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"Maria", "Giuseppe" ... e "Mario". Al di là della "tragedia"!!! Una lezione eu-angelica (di amore - "charitas", non di "mammona" - "caritas")!!!

MARIA MONTESSORI - MA DOV’È "GIUSEPPE"?! UNA VITA NELLA SCIA DI "MARIA", "MATER ET MAGISTRA", PER TUTTI I BAMBINI DEL MONDO. Un film sulla vita della pedagogista fra coraggio, modernità, scoperte, e drammi privati e pubblici - a cura di Federico La Sala

venerdì 1 giugno 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] La fiction ripercorre le tappe fondamentali della vita della Montessori, nata a Chiaravalle, nelle Marche, nel 1870, prima donna a diventare medico dopo l’Unità d’Italia, nel 1896, a Roma. Assistente presso la clinica psichiatrica dell’università, ebbe una relazione con un suo docente, Giuseppe Montesano (interpretato nel film da Massimo Poggio), da cui nacque Mario, dato in affido per evitare lo scandalo. Nel 1907 diede vita, nel quartiere San Lorenzo di Roma, alla prima Casa dei (...)

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> MARIA MONTESSORI. Un film (Canale 5, il 28 e il 30 maggio) sulla vita della pedagogista (interpretata da Paola Cortellesi) fra coraggio, modernità, scoperte e drammi privati - a cura di pfls

martedì 5 giugno 2007

DIBATTITO

La grande pedagoga non fu teosofa e non appartenne alla massoneria, non era favorevole al controllo delle nascite e nemmeno ebbe troppi favori da Mussolini. L’ultima discepola risponde alle accuse

Montessori maestra contestata

«Fu una donna coraggiosa e riservata e lasciò così poche tracce della sua vita che oggi tutti (incluso lo sceneggiato tv) ne inventano dei frammenti»

di Grazia Honegger Fresco* (Avvenire, 05.06.2007)

A nome dell’Associazione Montessori Italia Europa, desidero replicare all’articolo comparso su Avvenire il 30 maggio e firmato da Lucetta Scaraffia.

Anzitutto, se Valeria Babini e Luisa Lama sono storiche di tutto rispetto, non si può dire altrettanto di Marion Schwegman, che ha scritto una biografia della Montessori interessante per certi aspetti, ma non priva di numerose inesattezze e interpretazioni sommarie, come le contiene la biografa americana della Montesori, Rita Kramer, da cui la Schwegman dice di aver attinto. Alla Kramer i Montessori aprirono con fiducia l’archivio di Amsterdam, ma restarono indignati - secondo le parole di Renilde Montessori, nipote della dottoressa - per l’uso che lei ne fece.

Peccato che Lucetta Scaraffia non conosca quanto ha scritto sulla Montessori un pedagogista serio e scrupoloso quale è Emilio Butturini dell’Università di Verona nel suo volume La pace giusta e nella rivista «Note Mazziane» del 1999, in cui riporta un discorso di Paolo VI nel centenario di nascita della Montessori, una donna coraggiosa e riservata che ha lasciato pochissime tracce della sua vita, al punto che tutti sono tentati di inventarne frammenti, non ultimo lo sceneggiato Mediaset appena concluso, che presenta i genitori di lei come gente della ricca borghesia romana o Montesano come suo «maestro», mentre era un collega.

La Scaraffia parla delle «conferenze sull’educazione sessuale» che la Montessori avrebbe tenuto al I Convegno nazionale delle donne italiane. In realtà si tratta di un unico intervento, tenuto il 28 aprile 1908 su «La morale sessuale in educazione» e non so dove abbia preso la notizia che la Montessori «proponeva un neomalthusianesimo eugenetico, sostenuto in quegli anni da altri medici positivisti». Il testo integrale, estratto dagli Atti del Congresso, non parla affatto di controllo delle nascite e di politiche anticoncezionali, ma denuncia a chiare note la doppia morale sessuale sostenuta anche dalle madri di figli maschi e le bugie che si raccontano intorno alla nascita ai bambini, ingannandoli e indebolendo la loro formazione.

