Fiori per Pegah
di Roberto Malini *
Il carcere di Yarl’s Wood, triste luogo di transito che si trova vicino a Clapham, nel Bedfordshire, in cui gli immigrati attendono la deportazione è stato raggiunto da un arcobaleno di colori. Da ieri, infatti, centinaia di mazzi di rose, gigli e gerbere vengono consegnati dai fattorini di Interflora alle guardie, che firmano le ricevute con grande stupore. "E’ una situazione difficile," ha detto un responsabile del centro, "perché non ci era mai accaduto niente di simile. I fiori arrivano a un ritmo incessante e noi non sappiamo cosa fare. All’inizio ci hanno detto di separare i biglietti di accompagnamento e mettere da parte i mazzi e le composizioni, in attesa di disposizioni, ma a un certo punto è diventato impossibile, perché ci perviene una montagna di fiori e la situazione è diventata ingestibile". Sui biglietti e le cartoline che accompagnano i fiori sono scritti messaggi di sostegno, di speranza e di amore: "Presto sarai libera", "Non arrenderti, ti siamo vicini", "Attendiamo con ansia che il Regno Unito ti conceda asilo". I fiori e i messaggi sono tutti per lei, Pegah Emambakhsh, il cui nome è scritto spesso in uno stile elegante e graziato.
La portavoce di un’Associazione che vigila sulle deportazioni dall’interno del Centro ha chiesto informazioni su quella marea multicolore proveniente da tutto il mondo all’associazione "Friends of Pegah Campaign" ed ha appreso così che l’iniziativa è partita dall’Italia grazie al Gruppo EveryOne. In poche ore, grazie all’appoggio di gruppi per i diritti umani, siti internet, forum e gente comune, l’idea si è trasformata in una grande manifestazione di solidarietà. Migliaia di cittadini di ogni età, sesso, razza e condizione sociale hanno cominciato a inviare fiori e si può essere certi che l’ondata non si fermerà tanto presto. "Non sono sicura che le guardie si premureranno di separare i fiori dai biglietti, " ha dichiarato in un primo momento E.G., "perché non sono tutte famose per la loro gentilezza. Può darsi che ora le guardie gettino tutti i mazzi fra i rifiuti e che Pegah non ne sia neanche informata. Però il fenomeno è notevole e può darsi che porti attenzione sul caso di Pegah, anche per intervento dello Staff di Immigrazione e del personale della compagnia privata che gestisce il carcere. Chi può dirlo? Ogni azione è come una lama a doppio taglio. Vorrei dire al Gruppo EveryOne che è meraviglioso tutto quello che stanno facendo per Pegah e il coinvolgimento di gente di tutto il mondo. Una cosa è certa: tutto questo solleverà il morale di Pegah e in questa situazione il suo stato di salute psichica è importante tanto quanto il procedimento giudiziario in corso".
Simon Forbes di OutRage! definisce l’azione "Un gesto di incredibile umanità", mentre dall’interno del carcere giungono notizie rassicuranti: le guardie hanno compreso lo spirito dell’iniziativa e, nei limiti delle loro funzioni, si prodigano per manifestare solidarietà alla detenuta.
Chi volesse inviare una cartolina a Pegah (che sicuramente le sarà consegnata, per regolamento del Centro), può inoltrarla a:
Pegah Emambakhsh
Yarl’s Wood Immigration Removal Centre,
Twinwood Road,
Clapham, Bedfordshire MK41 6HL,
United Kingdom
Telephone 01234 821000
Per chiedere giustizia e asilo per Pegah:
United Nations High Commissioner for Refugee hqls@unhcr.org
The President of the European Parliament Hans-Gert Pötterin: info@europarl.eu.int
European Court of Human Rights Webmaster@echr.coe.int
Prime Minister Gordon Brown: http://www.number-10.gov.uk
British Embassy in Italy: RomePoliticalSectionEnquiries@fco.gov.uk
Per inviare messaggi di sostegno a Pegah:
EveryOne Group (Italy): Roberto.malini@annesdoor.com - matteopegoraro@emergentesgomita.com
Friends of Pegah Campaign (Sheffield): pegahletters@mac.com