EMERGENZA EDUCATIVA: TRADIMENTO DEGLI INTELLETTUALI.
di SALVO INTRAVAIA *
Dopo 13 anni tornano gli esami di riparazione. Il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha presentato ’le nuove misure per il recupero dei debiti scolastici’. Un decreto che gli oltre due milioni di studenti italiani che frequentano i primi quattro anni delle scuole superiori attendevano con ansia. Anche perché - questa la prima novità - il decerto prevede che la riforma parta già dall’anno scolastico in corso. L’unico passaggio mancante è l’approvazione della Corte dei conti dove il provvedimento è stato già inviato per la registrazione. Fioroni ha auspicato che ’l’iter sia rapidissimo’.
Ma l’idea che una fetta consistente di alunni, dal 1995 ad oggi, è stata promossa nonostante avesse accumulato lacune anche gravi in una o più discipline non è andata proprio giù all’inquilino di viale Trastevere. "Quarantadue studenti su cento - ha sottolineato il ministro - vengono ammessi con debito alla classe successiva, solo 1 su 4 lo recupera, ma gli altri vanno avanti comunque". Ecco che perché correre ai ripari. "Sarebbe imperdonabile - continua Fioroni - prendere atto di questa situazione e non fare nulla. Per questo ho deciso di stabilire una data per accertare di aver colmato le lacune. Le scuole organizzeranno corsi e faranno verifiche anche durante tutto l’anno, ma l’ultima chiamata dovrà essere fatta prima che ricomincino le lezioni: chi ha saldato andrà avanti, chi ha bisogno di più tempo si fermerà".
Tecnicamente non si può parlare di esami di riparazione, nel senso che la normativa sui debiti scolastici non è stata abrogata. Nei fatti, la formula scelta da Fioroni assomiglia moltissimo alla vecchia kermesse di settembre, preceduta per intere generazioni da stressanti estati passate a studiare. Se, infatti, il prossimo mese di giugno i ragazzi che frequentano le classi del superiore non dovessero riportare almeno 6 in tutte le discipline, se riusciranno ad evitare la bocciatura, la loro promozione sarà ’congelata’: ’il Consiglio di classe procede al rinvio della formulazione del giudizio finale’. Niente più, quindi, ’promozione con debito’.
Da questo momento per gli studenti comincerà il ’calvario estivo’. ’Il dirigente scolastico - recita il decreto - comunicherà alle famiglie, per iscritto, la motivazione delle decisioni assunte dal consiglio di classe’. Le famiglie saranno messe al corrente delle ’specifiche carenze rilevate’ e dei ’voti proposti’ dai prof . E, contrariamente al passato, sarà la scuola a farsi carico dei cosiddetti ’interventi didattici finalizzati al recupero dei debiti formativi registrati, che gli istituti saranno tenuti a realizzare entro il 31 agosto dell’anno di riferimento’. Le famiglie, tuttavia, possono decidere di affidare i propri figli alle cure di insegnanti privati, sollevando formalmente la scuola dall’adempimento.
Il momento della verità, come in passato, sarà a settembre. Entro il 7 settembre gli stessi insegnanti, ’in sede di integrazione dello scrutinio finale, procedono alla verifica dei risultati conseguiti e alla formulazione del giudizio definitivo che, in caso di esito positivo della valutazione, consente l’ammissione dell’alunno alla frequenza della classe successiva’. La stretta sugli alunni fannulloni del ministro Fioroni si tradurrà in un tour de force anche per i docenti e gli organi collegiali delle scuole che dovranno riprendere in mano i Pof (i Piani dell’offerta formativa) per organizzare gli interventi necessari a supporto degli studenti meno bravi.
L’estate scorsa, 42 studenti su 100 hanno ottenuto la promozione malgrado in una o più discipline i risultati finali non fossero, a parere dei prof, del tutto soddisfacenti. Nel 2005 se ne contarono il 30 per cento e due anni prima (nel 2003) se ne contarono 26 su 100. Per i ragazzi e le ragazze delle classi italiane l’autentica bestia nera è la Matematica, seguita dall’Italiano e dalle Lingue straniere. L’operazione avrà anche un costo, previsto dalla Finanziaria in fase di elaborazione. Attualmente, infatti, le ore di insegnamento dedicate ai ’corsi di recuperò vengono retribuite agli insegnanti con un compenso extra.
* la Repubblica, 3 ottobre 2007.
"Per gli esami di riparazione e i corsi di recupero debiti scolastici" di EDUCAZIONE CIVICA E COSTITUZIONE per i politici e per gli adulti, nel sito, si cfr.:
EUROPA: EDUCAZIONE SESSUALE ED EDUCAZIONE CIVICA. ITALIA "NON CLASSIFICATA"...
LA TERRA E’ SEMPRE STATA ROTONDA, NON PIATTA - NEMMENO NEL MEDIOEVO. Una lezione di Umberto Eco
IL CASO
"Ora di religione nel credito"
Gelmini esulta per la sentenza
La notizia della decisione dei giudici diffusa dal ministero di viale Trastevere. Cambia la valutazione alla vigilia degli scrutini
di SALVO INTRAVAIA
LA Religione contribuirà alla determinazione del credito scolastico. Ne dà notizia lo stesso ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che dichiara: il "Consiglio di Stato accoglie le nostre posizioni". Il ministro "accoglie con soddisfazione la notizia", in quanto i giudici amministrativi ribaltano la sentenza del Tar Lazio che la scorsa estate bloccò le ordinanze emanate dall’ex ministro, Giuseppe Fioroni, nelle quali si afferma che anche la Religione cattolica contribuisce alla dote in punti che i ragazzi raccolgono nell’ultimo triennio in vista della maturità.
