Inviare un messaggio

In risposta a:
A don Primo Mazzolari (1890 - 1959). «Et nos credidimus Charitati...»!

"Adesso"!!! Lettera di un industriale milanese a don Primo Mazzolari, presentata da don Aldo Antonelli - a cura di pfls

mercoledì 4 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Le letture possono essere molteplici ... ma io la trovo molto sofferta e sincera, ed anche molto premonitrice.
Chissà cosa scriverebbe, oggi, questo signore quando ormai la produzione si coniuga indissolubilmente con lo sfruttamento e l’inquinamento, con il falso e l’ingiustizia, creando dei vuoti di povertà abissali da una parte e accumulando inique ricchezze dall’altra.
Non dico per "progredire", ma anche solo per restare a galla, questi signori sono costretti, nolenti e/o (...)

In risposta a:

> "Adesso"!!! --- Oltre 200 missive tra don Mazzolari e Maria di Campello rivelano l’amicizia a distanza dei due grandi della Chiesa. Un carteggio specchio di cattolicesimo inquieto, per nulla conformista, lontano da ogni zelo fazioso e da apparati di potere.

sabato 15 marzo 2008

epistolario

Oltre 200 missive tra don Mazzolari e Maria di Campello rivelano l’amicizia a distanza dei due grandi della Chiesa

Il Primo e la Minore, lettere dell’anima

Un carteggio specchio di cattolicesimo inquieto, per nulla conformista, lontano da ogni zelo fazioso e da apparati di potere. Dal suo eremo la sorella seppe raggiungere personaggi come Albert Schweitzer, Dorothy Day, Gandhi e fu vicina allo scomunicato Ernesto Buonaiuti per non tradire la sua coscienza

DI MARCO RONCALLI (Avvenire, 15.03.2008)

C’ è la storia di un’amicizia e­pistolare salda, nella comu­ne passione per l’uomo im­magine di Dio. C’è un lungo colloquio, intessuto di ricerca spirituale e di ra­dicale riferimento al Vangelo. C’è un diffuso senso del sacro, che avvolge creato e creature, i gigli del campo co­me le stelle della sera. E c’è una co­munione che ci parla di cose sante, di pace e preghiera, che indica cieli a­perti e orizzonti senza confini. Ecco cosa c’è nel carteggio tra Maria di Campello e Primo Mazzolari, vent’an­ni di lettere fra il celebre parroco di Bozzolo e la religiosa che alle falde del Clitunno ha dato vita a una comunità fra l’eremo e il chiostro, lettere ora rac­colte da Mariangela Maraviglia.

Questo epistolario, come nota Enzo Bianchi nella prefazione, palesa la «trasparenza e la pacatezza che solo gli umili di fronte a Dio posseggono», come pure «le attese, le speranze e le sofferenze di una Chiesa che non de­sidera altro che farsi più prossima al Vangelo e agli uomini tutti». Non so­lo. Aperto con una chiave più «stori­ca », lo scrigno di questa corrispon­denza rivela oltre a tante tessere pre­ziose nella ricostruzione dei profili «a­simmetrici » dei corrispondenti, an­che lo specchio di un cattolicesimo inquieto, per nulla incline al confor­mismo e all’unanimismo, lontano da ogni zelo fazioso politico o ecclesia­stico, distante da ogni apparato di po­tere. Un cattolicesimo aperto per sen­sibilità interreligiosa e attenzione ai poveri, talvolta guardato con sospet­to o emarginato, eppure tanto auten­tico e vivo, specie agli albori del risve­glio liturgico e della riscoperta bibli­ca, del cammino ecumenico e del rin­novamento monastico.

Il carteggio prende avvio nel 1925, quando le sorelle ancora non vivono nell’eremo ma risiedono in una vec­chia villa non lontano da Campello, dove si trasferiranno l’anno seguen­te. Al «Reverendo Don Mazzolari», Maria chiede se conosce «una giovi­netta di buona volontà» disposta a en­trare nel suo «piccolo gruppo di ter­ziarie francescane secolari» dove si sta «insieme, come sorelle, lavorando per vivere», «offrendo ospitalità a chi ha bisogno di venir a trovare pace in que­sta solitudine». Quasi due mesi più tardi la risposta, non positiva, del par­roco di Bozzolo che comunque con­clude la sua lettera «se il Signore vorrà...». Dopo questo primo ap­proccio il carteggio ricomincia nel ’39, anno che vede l’unico incontro de vi­su tra Maria e don Primo, nel frattem­po divenuto apprezzato scrittore e predicatore: proseguirà - alimentan­dosi di continuo - per arrestarsi solo nel ’59 con la morte di Mazzolari.

