Già pubblicato su la Voce di Fiore lo scorso 6 maggio
Gentile direttore,
ieri 5 maggio, a San Paolo Belsito (Napoli) una bambina polacca, Karolina, 5 anni, è stata uccisa accidentalmente da un proiettile non a lei destinato. Non è la prima volta che succede. Ed ogni volta a me viene in mente un proiettile che invece era destinato alla persona colpita, ma che grazie alla Madonna di Fatima, subì una lieve deviazione, e non fu mortale. La domanda è ovvia: è pur vero che un Papa, essendo capo della Chiesa, è più importante di una bimbetta; ma la Signora di Fatima che ai bambini dava tanta importanza, non avrebbe potuto imprimere una deviazione, magari più rilevante, anche alla pallottola che ha ucciso Karolina? Nessuno si sarebbe accorto del miracolo, e la Madonna non avrebbe tolto la libertà di fare il male a nessuno, giacché chi ha sparato non aveva alcuna intenzione di uccidere la piccola connazionale di papa Wojtyla?
Veronica Tussi
Per essere corretti bisognerebbe affermare che, grazie all’intercessione della Madonna di Fatima, Dio fece deviare la traiettoria di quel proiettile, salvando la vita del Papa.
D’altronde, come ci esorta il Signore: " “I miei pensieri non sono i vostri pensieri e le mie vie non sono le vostre vie; quanto i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri tanto le mie vie sovrastano le vostre vie.”
Uno dei significati del miracolo è che il regno di Dio esiste e che Dio ha visitato il suo popolo.
Saluti.
biagio allevato
P.S: Non si accettano commenti a riguardo, da parte di un noto professore campano...
Osserva Biagio Allevato: "Per essere corretti bisognerebbe affermare che, grazie all’intercessione della Madonna di Fatima, Dio fece deviare la traiettoria di quel proiettile, salvando la vita del Papa"
Beh, non è una novità; ma cambia forse qualcosa?
Poi: "D’altronde, come ci esorta il Signore: I miei pensieri non sono i vostri pensieri e le mie vie non sono le vostre vie; quanto i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri tanto le mie vie sovrastano le vostre vie.”
Per l’appunto: perché siamo così presuntuosi da attribuire a Dio i nostri pensieri, le nostre fantasie, vale a dire che la Madonna devia proiettili? E non è troppo semplice? Attribuiamo a Dio quel che ci pare e ci piace, e poi gli rubiamo le parole: "Le mie vie sovrastano le vostre vie...".
Infine: "Uno dei significati del miracolo è che il regno di Dio esiste e che Dio ha visitato il suo popolo".
E allora?
Veronica Tussi
E allora i miracoli possono essere riconosciuti solo con gli "occhi della fede", che Lei, a quanto pare, purtroppo, non possiede.
Saluti.
biagio allevato
Caro Biasi,
vedo che imperterrito continui ancora nel tuo de-lirio mistico. Guarda all’ora-colo più che al miracolo e soprattutto ricorda il discorso sulla Charitas. Se proseguirai così, dovranno assumerti al Vati-cano, a proposito di oracoli, miracoli e vaticini. Non demordere e respira aria di Concordia, caro discendente della gente di "Jure vetere". W la Costituzione dei nostri Padri, W Gioacchino, W o Italy, W San Giovanni in Fiore.
Con affetto e comprensione. Tuo, senza rancore.
La comprensione è tutta mia, caro amico molto speciale. Molto probabilmente vorresti imitare il famoso esegeta tedesco R. Bultmann, che chiedeva la "demitizzazione" dei racconti dei miracoli che riempiono il Nuovo Testamento. Probabilmente, come lui, pensi che questo atteggiamento di fede cristiana possa rendere incomprensibile il messaggio della buona novella.
Tutto ciò dimostra solamente che le tue interpretazioni della Scrittura non sono assolutamente neutre, bensì obbediscono a una filosofia precostituita, a una negazione a priori di ogni possibilità da parte di Dio di intervenire nel mondo (come fa d’altronde la "nostra" Veronica Tussi).
