Tutto esaurito, tra applausi e fischi, per lo show del comico
E i fan del Vaffa day sbarcano in massa a sostenere il loro "capo"
E Grillo irrompe alla Festa dell’Unità "Non compro banche come D’Alema"
di PIERO COLAPRICO *
MILANO - "Abbiamo fatto una Woodstosk alla rovescia, i tossici e disgraziati stanno dall’altra parte, noi siamo antipolitici, no antipolitica". Sono le 21.30 e tra luci che si accendono e si spengono, tra battute ad alza zero, davanti a un tutto esaurito con 8mila 500 posti, Beppe Grillo alza la voce. Usa l’autoironia per fingere di battezzare con l’acqua minerale, ma pesta con sarcasmo su "l’Udc, unione dei carcerati, con Mele che va a puttane e chiede il rimborso spese perché è fuori casa". Se la prende con Casini, "fa il Family day perché ha due famiglie". Con D’Alema. "che attacca me, perché lascio spazio a quelli con i soldi e lui che diceva? Compriamo la banchetta". Apre il blog di Mastella e lo sfotte per aver fatto approvare il "51 bis", ma è il 41 bis l’articolo sul carcere duro ai mafiosi. E con la moglie di Berlusconi: "Te la prendi con le veline, ma hai sposato un puttaniere. Truffolo, che dice che va con le ragazze, ma quelle sono badanti".
Chi lavora, sembra voler dire, sta con questa piazza che chiede "parole nuove": "Ma che tv è questa?, chiedo a Bologna. Pensavo una privata, mi dice che è la Digos, mi hanno mandato a spiare, invece firmo perché mi sono rotto i c... anch’io".
Il grande squalo della comicità che, per una battuta sul banditismo tangentaro dei socialisti craxiani venne allontanato da "Raiset", il miscuglio di potere saldamente tenuto in mano dai dirigenti di Rai e Mediaset, dice che si è conquistato sul campo la "possibilità di parlare". Di farlo attraverso la rete, Internet, e di avere ormai un filo diretto con i cittadini, di poter parlare di tutto, dallo psiconano" (Berlusconi) al premier che lo riceve e dorme (Prodi). Cammina tra gli spettatori che ridono a squarciagola e applaudono, interroga sull’attualità, ma "la nostra forza - aggiunge - è non prenderci sul serio. Ci abbracciamo e ci vogliamo bene e grazie a noi, che abbiamo fatto una cosa straordinaria, milioni di persone non scenderanno in strada per spaccare tutto". Attacca i mass media, duramente ma - sostiene - "gli abbiamo rigirato il tubo, gli abbiamo fatto il gomito e girato indietro tutta la m...".
Se Roberto Benigni con il canto di Dante sull’amore proibito di Paolo e Francesca che volano abbracciati e dannati nell’inferno aveva parlato dei "diversamente onesti", e anche Grillo usa lo stesso linguaggio, E parla di processi e va pesante: "Lo psiconano dovrebbe andare in galera al posto di Previti e la Mondadori tornare a De Benedetti. Scampia ha paura di Montecitorio, là c’è un pregiudicato su 15, in Parlamento uno su 10". Cita tutti i parlamentari con le condanne e i reati e dice che sono loro contro la politica. Gli spettatori fischiano e ridono, non sembra esserci il solito pubblico da Festa dell’Unità, ma tantissimi sostenitori di questo Vaffa che, dopo l’8 settembre, si stanno conoscendo.
Dopo piazza Maggiore a Bologna, quella che si è autobattezzata "V generation" (332.225 sono state le firme raccolte in un giorno), segue Beppe Grillo per la sua tournée già fissata, Sabaudia, Spello, Cervia, Este e ora, la piazza della festa dell’Unità di Milano. E il primo vaffa è "per il tesoretto", per i sindaci che "partono dai lavavetri per dimostrare che c’è sicurezza". E l’applauso c’è, anche quando si dice che i partiti sono "la cancrena", perché gli esempi che porta Grillo sono girati in una versione comica, anche quando nascono da un tentativo di aiutare chi soffre, come la polizza antistupro di Brescia. Da questa bolgia che chiede "cambiamento" restano fuori le troupe televisive di tv grandi e piccole, cinque minuti ai fotografi, i giornalisti lasciati con i computer senza presa di corrente e senza tavolini, manco fossimo in zona di guerra. E la faccia di Grillo è davvero arrabbiata, come di uno che la guerra vuol muoverla. Senza perdere più tempo almeno a distruggere quel che resta della prima repubblica.
Il popolo che cerca il giudizio universale di Eugenio Scalfari
* la Repubblica, 16 settembre 2007.