiero, possono addirittura vedere la controparte in azione. La maturità - si intuisce - arriverà scegliendo da quale parte stare. Harry Potter e l’Ordine della Fenice, quinto episodio cinematografico della serie, esce l’11 luglio in contemporanea col settimo e ultimo libro della saga di J. K. Rowling, e il timore è che i giovani fan perdano interesse ai prossimi due capitoli destinati al grande schermo.
Se il maghetto inglese è destinato a morire, come qualche astuta indiscrezione, probabilmente architettata ad hoc, ha lasciato intuire, si appurerà nei prossimi giorni grazie alle pagine della sua autrice. Ma una volta svelato il mistero, dipanata la matassa della complicata vita di Harry, i film faranno ancora incassi miliardari al botteghino? L’intenzione c’è, con il prossimo film - Harry Potter e il principe mezzosangue - già in lavorazione e con la spettacolarità di bacchette magiche che schizzano strali sempre più effervescenti, creature mitologiche che sgambettano vivacizzate da un’animazione computerizzata e scoppiettante, e la voglia di offrire versioni più succinte degli interminabili tomi in vendita nelle librerie.
L’Ordine della Fenice è il libro più lungo, con quasi 900 pagine. La pellicola è la più corta di tutte. E cupo, severo, con una magia negativa che aleggia per tutto il film, facendo piazza pulita di spiritelli e folletti domestici, delle partite di Quidditch, e di una certa fantasmagoria sognante dei precedenti. Rivelando però un Harry Potter indomito, pronto a ribellarsi con un esercito di giovani maghi contro l’autorità istituzionale del Ministero della Magia che vuole censurare, letteralmente, Hogwarts e i suoi insegnanti. Grazie ad una sua inviata, Dolores Umbridge (Imelda Staunton, nomination agli Oscar e coppa Volpi a Venezia per "Vera Drake"), maga rotondetta animata da spirito inquisitore nonostante il perenne abbigliamento rosa confetto, mandata a sorvegliare il college. Perché è in atto uno scontro di poteri: Cornelius Caramell, ministro in carica della magia, non crede che Lord Valdemort sia di nuovo in circolazione, e sospetta che Albus Silente e Harry Potter si siano inventati tutto orchestrando un complotto per soffiargli il posto. Forse ha paura di guardare ancora il male negli occhi, e preferisce negare tutto scagliandosi contro i due maghi: Harry rischierà l’espulsione dalla scuola, e Silente verrà spodestato.
E con l’attesa di un conflitto imminente - "credi che ci sarà una guerra?" chiede a un certo punto il maghetto al suo padrino - e un senso profondo di irrequietezza verso il futuro prossimo, le metafore della realtà mondiale sono servite. Resta da capire se la regia di David Yates, specialista di serie tv ingaggiato anche per il prossimo episodio, e gli occhi blu di Radcliffe, manterranno viva l’attesa anticipatrice che ha sempre accompagnato la Potter-mania cinematografica. Perché la magia rischia di scomparire se il mistero viene svelato.
* la Repubblica, 10 luglio 2007