Io sono uno di quei cristiani che si è "riconciliato" (per esperienza diretta, come credo il nostro Direttore) con l’idea che Dio interviene di tanto in tanto, anche oggi, per guarire un malato, e quindi sono disposto a scrutare, senza preconcetti, i testi più antichi che parlano di fatti simili. Non sono più tentato di leggerli attraverso una griglia sistematicamente riduttiva, come fai tu. Semplicemente dico a me stesso: se Dio compie oggi miracoli nella sua Chiesa, poteva compierli anche al tempo di Cristo...e viceversa!
Sperando con tutto il cuore, caro amico molto speciale, che un giorno Dio ti guarisca dalla tua cecità, come fece con il cieco nato, che andò a lavarsi nella piscina di Siloe, ti saluto.
W Napoli. W San Gennaro.
biagio allevato
Cari amici,
emigrati, speciali e tussiani, io credo ai miracoli. Non tutto ciò che non trova una spiegazione può definirsi miracolo. Non sono nelle condizioni per stabilire personalmente. Non posso attribuire volontà particolari a Dio, che, per quel che sento, mi esorta, col suo Spirito, a vivere nella carità. Ultimamente, le mie letture ricorrenti sono Pierri e Kung. Dentro di me, e nessuno può impedirmi di crederlo, sono convinto che Dio opera innumerevoli miracoli. Non credo che il miracolo sia solo la guarigione d’un ammalato o un evento che evita una spiacevole conseguenza. Il miracolo ha molto a che fare, per me, con il comportamento di tante persone, che oltrepassano i limiti (umani) del possibile e si spendono, al di là del contesto culturale d’appartenenza, per il bene degli altri. Circa il miracolo comunemente inteso, ho visto, anche di persona, prodigi straordinari. Le testimonianze dovranno pur contare qualcosa. A meno di non ripensare tutto, e creare un’epistemologia del nulla.
Con sconfinata stima per voi e con amicizia incondizionata.
emiliano
I miracoli non esistono perché Dio non discrimina (capito, Vespa?)[1]
Ma ci sono cristiani che non credono ai miracoli.
Caro Direttore,
Bruno Vespa ha dedicato una trasmissione a santi e miracoli, e per l’ennesima volta è venuto fuori il solito punto di vista di coloro che credono nei miracoli, e il solito punto di vista dell’ateo (c’era il filosofo Giulio Giorello), ma non quello dei cristiani che ai miracoli non credono. Così, chiedo a lei la possibilità di esporre un aspetto del problema che Vespa ignora, ovviamente, e che la Chiesa finge d’ignorare.
Spesso è il popolo a creare i miracoli. La Chiesa, purtroppo, interviene quando le credenze hanno già assunto proporzioni inarrestabili, e sono radicate a tal punto nell’immaginario dei devoti, che deluderli diventa impossibile.
Autorevoli teologi (Cf ad esempio, W. Kasper, Gesù il Cristo, Queriniana, Brescia, 1988) dubitano persino dell’attendibilità storica dei miracoli evangelici, ritenendoli, alla stregua delle parabole che non sono fatti storici, reali enunciati di fede sul significato salvifico della persona e del messaggio di Gesù; ed affacciando l’ipotesi che il Nuovo testamento abbia arricchito la figura del Salvatore con motivi extracristiani per esaltarne l’eccezionalità. Non sono gli evangelisti, infatti, ad avere "inventato" i miracoli. Sia in campo rabbinico che in quello ellenistico si narrano storie di guarigioni, resurrezioni, tempeste sedate, ecc. Un certo Apollonio di Tiana, mago e guaritore contemporaneo di Gesù, presenta numerosi parallelismi con in miracoli dei vangeli. Guarigioni si sarebbero verificate nel santuario di Asclepio a Epidauro. Anche la struttura del racconto evangelico presenta somiglianze con analoghe narrazioni extracristiane.
