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Fiaba e cinema

ANCHE I MAGHI DIVENTANO MAGGIORENNI. HARRY POTTER AFFRONTA VOLDEMORT E GLI INGANNI D’AMORE. A LUGLIO, LA PROVA DI MATURITA’. E, PER IL "FUTURO", ll MATRIMONIO CON GINNY E TRE FIGLI.

sabato 21 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il cinema non può fermare il tempo, Daniel Radcliffe è cresciuto insieme al suo personaggio, che non ha più lo sguardo del bambino intelligente e curioso, ma quello dell’adolescente alla prova della maturità. In più stavolta, come si sa, dovrà vedersela con il difficile incantesimo dell’amore e infatti sul bacio con la compagna Cho Chang (l’attrice Katie Leung), è stato già detto praticamente tutto, compresa la notizia abbastanza paradossale per cui sarebbero stati necessari 24 ciak (...)

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> ANCHE I MAGHI DIVENTANO MAGGIORENNI. --- Galileo & Harry Potter. La magia può aiutare la scienza? (di Gillo Dorfles - Il saggio epistemologico di Marco Ciardi))

lunedì 15 dicembre 2014

Anche Harry Potter fa bene agli scienziati

Il saggio epistemologico di Marco Ciardi (Carocci)

di Gillo Dorfles (Corriere della Sera, 15.12.2014)

      • Il libro di Marco Ciardi, Galileo & Harry Potter. La magia può aiutare la scienza? è edito da Carocci (collana Sfere, pp. 131, e 13). Si parla anche di Newton lettore di Nicolas Flamel, Leopardi studioso di scienze naturali e Kant alle prese con Frankenstein
        -  Marco Ciardi è docente di Storia della Scienza all’Università di Bologna. Il suo precedente libro Terra. Storia di un’idea (Laterza 2013) ha ricevuto il Premio Parco Majella. Per Carocci ha pubblicato Le metamorfosi di Atlantide. Storie scientifiche e immaginarie da Platone a Walt Disney (2011)

Che un grande scienziato come Galileo e uno dei massimi filosofi tedeschi come Kant non fossero del tutto alieni da avere delle «illuminazioni» che trascendevano la loro consueta razionalità, non può non stupire, ma è fondamentale per comprendere, che non esiste una unicità della struttura mentale che sia completamente estranea dalle interferenze con materie diverse da quelle di solito impiegate. E allora non è sorprendente che un filosofo come Kant avesse, alle volte visto degli «spiriti»; anzi che avesse avuto addirittura dei rapporti - probabilmente medianici o iniziatici che gli permettessero di avere un comportamento del tutto diverso dal consueto; e ciò, oltretutto, significava che l’impostazione iper-razionale del suo pensiero poteva egualmente adeguarsi da quello basato su un genere completamente diverso tra conoscenza e coerenza.

Naturalmente questa ambiguità cui ho accennato si verifica in quasi tutti i rapporti tra l’uomo e la scienza, l’uomo e la conoscenza, perché non bisogna dimenticare che nel rapporto tra pensiero scientifico, pensiero imaginifico e pensiero artistico esistono dei legami indissolubili più spesso ambigui, mentre lo stesso può dirsi per quello che riguarda quello che potremmo definire come atteggiamento magico (sempre però tenendo presente che dicendo fattore magico non intendo accettare gli esempi di una banale azione come quella di una fattucchiera o di una falsa veggente, che predice il futuro). Col termine magia, infatti indichiamo quell’atteggiamento tra il misterico e l’onirico che costituisce un equivalente di quel territorio magico nel quale agiscono le forze più oscure - ma anche più fantastiche - che spesso guidano l’uomo nei suoi rapporti con il prossimo.

Quando nella copertina del suo recente testo Galileo & Harry Potter , Marco Ciardi premette: «La magia può aiutare la scienza», colpisce nel segno nel sintetizzare quello che sarà l’argomento principe della sua trattazione; ossia fin a che punto il pensiero scientifico possa coincidere o meno col pensiero letterario e col pensiero magico. È ovvio che, dicendo pensiero magico, intendo quella disposizione d’anima che consente anche una visione non materialistica della vita e addirittura una possibile situazione iniziatica o mediatica. Dicendo magia dunque non alludiamo alle così dette previsioni delle “veggenti”, ma per contro accettiamo il fatto che spesso le argomentazioni della ragione possano non andare disgiunte da premesse esoteriche, capaci di realizzare un tessuto onirico-magico, denso di ulteriori situazioni emergenti.

Troppo spesso non si tiene conto come quello che esula dal nostro «stato di coscienza» può albergare delle cognizioni «apparentemente nascoste» che trovano inaspettatamente la loro elucubrazione.

Lungi da me l’idea di favorire i principi dell’irrazionale, dell’onirico; ma per contro riconosco la mia volontà di ammettere l’esistenza coeva di un pensiero scientifico e di un pensiero immaginifico (e, perché no, di un pensiero magico).

Per concludere con le stesse parole dell’autore, possiamo affermare che tra scienza, magia e fantasia è possibile sempre uno scambio attivo e positivo, purché non avvenga una confusione di termini tra cultura scientifica e speculazione fantastica col volere attribuire a entrambe lo stesso significato e la stessa portata costruttiva della personalità umana, sia che ci si rivolga ai grandi maestri della scienza come Galileo, Kant, che alle - solo apparentemente - ingenue fantasticherie della J.K.Rowling nella sua fantasmagoria sul maghetto Harry Potter.

Sarà sempre evidente che una confluenza tra scienza e arte, tra coscienza e magia, saranno preziose per dare all’uomo una completa visione del mondo nel quale è stato proiettato dal suo destino. Ecco allora come dall’attività di uno scienziato come Galileo Galilei fino alle invenzioni romanzate della J.K. Rowling esiste tutto sommato un filo conduttore che possiamo definire magico e che ci aiuta a ragionare anche al di fuori delle consuete coordinate che regolano - o dovrebbero regolare - il nostro pensiero e la nostra esistenza.


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