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Terra: Spagna

APPELLO INTERNAZIONALE PER LA "SAGRADA FAMILIA" DI ANTONI GAUDI’. Barcellona-Madrid: la costruzione di un tunnel per un treno veloce mette in pericolo la chiesa - a cura di Federico La Sala

sabato 12 maggio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Dal Giappone al Messico, dalla Russia alla Nuova Zelanda, dagli Stati Uniti alla Germania, decine di architetti e ingegneri lanciano l’allarme. "Nessuno potrebbe immaginare la costruzione di un tunnel che passasse accanto all’Alhambra di Granada", scrive Tokutoshi Torii, professore dell’università di Kanagawa, in Giappone. "Mettere in pericolo un monumento catalogato come patrimonio dell’umanità - rincara Mark Schuster, del Massachusetts Institute of Technology - è un atto di (...)

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> LA "SAGRADA FAMILIA" DI ANTONI GAUDI’ --- AD UN PASSO DAL CIELO. L’ultima torre, la centrale e più alta di tutte, la Torre di Gesù, cambierà per sempre lo skyline della capitale catalana

mercoledì 28 ottobre 2015



La Sagrada Familia a un passo dal cielo *

MADRID DIECI ANNI o poco più per completare l’opera. Quasi nulla se si pensa che ne sono trascorsi 133 dalla posa della prima pietra di quello che in origine doveva essere un tempio in stile neogotico ma subito dopo, era il 1883, per le frizioni tra l’architetto incaricato e i committenti della Asociación Devotos de San José, venne affidato al genio di Antoni Gaudí che rivoluzionò il progetto. La Sagrada Familia è in dirittura d’arrivo. E non si tratta affatto di piccoli ritocchi.

Quella che verrà portata a termine da qui al 2026, centenario della morte di Gaudí, è la parte più spettacolare di un monumento che già oggi, con i suoi 112 metri d’altezza, è in assoluto il più visitato di Spagna (3 milioni e 200mila turisti l’anno), davanti al Museo del Prado e all’Alhambra. Mancano ancora dieci delle diciotto torri previste dai disegni e bozzetti lasciati dal maestro del modernismo catalano - alla sua scomparsa ne era stata realizzata solo una - e che nel corso del tempo sono andate prendendo corpo in quel cantiere infinito nel cuore dell’Eixample barcellonese.

Le dodici torri dedicate agli Apostoli, quattro agli Evangelisti, una alla Vergine Maria e infine l’ultima, la centrale e più alta di tutte, la Torre di Gesù. Con 172,5 metri, sormontata da una croce, sarà il nuovo tetto di Barcellona e cambierà per sempre lo skyline della capitale catalana. Supererà finalmente le costruzioni più recenti, i due grossi parallelepipedi che sorgono in riva al mare, l’Hotel Arts e la Torre Mapfre, entrambe di 154 metri, affacciate sul Port Olimpic, e anche la vicina e avveniristica Torre Agbar, l’edificio a forma di siluro progettato da Jean Nouvel.

Gaudí si riprenderà così il ruolo centrale che gli compete, in una metropoli disseminata delle straordinarie testimonianze della sua produzione architettonica. E non è un caso quell’altezza massima di 172,5 metri: il maestro non avrebbe mai osato progettare qualcosa che superasse i 180 metri della collina del Montjuic, in segno di deferenza per quella che all’epoca era considerata la "montagna di Dio".

È una delle curiosità ricordate dal direttore dei lavori, l’architetto Jordi Faulí, che ha presentato la fase finale della costruzione del tempio proprio all’interno del cantiere, in uno dei nuovi spazi appena completati, la Sala Crucero, che sorge a 60 metri d’altezza sopra la navata centrale, e che sarà la base sulla quale sorgerà l’imponente Torre di Gesù.

Un’opera di ingegneria straordinaria, con 24 colonne di forza triangolare, che dovrà sopportare un peso di 23mila tonnellate, comprese le quattro torri degli Evangelisti, ancora invisibili perché completamente coperte dalle impalcature, ma che hanno già raggiunto un’altezza di 76 metri: per portarle ai 135 metri finali sarà necessario un innovativo sistema di costruzione, che rispetta nella sostanza i bozzetti lasciati da Gaudí ma applica soluzioni tecnologiche d’avanguardia.

Per questo la parte più delicata dei lavori si svolge in questo momento lontano dalla basilica, nelle officine di Gaià, un paesino della provincia di Barcellona, dove vengono realizzati blocchi di pietra di sei metri di base per cinque d’altezza a forma di M, con una struttura flessibile d’acciaio all’interno che li rende resistenti al vento. Una condizione fondamentale quando verranno caricati su gigantesche gru e proiettati nel cielo di Barcellona a conformare le slanciate torri che ancora mancano all’appello. «Saranno montati come un meccano », spiega l’architetto Faulí. Accorgimenti che Gaudí, a fine Ottocento, non poteva neppure immaginare. Ma l’importante è che, alla fine, il risultato sia quello che il genio del modernismo catalano sognava.

* la Repubblicam 23.10.2015


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