Intorno alle pagode che nei giorni scorsi sono state il motore della rivolta
centinaia di militari in assetto antisommossa. Decine di migliaia in corteo verso la pagoda Sule
Myanmar, scatta la repressione
Tre monaci uccisi, forse 5 i morti
Per disperdere la folla usati anche i gas lacrimogeni e gli spari in aria. Un’ottantina i fermati
E questa sera è stata convocata d’urgenza una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu *
RANGOON - La polizia nella Birmania (la nazione cui la giunta militare ha cambiato nome in Myanmar) ha caricato i manifestanti con i manganelli e ha sparato sulla folla, i proiettili sono volati sopra le teste di monaci e giovani in corteo. Tre religiosi sono stati uccisi e le fonti locali parlano di 5 morti. La notizia è stata confermata anche dalla stampa locale e da fonti ospedaliere. Almeno 17, secondo l’agenzia Afp, sono stati feriti. Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International, ha chiesto l’invio immediato a Myanmar di una missione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Mentre, su richiesta del premier britannico Gordon Brown, alle 21 si riunisce d’urgtenza il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Dopo la prima notte di coprifuoco, stamane a Rangoon centinaia di militari e poliziotti in assetto antisommossa hanno preso posizione attorno ad almeno sei grandi monasteri che, nei giorni scorsi, erano stati il motore della rivolta. Le forze dell’ordine hanno isolato la celebre pagoda di Shwedagon, punto focale delle manifestazioni contro la giunta militare al potere da 45 anni in Birmania, picchiando una decina di monaci buddisti, e usando i gas lacrimogeni per disperdere la folla che si era radunata, circa 700 persone. Tra i manifestanti c’erano molti giovani, a differenza dei giorni precedenti, nei quali in corteo c’erano quasi esclusivamente monaci. Sono state arrestate un’ottantina di persone.
Le violenze non hanno fermato comunque le proteste. Circa 500 monaci buddisti, attorniati da una catena umana di sostenitori, hanno ripreso infatti a Rangoon una marcia di protesta contro la giunta militare, diretti alla pagoda Sule, nel centro della città. La polizia ha cercato di fermarli, ma intanto si sono messi in corteo altri due gruppi di manifestanti. In tutto, nei vari cortei è stato stimato che ci siano al momento decine di migliaia di manifestanti. Dalle forze dell’ordine sono partiti anche alcuni spari verso l’alto. La folla ha gridato più volte a soldati e poliziotti "imbecilli, imbecilli".
Uno dei cortei, seguito da camion militari che trasportano una quarantina di soldati, è diretto verso la residenza di Aung San Suu Kyi, la paladina dei diritti umani, Premio Nobel per la Pace, da anni agli arresti domiciliari nella sua abitazione alla periferia di Yangon.
Il gruppo di monaci in testa a questo corteo ha più volte esortato i manifestanti che li accompagnano a non esporsi alle violenze. "Ci pensiamo noi monaci - hanno detto alla folla - per favore, non seguiteci". E poi, esortando alla non-violenza nei rapporti con i militari, hanno a più riprese aggiunto: "Noi li ricolmeremo di amabile gentilezza".
Proteste di piazza anche a Sittwe, città portuale 560 chilometri a ovest di Yangon. Sono circa 15.000 i manifestanti, guidati dai monaci buddisti, scesi finora nelle strade. Nella manifestazione sono presenti anche cittadini musulmani.
Mentre nella notte sono stati arrestati un noto attivista per i diritti civili, Wing Nain, e il più celebre attore locale, Zaganar, che aveva appoggiato apertamente la protesta ed era andato in una pagoda ad offrire acqua e cibo ai monaci.
Inoltre nei giorni scorsi Zaganar, intervistato da una radio clandestina, aveva fatto appello perchè la popolazione si unisse alla protesta: "I monaci sono nelle strade, a pregare per noi, mentre noi ce ne stiamo a casa a guardare la tv: è una vergogna", aveva detto.
Il governo giapponese ha esortato oggi la giunta militare birmana a "reagire con calma" alle manifestazioni di protesta in corso nel paese. Una dichiarazione in tal senso è stata fatta dal ministro degli Esteri Masahiko Komura e lo stesso ’numero due’ del governo Nobutaka Machimura ha accennato in una conferenza stampa alla situazione in Myanmar, precisando che Tokyo eserciterà tutta l’influenza possibile affinchè la crisi si risolva "in maniera costruttiva". L’appello del Giappone segue quelli di ieri dell’Unione Europea e del presidente degli Stati Uniti George W. Bush.
Il coprifuoco imposto dalla giunta militare vige dalla 21:00 alle 05:00 ora locale e rimarrà in vigore per 60 giorni nelle città più importanti. Il provvedimento trasferisce all’esercito il controllo diretto della sicurezza in tutto il Paese e proibisce gli assembramenti e le riunioni di più di cinque persone.
* la Repubblica, 26 settembre 2007.