Questi motivi non sono sufficienti per negare la verità dei miracoli in genere; è chiaro, però, che la inspiegabilità di un fenomeno non autorizza assolutamente un credente ad attribuirlo ora a Dio ora al diavolo: per poterlo fare, occorrono argomenti teologici seri. Esiste, invece, un’importante ragione teologica che induce a non credere perlomeno ai miracoli di guarigione: l’assoluta impossibilità che Dio, salvando da un malanno questa o quella sua creatura, possa fare discriminazioni. Si potrebbe pensare che un malato o i suoi familiari abbiano pregato Dio, la Madonna, o un santo, più intensamente di altri; oppure che siano più meritevoli di altri, ma come fare un ragionamento del genere quando la discriminazione riguarda i bambini? Non sono tutti uguali davanti a Dio? Perché Dio, Padre misericordioso, dovrebbe compiere un miracolo per un figlio e non per un altro? Ragioni imperscrutabili? Non è possibile, giacché Dio può nascondere quasi tutto di sé alla sue creature (non potrebbero afferrarne la grandezza), ma non può dare di sé un’immagine alterata, distorta, contrastante col senso di giustizia che Lui stesso, secondo la fede cristiana, ha infuso negli uomini, con l’intelligenza che Lui ha donato, con l’amore che Lui ha comunicato. Alterato, distorto, falso, sarebbe anche il rapporto degli uomini con Dio.
Affermare d’essere oggetto di un intervento divino, e quindi privilegiati da Dio, è anche un atto di presunzione, di cui neppure i santi si sono mai resi conto.
Veronica Tussi
[1] Roberto Brunelli, che curava la rubrica lettere rivolgeva spiritosamente la domanda a Bruno Vespa, a seguito del colloquio telefonico con l’autore riguardo alla faziosità del conduttore televisivo.
Volevo farLe notare che Pascal ha meditato molto su questa discrezione di Dio nelle sue manifestazioni miracolose. Le ha dedicato tutta la sezione 13 dei suoi Pensieri : "Vi avverto (spiega questo grande pensatore), Dio ha voluto nascondersi. Nei miracoli e nelle profezie c’è abbastanza luce per coloro che vogliono credere, ma abbastanza oscurità per coloro che non vogliono farlo" .
In altre parole, Dio ci fa segno, ma ci lascia liberi, non vuole forzare il suo ingresso nel nostro cuore.
Fin dall’inizio del suo ministero, Gesù respinse la suggestione del maligno affinchè usasse la sua potenza messianica per compiere miracoli spettacolari (vedi: lanciarsi nel vuoto dall’alto del pinnacolo del tempio !). Egli capì che avrebbe attratto a sé tutti gli uomini solo facendosi innalzare sulla croce (Gv 12, 32).
Ma è anche vero che di tanto in tanto Dio si compiace di compiere segni clamorosi. Lo vediamo già nel vangelo (in Galilea ci fu il grande miracolo della moltiplicazione dei pani, in seguito al quale le folle volevano acclamare re Gesù; In Giudea, un anno dopo, la risurrezione di Lazzaro spinse le autorità a eliminare lo stesso Gesù !).
Possiamo così affermare che i miracoli sono nella logica del mistero dell’incarnazione, di questa intrusione di Dio nella storia, grossa pietra d’inciampo per il non credente.
Accettare l’eventualità di un miracolo significa non ribellarsi a priori contro la possibilità di un’incarnazione dell’Eterno nella nostra storia. Questo è il primo significato attribuito da Cristo stesso ai miracoli da lui compiuti. Significato che ignora chi si confessa cristiano e non crede ai miracoli.
I miracolati, quindi, non sono più benvoluti da Dio dell’immensa folla di malati che non vengono guariti. Dio ne guarisce alcuni per dare a tutto il suo popolo (Chiesa)segni visibili della sua presenza. Lo scopo del miracolo è quello di accrescere la fede nei cuori. Basterebbe guardare i visi sorridenti dei malati che tornano da Lourdes e ascoltare le loro riflessioni , per rendersene conto.