149 le missive di Maria: per lo più det­tate, frutto di una «consuetudine di­sciplinata » (come impastare il pane) e firmate «la Minore», avvertendo co­me propria tale condizione («Novizia sono sempre nella via del Signore, e sempre egualmente indigente nello spirito e nel corpo»: così in una lette- ra del ’46). Novanta le epistole di don Primo, alias «frate Ignazio» - come im­para a firmare dal ’41, quando si lega idealmente all’eremo pur non risie­dendovi mai (con riferimento al ve­scovo martire di Antiochia, «frumen­to di Cristo»). Uno scambio rarefatto solo per la guerra e quando l’antifa­scista Mazzolari vive in clandestinità. Uno scambio, ancora, che rende con­to di situazioni vissute dal prete cre­monese, note o inedite. «Quello che ho sofferto a Camaldoli, tra quell’ari­dità insopportabile di schemi e di cuo­ri, non ve lo scrivo. Ho reagito sino al­l’importunità » (3 settembre 1941). Op­pure: «Sono stato a Napoli per il Con­gresso degli scrittori, ma la stanchez­za del cuore mi ha fatto fretta nel ri­torno. Non mi so più ritrovare in cer­te riunioni, ove finisco per disturbare troppa gente...» (14 ottobre 1954).

Ma se i testi mazzolariani sono pre­vedibili, quelli di Maria, figura ancor da scoprire dal largo pubblico (nono­stante i carteggi editi o i libri di Ro­berto Morozzo Della Rocca e di Ma­riano Borgognoni), appaiono talora di forza sorprendente: «Ignazio, io sono pancristiana (...). Considero che le di­verse Chiese Cristiane o i membri co­scienti di queste Chiese sono chiamati a dare un loro contributo allo spirito ecumenico, gettando sale nelle acque malsane o insipide della nostra Cat­tolicità romana» (12 aprile 1951).

Forti e sorprendenti sono anche rela­zioni, incontri, contatti al centro di questa rete. Con Maria in rapporto con Albert Schweitzer e Gandhi, Gio­vanni Vannucci e David Turoldo, don Orione ed Ernesto Buonaiuti, don Tar­taglia e don Michele Do, Brizio Ca­sciola e Giorgio La Pira, Adelaide Coa­ri e Dorothy Day, eccetera. Non a ca­so aveva fondato la sua famiglia mos­sa da «bisogno di più ampio respiro» - come documenta una sua lettera del ’42 a Pio XII. Nella stessa la Minore ammette di comprendere le diffiden­ze dell’autorità ecclesiastica nei suoi confronti, ma spiega la necessità che a Campello si possa celebrare la mes­sa e rivela il vincolo con lo scomuni­cato Buonaiuti alias fra Ginepro.

Riferendo a papa Pacelli di aver resi­stito - in un momento di malattia - alla richiesta presentatale dal confes­sore: l’abiura dell’amicizia con Buo­naiuti per avere l’assoluzione. «Ho sempre cercato di non tradire la mia coscienza. Non potrei farlo in que­st’ora estrema», fu la risposta di Ma­ria. La Minore comunicherà a Maz­zolari il silenzio del Papa dopo la let­tera. E fra Ignazio le scriverà: «Che Vi rispondano o no, questo ha poca im­portanza. Noi non ci facciamo molte illusioni (...) ci basta conoscere il no­stro dovere e pregare Iddio». Ci sarà però più tardi una lettera di Montini, allora sostituto alla Segreteria di Sta­to, a trasmettere benedizione papale e una somma per l’eremo.

Sorella Maria di Campello - Primo Mazzolari

L’INEFFABILE FRATERNITÀ

Qiqajon. Pagine 378. Euro 23,00.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: