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Saper amare il "padre" e la "madre" ... W o Italy!!!

IL PRESIDENTE DELLA CEI ANGELO BAGNASCO: «L’ITALIA MERITA UN AMORE PIU’ GRANDE». BENISSIMO!!! Ma - in nome della Verità (Charitas) - cerchiamo di andare avanti e non "cantare" in "latinorum" sempre lo stesso ritornello. Una precisazione sulla Costituzione italiana - di Federico La Sala

giovedì 18 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Nella prolusione del presidente della Cei al Consiglio permanente spicca, tra l’altro, un ampio capitolo dedicato alla situazione sociale del Paese. In essa monsignor Bagnasco rileva, da una parte, segnali preoccupanti legati a «un atteggiamento di resa che contrassegna tanta prassi», dove prevalgono «divismo, divertimento spinto a oltranza, disimpegno nichilista»; dall’altra, invece, rimarca i valori ancora condivisi «dalla maggioranza sana». Di qui l’interrogativo sulla «modalità, (...)

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> IL PRESIDENTE DELLA CEI ANGELO BAGNASCO .... FA TESTAMENTO (di Luca Kocci)

mercoledì 26 settembre 2012

Bagnasco fa testamento

di Luca Kocci (il manifesto, 25 settembre 2012)

Il riconoscimento delle unioni di fatto avrebbe «conseguenze nefaste»: l’intera società andrebbe «al collasso». Era previsto che il cardinal Bagnasco, dando ieri il via ai lavori del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana - in corso a Roma fino a giovedì prossimo - sarebbe intervenuto sulla questione dei registri comunali delle unioni di fatto, avviati da diverse amministrazioni comunali, fra cui quella milanese di Pisapia. Ma i toni e le parole usate dal presidente dei vescovi italiani sono state particolarmente, e inusualmente, dure.

Del resto le elezioni si avvicinano, gli schieramenti si agitano, ed è bene fissare preventivamente i paletti, come pure aveva fatto Ratzinger sabato scorso, ricevendo a Castel Gandolfo Pieferdinando Casini e i rappresentanti dell’Internazionale democristiana.

C’è la crisi, ma si perde tempo a «parlare d’altro», cioè di unioni civili, lamenta Bagnasco. In questo modo non si vuole «dare risposta a problemi reali», ma «affermare ad ogni costo un principio ideologico, creando dei nuovi istituti giuridici che vanno automaticamente ad indebolire la famiglia». Idea sbagliata e anche inutile, aggiunge il cardinale, che fa finta di non capire: c’è già il matrimonio civile, che basta e avanza, ma gli interessati vi si «sottraggono» - ovviamente le coppie omosessuali non sono minimamente contemplate -, perché «ci si vuol assicurare gli stessi diritti della famiglia fondata sul matrimonio, senza l’aggravio dei suoi doveri». Se il legislatore riconoscesse le unioni di fatto, «il significato proprio dell’istituzione matrimoniale» sarebbe modificato e «il pensare sociale» verrebbe «pesantemente segnato».

Quindi l’attacco diretto ai fautori del riconoscimento delle unioni: «Quando si vuole ridefinire la famiglia esclusivamente come una rete di amore, dove c’è amore c’è famiglia si dice, disancorata dal dato oggettivo della natura umana, un uomo e una donna, e dalla universale esperienza di essa, la società deve chiedersi seriamente a che cosa porterebbe tale riduzione, a quali nuclei plurimi e compositi, non solo sul versante numerico, ma anche su quello affettivo ed educativo».

Ma la risposta già c’è: «La società, come già si profila in altri Paesi, andrebbe al collasso». La strada, quindi, va percorsa nella direzione opposta, tanto più «nell’attuale congiuntura», in cui la famiglia è l’unico ammortizzatore sociale solido, e quindi va «sostenuta concretamente con provvedimenti sul fronte politico ed economico». È uno dei «principi irrinunciabili, e per questo non in discussione», a cui i politici cattolici devono adeguarsi, senza mercanteggiare «ciò che non è mercanteggiabile». Ricordando sempre, profetizza il presidente della Cei, che «la gente non perdonerà la poca considerazione verso la famiglia così come la conosciamo».

Sul fronte dei «principi non negoziabili» c’è un secondo punto: il testamento biologico. Bagnasco chiede «il varo definitivo, da parte del Senato, del provvedimento relativo al fine vita». Un testo più che controverso - e anche per questo fatto scivolare nelle sabbie mobili di Palazzo Madama - che però per il capo dei vescovi è frutto di «un grande e proficuo lavoro svolto a difesa della vita umana». E così il programma politico della Cei in vista delle prossime elezioni è pronto: chiunque voglia evitare scomuniche dall’alto sa cosa deve e non deve fare.

Chi invece appare già scomunicata è Renata Polverini, sebbene, come è prassi, non venga nominata esplicitamente, ma solo evocata. «Dispiace molto che anche dalle Regioni stia emergendo un reticolo di corruttele e di scandali», dice Bagnasco. «Che l’immoralità e il malaffare siano al centro come in periferia non è una consolazione, ma un motivo di rafforzata indignazione». È necessario che i cittadini, «insieme al diritto di scelta dei propri governanti, esercitino un più penetrante discernimento, per non cadere in tranelli mortificanti la stessa democrazia». Un discernimento che però dovrebbero praticare anche i vescovi, che tre anni fa, durante la campagna elettorale per le regionali del Lazio, quando c’era da sconfiggere il «mostro laicista» Bonino, alla Polverini impartirono solenni benedizioni.


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