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Terra: Spagna

APPELLO INTERNAZIONALE PER LA "SAGRADA FAMILIA" DI ANTONI GAUDI’. Barcellona-Madrid: la costruzione di un tunnel per un treno veloce mette in pericolo la chiesa - a cura di Federico La Sala

sabato 12 maggio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Dal Giappone al Messico, dalla Russia alla Nuova Zelanda, dagli Stati Uniti alla Germania, decine di architetti e ingegneri lanciano l’allarme. "Nessuno potrebbe immaginare la costruzione di un tunnel che passasse accanto all’Alhambra di Granada", scrive Tokutoshi Torii, professore dell’università di Kanagawa, in Giappone. "Mettere in pericolo un monumento catalogato come patrimonio dell’umanità - rincara Mark Schuster, del Massachusetts Institute of Technology - è un atto di (...)

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> APPELLO INTERNAZIONALE PER LA "SAGRADA FAMILIA". Barcellona-Madrid: la costruzione di un tunnel per un treno veloce farà tremare la chiesa di Gaudì - a cura di pfls

venerdì 22 febbraio 2008

Passi avanti per la cattedrale progettata da Gaudí a Barcellona

La Sagrada Familia finita nel 2025

Parla lo scultore giapponese Sotoo: «I lavori procedono e cominciamo a vedere la fine dell’opera. Nel 2010 celebreremo la prima Messa»

DA BARCELLONA GIANPAOLO SARTI (Avvenire, 22.02.2008)

Per i più ottimisti la parola fine sarà scritta nel 2025. Per altri ciò non av­verrà mai. Sulla conclusione dei lavori della Sagrada Familia le ipotesi si rincorrono e si aggrovigliano con il filo della storia. An­toni Gaudí 126 anni fa ha affidato alle offerte della gente la costruzione della chiesa. Du­rante la guerra civile il tempio ha rischiato la distruzione; i cantieri hanno spesso rallenta­to per mancanza di fondi.

Oggi è il turismo ad assicu­rare i finanziamenti neces­sari. Con quasi 3 milioni di turisti l’anno la Sagrada Fa­milia è il sito più visitato in Spagna. Entrate che ora, do­po più di un secolo, consen­tono a qualcuno di sbilan­ciarsi e azzardare una previ­sione reale su quando la chiesa sarà completata. Ma non è uno qualsiasi a farlo: è Etsuro Sotoo, scultore giap­ponese autore delle statue della facciata della natività e membro della ’Junta con­structora’, l’équipe di artisti che dirige i lavori della Sa­grada Familia. Sotoo è uno dei maggiori promotori per la causa di beatificazione di Gaudí. Quando deve spiega­re la genialità del grande ar­chitetto catalano ricorda sempre che «la base della sua opera è la linea retta, che rappresenta la traspa­renza della relazione, del rapporto tra le persone. Gaudí è così semplice che la gente non capisce».

Dal pic­colo studio di Etsuro Sotoo, a fianco della chiesa, nasco­no le idee per i modelli, mentre nel laboratorio a fianco gli operai tagliano la maiolica in piccole tessere, portando avanti l’intuizione della pietra scartata di Gaudí. «Ora che i soldi ci so­no c’è meno tempo per pensare» - spiega con sag­gezza tutta orientale o forse maturata in trent’anni di de­dizione a un’opera infinita. Come infinito è l’universo simbolico di torri, archi, guglie e sculture incastonate nelle fac­ciate del tempio. Là dove architettura e arte si fanno preghiera.

Che eredità ha raccolto da Gaudí?

«Io mi sento alla porta di questa eredità, ol­tre questa porta c’è la capacità di questa chiesa di parlare e trasformare tutta l’uma­nità. Il nostro futuro si chiama Gaudí: lo dico sempre ai miei studenti all’università».

In oltre un secolo di cantieri non si sono mai verificati gravi infortuni tra gli operai. Un fatto che almeno in Italia, di questi tem­pi, non passa inosservato.

«Già, sarà perché qui c’è un bell’ambiente. Prima di metter su una scultura ci sono cose più importanti. Non sono gli operai che la­vorano per me, sono io ad essere il loro aiu­tante. Gaudí stesso trattava gli operai come se fossero la sua famiglia. Come si motivano dipendenti e collaboratori? Non con i soldi, ma con la felicità e la spe­ranza. Qui alla Sagrada Fa­milia centinaia di operai e tecnici ricevono la speranza. Oggi la società ci presenta un’altra realtà: gli operai perdono la loro identità, so­no considerati numeri».

L’incontro con la Sagrada Familia le ha cambiato la vita, lei ha scoperto la fede cristiana lavorando alla cat­tedrale.

«Sì, è vero. Prima ero con­centrato su Gaudí, sulla sua opera, ma mi accorgevo che mi mancava l’ispirazione per cosa dovevo veramente fare. Ho iniziato quindi a guardare ciò a cui Gaudí guardava e ho trovato la ri­sposta, il senso del mio lavo­ro ».

A Barcellona in alcuni dé­pliant turistici l’immagine della Torre Agbar ha sosti­tuito quella della Sagrada Familia. Un altro segnale della secolarizzazione in Spagna?

«È la decadenza di Barcello­na. Perché chi crede in Dio sa di non essere perfetto, chi invece non crede pensa che i cristiani siano i signori del mondo».

Ormai i lavori della chiesa non vanno più avanti con le offerte della gente.

«Già, ci sono gli incassi del turismo. Ma trent’anni fa, quando ho iniziato a dedi­carmi alla Sagrada Familia, non c’erano questi soldi. Dovevo usare i vecchi chiodi storti e raddrizzarli ma ave­vo tempo per pensare. Ora che il denaro c’è crediamo di poter andare avanti in fretta con il lavoro e si riflette meno. Per un’opera d’ar­te come la Sagrada Familia non si può guar­dare quanto tempo passa».

Quanto ancora? «Nel 2010 si potrà celebrare la prima Messa. La conclusione definitiva verso il 2025, ma qui nessun architetto ha mai visto compiuto ciò che ha detto».


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