Circa il fatto, secondo Schwegman certissimo, che a Londra fin dal 1899 la Montessori avesse dimostrato simpatie per la teosofia e che da questa, secondo la giornalista, derivassero sue simpatie per la massoneria e quindi facilitazioni alla diffusione del suo metodo all’estero, vorremmo far rilevare che teosofia e massoneria erano e sono decisamente agli antipodi dal punto di vista filosofico e pratico, che le prime informazioni giornalistiche in America sulle Case dei Bambini avvennero nel 1908 tramite Alice Franchetti e di qui la notizia della scrittura spontanea precoce che fece arrivare decine di maestre da Paesi lontani al corso del 1913, la stessa notizia che più tardi attirò non poco Mussolini.

Riguardo alla «scuola sul Gianicolo», non era montessoriana, né era stata creata da Mussolini, bensì fin dal 1910 dal sindaco Nathan. La dottoressa, divenuta famosa, negli anni Venti e Trenta ha vissuto a lungo tra Spagna (dove era la famiglia del figlio Mario) e Italia. Dopo il ’34, chiuse tutte le scuole da Mussolini, la Montessori lasciò definitivamente Roma per Barcellona; quando iniziò la guerra civile spagnola fu ospitata con i nipoti dagli amici Laren in Olanda, dove fondò con il loro aiuto una nuova scuola. Nel ’39 Arundale, capo dei teosofi indiani, la invitò a tenere un corso ad Adjar e lì la colse la guerra. In Italia tornò nel 1947, ricevuta in Parlamento; nel ’49 per un grande congresso e qui tenne gli ultimi corsi nazionali e internazionali.

Non più in ottima salute tornò alla fine del 1951 dagli amici olandesi a Nordwijk, non troppo lontano da Amsterdam (sede centrale del movimento) e qui morì. Il suo scopo è stato quello di dare ai bambini piccoli e grandi come agli adolescenti una scuola all’altezza dei loro desideri e interessi, dove fossero felici di andare e di stare insieme. Tutto il pettegolezzo e le ingiuste int erpretazioni intorno alla sua figura non fanno che offuscare il valore delle sue proposte, soprattutto in questo nostro Paese in cui l’istituzione scolastica, sempre più giudicante e selettiva, fa acqua da tutte le parti.


LA REPLICA

Confermo: non era cristiana e sostenne l’eugenetica

La dottoressa credeva che la scienza avrebbe fornito soluzioni a tutti i problemi dell’umanità e sconfitto ogni tipo di «degenerazione»

di Lucetta Scaraffia (Avvenire, 05.06.2007)

Ringrazio Grazia Honegger Fresco per le precisazioni. Il mio articolo su Maria Montessori si è basato sui documenti disponibili, documentazione è ben più ricca di quella conservata dall’opera da lei fondata e dalla famiglia, e io l’ho usata rispettando le regole delle ricostruzioni storiche. Come ha fatto anche Marian Schwegman: ogni storico è poi libero di trarre da queste fonti l’interpretazione che vuole, senza bisogno dell’approvazione della nipote della Montessori o dell’istituzione da lei fondata. E mi sembra un po’ eccessivo qualificare come studioso «serio e scrupoloso» solo chi, come il pedagogista Butturini - che del resto ha studiato il pensiero della Montessori, non la sua vita - non delude le aspettative della famiglia e dei montessoriani.

Venendo alle contestazioni, la Montessori, come quasi tutti i medici di allora - e come il suo collaboratore (nella prima fase) Montesano - era convinta che la scienza avrebbe fornito soluzioni a tutti i problemi dell’umanità e, in particolare, sconfitto quella «degenerazione» che vedeva in atto, «anteponendo le ragioni dell’eugenica a quelle della morale» (così Babini e Lama). Passo decisivo sarebbe stato un mutamento della concezione della maternità grazie alla «scelta cosciente e libera» del proprio compagno come contributo alla rigenerazione della razza. Anche nell’intervento al congresso del 1908 - il primo in Italia sulla questione sessuale - la prospettiva è quella eugenetica (benché il termine non appaia), tanto che la Montessori parla della necessità di compilare le anamnesi degli scolari per rilevare eventuali elementi patologici o degenerativi. Ma non c’è da stupirsi se condivideva, almeno in questo primo periodo, le opinioni più diffuse nel suo ambiente, opinioni che la ponevano in aperta contrapposizione con il cattolicesimo.

