E’ il potere oppressivo che genera violenza sessuale
Alla radice di un problema, la pedofilia del preti, che è strettamente legato alla concezione della chiesa come struttura di potere
di Giovanni Sarubbi *
La messa in onda il 31 maggio scorso da parte di "Anno Zero", la trasmissione di radio 2 diretta da Santoro, del documentario della BBC sui preti pedofili, non ha secondo noi messo il dito nella piaga di un fenomeno che è un male antico e che è legato al modo stesso di intendere la chiesa da parte del cattolicesimo romano ma non solo di esso. Fin dai primi concili ecumenici, dal quarto secolo in poi, sono state emesse infatti norme contro i preti o i religiosi che abusano del loro potere sia sul piano delle violenze sessuali, sia per quanto riguarda l’appropriazione di beni delle comunità. Questi fenomeni sono nati in concomitanza con la trasformazione della Chiesa in religione dell’impero romano.
La questione dei preti pedofili mette in crisi, secondo noi, quella che i teologi chiamano “ecclesiologia”, in particolare ciò che è in discussione è il ruolo del clero, atteso che i fenomeni di perversione sessuale aventi come autori preti, e non parliamo solo di pedofilia, sono legati strettamente al ruolo di “confessori” che essi svolgono all’interno delle comunità e al potere religioso che essi esercitano sui fedeli. La quasi totalità delle testimonianze rese sia nel documentario della BBC che dagli ospiti in diretta nella trasmissione AnnoZero del 31 maggio scorso, hanno fatto esplicito riferimento a tale momento della vita comunitaria, quello della confessione.
Ma andiamo con ordine.
Durante la trasmissione di Santoro ad un certo punto il vescovo presente, mons. Fisichella, ha detto una frase a cui nessuno a risposto come si doveva. Fisichella ha detto indignato e rivolto ai preti pedofili: “Quelle persone non avrebbero mai dovuto diventare preti”. Ha, ovviamente, ragione. Ma ha torto quando si ferma a tale frase e non va oltre questa affermazione, non mettendo in discussione i criteri di reclutamento e formazione dei preti, atteso che i preti cattolici, ma ciò vale per i funzionari di tutte le religioni, vengono ordinati dalle gerarchie cattoliche, che li sceglie liberamente, che li sottopone a lunghi anni di studi in appositi luoghi di formazione che sono i seminari e di cui ha quindi la piena responsabilità. Se tanti preti, con percentuali oscillanti dal 5 al 10 percento del totale dei preti, è affetto da questi gravi disturbi della personalità riguardanti la sfera sessuale, qualche motivo di fondo ci deve pur essere. E quali sono tali motivi di fondo? Cosa non ha funzionato nella scelta di così tante persone pedofili per il ruolo di prete?
Nessuno ha posto a mons. Fisichella tali questioni, che pongono inevitabilmente sul banco di accusa oltre che il tipo di formazione che i preti ricevono in seminario, anche due altre questioni, quella del celibato obbligatorio per i preti di rito latino e quella dell’esistenza di seminari minori che accolgono bambini in età scuola elementare-media inferiore. Quest’ultima questione viola apertamente la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 20 novembre 1989 che fra l’altro all’Articolo 16 sancisce che : Nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie o illegali nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione. Togliere i bambini dalla famiglia in cui sono nati per chiuderli in seminario è una grave offesa alla loro dignità.
Nel passato i seminari minori erano gremiti, soprattutto di bambini di famiglie numerose e povere che decidevano di far diventare prete di solito l’ultimo nato. Ma ancora oggi esistono seminari minori, soprattutto nei paesi poveri ma anche in Italia, dove ragazzi di 10 anni vengono avviati al “sacerdozio” prima ancora di un completo sviluppo psicofisico, e quindi di una piena e completa maturazione sessuale. Sessualità che in tutti modi viene repressa, con la donna descritta come il diavolo in persona, da cui stare debitamente alla larga perchè “tentatrici” pronte a tentare sessualmente i preti per il solo gusto di “farli peccare”. Del resto l’equazione che viene insegnato a tutti i bambini è ancora oggi che sesso è uguale a peccato.