Cordiali saluti.
biagio allevato
Fatima, duello sul quarto segreto
Il cardinale Bertone replica in un libro a Socci: farneticazioni
Comparata a Lourdes - circondata da foreste, ricca di acque correnti e di fonti termali, con un clima che attirava qui i villeggianti ottocenteschi, sormontata da un pittoresco castello - Fatima non è un luogo attraente.
Un giorno, passeggiando sulla spianata delle processioni, chiusa da architetture mediocri, mi chiedevo perché Maria avesse voluto apparire proprio in questa brughiera carsica, cosparsa di massi erratici, battuta dal vento umido che giunge dall’Atlantico e piega i pochi e stenti alberelli. Il teologo portoghese che era con me mi guardò con un sorriso: «Ma è evidente! La Madonna è venuta qui anche per dare un risarcimento e un conforto agli sventurati che abitano in una terra così aspra e misera!».
Aspetto dei luoghi a parte - per continuare il confronto con l’altro luogo più famoso di pellegrinaggio - Fatima differisce da Lourdes per l’oggetto e la conseguenza delle apparizioni. Ai piedi dei Pirenei, la semplicità e la trasparenza sia del messaggio («Preghiera! Penitenza!») sia della messaggera, quella Bernadette Soubirous che è l’incarnazione stessa dei valori evangelici: la povertà, l’ignoranza secondo il mondo che è poi sapienza secondo Dio, la sincerità, l’umiltà, la discrezione. Niente di oscuro, a Lourdes, nessun sospetto di fanatismi o di implicazioni politiche, solo la fede e la speranza di coloro che vi accorrono ormai da un secolo e mezzo, cercando alla Grotta la salute del corpo ma anche dell’anima. Anni fa, il Prefetto del Sant’Uffizio, cardinal Ratzinger, mi concesse un permesso speciale per esaminare il dossier su Lourdes custodito nell’allora inaccessibile archivio. Mi trovai in mano una cartellina sottile che conservava solo le lettere di protesta di uno scrittore del XIX secolo per la proprietà di certi diritti d’autore per un libro sulle apparizioni. Fu la conferma della trasparenza di quegli eventi, di cui la mitica Inquisizione non dovette mai occuparsi.
Fatima, invece, è un grumo di misteri che oggi - giusto a novant’anni dalla prima apparizione, avvenuta il 13 maggio del 1917 - non soltanto non si sono sciolti ma si ingarbugliano, con polemiche roventi tra i cattolici stessi ed accuse alla Gerarchia, papa compreso, di nascondere la verità. Un primo mistero sta nel luogo stesso, che è il solo in tutto l’Occidente ad avere il nome della figlia prediletta di Maometto, tanto da far sospettare agli islamici uno «scippo» cattolico ai loro danni. Con molti magistrati ed investigatori, resto convinto che ciò non sia del tutto estraneo agli spari contro Giovanni Paolo II proprio un 13 di maggio. Vi è poi, qui, un paradosso: Fatima è la mariofania più clamorosa e indubitabile, con la «danza del sole» che durò oltre dieci minuti davanti a 50mila testimoni terrorizzati. Un fenomeno inaudito, preannunciato per quel giorno dalla Signora per ben tre volte in quattro mesi. Eppure, malgrado questo segno impressionante, malgrado il riconoscimento ufficiale della Chiesa e la beatificazione di due dei veggenti, vi sono alcuni, anche tra cattolici, che ancora dubitano della verità dei fatti. Inoltre: il riferimento del messaggio - proprio in quel 1917 della rivoluzione sovietica - agli «errori che la Russia spargerà nel mondo» e la richiesta della consacrazione di quel Paese al cuore immacolato di Maria ha provocato una deriva politica, con organizzazioni di anticomunisti militanti, riuniti sotto le bandiere di Fatima.
