Il regime militare non autorizza l’atterraggio di aerei Usa
Birmania: bloccati ancora i primi aiuti
Notizie di saccheggi a Rangoon. Fonti militari locali: 80 mila morti
solo in un distretto dell’Irrawaddy
RANGOON - La giunta militare birmana non ha autorizzato l’arrivo dei primi aiuti internazionali nelle zone devastate dal tifone Nargis. Il regime non ha permesso l’arrivo di un aereo americano da trasporto, ed è stato ritardato l’arrivo a Rangoon di tre aerei carichi di aiuti umanitari del Programma mondiale alimentare (Pam) dell’Onu con a bordo 45 tonnellate di viveri di emergenza perché mancano ancora le autorizzazioni (finora ne è giunto uno solo partito da Brindisi e organizzato dalla Farnesina). In un primo momento sembrava che un velicolo Usa potesse arrivare dalla Thailandia, mai poi l’ambasciatore americano a Bangkok ha smentito la notizia. «Lanciamo un appello alle autorità birmane affinché facilitino il lavoro delle agenzie delle Nazioni Unite e delle organizzazioni non governative», hanno lanciato congiuntamente su Le Monde un appello i ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna, Bernard Kouchner e David Miliband. Nel frattempo la Cina, grande «amica» del regime birmano, ha fatto sapere di sperare che Rangoon inizi a collaborare con la comunità internazionale. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha lanciato un nuovo appello alla giunta militare birmana perché consenta l’ingresso di aiuti nel Paese.
AIUTI - Amnesty Internazional ha reso noto che alcune nazioni, pronte a inviare aiuti, hanno per il momento rinunciato per il timore che questi vengano «accaparrati» dall’esercito birmano. Lo stesso timore è stato espresso da Anthony Banbury, direttore regionale del Pam: «Non vogliamo arrivare con gli aiuti all’aeroporto, scaricare e andarcene», ha detto Banbury, facendo capire perché gli aerei con gli aiuti non hanno ancora ricevuto le autorizzazione per atterrare in Birmania.
VITTIME - Secondo le stime ufficiali birmane, Nargis ha provocato almeno 22.980 morti e 42.119 dispersi, ma fonti americane parlano di non meno di 100 mila vittime e di oltre un milione di senzatetto. Tin Win, responsabile militare di uno dei distretti di Labutta, situata nel cuore del delta dell’Irrawaddy, ha detto che «allo stato attuale il bilancio nei villaggi è di circa 80 mila morti», aggiungendo che, dei 63 villaggi che circondano Labutta, alcune decine sono stati spazzati via. La tv statale birmana ha mostrato il primo ministro, generale Thein Sein, distribuire aiuti e sacchi di cibo ai malati e ai feriti dalla furia del ciclone nel delta dell’Irrawaddy, la zona più colpita da Nargis. La radio statale ha reso noto che ci sono stati episodi di saccheggio a Rangoon dove si è diffusa la notizia di un imminente terremoto e dell’arrivo di un altro tifone. Intanto iniziano le proccupazioni sanitarie, soprattutto per la mancanza di acqua pulita anche perché migliaia di chilometri quadrati sono ancora allagati. Anche il tetto della casa del premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kiy, sarebbe stato spazzato via dal vento.
* Corriere della Sera, 08 maggio 2008