Gambari riferisce sulla sua missione: "Rischio di ripercussioni internazionali, no a ritorno a status quo ante"
Pechino contraria alla proposta di Washington. Rappresentante americana a colloquio con la giunta
Birmania, cauto ottimismo all’Onu
Gli Usa pronti a proporre sanzioni
Il regime libera 2000 arrestati durante le manifestazioni:
fra loro oltre 700 monaci. E la tv di stato mostra Suu Kyi
NEW YORK - Un ritorno in Birmania ad una situazione di "status quo ante è inaccettabile e insostenibile". L’inviato dell’Onu Ibrahim Gambari ha riferito oggi davanti al Consiglio di Sicurezza con cauto ottimismo sull’esito della sua missione in Birmania. Esiste una "finestra di opportunità" ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon aprendo la riunione, ma rimane forte la preoccupazione per la situazione dopo la repressione violenta da parte del regime delle proteste pacifiche dei monaci.
"Il processo di riconciliazione, più urgente che mai, deve essere accelerato", ha detto al Palazzo di Vetro Gambari, che ha commentato positivamente l’annuncio di un possibile incontro tra il generale Than Shwe e Aung San Suu Kyi, la leader dell’opposizione da anni agli arresti domiciliari. "Chiedo alle parti che avvenga appena possibile", ha detto ancora Ban Ki-moon, definendo "inaccettabile" l’uso della forza contro manifestanti pacifici.
"Rilasciare tutti i detenuti". Gambari ha chiesto che tutti i detenuti politici siano rilasciati "senza ulteriori esitazioni". Qualche passo avanti negli ultimi giorni c’è stato, ha riferito, come l’annuncio dell’ammorbidimento del coprifuoco a Rangoon e a Mandalay e la ridotta presenza militare nelle strade. "Sono stato informato dal governo che, a tutt’oggi, un totale di 2.095 persone arrestate nel corso delle dimostrazioni sono state rilasciate, tra cui 728 monaci, e che nuove scarcerazioni seguiranno, come risultato diretto delle mie richieste alle autorità", ha aggiunto.
L’inviato speciale ha concluso la sua relazione affermando che "nonostante questi passi avanti siano benvenuti, decisioni ulteriori devono essere prese nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, non solo per superare la crisi attuale ma anche per risolvere" la situazione più in generale, che "rischia di avere gravi ripercussioni internazionali".
La Cina contraria alle sanzioni. Pechino continua a opporsi all’idea di nuove sanzioni contro la Birmania, che, ha detto l’ambasciatore cinese Wang Guan Gya "portebbero solo a uno scontro". L’ipotesi viene invece rilanciata con forza dagli Stati Uniti, che sarebbero pronti a proporre una risoluzione apposita all’Onu e chiedono anche che Gambari torni al più presto nel Paese. L’incaricata d’affari Usa, Shari Villarosa, è stata invitata nella nuova capitale Naypyidaw per incontrare alcuni esponenti del regime, ma non il capo della giunta, Shwe. Porterà loro un messaggio chiaro - ha spiegato il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Sean McCormack - cioè che la repressione deve finire e deve iniziare il dialogo con l’opposizione.
Immagini di Suu Kyi sulla tv birmana. Intanto la tv di stato birmana ha mostrato per la prima volta dopo anni immagini di Aung San Suu Kyi, durante l’incontro con Gambari. E la giunta militare ha ammesso di aver fermato 700 monaci coinvolti nelle proteste, 109 dei quali sarebbero ancora detenuti.
La Lega Nazionale per la Democrazia, principale forza di opposizione in Birmania, ha bollato come poco seria l’offerta di colloqui diretti rivolta dal generale Shwe ad Aung San Suu Kyi, dal generale Shwe. "Pretendono da lei la confessione di reati che non ha commesso", ha osservato Nyan Win, portavoce della Lnd, puntualizzando che comunque la proposta sarà valutata "con spirito positivo" da ’Daw’ Suu Kyi, la ’Signora’, come il premio Nobel per la Pace 1991 è chiamata in lingua birmana.
* la Repubblica, 5 ottobre 2007.