Il Consiglio di stato "ha riconosciuto la legittimità - continua viale Trastevere - delle ordinanze nelle quali si stabiliva che ai fini dell’attribuzione del credito scolastico, determinato dalla media dei voti riportata dall’alunno, occorreva tener conto anche del giudizio espresso dal docente di religione". Il perché è presto detto. "Il Consiglio di Stato infatti ha stabilito che, nel caso l’alunno scelga di avvalersi di questo insegnamento, la materia diventa per lo studente obbligatoria e concorre quindi all’attribuzione del credito scolastico".
Con la sentenza numero 7076 dello scorso mese di agosto il Tar Lazio accolse i ricorsi presentati, a partire dal 2007, da alcuni studenti, supportati da diverse associazioni laiche e di confessioni religiose non cattoliche, che chiedevano appunto l’annullamento delle ordinanze ministeriali firmate da Fioroni e adottate durante gli esami di Stato del 2007 e 2008. In quell’occasione manifestò il suo dissenso la parlamentare del Pd, Paola Binetti, che adesso si prende la sua rivincita. Cosa accadrà adesso?
L’anno scolastico è agli sgoccioli e, durante gli scrutini, i Consigli di classe dovranno attribuire il credito scolastico (8 punti per la terza, 8 per la quarta e 9 per la quinta) in vista degli esami di stato. Secondo quanto comunicato dal ministero, il giudizio dei prof di Religione dovrebbe concorrere alla determinazione del credito, ma solo per chi si avvale di questo insegnamento. Coloro che non seguono le lezioni di religione, ovviamente, non avranno né giudizio né credito. Sarà nei prossimi giorni lo stesso ministero a chiarire le modalità di applicazione del provvedimento.
* la Repubblica, 10 maggio 2010
LA POLEMICA
"Non ho soldi, li boccio tutti?"
Un preside scatena la protesta
La lettera del dirigente di un liceo romano alla Gelmini: "Niente fondi per i corsi di recupero". Esplode un problema causato dai tagli e che sta mettendo in crisi moltissime scuole. Nel 2008 vennero stanziati 95 milioni per 735mila studenti
di SALVO INTRAVAIA *
Sei politico a tutti gli studenti per mancanza di fondi per i corsi di recupero. O tutti bocciati. Il preside del liceo scientifico Keplero di Roma scrive una lettera aperta al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, prospettando queste due ipotesi. Un modo per scatenare una protesta e far emergere il disagio comune a moltissime scuole dopo i tagli della Gelmini. Ma ce ne sarebbe una terza, che il dirigente scolastico esclude: fare pagare alle famiglie i corsi estivi. Come accadrà a all’istituto Fermi di Verona che farà pagare 100 euro per ogni corso di recupero di 15 ore.
LEGGI LA STORIA 1 **
"La rigorosità di preparazione scolastica complessiva richiesta dalle nuove norme cozza fragorosamente - scrive il preside Antonio Panaccione - con la drammatica realtà di scuole senza soldi e sostegno per sopravvivere. A giugno prossimo - prosegue nella missiva inviata all’inquilino di viale Trastevere - saremo obbligati ad applicare, completamente disarmati, le nuove disposizioni del Governo in merito alla valutazione finale e all’ammissione delle classi quinte agli esami di Stato 2009/10".
Nel 2008 per i corsi di recupero furono stanziati 95 milioni, che nel 2007 - quando l’allora ministro Fioroni ripristinò le "rimandature" a settembre - ammontavano a 210 milioni. Ora, con un unico finanziamento complessivo per diverse attività i fondi sono drasticamente calati e le scuole non sanno che pesci prendere. Negli ultimi due anni la quota di ragazzi "rimandati" a settembre in una o più discipline è stata vicina al 29 per cento, pari a circa 735 mila studenti alle prese con le lezioni estive.
* la Repubblica, 29 aprile 2010
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"Bocciare tutti o regalare 6 politici"
Il dilemma del Keplero spiegato alla Gelmini
Lettera aperta del preside dell’istituto romano al ministro dell’Istruzione
Mancano i fondi per i corsi di recupero, a rischio la credibilità della scuola pubblica
I soldi per i corsi di recupero mancano e si aprono due possibilità per la fine di quest’anno scolastico: "bocciare tutti o regalare tantissimi sei politici". Questo l’allarme lanciato dal preside di un liceo scientifico statale romano, il Keplero, in una lettera aperta al ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini.
