«Carità del Papa» mano tesa al mondo
Si celebrerà domenica la giornata dedicata all’Obolo di San Pietro, un gesto antico che mostra il volto di una Chiesa vicina agli ultimi
Poli: «Così partecipiamo al ministero del Pontefice»
DI MATTEO LIUT (Avvenire, 27.06.2008)
Non solo una felice coincidenza ma un’occasione speciale per riscoprire le radici apostoliche di un gesto che da secoli tiene ben saldo il legame tra la comunità cristiana e le necessità del mondo. Domenica, infatti, è la Giornata della carità del Papa, dedicata all’«Obolo di San Pietro», che quest’anno cade in coincidenza con la solennità dei santi Pietro e Paolo. Seguendo nei loro gesti i due apostoli, allora, tutta la Chiesa sarà chiamata a riscoprire le motivazioni autentiche di un’attenzione che non si esaurisce nel « mettere mano al portafogli » , ma che esprime una partecipazione attiva all’opera di chi si adopera per rendere visibile il «Regno di Dio», facendosi vicino agli ultimi. I poveri e le vittime di catastrofi di ogni genere, i bisognosi e i dimenticati, infatti, sono spesso solo immagini evanescenti che passano per qualche secondo sui nostri schermi televisivi. Molte volte il loro dolore non lambisce neppure le tavole imbandite dalle quali gettiamo occhiate distratte alla tv. Altre volte ci sentiamo semplicemente impotenti davanti a tanta sofferenza. Ciò che i mass media non mostrano, però, è il modo, silenzioso ma incisivo, con il quale il Successore di Pietro si fa vicino ai sofferenti, arrivando spesso proprio do- ve la sofferenza è dimenticata. Partecipare all’Obolo di San Pietro significa allora arrivare in questi stessi luoghi assieme alla mano del Pontefice. «La ’specificità’ dell’Obolo rispetto a tante altre forme di solidarietà nei confronti dell’attività caritativa della Chiesa - spiega monsignor Tullio Poli, direttore dell’Ufficio Obolo di San Pietro - sta nel fatto di non essere vincolato ad alcuna etichetta o destinazione specifica: è il Papa stesso, infatti, che ne dispone liberamente, tenendo presenti le necessità del mondo che si manifestano di situazione in situazione, o le emergenze che straordinariamente bisogna fronteggiare. Al ’cuore’ dell’Obolo - aggiunge Poli - sta il ’respiro mondiale’ che appartiene alla figura del Pontefice come pastore della Chiesa universale: la comunione e la corresponsabilità risiedono proprio nel condividere le sollecitudini del successore di Pietro per le frontiere della sua comunità, in tutta la sua ampiezza».
Ma come si concretizza questa attenzione particolare del Papa? Nel 2007 e in questi primi mesi del 2008 gli interventi resi possibili dalla carità del Papa hanno raggiunto le vittime delle guerre e dei disastri naturali, come gli alluvionati in Birmania e i terremotati in Cina. Una parte dell’obolo, poi, arriva alle diocesi in via di costituzione, ai centri di educazione cattolica (con relative borse di studio), ai villaggi di bambini orfani a causa di genocidi, guerre o malattie. Realtà cui di recente si è aggiunto il sostegno allo sviluppo della comunità ecclesiale in Amazzonia. Ma la partecipazione, che in questi anni ha visto un aumento sensibile delle offerte, si realizza in molti Paesi attraverso i « promotori » della raccolta a favore dell’Obolo. Molte Chiese locali, infatti, hanno visto nascere di recente la figura dei «delegati nazionali » . Ad essi vanno aggiunti anche i gruppi attivi da tempo: «I soci del Circolo San Pietro, secondo una antica tradizione, saranno attivamente impegnati a promuovere questa iniziativa, operando al servizio della Chiesa di Roma», ricorda il cardinale vicario Camillo Ruini, nella lettera inviata nelle scorse settimana alla Chiesa della capitale in vista della Giornata di domenica. «Desideriamo aiutare il Papa, vescovo della Chiesa che è chiamata a ’presiedere nella carità’, con un segno tangibile della nostra condivisione per la sua universale sollecitudine», aggiunge il porporato spiegando il significato dell’offerta all’Obolo.
Gettando uno sguardo ai dati degli anni scorsi si scopre che tra i Paesi donatori in testa ci sono gli Usa, l’Italia e la Germania. Ma si fanno notare anche i Paesi dell’Est, che «dopo il crollo del Muro di Berlino hanno adottato con entusiasmo e senso di corresponsabilità la prospettiva della partecipazione alla vita della Chiesa universale», spiega Poli. Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, le offerte sono cresciute di più del 20% tra il 2006 e il 2007. Anche per questo nell’ultima Assemblea generale della Cei i vescovi hanno sottolineato che «la generosità delle nostre Chiese si è sviluppata in questi ultimi anni in un crescendo incoraggiante, pari al crescendo dell’affetto e dell’attenzione che i fedeli manifestano verso Benedetto XVI sia quando convengono a Roma come pellegrini, sia in occasione dei suoi viaggi apostolici».