ANSA» 2007-09-30 06:19
BIRMANIA: L’INVIATO ONU IN UN PAESE SOTTO ASSEDIO
RANGOON - L’Onu gioca la carta diplomatica nella crisi della Birmania. In un Paese in stato d’assedio, dove migliaia di militari sono riusciti in tre giorni di sanguinosa repressione a riportare un ordine armato nelle strade e dove si sono visti solo pochissimi manifestanti, subito dispersi o arrestati, è arrivato l’inviato speciale del Consiglio di sicurezza dell’Onu Ibrahim Gambari. Mentre i collegamenti internet continuano ad essere interrotti, tranne un breve ripristino di poche ore, una pacifica manifestazione di circa 500 monaci, con i militari rimasti a guardare, si è comunque svolta a Pakokku. Ma 500 chilometri più a sud, mentre Gambari transitava brevemente a Rangoon prima di decollare nuovamente per Naypyidaw, l’ex capitale contava quasi più militari che civili nelle strade del centro.
Le grandi pagode di Shwedagon e Sule erano completamente isolate, le camionette pattugliavano le strade, ancora piene di barricate e barriere di filo spinato. La repressione, che ha lasciato in terra - secondo cifre ufficiali, contestate dal governo inglese come reticenti - 13 morti, fra cui un fotografo giapponese, sembra funzionare. In giro non si vedono monaci e qualcuno di loro, dicono testimoni, si mischia alla gente senza la tonaca rossa. La popolazione appare intimorita, pochi escono di casa. La stampa ufficiale birmana titola trionfante che "pace e stabilità sono state ripristinate" e che le forze di sicurezza sono riuscite ad avere la meglio sulla protesta "con il guanto di velluto, con un uso della forza minimo".
Nonostante questo clima un centinaio o poco più di manifestanti si è radunato nei pressi del ponte Pansoedan e poi del mercato Bagyoke Aung San (Scott Market). Canti, slogan, qualche insulto ai militari, poi le cariche li hanno rapidamente dispersi a colpi di manganello, di spari in aria e con l’arresto di diversi di loro, caricati a forza sui camion, secondo i testimoni. "Hanno colpito la gente con una violenza tale che non si capisce come potesse resistere", ha raccontato un testimone all’Afp. "I membri delle forze di sicurezza superano in numero i manifestanti nel centro della città. I manifestanti non si azzardano più a venire visto che rischiano come minimo di essere violentemente pestati o arrestati", dice un altro testimone.
Ad aumentare la tensione la giunta ha prima bloccato la distribuzione di aiuti alimentari dal parte del Pam (Programma alimentare mondiale dell’Onu) a mezzo milione di persone. Poi, per le proteste dell’organizzazione, l’ha in parte ripristinata. Sui colloqui dell’inviato dell’Onu, Gambari, finora non è trapelato nulla. Da Singapore, prima di decollare alla volta di Rangoon, il diplomatico nigeriano ha annunciato che avrebbe "consegnato un messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite alla leadership (birmana)". A Rangoon Gambari non ha rilasciato dichiarazioni e non è chiaro se intendesse cercare di incontrare la dissidente storica, Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi.
"M’aspetto di incontrare tutti coloro che devo incontrare", ha detto laconicamente l’inviato Onu. La Casa Bianca ha espresso perplessità sulla brevità della sua sosta a Rangoon prima di volare a Naypyidaw, "lontano dai centri più popolosi e dal popolo". "Esortiamo la giunta - ha detto il portavoce Gordon Johndroe - a permettergli l’accesso a tutti coloro che desidera incontrare, inclusi leader religiosi e Aung San Suu Kyi". Gambari - ha commentato il ministro degli esteri di Singapore, George Yeo, che ha ricevuto il diplomatico nigeriano - "é la migliore speranza che abbiamo. In lui confidano entrambe le parti. Se fallisce, la situazione può diventare bruttissima".