"La rigorosità di preparazione scolastica complessiva richiesta dalle nuove norme cozza fragorosamente con la drammatica realtà di scuole senza soldi e sostegno per sopravvivere - scrive il preside Antonio Panaccione -. A giugno prossimo saremo obbligati ad applicare, completamente disarmati, le nuove disposizioni del Governo in merito alla valutazione finale e all’ammissione delle classi quinte agli esami di Stato 2009-10. Ci troveremo, così, di fronte al tradizionale alto numero di alunni che non avranno raggiunto la sufficienza in ogni materia e i Consigli di Classe avranno allora solamente due possibilità, entrambe assurde: bocciare tutti o regalare tantissimi ’6 politici’, soluzioni che distruggerebbero la credibilità della scuola, portando così nuova linfa alle scuole private".
Il preside del liceo Keplero, lo stesso dove sono state installate, primo istituto a Roma, le macchinette per la distribuzione automatica dei condom, ha osservato anche che "per fare i corsi integrativi di recupero, tanto necessari per i più deboli e svantaggiati - aggiunge il preside -, ci vorrebbero almeno quei finanziamenti certi, tempestivi e mirati dello Stato previsti dal decreto ministeriale n. 80 del 3 ottobre 2007 (art. 10 sul capitolo 1287) già elargiti nel 2008 e 2009, ora invece eliminati o peggio girati alle scuole private".
* la Repubblica, 29 aprile 2010
Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del presidente della Repubblica
La normativa non tiene conto della recente sentenza del Tar del Lazio
Ecco le nuove regole di valutazione
i prof di religione daranno i crediti
Per l’ammissione alla maturità servirà la sufficienza in tutte le materie
All’esame di terza media sarà quasi impossibile ottenere il massimo dei voti
di SALVO INTRAVAIA (la Repubblica, 20.08.2009)
Giro di vite sull’ammissione alla maturità, superbravi alla media in via d’estinzione e docenti di religione che dopo lo stop del Tar Lazio ritornano in pista per l’attribuzione del credito scolastico. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del presidente della Repubblica numero 122, il Regolamento sulla Valutazione degli alunni è legge. Un provvedimento che conferma una serie di cambiamenti introdotti già quest’anno (come i voti numerici sin dalla scuola primaria e il voto di condotta) ma che contiene almeno tre importanti novità.
La prima, che susciterà certamente polemiche, è quella sui docenti di religione, recentemente estromessi dal Tar Lazio dal computo del credito. Il regolamento non tiene affatto conto della sentenza e siccome ha valore di legge a tutti gli effetti potrebbe "sanare" definitivamente la questione relativa ai crediti e rendere superfluo anche il ricorso al Consiglio di stato annunciato dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.
Se così fosse la frequenza della religione cattolica potrebbe garantire agli alunni che se ne sono avvalsi, alla stessa stregua di altre attività anche extrascolatiche, un punticino di credito in più. Il tutto, a partire dai prossimi esami di riparazione di settembre e a discrezione dei singoli collegi dei docenti. In questo modo, le insistenti pressioni dei vescovi sul ministero dell’Istruzione, con buona pace di coloro che hanno sostenuto a gran voce la laicità dello Stato e dell’istruzione pubblica, avrebbero ottenuto il risultato sperato. E l’impegno della Gelmini sarebbe stato mantenuto.
Altra novità che è destinata a fare discutere è la stretta, peraltro annunciata, sull’ammissione agli esami di stato della scuola secondaria superiore. Dal prossimo mese di giugno, per essere ammessi alla maturità occorrerà avere almeno 6 in ogni disciplina. Cosicché un buon voto in condotta o in educazione fisica non servirà a colmare lacune e brutti voti in altre materie. Già quest’anno, con l’introduzione soft della media del 6 per l’ammissione, il numero di "caduti" prima delle prove d’esame è cresciuto del 25 per cento. E l’ulteriore stretta rischia di decimare gli aspiranti agli esami.
Novità in vista anche per la scuola media. Dal prossimo anno scolastico, il voto finale degli esami di licenza scaturirà da un conteggio matematico: la media aritmetica dei voti conseguiti all’ammissione, nelle singole prove scritte (tre o quattro), nelle prove Invalsi (i due test di italiano e matematica) e nel colloquio. Tanto per avere un’idea, quest’anno i licenziati con dieci decimi sono stati quasi otto su 100. Ma dalla prossima tornata avere il massimo dei voti diventerà quasi impossibile, perché basta avere soltanto quattro 9 e per il resto tutti 10 per vedersi sfuggire il diploma con 10. E per i più bravi le commissioni avranno a disposizione anche la lode. (20 agosto 2009)
Sono oltre seicentomila gli studenti alle prese con gli esami nei prossimi giorni
Per le lezioni private giro di 3 miliardi. E resta l’incertezza sui "bonus" in religione
Rush finale per le riparazioni
spese enormi e rebus religione
di SALVO INTRAVAIA (la Repubblica, 20.08.2009)
Rush finale per gli oltre seicentomila studenti italiani alle prese con gli esami di riparazione. E, mentre il business delle lezioni private viaggia verso cifre astronomiche, sugli scrutini di settembre incombe la sentenza del Tar Lazio sui prof di Religione, che rischia di trasformare in un rebus i primi Consigli di classe dell’anno scolastico. Problema tutt’altro che marginale, perché i ragazzi di terza e quarta classe alle prese con gli esami di riparazione in totale sono poco meno di 285 mila, 52 mila dei quali (stando ai dati forniti dalla stessa Chiesa cattolica) non si avvale dell’insegnamento della Religione cattolica.
