Quel che è troppo è troppo.
di Augusta De Piero *
Leggo su Repubblica on line che si riferisce al disonorevole Mele dell’UDC (non so se il sullodato fosse in piazza il giorno del family day: il suo comportamento mi fa ritenere che appartenga a quei cattolici che erano là. Vista la confusione su questa materia ci tengo a precisare che QUEI cattolici che erano là, vuol dire proprio “quelli”, non TUTTI come un cattivo sistema di informazione spesso vuol far credere).
Non avrei parlato di questo squallido gentiluomo se non avessi letto che “era finito in gattabuia a gennaio del 1999 da vicesindaco di Carovigno perché insieme col primo cittadino andavano a giocare al casinò coi soldi delle tangenti. Centinaia di milioni, tra il 1995 e il 1998, per assegnare appalti pubblici o fare assunzioni. Poi la partenza alla volta di Montecarlo per accomodarsi al tavolo verde. Una passione sfrenata, quella per il gioco, che gli costa l’arresto con le accuse di concussione e corruzione. Il processo va avanti”.
Così da Repubblica on line (e chi volesse leggere tutta la notizia vada a: http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/cronaca/squillo-parlamentare/guai-giudiziari/guai-giudiziari.html.
Tanto basta perché io mi faccia una disgustata opinione di chi lo ha votato o meglio del partito che ha costruito la lista dei propri candidati condannando gli elettori a un simile voto (legge elettorale!).
Ma ancora non ne avrei parlato se non avessi letto che qualcuno (non so se il gentiluomo in questione o altri simili a lui) ha proposto di trasferire a Roma le mogli a titolo di “remedium concupiscentiae”, avrebbe detto il vecchio catechismo della chiesa cattolica.
Il nuovo non lo dice più (chi vuole può verificare su Vatican.va) ma la cultura è rimasta.
Per questo aspetto mi fermo qui: dico solo che ho sempre trovato dannatamente offensiva questa farmacopea a senso unico (maschio --> femmina).
Alcune domande ai/alle parlamentari interessati/e.
Hanno pensato come applicare nella fattispecie il principio di pari opportunità?
E i figli/e fanno parte dell’indispensabile patrimonio affettivo al seguito di questi signori?
E se sì e non possono essere portati appresso sarà previsto il costo per la/il baby sitter?
Saranno remunerati anche i nonni che volessero farsene carico (l’incrocio con il problema delle pensioni apre scenari contabili affascinanti)?
E se una persona decide di non avere (o non può avere) rapporti sessuali dovrà dichiararlo per non percepire benefit impropri? Il ministro Padoa Schioppa intende fare qualche conto per monetizzare la proposta (problema che dovrebbero affrontare anche i proponenti della norma perché, signori miei, chi propone una spesa deve prevederne anche le entrate relative)? NOTA per chi non ricordi le sigle: UDC= (Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)
NOTA del primo agosto:
Ieri mi è stato possibile leggere la notizia che ho trascritto -e di cui ho indicato la fonte - che era accessibile a partire dal notiziario “Affari italiani” che compariva nella schermata della pagina di apertura di www.libero.it.
Oggi (1 agosto) non è più accessibile, se non per coloro che sono abbonati a pagamento a Repubblica on line.
Adesso mi posso solo augurare che altri non si produca in queste irrinunciabili amenità perché devo ordinare il mio materiale per il prossimo “diario armeno”
augusta
Ecco il testo dell’articolo di Repubblica
CRONACA
La moglie in attesa del secondo figlio: "Mamma che vergogna"
"Sono un uomo distrutto". Con lui l’Udc a Carovigno ha fatto il pieno dei voti
Casinò e guai giudiziari
Mimmo sull’ottovolante
dal nostro inviato LELLO PARISE *
OSTUNI - "Mamma mia, che vergogna" confessa alle amiche da una casa al mare, con le lacrime agli occhi. Aspetta un bambino e questa emozione forte è come se le togliesse il fiato. "Non lo perdona, ma neppure lo lascia" assicurano un po’ tutti nella Città bianca travolta dalla cronaca rosa. "Sapete perché? Adele è giovane e la nascita del secondogenito rimetterà a posto le cose col marito".
La signora Adele, 37 anni, avvocato, erede di un ristoratore che da queste parti conoscevano tutti - "si mangiava alla grande da Chez Elio" - è "la moglie di Mimmo". Al secolo Cosimo Mele, 50 anni, al secondo matrimonio, due figli dal primo e uno con la nuova compagna. Deputato ormai ex Udc originario di Carovigno, un paese a meno di dieci chilometri dalle calette sabbiose di Ostuni, dove i vecchi in piazza e i segretari dell’Unione gridano: "Deve dimettersi, perché ci ha infangati".
Mele protagonista del festino romano a base di squillo e droga. Anche se l’onorevole ripete di non averla mai presa, la cocaina. Con quelli che gli telefonano ha soltanto la forza di confessare: "Sono un uomo distrutto". Rifiuta gli inviti di chi vorrebbe sbatterlo davanti ad una telecamera perché racconti "l’avventuretta", come la chiama lui, a luci rosse.
E’ fatto così, lu Mimmo. Tutto politica e sregolatezza. Come quando era finito in gattabuia a gennaio del 1999 da vicesindaco di Carovigno perché insieme col primo cittadino andavano a giocare al casinò coi soldi delle tangenti. Centinaia di milioni, tra il 1995 e il 1998, per assegnare appalti pubblici o fare assunzioni. Poi la partenza alla volta di Montecarlo per accomodarsi al tavolo verde. Una passione sfrenata, quella per il gioco, che gli costa l’arresto con le accuse di concussione e corruzione. Il processo va avanti.
Ma già nel 2000 l’eclettico Mimmo voleva diventare consigliere regionale: l’ex democristiano bussa alla porta di An, però gliela sbattono in faccia. Riesce ad accasarsi nell’Udc e trionfa. "Dalle sue parti è sempre stato temuto e rispettato". Tant’è che proprio l’Udc a Carovigno ha una delle percentuali più alte in Italia.
Non si perde mai d’animo, Mele. E’ il 2003 e l’assemblea pugliese discute a proposito dell’Iraq invaso dagli americani. Il capogruppo del partito all’epoca guidato da Marco Follini deve partecipare al dibattito, però non sa aprire bocca.
E allora, che fa? Rilegge parola per parola l’intervento di Follini alla Camera fatto quindici giorni prima: era una disquisizione sulla concessione agli Usa delle basi militari tricolore, ma col tacco d’Italia aveva poco a che fare. Tutti ascoltavano Mele, ma non riuscivano a capire. Non ci volle molto per scoprire l’arte di copiare il capo. Forse in queste ore può andare bene quello che Mele predicava quattro anni fa. Avevano arrestato un assessore della giunta Fitto: Andrea Silvestri, pure Udc. E Mele avvertiva: "La spettacolarizzazione della giustizia non rende un servizio ai cittadini".
(31 luglio 2007)
* Il dialogo, Mercoledì, 01 agosto 2007
Ringraziamo Augusta De Piero [per contatti: augusta.depiero@tin.it blog: diariealtro.splinder.com] per questo suo intervento