Caro direttore,
nella trasmissione "Confronti" del 18 maggio, Vittorio Sgarbi con il solito lunghissimo estenuante fiume di parole sosteneva che se un uomo noto (politico, attore, imprenditore, ecc.) non vuole che si parli di azioni sconvenienti commesse, non se la deve prendere con i giornalisti che ne parlano: semplicemente non deve commetterle. Semplice no? In realtą, nella trasmissione veniva trascurato un altro aspetto del problema: quando non si tratta di reati, ma solo di azioni (...)
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