Intanto, quel 28,6 per cento di studenti incappati quest’anno nella "sospensione del giudizio", che dal 2008 equivale ad una vera e propria rimandatura a settembre, sono alle prese con la rifinitura della preparazione. Si tratta di quasi 613 mila ragazzi e ragazze dei primi quattro anni delle superiori chiamati tra fine agosto e i primi di settembre, e comunque prima dell’avvio delle lezioni, a dimostrare di avere colmato le lacune evidenziate a giugno. Soltanto dopo lo svolgimento dei compiti scritti e degli esami orali i consigli di classe si riuniranno nuovamente per sciogliere la riserva sulla promozione ed eventualmente assegnare il relativo credito scolastico ai ragazzi del terzo e quarto anno.
A questo punto si porrà il problema: chi ha frequentato le lezioni di Religione, visto che quasi tutte le fasce di punteggio variano di un punto, potrà aspirare a racimolarne uno in più? E come dovranno comportarsi i prof della materia interessata? La frequenza potrà valere qualche punticino in più di credito scolastico in vista della maturità, come ha recentemente sostenuto (e implicitamente suggerito ai prof di Religione) Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica del Vicariato di Roma? Oppure, in attesa che si pronunci il Consiglio di Stato, la sentenza del tribunale amministrativo della Capitale la escluderà dal computo delle attività che consentono allo studente di passare al punteggio superiore della fascia di oscillazione, individuata attraverso la media dei voti finali? Con tutta probabilità, se nel frattempo il ministero dell’Istruzione non chiarirà il da farsi, il provvedimento del Tar Lazio verrà applicato come è avvenuto in passato a macchia di leopardo.
Intanto i professori che impartiscono lezioni private fanno affari d’oro. Secondo una recente pubblicazione dell’Istat, le famiglie italiane spendono in media per "lezioni private" 133 euro l’anno. Un dato che moltiplicato per i 24 milioni di famiglie italiane determina un giro vorticoso di denari: più di 3 miliardi di euro. (20 agosto 2009)
La Stampa, 23/6/2009 (18:44)
Maturità, è boom di non ammessi
I dati dal ministero dell’Istruzione: niente esame per 29 mila studenti
ROMA. Sfiorano quota 29 mila i non ammessi alla prossima maturità. Secondo fonti ministeriali la percentuale dei ragazzi che non hanno ottenuto il via libera per sostenere l’esame di Stato che conclude il ciclo delle superiori è decisamente lievitato.
Alla sforbiciata hanno contribuito le nuove regole introdotte: quest’anno, infatti, per accedere al più importante appuntamento del percorso scolastico, i ragazzi hanno dovuto conseguire nello scrutinio finale almeno la media del sei, calcolata comprendendo anche il voto sul comportamento. E per chi ha avuto il 5 in condotta niente ammissione all’esame di Stato. L’anno scorso i non ammessi all’esame di maturità furono circa 22.000. Si registra, dunque, un aumento di 7.000 studenti - equivalente all’ incirca al 30 per cento - fermati dai propri insegnanti prima ancora di arrivare davanti ai temuti commissari d’esame.
Per oltre 500mila studenti invece la "Notte prima degli esami" è alle porte. Il 25 giugno, infatti, si partirà con la prima prova scritta, uguale per ogni istituto superiore. Su blog e siti dedicati agli studenti il tam tam sull’esame di Stato aumenta: sempre numerosissimi quelli che si affidano al Web per avere consigli su metodo di studio e look da adottare, per trovare conforto e per scovare qualche indiscrezione sulle possibili tracce. La prima prova resta identica agli scorsi anni: analisi di un testo letterario, saggio breve o articolo di giornale, tema storico e tema generale. E allora, puntuale come ogni anno, ecco arrivare il cliccatissimo totoesame; per l’analisi del testo c’è chi ipotizza Dante o Verga, tra gli argomenti di attualità i maturandi si aspettano una traccia sulla crisi economica mondiale oppure sull’elezione storica di Barack Obama, legata all’anniversario dei 60 anni della Dichiarazione dei Diritti umani, ma anche la guerra in Medioriente, la diffusione dei social network, l’eutanasia legata al caso Englaro o la condizione delle donne di oggi, con riferimenti ai vari episodi di violenza della cronaca italiana.
Ma i maturandi 2009 non scordano neanche le ricorrenze di quest’anno: ed ecco spuntare i 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, i 100 dal nobel per la fisica a Marconi e quelli dalla pubblicazione del Manifesto del Futurismo, sino ai 10 anni dalla nascita dell’euro. Ogni traccia ipotizzata diventa plausibile, ma c’è sempre chi sottolinea che il primo ad essere d’accordo con le ’scommessè degli studenti deve essere il ministero della Pubblica Istruzione. Subito dopo arrivano la seconda e la terza prova scritta, la cosiddetta prova di indirizzo, e il "quizzone", un questionario a carattere pluridisciplinare con massimo cinque materie dell’ultimo anno di studio e non meno di quattro. Sia la prima che la seconda prova sono preparate direttamente dal ministero dell’Istruzione, la terza dalle singole commissioni. Al termine delle prove scritte si passerà al colloquio orale, dove anche quest’anno si potrà presentare una tesina. Il voto finale resta espresso in 100esimi: rispetto agli scorsi anni il credito scolastico di base è di 25 punti e non di 20, invariati i punteggi per la prima, la seconda e la terza prova, tutte da un massimo di 15 punti ciascuna, e il colloquio orale darà 30 punti invece di 35. È possibile concedere la lode, a discrezione della commissione, per gli studenti che ottengano il massimo punteggio.
