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Lettere

Veronica Tussi ci scrive di Karolina, la bimba polacca uccisa per errore ieri, nel napoletano. La Tussi pone degli interrogativi diretti sui miracoli, anche con ironia

Documento da leggere. Al miracolo, "la Voce di Fiore" dedicherà presto uno speciale
mercoledì 9 maggio 2007 di Emiliano Morrone
Già pubblicato su la Voce di Fiore lo scorso 6 maggio
Gentile direttore,
ieri 5 maggio, a San Paolo Belsito (Napoli) una bambina polacca, Karolina, 5 anni, è stata uccisa accidentalmente da un proiettile non a lei destinato. Non è la prima volta che succede. Ed ogni volta a me viene in mente un proiettile che invece era destinato alla persona colpita, ma che grazie alla Madonna di Fatima, subì una lieve deviazione, e non fu mortale. La domanda è ovvia: è pur vero che un Papa, essendo capo (...)

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13 Maggio 1917 - 13 Maggio 2007 : 90 anni dopo la prima apparizione della Vergine Maria a Fatima

domenica 13 maggio 2007

Fatima, duello sul quarto segreto

Il cardinale Bertone replica in un libro a Socci: farneticazioni

Comparata a Lourdes - circondata da foreste, ricca di acque correnti e di fonti termali, con un clima che attirava qui i villeggianti ottocenteschi, sormontata da un pittoresco castello - Fatima non è un luogo attraente.

Un giorno, passeggiando sulla spianata delle processioni, chiusa da architetture mediocri, mi chiedevo perché Maria avesse voluto apparire proprio in questa brughiera carsica, cosparsa di massi erratici, battuta dal vento umido che giunge dall’Atlantico e piega i pochi e stenti alberelli. Il teologo portoghese che era con me mi guardò con un sorriso: «Ma è evidente! La Madonna è venuta qui anche per dare un risarcimento e un conforto agli sventurati che abitano in una terra così aspra e misera!».

Aspetto dei luoghi a parte - per continuare il confronto con l’altro luogo più famoso di pellegrinaggio - Fatima differisce da Lourdes per l’oggetto e la conseguenza delle apparizioni. Ai piedi dei Pirenei, la semplicità e la trasparenza sia del messaggio («Preghiera! Penitenza!») sia della messaggera, quella Bernadette Soubirous che è l’incarnazione stessa dei valori evangelici: la povertà, l’ignoranza secondo il mondo che è poi sapienza secondo Dio, la sincerità, l’umiltà, la discrezione. Niente di oscuro, a Lourdes, nessun sospetto di fanatismi o di implicazioni politiche, solo la fede e la speranza di coloro che vi accorrono ormai da un secolo e mezzo, cercando alla Grotta la salute del corpo ma anche dell’anima. Anni fa, il Prefetto del Sant’Uffizio, cardinal Ratzinger, mi concesse un permesso speciale per esaminare il dossier su Lourdes custodito nell’allora inaccessibile archivio. Mi trovai in mano una cartellina sottile che conservava solo le lettere di protesta di uno scrittore del XIX secolo per la proprietà di certi diritti d’autore per un libro sulle apparizioni. Fu la conferma della trasparenza di quegli eventi, di cui la mitica Inquisizione non dovette mai occuparsi.

