CAMORRA
Il pm: minacce a Saviano
processate quei legali
Chiesto il giudizio per due avvocati e due boss del clan dei Casalesi
di DARIO DEL PORTO *
Due avvocati e due boss sul banco degli imputati: i penalisti Michele Santonastaso e Carmine D’Aniello dovranno difendersi, insieme ai padrini del clan dei Casalesi Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, dalle accuse di diffamazione e minacce aggravate ai danni dell’autore di Gomorra, Roberto Saviano, e della cronista del Mattino Rosaria Capacchione. I fatti si riferiscono alle affermazioni riportate nell’istanza choc letta in aula, il 13 marzo 2008, durante il giudizio d’appello del processo Spartacus.
Il pm Antonello Ardituro ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio. L’udienza preliminare è fissata per il 21 settembre davanti al giudice Maria Vittoria Foschini. L’istanza, che chiedeva la remissione del procedimento alla Corte di Cassazione ai sensi della legge Cirami, era firmata da Bidognetti e Iovine, il primo detenuto, il secondo in quel momento ancora latitante, e fu letta davanti a una sbigottita Corte d’Assise dall’avvocato Santonastaso, all’epoca difensore di entrambi i malavitosi, da quasi due anni detenuto con l’accusa di collusioni con la camorra.
Le indagini condotte successivamente hanno indotto la Procura a chiamare in causa anche l’avvocato D’Aniello, che durante l’udienza si trovava nel sito da dove Bidognetti, suo assistito, era collegato in videoconferenza. Il penalista (che sarà poi condannato in primo grado con rito abbreviato per favoreggiamento reale ma con esclusione della finalità mafiosa) avrebbe contribuito a mettere insieme i documenti utilizzati nell’istanza dall’impatto definito dalla Procura "offensivo e intimidatorio" nei confronti dello scrittore e della giornalista.
L’obbiettivo dell’iniziativa, scrive il pm Ardituro, era diffamare e minacciare "gli operatori dell’informazione impegnati nell’azione di divulgazione e di esercizio dei diritti costituzionalmente tutelati in relazione all’operato del clan dei Casalesi poiché - si legge - ne mettevano in risalto la dimensione ultraprovinciale, nazionale e internazionale, circostanza quest’ultima da ritenersi particolarmente invisa ai capi del clan".
Sulla vicenda era stato istruito un primo procedimento trasmesso per competenza alla Procura di Roma in quanto tra le vittime figurano anche due magistrati napoletani, l’ex pm anticamorra Raffaele Cantone, oggi giudice in Corte di Cassazione, e il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho.
* la Repubblica, 07 agosto 2012)