Nelle superiori il 72% degli studenti non ha tutte sufficienze Quasi 35mila ragazzi non hanno avuto la sufficienza per il comportamento
Scrutini, pioggia di 5 in condotta
e aumentano le insufficienze
Nelle iscrizioni alle elementari l’80% sceglie le 30 o 40 ore *
ROMA - Pioggia di 5 in condotta agli scrutini intermedi, mentre le lingue sorpassano la matematica nelle insufficienze dei ragazzi. Dai dati del ministero dell’Istruzione al termine degli scrutini del primo quadrimestre nella scuola secondaria di secondo grado risulta che il 72% degli studenti ha riportato almeno una insufficienza (lo scorso anno erano il 70,3%). Maggiori carenze si registrano negli Istituti professionali (con l’80% dei ragazzi che ha riportato insufficienze) e nelle regioni del Centro Sud. Sud che ha anche il record dei 5 in condotta.
Nell’elenco delle pagelle con insufficienze seguono gli istituti tecnici con il 78,1%, i licei artistici e gli istituti d’arte, gli ex istituti magistrali, i licei scientifici e i classici. Gli studenti "più bravi" sono stati i ragazzi del Liceo Linguistico, in cui il 40,1% è arrivato agli scrutini intermedi senza insufficienze. Le carenze si riscontrano in modo abbastanza uniforme tra le diverse zone del paese (Nord 70,1%, Centro 74,0%, Sud ed Isole 74,4%). Ma le insufficienze al sud crescono. Tra le discipline, le lingue straniere superano la matematica e diventano la materia che registra il maggior numero di insufficienze, con il 63,3% (il 62,2% lo scorso anno)
Per quanto riguarda i 5 in condotta, sono stati 34.311, dei quali 8.151 con la sola insufficienza in comportamento. I più indisciplinati agli istituti professionali, seguono i tecnici. Nella scuola media i ragazzi con almeno una insufficienza sono stati il 46%, ma a differenza delle scuole superiori le carenze si distribuiscono in modo abbastanza omogeneo tra le principali discipline
Iscrizioni alle scuole elementari. Il ministero ha diffuso anche un campione statisticamente significativo delle rischieste di iscrizione alle scuole elementari. Un sostanziale "bocciatura" del modello del maestro unico: sei famiglie su dieci hanno scelto l’orario scolastico delle 30 ore, mentre il 34% chiede la 40 ore. Analizzando le iscrizioni per l’anno scolastico 2009/2010 di un campione di circa 900 scuole rappresentative e distribuite tra tutto il territorio nazionale risulta dunque che il 3% abbia scelto le 24 ore, il 7% le 27 ore, il 56% le 30 ore, il 34% le 40.
Dati rispetto ai quali il ministro Gelmini precisa che tutti i modelli orari prevedono il maestro unico di riferimento e non solo quello a 24 ore come qualcuno sostiene in maniera imprecisa. Il maestro unico di riferimento sarà una figura indispensabile per la formazione del bambino così come accade in tutti i paesi europei".
* la Repubblica, 1 marzo 2009
La balla del cinque in condotta
di Fabio Luppino (l’Unità, 22.1.2909)
Non serviva alla scuola l’introduzione del cinque in condotta. Ma l’operazione diventa una grottesca balla mediatica del governo se si va a leggere il decreto ministeriale del 16 gennaio in cui si spiega agli insegnanti come essere, si fa per dire, severissimi. All’articolo 4 il documento impone al consiglio di classe continui accertamenti dopo una sospensione cumulata di almeno quindici giorni. Se il ragazzo avrà dimostrato apprezzabili e concreti cambiamenti tali da evidenziare un sufficiente livello di miglioramento nel suo percorso di crescita, considerato «il particolare rilievo che una valutazione di insufficienza del comportamento assume nella carriera scolastica» il cinque non si mette. Sulla base di questi criteri l’insufficienza in comportamento non ci sarà mai, così come l’automatica bocciatura.
Anzi, la misura è talmente garantista da arretrare anche rispetto alla pratica precedente, quando si era bocciati con il sette in condotta. Considerato che la misura esclude i bambini delle elementari e con difficoltà potrà essere applicata alle medie, dovrebbe servire per le superiori. Ma è articolata in modo tale da essere inservibile e passibile di valanghe di ricorsi delle famiglie.
Insomma, se il bullo è furbo dando formali segni di ravvedimento, ricordandosi di quando in quando di dare il buongiorno al professore e ripulire il banco dal mosaico di sfregi e adesivi avrà il meritato sei. Che gli alzerà la media dei cinque e quattro nelle altre materie creando imbarazzi al consiglio di classe nella valutazione finale.