Nonostante una generica propensione alla spiritualità, la Montessori infatti non fu mai vicina al pensiero cristiano, come del resto la scelta teosofica - documentata e confermata dalla sua vita successiva - rivela molto chiaramente. Il movimento teosofico, fondato dalla medium russa Helena Blavatskij a New York nel 1875 e diffusosi rapidamente in Europa con regolare espansione almeno fino agli anni Venti del Novecento, si fonda infatti sull’idea che tutte le religioni contengono un fondo comune, segreto, che appartiene al livello superiore di una spiritualità accessibile solo a pochi eletti (i soci più «avanzati»). La teosofia è legata alla massoneria in molti modi: sia dal punto di vista culturale e spirituale sia per legami personali - il cofondatore Olcott era massone e Annie Besant, succeduta alla Blavatskij, ebbe un alto grado massonico nella loggia francese Droits Humains, l’unica aperta anche alle donne - e della massoneria condivideva la generica spiritualità di tendenza orientalistica e le posizioni anticristiane, da cui, poco dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, si distanziò Rudolf Steiner, fautore invece di un cristianesimo esoterico.

Senza dubbio l’adesione alla teosofia allontanò la Montessori dalle posizioni positiviste che caratterizzarono la prima parte della sua attività, ma probabilmente rafforzò la militanza femminista, perché la Società teosofica, in cui più di una donna occupava posti di primo piano, si era sempre schierata a favore delle richieste emancipazioniste, partecipando anche, con uno striscione, alle manifestazioni suffragiste in Inghilterra.

Il rapporto con Mussolini - ricostruito nel 2000 su documenti dell’Archivio di Stato da Giuliana Marazzi - iniziò nel 1923 su precisa sollecitazione del figlio Mario, che si lamentava per la mancata diffusione del metodo in Italia, sperando di trovare appoggio nel nuovo capo di governo. Fino ai primi anni Trenta i rapporti fra Mussolini e la Montessori furono quasi idilliaci, come conferma la loro corrispondenza, che rivela un’ammirazione personale probabilmente reciproca. Ne derivarono sostanziosi frutti: nel 1924 il duce costituì come ente morale l’Associazione Opera Montessori (di cui nominò presidente Giovanni Gentile) e fondò un ramo dell’opera a Milano, dove si tenne il primo corso di formazione nazionale per insegnanti. Presidente onorario del corso fu lo stesso Mussolini, che regalò all’opera 10.000 lire del proprio fondo personale.

Nel frattempo si aprivano scuole che adottavano il metodo montessoriano: solo a Roma, 5 Case dei bambini, a cui nel gennaio del 1929 si aggiunse la Regia scuola del metodo Montessori, corso secondario dove s’insegnava anche cultura fascista. Si moltiplicarono pubblicazioni periodiche dell’opera, mentre già nel 1926 la Montessori aveva ottenuto la tessera fascista ed era divenuta membro onorario del partito. Come ho scritto, nel 1934 si consumò la rottura per le continue ingerenze del partito nella nomina degli insegnanti, e la Montessori e il figlio lasciarono l’Italia. Ma con il duce la Montessori condivideva un forte sentimento patriottico e un culto dell’autorità - intesa certo come meritata autorevolezza - che consentirono una decina di anni di buona collaborazione.

Tutto questo non per infangare la memoria di una grande donna, ma per riportarla alla sua dimensione storica e al rapporto concreto con gli eventi e con le persone del suo tempo, al fine di capire le radici culturali delle sue idee. Per farne un personaggio storico, non un santino.


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