Ma c’è, soprattutto, la complessa vicenda dei «segreti». A Lourdes non ce ne furono, se non quelli affidati da Colei che si definì «l’Immacolata Concezione» a Bernadette, ma che riguardavano lei sola, la sua vita privata. I primi due «segreti» di Fatima furono messi per iscritto da suor Lucia, la sola superstite dei tre veggenti, nel 1941 perché, disse, nel 1917 non sarebbero stati compresi. Quanto al terzo, mise su carta anche quello, ma suggerì che il papa stesso dissigillasse la busta in cui fu chiuso non prima del 1960. Il pontefice di allora, Giovanni XXIII, aprì e lesse ma diede ordine di riporre in archivio. Anche i papi successivi non si comportarono diversamente, alimentando così le voci che in quel «segreto» ci fossero terribili messaggi apocalittici. Il fatto che nella parte nota si affermasse che «in Portogallo si conserverà la fede» fece pensare che si alludesse alla crisi della Chiesa nel postconcilio. È noto, poi, ciò che avvenne con papa Wojtyla: impressionato dall’essere stato colpito proprio un 13 maggio, convinto che la Madonna avesse deviato il proiettile (che fu incastonato nella corona sul capo della statua di Fatima), Giovanni Paolo II approfittò del Giubileo per far leggere dal Segretario di Stato, Sodano, quel mitico testo, attribuendo a sé la profezia di un papa ferito a morte. Il cardinal Ratzinger stese una nota teologica di commento. Non tutti, però, furono convinti: non soltanto tra i lefevriani, anche tra cattolici ortodossi si avanzarono dubbi sul fatto che tutto il testo fosse stato rivelato, sospettando che fossero state celate le parti che annunciavano l’apostasia e la defezione della Gerarchia ecclesiale. A questi dubbi ha dato voce Antonio Socci, attraverso una complessa indagine ( Il quarto segreto di Fatima, Rizzoli). Un altro esperto di cose vaticane, Marco Tosatti, ha pubblicato La profezia di Fatima (Piemme) che, seppur in modo più morbido e problematico, avanza perplessità sulla vicenda. Ai sospetti, anzi alle accuse, replica ora con fermezza il nuovo Segretario di Stato, cardinal Bertone, in un libro-intervista con Giuseppe De Carli, responsabile della struttura Rai-Vaticano: L’ultima veggente di Fatima. I miei colloqui con suor Lucia (Rizzoli). La ricostruzione di Socci è bollata da Bertone come «cinematografica» e le sue sono definite «rivelazioni farneticanti». Com’è ovvio, il giornalista e scrittore non ci sta, afferma che a Sua Eminenza «è slittata la frizione» e impiega termini e toni di durezza inusuale per un cattolico nei riguardi del più diretto collaboratore del papa, pur protestando di farlo per amore della verità e della Chiesa.
Una situazione che mette il credente a disagio. Ma, forse, coinvolge gli esperti e non i fedeli: questi continuano ad affollare Fatima, alla pari di ogni altro santuario mariano. Proprio nella crisi del postconcilio, i pellegrinaggi sono i soli a non avere subito flessioni, anzi ad avere avuto un aumento spettacolare della partecipazione.
Vittorio Messori, Il Corriere della Sera, 13 maggio 2007
Caro Yeoshef
ecco il tuo messaggio di ieri....
2007-08-02 21:34:18 yeoshef il Re di Israele
attenzione!!! attenzione!!! attenzione!!! é il Re di Israele che vi parla!!! conosco il 3 segreto di Fatima, cioé il 10
segreto di Medjiugorije!!! devo parlarne assolutamente con il dottor Antonio Socci!!! attenzione:allarme
batteriologico!!! Sicurezza internazionale!!! Ripeto:allarme ROSSO!!! Ripeto: sicurezza mondiale!!! Allarme ROSSO!!! Ditegli che non mi manda la Vergine Maria, ma L’Immacolata Concezione!!! Ripeto: messaggio urgentissimo!!!
.... ma tieni presente che noi del signor Socci non sappiamo nulla e che il tuo è proprio il modo più intelligente e più ispirato per parlare con lui.
Spero che me lo consenti: apri gli occhi - e tutti e due - anche tu!!!
Ti ringraziamo di cuore e ti salutiamo molto amichevolmente.
Per la Redazione
Federico La Sala