La misura, quindi, oltre ad essere inutile è inapplicabile. Il problema del bullismo è serio e non può essere affidato a cornici da dare in pasto ai media desiderosi di un titolo ad effetto. Ma l’opinione pubblica se n’è accorta: il cinque in pagella sin qui l’ha preso la Gelmini, tra i ministri del governo il più impopolare nei sondaggi.
La Stampa, 20/1/2009
Primi scrutini di fine periodo, fioccano i votacci in condotta
Studenti alle prese con la valutazione sul "comportamento".
In un istituto di Como i docenti sbagliano l’assegnazione dei voti, in un liceo di Padova il 10% degli alunni si trova il 6.
Insorgono le associazioni: «Un abuso, così si modificano le medie in modo del tutto discrezionale. Non ce n’è bisogno»
TORINO Il voto in condotta è da sempre un cruccio per gli studenti italiani ma, dopo l’introduzione della riforma sul sistema scolastico, è diventanto un vero incubo. A partire da quest’anno infatti la votazione concorrerà a stabilire la media finale e, nel caso in cui dovesse scendere fino a 5, portebbere alla bocciatura. Gli scrutini appena conclusi sono stati il primo test per studenti e professori che ora valutano gli effetti del loro operato. Trattandosi di una formula nuova non sono mancati errori, lamentele e proteste.
Como, errori nell’assegnazione dei voti Seguendo le linee ispiratrici del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini all’istituto professionale Magistri Cumacini di Como negli scrutini di fine quadrimestre sono stati assegnati una decina di 5 in condotta. Salvo scoprire, a scrutini ultimati, che i parametri presi in esame non erano più in linea con l’ultima versione della normativa, datata 16 gennaio e notificata ai presidi il giorno successivo. Così, una decina di studenti dell’istituto comasco si troveranno in pagella l’insufficienza in comportamento. Ora non vi saranno conseguenze pratiche, dal momento che - salvo ricorsi formali di qualche genitore - gli scrutini non saranno rifatti e la situazione degli insufficienti sarà rimediata negli scrutini finali.
Resta comunque una situazione di confusione: «La nostra intenzione era quella di dare le insufficienze quale segnale a ragazzi che sono stati sospesi e che non hanno dato segni di pentimento» ha spiegato il vicepreside Saverio Fresca. Sospensioni di 3 e 5 giorni, però, mentre il nuovo limite fissato dalla Gelmini per il 5 in condotta è di almeno 15 giorni di sospensione. «Lo abbiamo spiegato alle famiglie interessate con una lettera. Ora siamo rimasti spiazzati, ma riteniamo comunque che un cinque in condotta possa essere un’arma efficace per combattere il bullismo».
Padova, il 10% degli studenti ha 6 in condotta In cento a scuola con sei in condotta. Il liceo scientifico Einstein di Piove di Sacco (Padova) è forse l’istituto con il peggior rendimento del 2009: il 10% degli studenti (100 su circa un migliaio) ha infatti un comportamento giudicato dagli insegnanti non congruo. E che dire a quel ragazzo che si è visto infliggere addirittura un cinque? A portare a questo voto, spauracchio degli studenti fino a qualche anno fa oggi reintrodotto dal ministro della Pubblica istruzione Maria Grazia Gelmini, comportamenti scorretti, ritardi ingiustificati e scarso rendimento in altre materie.
Sulla vicenda prendono posizione anche i ragazzi della Rete degli studenti del Veneto, chiedendo l’annullamento del sei, un «vero e proprio abuso». Per Luca Trescato, rappresentante della Rete, «la legge è stata calpestata». «Ci chiediamo - aggiunge - perchè l’alta competenza e formazione di docenti e preside non abbia bloccato un provvedimento illegale come questo. Eppure sanno che la legge sul voto in condotta non poteva essere applicata fino all’emanazione della circolare attuativa, che è avvenuta solo venerdì scorso». Inoltre, «il rendimento scolastico e il comportamento sono due campi diversi e come tali vanno trattati».
La rabbia degli studenti: "Come se non bastassero i favoritismi..." Non sembrano soddisfatti gli studenti per il ritorno del voto di condotta: secondo Luca De Zolt , portavoce della Rete degli studenti, malgrado le modifiche adottate dal ministero, che hanno ammorbiditO il provvedimenti, il decreto ministeriale mette nelle mani dei docenti la possibilità di «utilizzare il voto in condotta per far variare le medie scolastiche in maniera del tutto discrezionale». «Come se non fossimo già abbastanza soffocati dai favoritismi - continua il rappresentante dell’associazione studentesca - la Gelmini concede ai docenti di usare la scala da 6 a 10 per il voto in condotta, che può portare all’insù o all’ingiù le medie a prescindere dai risultati scolastici».
Messaggio al Presidente della Repubblica: NON FIRMI IL DECRETO GELMINI!
Scriviamo tutti insieme al Presidente della Repubblica
Scriviamo al Presidente della Repubblica chiedendo di non firmare il decreto Gelmini; sul sito del Quirinale stanno arrivando migliaia di questi messaggi!
https://servizi.quirinale.it/webmail/
IO L’HO FATTO!
ECCO IL TESTO:
Esimio Presidente della Repubblica, come docente/genitore e soprattutto cittadino italiano le chiedo di fermare lo smantellamento della scuola pubblica ad opera del Decreto Legge 137.
