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IL BUON MESSAGGIO (Eu-angelo, ev-angelo, non ... vangelo, il gelo dell’inferno!). In principio era la Parola del Dio Amore ("Deus Charitas") - non il "logo" di "Mammasantissima" e di "Mammona" ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)!!!

PIRANDELLO E LA BUONA-NOVELLA. DALL’ITALIA, DALLA SICILIA, DA AGRIGENTO, DA BONN, DA ROMA, DA MILANO, DA NAPOLI, DA SAN GIOVANNI IN FIORE, E DA GERUSALEMME: UN "URLO" MAGISTRALE PER BENEDETTO XV ... E BENEDETTO XVI - a c. di Federico La Sala

LA NOTTE DI NATALE. Basta con la vecchia, zoppa e cieca, famiglia cattolico-romana, camuffata da "sacra famiglia"!!!
giovedì 13 settembre 2012 di Emiliano Morrone
[...] Venuta la notte di Natale, appena il signor Pietro Ambrini con la figlia e i nipotini e tutta la servitù si recarono in chiesa per la messa di mezzanotte, il signor Daniele Catellani entrò tutto fremente d’una gioia quasi pazzesca nella stanza del presepe: tolse via in fretta e furia i re Magi e i cammelli, le pecorelle e i somarelli, i pastorelli del cacio raviggiolo e dei panieri d’uova e delle fiscelle di ricotta - personaggi e offerte al buon Gesù, che il suo demonio non aveva (...)

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> PIRANDELLO E LA BUONA-NOVELLA. -- Benedetto XV contro la guerra. Un papa dileggiato (di Giancarla Codrignani - "Adista")

domenica 13 novembre 2016


CHIESA

Benedetto XV contro la guerra

Un papa dileggiato

di GIANCARLA CODRIGNANI*

Il ministro degli Esteri vaticano, card. Pietro Parolin, ha inaugurato il colloquio internazionale voluto dalla Fondazione per le Scienze Religiose di Bologna per rifare il punto sulla personalità e l’azione di “Papa Giacomo della Chiesa nel mondo dell’inutile strage”.

L’ultimo papa appartenente a un casato così nobile da vantare altri due pontefici era stato nominato arcivescovo di Bologna in modo inaspettato (come sarebbe toccato a mons. Montini a Milano) perché l’Austria, tramite l’arcivescovo di Cracovia, aveva posto il veto al primo candidato, il card. Rampolla alla cui scuola diplomatica era cresciuto Giacomo della Chiesa. L’arcivescovo di Bologna era genovese, come, dopo qualche decennio, Giacomo Lercaro; fu eletto papa il 3 settembre 1914, agli inizi della guerra che tutte le cancellerie europee garantivano breve e risolutiva.

La cultura cattolica del secolo XIX portava nella modernità la contraddizione di dover conciliare il principio paolino dell’obbedienza ai governanti con il principio escatologico della pace evangelica, una contraddizione che, nella gravità della situazione politica europea, legava le mani al papa.

Giacomo della Chiesa tuttavia, rifiutò di schierarsi e proclamò la neutralità della Stato Pontificio, decisione che fu attaccata da ogni parte: le critiche degenerarono in «un dileggio diverso da quello anticlericale del Risorgimento, ma di rango internazionale».

Il nuovo papa fu insultato in tutte le lingue: le pape boche, Franzosenpapst, Pilate XV, Maledetto XV. Eppure i poteri costituiti, diversamente da Benedetto XV, non prevedevano la morte di quasi 10 milioni di soldati e la sofferenza, le ferite fisiche e morali, il bisogno estremo di aiuto di altri milioni di persone.

Giacomo della Chiesa "inventò" l’immagine - allora rimasta nell’ombra, ma ancora attuale - di un cattolicesimo non solo "della conciliazione" (già nel programma Ad Beatissimi aveva manifestato l’intenzione di porre fine al contrasto del modernismo e, successivamente, di chiudere la questione romana) e "della misericordia": una Chiesa pronta all’aiuto e solidale con le vittime di una guerra che si rivelava chiaramente una tragedia.

Se anche fu rimosso dalla storia del suo tempo, la rilettura della sua vicenda scopre oggi lo stile di un uomo che, anche perché privilegiava la prevenzione dello strumento diplomatico nelle situazioni conflittuali, in ben diverso contesto, richiama alla mente le denunce di papa Francesco per quella "Terza Guerra mondiale a pezzi” che agita il nostro mondo.

Gli storici, non senza validi motivi, hanno finalmente riscoperto e valorizzato un Benedetto XV autore di una “Nota ai capi delle potenze belligeranti” del 1° agosto 1917, un documento reperibile dal 1984 quando l’archivio vaticano fu desecretato, e di tre lettere (che non ebbero risposta) al Sultano perché fermasse il massacro degli armeni; un diplomatico che vide l’impero ottomano diventare l’attuale Medioriente; che «anziché leggere la guerra come un mero castigo dell’apostasia moderna, la vide come occasione di un annuncio della pace... per cercare una tregua». «Promuovere la pace non era qualcosa di estrinseco alla missione della Chiesa, ma parte essenziale del suo compito davanti alla storia e davanti al Vangelo».

Il programma delle tre giornate del Colloquio Internazionale prospetta una ricostruzione estensiva della personalità di Giacomo della Chiesa, dei suoi tempi, delle politiche che determinano la pace o la guerra.

Gli atti, che verranno pubblicati entro il 2017 - l’anno dell’“inutile strage” - forniranno materiali di estremo interesse non solo per gli storici. L’indirizzo dell’opera è apparso chiaro dalle comunicazioni che hanno fatto seguito all’intervento del Segretario di Stato vaticano.

* Adista Segni Nuovi, 19 NOVEMBRE 2016 • N. 40


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