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Italia 2007: "piano" di autodistruzione....

INCENDI. CONTRO LA GUERRA DEL FUOCO, UNA MOBILITAZIONE PERMANENTE. Una sequenza nel Sud dell’Italia e sull’intera costa tirrenica dalla Sicilia, da Messina a Cefalù. Mobilitati Esercito e Marina - a cura di pfls

venerdì 24 agosto 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha dato immediatamente disposizioni per un ulteriore impiego di uomini e mezzi delle Forze Armate affinché collaborino alle operazioni di spegnimento. "La Difesa - si legge in una nota - metterà a disposizione elicotteri dell’Esercito e della Marina, inoltre un battaglione dell’Esercito opererà in Calabria in supporto delle attività antincendio in corso". "Questo ulteriore concorso delle Forze Armate - prosegue la nota - va a integrare gli (...)

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> INCENDI. CONTRO LA GUERRA DEL FUOCO, UNA MOBILITAZIONE PERMANENTE. Una sequenza nel Sud dell’Italia e sull’intera costa tirrenica dalla Sicilia ...e la protezione civile dietro la scrivania.

sabato 25 agosto 2007

La protezione civile dietro la scrivania

Ecco come funzionano i corpi che dovrebbero difendere la Sicilia: Protezione civile tra precariato e persone tenute negli uffici. La Forestale promossa in massa ad aprile. I vigili del fuoco sono sotto organico

di Cinzia Della Valle (il manifesto, 24.08.2007)

Palermo.. La maggior parte ha il diploma di geometra, ma c’è anche chi ha una laurea in ingegneria. Molti stanno dietro a una scrivania. Ma soprattutto, la metà del personale è precario. Sempre a rincorrere il politico di turno per riavere il posto. La paga per chi è a tempo indeterminato è buona, se equiparata a quella dei regionali. Come tanti altri lavoratori, anche loro vanno in ferie e a Messina, secondo la Cgil, mentre le fiamme bruciavano l’agriturismo «Rifugio del falco» di Patti con tre morti, più della metà della forza lavoro era in vacanza.

Siamo all’interno della Protezione civile regionale. In Sicilia il corpo ha circa 700 impiegati e dipende dalla Presidenza della Regione. Circa 350 addetti sono tecnici, poi ci sono gli amministrativi, un centinaio. «E’ gente che sta negli uffici - dice Teodoro Lamonica, segretario della Funzione pubblica della Cgil - Dovrebbero occuparsi dei piani di prevenzione. Certo sarebbe interessante vedere questi piani...». I precari della Protezione civile sono circa 350. L’ultimo rinnovo del contratto risale a meno di un mese fa. Per settimane tenuti col fiato sospeso, sono rientrati al lavoro grazie a una legge approvata durante l’ultima seduta del Parlamento regionale, prima della pausa estiva. Qualche giorno dopo, era luglio, la Sicilia ha cominciato a bruciare, con la gente fuori di casa e i soccorsi in tilt. Il contratto gli viene rinnovato ogni sei mesi o per un anno. E poi di nuovo a bagnomaria, in attesa del «favore» politico. «Bisogna guardare in alto, a chi ha il compito di guidare queste persone - accusa Francesco Cantafia, deputato regionale ed esponente della Sinistra democratica - La politica deve smetterla e deve lasciare spazio alla professionalità, a chi è in grado di gestire un organismo importante come la Protezione civile. Quello che sta succedendo in Sicilia è emblematico di come le cose non funzionano».

Nessuno, a memoria, ricorda alcun tipo di coordinamento della la Protezione civile con altri corpi delegati alla sicurezza e al pronto intervento. «In Sicilia - dice Salvatore Lo Balbo, segretario della Flai, gli agricoli della Cgil - non si è mai fatta una esercitazione congiunta tra protezione civile, Vigili del fuoco e Forestale». Non esiste nemmeno una mappa completa dei boschi e dei terreni. Se fosse esistita magari i morti di Patti potevano essere evitati. Proprio la Forestale è il secondo anello debole del sistema. Gli uomini in sono circa seimila, «un esercito - accusa Lo Balbo - che non funziona». «Non c’è una dirigenza in grado di gestirli - prosegue il sindacalista - Se di fronte a un grosso incendio, come quello di Cefalù o di Patti, non si interviene entro venti minuti i rischi aumentano. E in questi giorni è accaduto proprio questo». E chi accusa che tra in forestali ci sono mele marce, la Cgil fa notare che «pur operando in territori demaniali i forestali sono negli ultimi giorni sono stati in prima linea nelle zone in mano ai privati». Poi c’è il caso delle «guardie», personale che, alla vigilia del recente voto amministrativo, è stato promosso. Non esistevano le guardie forestali semplici, primo livello del corpo, ed ora in Sicilia non esistono neanche gli agenti: chi dovrebbe operare nel territorio ha il grado di funzionario.

La promozione in massa è stata stabilita da un decreto del presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 24 aprile scorso. «Le unità impegnate in questo settore, che risultavano circa 1.800, lievitano ad oltre 3.000 persone - denunciò all’epoca Rosario Rappa, segretario siciliani del Prc - Inoltre, agenti, assistenti, sovrintendenti e ispettori forestali, ovvero i dipendenti ai quali si riconoscono funzioni di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza, vengono tutti promossi in blocco come funzionari, nelle more di acquisire, solo con un successivo corso di formazione, la qualifica necessaria». Insomma chi, fino a quattro mesi fa, aveva il compito di controllare il territorio adesso sta comodo dietro a una scrivania. Guido Bertolaso scuote la testa: «C’è un problema di coordinamento, gli incendi non si spengono con i canadair, ma da terra». Al governo, oltre allo stato d’emergenza, il capo della protezione civile nazionale ha chiesto di assumere più Vigili del fuoco in Sicilia. Nella provincia di Messina, in fumo e in preda alle fiamme, i pompieri in azione erano soltanto trenta.


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