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IL BUON MESSAGGIO (Eu-angelo, ev-angelo, non ... vangelo, il gelo dell’inferno!). In principio era la Parola del Dio Amore ("Deus Charitas") - non il "logo" di "Mammasantissima" e di "Mammona" ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)!!!

PIRANDELLO E LA BUONA-NOVELLA. DALL’ITALIA, DALLA SICILIA, DA AGRIGENTO, DA BONN, DA ROMA, DA MILANO, DA NAPOLI, DA SAN GIOVANNI IN FIORE, E DA GERUSALEMME: UN "URLO" MAGISTRALE PER BENEDETTO XV ... E BENEDETTO XVI - a c. di Federico La Sala

LA NOTTE DI NATALE. Basta con la vecchia, zoppa e cieca, famiglia cattolico-romana, camuffata da "sacra famiglia"!!!
giovedì 13 settembre 2012 di Emiliano Morrone
[...] Venuta la notte di Natale, appena il signor Pietro Ambrini con la figlia e i nipotini e tutta la servitù si recarono in chiesa per la messa di mezzanotte, il signor Daniele Catellani entrò tutto fremente d’una gioia quasi pazzesca nella stanza del presepe: tolse via in fretta e furia i re Magi e i cammelli, le pecorelle e i somarelli, i pastorelli del cacio raviggiolo e dei panieri d’uova e delle fiscelle di ricotta - personaggi e offerte al buon Gesù, che il suo demonio non aveva (...)

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> Un “goj”: la ‘risata’ di Pirandello contro la vecchia e zoppa "sacra" famiglia ’cattolica’ !!!

sabato 25 novembre 2006

LIBRI

Pirandello toccato dall’Ecce Homo!

Nel saggio di Antonio Sichera l’opera del drammaturgo siciliano viene posta nel punto esplicativo d’interpretazione del «Cristo alla colonna», cuore di tutte le icone

di Rosita Copioli (Avvenire, 24.11.2006)

Antonio Sichera ha scritto un libro complesso, di una erudizione profonda e composita, che la sua passione di filosofo, teologo, filologo sguinzaglia all’inseguimento di uno dei più inafferrabili scrittori moderni. Come Leopardi Pirandello tenta tutte le vie per decifrare l’esistenza, e non se ne cava né un "sistema" nell’accezione classica della parola, né immagini unilaterali. Il suo pensiero e le sue esperienze artistiche sono un’infinita variazione di ipotesi che sembrano contraddirsi, specchiarsi da lati diversi: si rifrangono l’una con l’altra e mutano fino all’ultimo lasciando di sé un’opera aperta, come nel mirabile e incompiuto mito de I giganti della montagna. Occorreva un’immagine più profonda e reale di tutte le altre, radicata nell’infanzia e nella tradizione siciliana, per potere afferrare saldamente il bandolo della matassa, tessere una nuova configurazione di Pirandello.

Il cuore delle icone, il point esatto, scrive Sichera secondo Pascal, è l’Ecce Homo, il Cristo alla colonna, il re spodestato del regno, l’insultato, il deriso, l’incoronato di spine, il flagellato che soffre, il sovrano del cosmo annientato prima del sacrificio sulla croce. È il simbolo dell’uomo denudato al grado più basso dell’esistenza, dove pare impossibile la salvezza promessa. Eppure quella salvezza sarà ridonata da lui stesso, proprio con il compimento dell’abiezione nella morte per croce. In ogni uomo, in ogni personaggio Pirandello scruta le innumerevoli varianti, anche desolantemente negative di quella immagine di Cristo: lo fa con una delicatezza, una sottigliezza, una grazia, un’angoscia, una lucidità, una durezza, un’ironia desolata, perché la solitudine di quella figura può avere tutte le intonazioni dell’intelletto e del cuore.

In Arte e coscienza d’oggi, Pirandello vede in Lear una delle prime icone dell’uomo spodestato nella modernità: a specchio con il buffone, sconvolto dalla follia, figura dell’uomo caduto. Nell’Umorismo, una citazione di Dostoevskij porta a Marmelàdov di Delitto e castigo: il ridicolo miserabile che si riconosce solo «porco», e mentre lo fa è accolto da Dio.

Ancora Pascal offre a Pirandello una cruda interpretazione del mito della caverna in Platone, che esprime tutto il desiderio, l’impotenza di fuggire dalla morte, e la paura incombente (incubo simile nel Taccuino di Bonn, 1889: «La morte! E non saper più nulla. Uscire da questo sogno. E pure è spaventoso morire»): «Ci si immagini un gran numero di uomini in catene e tutti condannati a morte, di cui alcuni siano ogni giorno sgozzati sotto gli occhi degli altri; quelli che restano vedono la propria sorte in quella dei loro simili e, guardandosi gli uni e gli altri con dolore e senza speranza, aspettano il loro turno. Tale è l’immagine della condizione degli uomini».

Sichera collega la rilettura di Pascal con Il turno, romanzo che segue L’esclusa, dove l’orribile specchio della suocera morta spinge Marta ad accogliere la paura disperata di Rocco, ed entrambi si aggrappano l’un l’altro «lontani dall’Eden e abbandonati da Dio», perché li unisce solo il terrore. Ne I giganti della montagna, il dramma più ricco di condensazioni simboliche, dov’è tutto Pirandello, la salvezza nella magia dell’arte disincarnata, esposta da Cotrone, si scontra con l’ossessione di Ilse a fare dell’arte «carne» per gli uomini. Ilse sarà sbranata (come Diòniso) dai moderni selvaggi dominati dalla tècne. Forse anche qui, nell’essere puri mendicanti di amore, qual è il marito di Ilse, o nel mero esistere dell’olivo in mezzo alla scena, con cui «si risolve tutto», si cela invece, scrive Sichera, «un’ultima odierna e imprevedibile possibilità del sacro». Sichera esegue un compito indispensabile del buon esegeta, quasi completamente dimenticato. Identifica le fonti nascoste dei testi sacri, letterari, filosofici, antichi e moderni, scova simboli, così coglie il point indivisible del suo autore.

Antonio Sichera, Ecce Homo! Nomi, cifre e figure di Pirandello Olschki. Pagine 492. Euro 48,00


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