Mi permetto di citare un caso che conosco bene di un prete che è diventato tale perché verso l’età di sette anni fu sodomizzato da un adulto che aveva il doppio dei suoi anni. La cosa si ripetè più volte e la famiglia del ragazzo ne venne a conoscenza. Invece di denunciare il sodomizzatore, la famiglia prese la decisione di chiudere il ragazzo in seminario da dove è poi uscito prete e lo è tuttora. Erano gli anni subito dopo la guerra e la violenza sessuale veniva vissuta non come una violazione della propria persona ma come un proprio peccato. Sono convinto, per altri racconti che ho raccolto nel corso degli anni, che fatti simili a questi sono stati moltissimi. E chi ha subito violenze sessuali nell’infanzia è segnato per tutta la vita. Per combattere il fenomeno della pedofilia è dunque importante, secondo noi, eliminare i seminari minori ed il celibato obbligatorio che è innaturale se non è una libera scelta. Ma ciò non basta ancora per eliminare del tutto il fenomeno e ridurlo veramente ai minimi termini.
Per fare ciò bisogna cambiare radicalmente il modo di concepire la chiesa ed il ruolo del clero e questo è un problema che riguarda tutte le confessioni religiose cristiane. Il clero, variamente definito nelle varie confessioni, sacerdoti, pastori, pope, svolge un ruolo di potere all’interno delle singole comunità. I preti cattolici, in particolare, vengono formati ad essere “immagine di Cristo”, suoi vicari in terra. Il clero cattolico, che però non ha l’esclusiva di tale comportamente, è quello che maggiormente si identifica con l’idea stessa della chiesa secondo la formula “dove c’è il vescovo li c’è la chiesa”, con la nomina di preti, vescovi, cardinali e Papa che è diventata da secoli un fatto interno al clero che si riproduce per cooptazione, senza alcun controllo da parte del “popolo di Dio”.
E dove c’è un potere da gestire, qualunque esso sia, questo potere inevitabilmente comporta abusi di tipo sessuale.
E’ questa una caratteristica dominante di tutti gli imperi che di volta in volta si sono affacciati sulla scena dell’umanità. Basti pensare, per non andare molto lontano, allo sfoggio di una sessualità prorompente da parte di Berlusconi, che ultimamente si è fatto fotografare in compagnia di quello che i giornali subito hanno definito “harem”, senza che alcuno abbia gridato allo scandalo. Potere e violenza sessuale, potere e perversione sessuale vanno di pari passo.
E quando ad un prete viene dato il potere di rimettere i peccati, ascoltando in segreto i peccati degli altri, gli si da la possibilità di approfittarne se, dall’altro lato, lo si costringe ad avere una vita profondamente diversa da quella del resto della comunità, con restrizioni violente della sessualità che non può che creare i mostri di cui il video della BBC e la trasmissione Anno Zero ha mostrato solo un piccolo campionario.
Allora bisogna ribaltare il concetto su cui è costruita la chiesa. Non più “dove c’è il vescovo li c’è la chiesa”, ma l’evangelico “chi vuol esser primo serva”, o “dove c’è la comunità, l’assemblea, li può esserci un vescovo, un presbitero, qualcuno che è a servizio della chiesa”, senza alcun potere per alcuno, senza alcun tipo di mediazione con il sacro da gestire. Niente sacramenti di cui c’è un immondo commercio, niente potere di “consacrare eucaristie” con il popolo inerte. Tutti uguali, tutti impegnati a praticare il comandamento dell’amore fraterno, che esclude conversioni forzate o uso del sacro per sottomettere persone e per creare imperi. Allora si che pedofilia e violenza sessuale saranno un triste ricordo del passato.
* IL DIALOGO, Martedì, 05 giugno 2007