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Il nostro è il magistero di "Mammona" ("Deus caritas est") non il magistero dell’ Amore ("Deus charitas est") di Gesù e di Giovanni!!!

DIO ("caritas") E’ CON NOI. "L’unica chiesa di Cristo è quella cattolica". ABBIAMO IL MONOPOLIO!!!TRIONFALI TITOLI DELL’"AVVENIRE": AL SERVIZIO DEL MONDO!!! In attivo i conti del Vaticano!!! Obolo di san Pietro: anno record!!! - a cura di pfls

mercoledì 11 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Un «risultato positivo», l’attivo conseguito, pur se «rappresenta il valore meno elevato» dopo quelli registrati nel 2005 (+9,7 milioni) e nel 2004 (+3,1 milioni). Nel bilancio sono conteggiati i costi «di tutte le Amministrazioni pontificie, oltre alle 118 Sedi di rappresentanza pontificia sparse in tutto il mondo e le nove Sedi presso gli organismi internazionali» [...]
Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio ... Francesco D’Agostino (dall’Avvenire) vuole dare (...)

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> DIO ("caritas") E’ CON NOI. "L’unica chiesa di Cristo è quella cattolica". ABBIAMO IL MONOPOLIO!!!TRIONFALI TITOLI DELL’"AVVENIRE": AL SERVIZIO DEL MONDO!!! In attivo i conti del Vaticano!!! Obolo di san Pietro: anno record!!! - ---- la Giornata della carità del Papa, dedicata all’«Obolo di San Pietro», che quest’anno cade in coin­cidenza con la solennità dei santi Pietro e Paolo (di Matteo Liut).

venerdì 27 giugno 2008

«Carità del Papa» mano tesa al mondo

Si celebrerà domenica la giornata dedicata all’Obolo di San Pietro, un gesto antico che mostra il volto di una Chiesa vicina agli ultimi

Poli: «Così partecipiamo al ministero del Pontefice»

DI MATTEO LIUT (Avvenire, 27.06.2008)

Non solo una felice coincidenza ma un’occasione speciale per risco­prire le radici apostoliche di un ge­sto che da secoli tiene ben saldo il legame tra la comunità cristiana e le necessità del mondo. Domenica, infatti, è la Giornata della carità del Papa, dedicata all’«Obolo di San Pietro», che quest’anno cade in coin­cidenza con la solennità dei santi Pietro e Paolo. Seguendo nei loro gesti i due apo­stoli, allora, tutta la Chiesa sarà chiamata a riscoprire le motivazioni autentiche di un’attenzione che non si esaurisce nel « mettere mano al portafogli » , ma che e­sprime una partecipazione attiva all’ope­ra di chi si adopera per rendere visibile il «Regno di Dio», facendosi vicino agli ulti­mi. I poveri e le vittime di catastrofi di ogni genere, i bisognosi e i dimenticati, infatti, sono spesso solo immagini evanescenti che passano per qualche secondo sui nostri schermi televisivi. Molte volte il loro dolo­re non lambisce neppure le tavole imban­dite dalle quali gettiamo occhiate distrat­te alla tv. Altre volte ci sentiamo semplice­mente impotenti davanti a tanta sofferen­za. Ciò che i mass media non mostrano, però, è il modo, silenzioso ma incisivo, con il quale il Successore di Pietro si fa vicino ai sofferenti, arrivando spesso proprio do- ve la sofferenza è dimenticata. Partecipa­re all’Obolo di San Pietro significa allora arrivare in questi stessi luoghi assieme al­la mano del Pontefice. «La ’specificità’ dell’Obolo rispetto a tan­te altre forme di solidarietà nei confronti dell’attività caritativa della Chiesa - spie­ga monsignor Tullio Poli, direttore dell’Uf­ficio Obolo di San Pietro - sta nel fatto di non essere vincolato ad alcuna etichetta o destinazione specifica: è il Papa stesso, in­fatti, che ne dispone liberamente, tenendo presenti le necessità del mondo che si ma­nifestano di situazione in situazione, o le emergenze che straordinariamente biso­gna fronteggiare. Al ’cuore’ dell’Obolo - aggiunge Poli - sta il ’respiro mondiale’ che appartiene alla figura del Pontefice co­me pastore della Chiesa universale: la co­munione e la corresponsabilità risiedono proprio nel condividere le sollecitudini del successore di Pietro per le frontiere della sua comunità, in tutta la sua ampiezza».

Ma come si concretizza questa attenzione particolare del Papa? Nel 2007 e in questi primi mesi del 2008 gli interventi resi pos­sibili dalla carità del Papa hanno raggiun­to le vittime delle guerre e dei disastri na­turali, come gli alluvionati in Birmania e i terremotati in Cina. Una parte dell’obolo, poi, arriva alle diocesi in via di costituzio­ne, ai centri di educazione cattolica (con re­lative borse di studio), ai villaggi di bambi­ni orfani a causa di genocidi, guerre o ma­lattie. Realtà cui di recente si è aggiunto il sostegno allo sviluppo della comunità ec­clesiale in Amazzonia. Ma la partecipazione, che in questi anni ha visto un aumento sensibile delle offerte, si realizza in molti Paesi attraverso i « pro­motori » della raccolta a favore dell’Obolo. Molte Chiese locali, infatti, hanno visto na­scere di recente la figura dei «delegati na­zionali » . Ad essi vanno aggiunti anche i gruppi attivi da tempo: «I soci del Circolo San Pietro, secondo una antica tradizione, saranno attivamente impegnati a pro­muovere questa iniziativa, operando al ser­vizio della Chiesa di Roma», ricorda il car­dinale vicario Camillo Ruini, nella lettera inviata nelle scorse settimana alla Chiesa della capitale in vista della Giornata di do­menica. «Desideriamo aiutare il Papa, ve­scovo della Chiesa che è chiamata a ’pre­siedere nella carità’, con un segno tangi­bile della nostra condivisione per la sua u­niversale sollecitudine», aggiunge il por­porato spiegando il significato dell’offerta all’Obolo.

Gettando uno sguardo ai dati degli anni scorsi si scopre che tra i Paesi donatori in testa ci sono gli Usa, l’Italia e la Germania. Ma si fanno notare anche i Paesi dell’Est, che «dopo il crollo del Muro di Berlino han­no adottato con entusiasmo e senso di cor­responsabilità la prospettiva della parteci­pazione alla vita della Chiesa universale», spiega Poli. Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, le offerte sono cresciute di più del 20% tra il 2006 e il 2007. Anche per que­sto nell’ultima Assemblea generale della Cei i vescovi hanno sottolineato che «la ge­nerosità delle nostre Chiese si è sviluppa­ta in questi ultimi anni in un crescendo in­coraggiante, pari al crescendo dell’affetto e dell’attenzione che i fedeli manifestano verso Benedetto XVI sia quando conven­gono a Roma come pellegrini, sia in occa­sione dei suoi viaggi apostolici».


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