I diktat vaticani e la finestra di Ratzinger
di Marco Politi (il Fatto Quotidiano, 6 febbraio 2013)
Basterebbe poco. Che Benedetto XVI si affacciasse domenica su piazza San Pietro ed esclamasse: “Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni”.
Lo ha scritto da cardinale, come prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede. Ripeterlo da Papa, ricordando - come nel 1986 - che ogni mancanza di rispetto verso i gay è “lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile”, significherebbe rompere con l’antica ideologia omofoba della gerarchia ecclesiastica.
Perché se è vero che l’omofobia ha radici lontane, culturali oltre che religiose, e non appartiene ad una sola confessione, è altrettanto vero che in Italia il Vaticano alza da anni ossessivamente le barricate contro i diritti dei gay. Contro l’accettazione del libero orientamento sessuale, contro una legge sulle coppie di fatto, contro una legge che contrasti l’omofobia.
Al punto che prima di Natale papa Ratzinger ha definito aspramente la legalizzazione dei matrimoni omosessuali “una ferita grave contro la giustizia e la pace”. Frase sentita come offesa da milioni di uomini e donne, gay ed eterosessuali. Né ha aiutato l’accoglienza cordiale del Papa - in udienza generale - alla presidente del Parlamento ugandese, Rebecca Kadiga, esaltata fautrice di una legge che prevede la pena di morte per i gay (respinta peraltro dai vescovi cattolici dell’Uganda).
Il nuovo ministro per la Famiglia vaticano, mons. Vincenzo Paglia, ha aperto nei giorni scorsi con coraggio una finestra sull’esigenza di riconoscere i diritti delle coppie di fatto, gay ed eterosessuali. Ma ora tocca al Papa sancire questo nuovo corso.
La piena acquisizione dei diritti da parte degli omosessuali è la frontiera di civiltà del XXI secolo. O si sta di qua o di là. Vale anche per le forze politiche. Sarebbe ora che i parlamentari di centro-destra si ribellassero all’acquiescenza ai vecchi diktat vaticani. E i neo-centristi Monti, Riccardi e Casini battessero un colpo