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Pianeta Terra, Gran Bretagna, 2007 d. C.....

UNA PREGHIERA PER PEGAH EMAMBAKHSH. Che un Dio generoso porti una voce, un sussurro di chi le vuole bene, una stilla di umanità, la trattenga alla vita, la esorti a resistere. Un messaggio di solidarietà di Salvatore Conte, a cui si associa tutta la redazione della Voce di Fiore - a cura di pfls

mercoledì 29 agosto 2007 di Maria Paola Falchinelli
A Pegah, sulle ali di un Dio generoso
di Salvatore Conte
La tortura psicologica a cui il Governo britannico sta sottoponendo l’inerme Sig.ra Pegah, rinviando la sua morte di giorno in giorno, è il tipo di tortura che fu preferita dai peggiori Tiranni della Storia.
Tutti coloro che le vogliono bene, in tutte le parti del Mondo civile, sono sottoposti alla stessa tortura.
Si tratta di terrorismo di Stato e dovrebbero essere applicate contro il Governo britannico le stesse pene previste per (...)

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> UNA PREGHIERA PER PEGAH EMAMBAKHSH. Che un Dio generoso porti una voce, un sussurro di chi le vuole bene, una stilla di umanità, la trattenga alla vita, la esorti a resistere. ... Messaggio di Pegah Emambakhsh a tutti i gruppi e le persone che la stanno aiutando.

lunedì 10 settembre 2007
L’uomo non perdona all’uomo, Dio ha pietà della sua creatura -“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Debole come una canna è il “civile Occidente”, si eleva a toccare i lembi della veste di Dio quando scrive i Diritti Umani e si perde nell’Oceano del Nulla quando si tratta di applicarli, se il freddo burocrate s’illude di disporre di un potere senza limiti non sentendo sul collo il fiato della moltitudine cui sta a cuore la vita dell’ultimo. Ora la moltitudine, grazie a persone sensibili e generose che hanno costituito associazioni e movimenti, consapevole del bene prezioso di cui dispone-i Diritti Umani-, riconosciuto nei diversi livelli istituzionali ed internazionali, ringrazia Pegah, la cui causa ha permesso il riconoscimento dello stesso Bene, il consolidamento della volontà di lottare per la salvaguardia dei diritti umani e di quell’identità culturale dell’Unione europea garante di libertà e diritti. Tutti ci sentiamo colpevoli di questa nostra debolezza, di non saper disporre dei beni che abbiamo, di lasciarcene espropriare, per questo siamo senza parole vicini a Pegah, ma lei è la nostra forza e nel suo nome chiediamo che il Regno Unito o l’Italia od un altro paese accolga la sua richiesta d’asilo, com’è indicato da Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, in un’agenzia Ansa del 27 agosto. Abbiamo fiducia nel fatto che i paesi europei non vorranno rinunciare al ruolo di difensori dei diritti umani, né vorranno tradire i principi che connotano l’identità culturale dei propri cittadini. Impedire l’estradizione di Pegah verso l’Iran è la risposta che i paesi europei possono esprimere per tornare sul luminoso percorso intrapreso per l’affermazione delle libertà e dei diritti, un segnale che apre orizzonte ad un futuro insidiato da cappe umane ed ambientali, tra cui più pericolose appaiono quelle dell’indifferenza e dell’oblio della propria identità. Ti ringraziamo, Pegah, per la forza che ci dai per vincere la nostra auto disgregazione, perché ci riporti quell’Umanità di cui sovente siamo estraniati.

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