Il ministro Gelmini sulla applicazione della rivoluzione di Fioroni
"Sono per il recupero del debito scolastico. Stiamo preparando una circolare"
Rimandati sì o no? E come?
Scuola quasi finita, resta il rebus
Cambiare gli scrutini? Per presidi e scuole autonome sarebbe una follia
E intanto il nuovo presidente della Commissione cultura vuole smontare il sistema
di SALVO INTRAVAIA *
A POCHI giorni dalla fine delle lezioni gli scrutini delle scuole superiori sono ancora un rebus. Si faranno secondo la norma che lo scorso novembre ha reintrodotto i "rimandati" o ritorneranno i "promossi con debito"? E quali saranno le novità che il neoministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini intende mettere sul tappeto in extremis? In ballo, oltre alle news da viale Trastevere, c’è il ricorso straordinario al Presidente delle Repubblica, presentato dai Cobas della scuola, per il quale il Consiglio di Stato ha fissato l’udienza proprio per domani. E all’orizzonte per la scuola italiana si profila una specie di terremoto: decentramento e sussidiarietà spinti al massimo e un nuovo stato giuridico degli insegnanti.
Questa mattina, il ministro si è fatta sentire. Ma il suo intervento non ha fugato tutti i dubbi: "Il tema dei tema debiti formativi - ha detto Gelmini - è delicato. Stiamo pensando ad una circolare che vada a correggere alcune rigidità previste dal ministro Fioroni, ma mantenendo il concetto della necessità colmare i debiti entro l’anno". Più in generale, il ministro ha detto di non essere contraria "al ritorno degli esami di riparazione". Ma le valutazioni in merito, ha aggiunto Gelmini "le faremo nelle sedi opportune quindi innanzitutto nelle commissioni di Camera e Senato e poi attraverso un confronto con i protagonisti della scuola".
Riguardo alla circolare sugli scrutini che sarebbe sul tavolo del ministro pronta per la pubblicazione il giudizio è decisamente critico. "A questo punto dell’anno è possibile soltanto un intervento molto morbido: niente stravolgimenti, insomma", dichiara Giorgio Rembado, presidente nazionale dell’Anp (l’Associazione nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola) che si sbilancia ulteriormente: "Non riesco ad immaginare - spiega - un provvedimento che il 4/5 giugno possa intervenire sulla materia a scrutini avviati o, in alcuni casi, conclusi: si tratterebbe di una indebita interferenza con le attività degli istituti".
"L’unica via percorribile - continua Rembado - è quella di assegnare alle scuole i fondi necessari per svolgere i corsi programmati". Gli scrutini finali e le attività di recupero (e verifica) estive sono ormai state calendarizzate da tutte le scuole. In alcune classi addirittura gli scrutini sono già stati fatti e al rientro dal lungo week end del 2 giugno, i professori saranno chiamati a fare gli scrutini di fine anno delle rimanenti classi.
Dello stesso parere e Carlo Mazzoli, presidente dell’Asal (l’Associazione delle scuole autonome del Lazio). "Un intervento sui debiti sarebbe accolto bene, ma ormai è obiettivamente tardi", spiega Mazzoli. A meno di colpi di scena dell’ultimo momento, pare che studenti debbano rassegnarsi a passare sui libri, come non avveniva da quasi un decennio, una parte dell’estate. Mentre i genitori dovranno restare in attesa che i figli completino il recupero e si cimentino nelle verifiche finali aspettando la sentenza: promozione o bocciatura.
E se a tenere banco nell’immediato è la partita dei debiti, nei prossimi mesi la scuola italiana potrebbe essere attraversata da un autentico tsunami, sindacati permettendo. Se ne può avere un’idea leggendo l’articolato di un disegno di legge depositato in Parlamento dalla neo presidente della Commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea. "In Italia - si legge nella relazione introduttiva - , individuando le strategie giuste si potrebbe presto arrivare, come sta avvenendo in Inghilterra, ad avere uno Stato che svolga un’azione più di guida e di controllo che di gestione".
Ma non è tutto. "Dentro questo cambiamento resta la sfida di riallocare le risorse finanziarie destinate all’istruzione partendo dalla libertà di scelta delle famiglie, secondo il principio che le risorse governative seguono l’alunno". Aspetto quest’ultimo che la Aprea considera "ancora più importante" del primo. In altre parole, verrebbe spinta al massimo l’autonomia delle istituzioni scolastiche, anche quelle paritarie, che riceverebbero le risorse direttamente dallo stato in relazione al numero di alunni. "L’autonomia scolastica" e "la libertà di scelta delle famiglie" spostano "i finanziamenti in base alle loro scelte".
"Il fatto - spiega la deputata - che lo Stato abbia fino ad oggi interpretato il diritto all’istruzione dei cittadini come una funzione propria e coincidente con un servizio esclusivamente statale ha certamente prodotto effetti positivi come la scolarizzazione di massa, ma è anche vero che questo impianto appare sempre più come una ’gabbia’ che limita le opportunità da offrire ai nostri giovani e la libertà di scelta in campo educativo". In futuro "la sussidiarietà diventa la stella polare di questo cambiamento".
"Introdurre tra le scuole - dice Mazzoli - una virtuosa competizione mi sembra positivo perché rafforza l’impegno a dare il meglio. E sono d’accordo anche sul fatto di misurare, seppure in modo grossolano, la qualità della scuola in base al gradimento delle famiglie". Ma non sono tutte rose e fiori. "Sui finanziamenti estesi anche alle scuole private sono contrario e non per pregiudizio. Perché alcuni sono diplomifici, che bisognerebbe chiudere, e una consistente fetta è gestita da religiosi con una impronta confessionale che non mi sembra possa soddisfare le esigenze di crescita di tutti i cittadini indistintamente. Ancora per qualche decennio - conclude il presidente dell’Asal - il nostro Paese necessita di una scuola pubblica, magari ampiamente riformata, ma di impronta nazionale".
E dietro l’angolo c’è la riforma dello Stato giuridico degli insegnanti che dovrebbero formarsi all’università e verrebbero reclutati, dopo una lunga trafila, dalle singole scuole. I docenti verrebbero suddivisi in tre categorie (insegnante iniziale, ordinario e esperto) con retribuzioni e mansioni differenti. Verrebbe introdotta la figura del vice dirigente scolastico e sparirebbe la Rappresentanza sindacale unitaria d’istituto.
* la Repubblica, 3 giugno 2008