In fede
Firma
La mappa della protesta
Università, cortei e occupazioni
Scuola, migliaia di email al Quirinale: non firmi il decreto. Napolitano: decide l’Aula
MILANO - Alle 11, davanti all’università Statale di Milano, gli studenti «contestatori» sono un centinaio. Raggiungono i piani alti dell’ateneo. Per un’ora occupano l’ufficio del rettore, Enrico Decleva. Gli chiedono (senza riuscirci) di firmare contro «la scure della coppia Tremonti-Gelmini», pena lo stop alle lezioni. Anche Roma protesta: «Blocco dell’anno accademico», annunciano i collettivi della Sapienza occupando la presidenza di Scienze. E così fanno Torino, Napoli, Palermo. No ai tagli all’università. Ma anche il mondo della scuola torna (di nuovo) a farsi sentire. Con una valanga di email che da qualche giorno sta intasando il sito del presidente della Repubblica: «No al maestro unico». Una giornata per contestare il crollo dei finanziamenti destinati ad atenei e accademie, la riduzione delle borse di studio, la «precarizzazione» del corpo docente. No alla legge 133/2008. Lo gridano gli studenti, lo ripetono ricercatori, dottorandi, assegnisti, professori. Di tutta Italia.
Tanto da azzardare un paragone: il 2008 come il ’68? Presto per dirlo. Ma le premesse, giurano in molti, ci sono tutte. Le proteste: blocco della didattica a Firenze e Napoli, stop alle cerimonie di apertura dell’anno accademico a Torino, volantinaggi con conseguenti ingorghi del traffico a Parma, consigli straordinari a Pisa, lezioni all’aperto a Palermo, raccolte di firme a Roma. A Cagliari i docenti hanno consegnato le rinunce agli incarichi di presidenza, mentre negli atenei calabresi è stato proclamato lo stato di agitazione. I
l mondo dell’istruzione mobilitato: un tam-tam che passa per le aule, tocca le famiglie, scova professori, raggiunge riunioni di Senato Accademico (oggi a Milano è previsto l’«assalto» da parte dei ragazzi e dei ricercatori). E arriva fino al Quirinale. Via internet. Il ritmo è di una email ogni due-tre minuti (c’è quella inviata dalla scrittrice Dacia Maraini). Il testo: «Presidente Napolitano non firmare la legge Gelmini sul maestro unico». Un appello senza precedenti: migliaia di sms che da qualche giorno rimbalzano sui telefonini di tutto il Paese. Istruzioni: «Vai sul sito www.quirinale.it e scrivi al presidente della Repubblica di non firmare il decreto Gelmini».
Qualcuno altro si è spinto oltre: «Se raggiungeremo quota ventimila mail, il capo dello Stato dovrà tenere conto del nostro appello». Ipotesi remota. Anzi, Napolitano è stato costretto a ricordare, pubblicamente, i suoi compiti. «La riforma della scuola è ancora all’esame del Parlamento. Inoltre, secondo la Costituzione, è proprio del Parlamento la responsabilità delle scelte politiche». E dunque: «Il presidente ha, in ogni caso, l’obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo».
Altra protesta virtuale, altrettanto veloce e numerosa: su Facebook sono più di undicimila gli italiani che hanno aderito all’iniziativa di sostegno all’istruzione pubblica contro la legge 133. Le motivazioni: «Questo governo vuole ridurre i fondi alle università di 500 milioni di euro nei prossimi tre anni, limitare il turnover al 20 per cento dei pensionamenti provocando un’inevitabile fuga di cervelli».
Elementari, medie, accademie. La rivolta cresce. Dagli Stati Generali degli atenei agli scioperi di venerdì 17 e di giovedì 30. Perfino Alessandro Mazzucco, rettore a Verona, osserva: «Se le cose continueranno a seguire questa direzione, nel 2010 tutte e 66 le università statali italiane saranno in emergenza».
Alessandra Arachi
Annachiara Sacchi
* Corriere della Sera, 14 ottobre 2008
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950
Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Pubblicato nella rivista Scuola Democratica, 20 marzo 1950
Ansa» 2008-10-20 15:37
SCUOLA: RIPARTE PROTESTA CONTRO DL GELMINI
ROMA "Il 23 ottobre occuperemo le entrate delle nostre scuole per sbarrare la strada alla riforma e ai tagli con tutta la nostra creatività e voglia di cambiamento". E’ quanto annuncia la Rete degli Studenti, spiegando che sono in programma assemblee e sit-in che si svolgeranno davanti alle scuole a Torino, Verona, Vicenza, Treviso, Padova, Venezia, Siracusa, Bergamo, Cuneo, Prato, Massa, Pisa, Teramo, Frosinone, Roma, Catania, Savona, Reggio Emilia. "Teniamo fuori la Gelmini dalle nostre scuole, perché le scuole sono nostre e vogliamo essere noi a cambiarle. In questi giorni tante scuole e università sono in agitazione per opporsi al progetto di demolizione dell’istruzione pubblica del governo. Rispondiamo alla violenza della maggioranza parlamentare e della Gelmini tenendo vive le nostre scuole, in particolare nei giorni in cui il decreto 137 verrà approvato al Senato", conclude la Rete.