Fatima, invece, è un grumo di misteri che oggi - giusto a novant’anni dalla prima apparizione, avvenuta il 13 maggio del 1917 - non soltanto non si sono sciolti ma si ingarbugliano, con polemiche roventi tra i cattolici stessi ed accuse alla Gerarchia, papa compreso, di nascondere la verità. Un primo mistero sta nel luogo stesso, che è il solo in tutto l’Occidente ad avere il nome della figlia prediletta di Maometto, tanto da far sospettare agli islamici uno «scippo» cattolico ai loro danni. Con molti magistrati ed investigatori, resto convinto che ciò non sia del tutto estraneo agli spari contro Giovanni Paolo II proprio un 13 di maggio. Vi è poi, qui, un paradosso: Fatima è la mariofania più clamorosa e indubitabile, con la «danza del sole» che durò oltre dieci minuti davanti a 50mila testimoni terrorizzati. Un fenomeno inaudito, preannunciato per quel giorno dalla Signora per ben tre volte in quattro mesi. Eppure, malgrado questo segno impressionante, malgrado il riconoscimento ufficiale della Chiesa e la beatificazione di due dei veggenti, vi sono alcuni, anche tra cattolici, che ancora dubitano della verità dei fatti. Inoltre: il riferimento del messaggio - proprio in quel 1917 della rivoluzione sovietica - agli «errori che la Russia spargerà nel mondo» e la richiesta della consacrazione di quel Paese al cuore immacolato di Maria ha provocato una deriva politica, con organizzazioni di anticomunisti militanti, riuniti sotto le bandiere di Fatima.

Ma c’è, soprattutto, la complessa vicenda dei «segreti». A Lourdes non ce ne furono, se non quelli affidati da Colei che si definì «l’Immacolata Concezione» a Bernadette, ma che riguardavano lei sola, la sua vita privata. I primi due «segreti» di Fatima furono messi per iscritto da suor Lucia, la sola superstite dei tre veggenti, nel 1941 perché, disse, nel 1917 non sarebbero stati compresi. Quanto al terzo, mise su carta anche quello, ma suggerì che il papa stesso dissigillasse la busta in cui fu chiuso non prima del 1960. Il pontefice di allora, Giovanni XXIII, aprì e lesse ma diede ordine di riporre in archivio. Anche i papi successivi non si comportarono diversamente, alimentando così le voci che in quel «segreto» ci fossero terribili messaggi apocalittici. Il fatto che nella parte nota si affermasse che «in Portogallo si conserverà la fede» fece pensare che si alludesse alla crisi della Chiesa nel postconcilio. È noto, poi, ciò che avvenne con papa Wojtyla: impressionato dall’essere stato colpito proprio un 13 maggio, convinto che la Madonna avesse deviato il proiettile (che fu incastonato nella corona sul capo della statua di Fatima), Giovanni Paolo II approfittò del Giubileo per far leggere dal Segretario di Stato, Sodano, quel mitico testo, attribuendo a sé la profezia di un papa ferito a morte. Il cardinal Ratzinger stese una nota teologica di commento. Non tutti, però, furono convinti: non soltanto tra i lefevriani, anche tra cattolici ortodossi si avanzarono dubbi sul fatto che tutto il testo fosse stato rivelato, sospettando che fossero state celate le parti che annunciavano l’apostasia e la defezione della Gerarchia ecclesiale. A questi dubbi ha dato voce Antonio Socci, attraverso una complessa indagine ( Il quarto segreto di Fatima, Rizzoli). Un altro esperto di cose vaticane, Marco Tosatti, ha pubblicato La profezia di Fatima (Piemme) che, seppur in modo più morbido e problematico, avanza perplessità sulla vicenda. Ai sospetti, anzi alle accuse, replica ora con fermezza il nuovo Segretario di Stato, cardinal Bertone, in un libro-intervista con Giuseppe De Carli, responsabile della struttura Rai-Vaticano: L’ultima veggente di Fatima. I miei colloqui con suor Lucia (Rizzoli). La ricostruzione di Socci è bollata da Bertone come «cinematografica» e le sue sono definite «rivelazioni farneticanti». Com’è ovvio, il giornalista e scrittore non ci sta, afferma che a Sua Eminenza «è slittata la frizione» e impiega termini e toni di durezza inusuale per un cattolico nei riguardi del più diretto collaboratore del papa, pur protestando di farlo per amore della verità e della Chiesa.

Una situazione che mette il credente a disagio. Ma, forse, coinvolge gli esperti e non i fedeli: questi continuano ad affollare Fatima, alla pari di ogni altro santuario mariano. Proprio nella crisi del postconcilio, i pellegrinaggi sono i soli a non avere subito flessioni, anzi ad avere avuto un aumento spettacolare della partecipazione.

Vittorio Messori, Il Corriere della Sera, 13 maggio 2007


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