SIT IN A MILANO, BRUCIATA COPIA DL GELMINI
MILANO - Una copia del dl di riforma della scuola voluta dal ministro all’Istruzione, Maria Stella Gelmini, é stata bruciata davanti Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, dove oggi oltre 200 studenti delle superiori del capoluogo lombardo hanno dato vita a un sit-in organizzato in risposta alle dichiarazioni dello stesso ministro e del vicesindaco di Milano Riccardo De Corato nelle ore successive al corteo di venerdì scorso. Arrivati poco dopo le 9,30, gli studenti hanno esposto alcuni striscioni sulle transenne di fronte al Palazzo Marino e, accompagnati dalla musica di un Dj set improvvisato, hanno bruciato una copia del decreto Gelmini contestato. "E’ una risposta spontanea alle dichiarazioni del ministro che ci accusa di non essere informati - spiega Gianmarco del coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano e provincia -. Ma il dl parla da solo. E’ una risposta anche a De Corato che ha affermato che é inamissibile bloccare la città ogni settimana. Noi se vogliamo possiamo scendere in strada ogni giorno. Ne abbiamo solo da guadagnare perché la scuola pubblica è ormai allo sbando". Molti gli striscioni contro la riforma. "Omero chiuso per lutto si ribella al ministro della pubblica (d) istruzione", recitava uno striscione appeso dagli alunni del liceo Classico Omero di Bruzzano, nel milanese, arrivati numerosi.
LIVORNO: 8 MILA STUDENTI IN PIAZZA CONTRO LA GELMINI
LIVORNO - Almeno 8 mila studenti hanno partecipato stamani a una manifestazione che ha attraversato le vie del centro per protestare contro la riforma Gelmini. Il corteo si è svolto senza incidenti e vi hanno preso parte ragazzi delle scuole superiori provenienti da tutta la provincia che hanno scandito slogan a difesa della scuola pubblica e contro il ministro dell’Istruzione. Gli studenti hanno poi raggiunto la Fortezza Nuova dove si sono riuniti in assemblea.
A NAPOLI ASSEMBLEA LICEALI IN PIAZZA CONTRO RIFORMA
NAPOLI - Protesta degli studenti, a Napoli, contro la riforma Gelmini. Gli alunni del liceo classico Genovesi, dopo aver tentato un’occupazione dell’istituto, hanno indetto, in piazza del Gesù, un’assemblea pubblica. "Sarà un incontro a cui prenderanno parte studenti e docenti - spiegano i liceali napoletani - un’assemblea come quelle che si stanno organizzando a Roma per dire il nostro no alla riforma. Il nostro slogan? Studenti contro la Gelmini". Oggi, sempre a Napoli, gli studenti universitari terranno un’assemblea nella sede della facoltà di Sociologia della Federico II.
UNIVERSITA’: GIORNATA DI MOBILITAZIONE DA NORD A SUD
ROMA . Giornata di mobilitazioni negli atenei di molte regioni, in agitazione per esprimere la contrarietà rispetto alla legge 133 che "mira a stravolgere il sistema universitario e il suo carattere pubblico". E’ quanto afferma l’Unione degli studenti universitari, spiegando che iniziative sono in corso, o previste per le prossime ore, a Palermo, Pavia, Ancona e Ferrara. A Palermo, tra l’altro, è in programma un’Assemblea d’ateneo che lancerà le assemblee di tutte le 12 Facoltà prevista per il giorno dopo che si chiuderanno in un corteo. Anche a Pavia ci sarà un’assemblea con la partecipazione di dottorandi, ricercatori, docenti, organizzata dal Coordinamento per il diritto allo studio-Udu Pavia in collaborazione con varie realtà studentesche territoriali, in contemporanea con il Senato Accademico dove i rappresentanti dell’Udu-Pavia presenteranno un Odg contro la 133/08. A Ferrara l’inaugurazione dell’anno accademico sarà anticipata da una Contro-inaugurazione organizzata. Stasera è prevista una fiaccolata organizzata dalla Rua-Udu Ferrara con Cgil, Cisl e Uil. Nel primo pomeriggio ad Ancona si terrà una Assemblea di ateneo molto attesa nella Facoltà di Medicina organizzata dal Gulliver-Udu Ancona. L’Unione degli Universitari, nel percorso di mobilitazione condiviso con varie associazioni studentesche locali, continua le contestazioni negli Atenei per opporsi allo smantellamento dell’Università. Gli studenti che partecipano alle mobilitazioni indosseranno "un nastro rosso contro la privatizzazione" per esprimere anche simbolicamente la contrarietà all’intenzione governativa di privatizzare gli Atenei.
STUDENTI DI FORZA NUOVA CONTRO LA GELMINI
Gli studenti medi, superiori ed universitari legati al movimento politico Forza Nuova annunciano la "loro partecipazione agli scioperi ed alle proteste studentesche in corso in questi giorni". "La contestazione - è detto in una nota - non è monopolio di sinistra, e a contestare la Gelmini ci sono anche le sigle Lotta Studentesca e Destra Universitaria, appartenenti a Forza Nuova. Auspichiamo che la mobilitazione anti-Gelmini veda tutte le forze in campo, politiche, sindacali, organizzazioni di base, mature nel gestire i contenuti della manifestazione con una certa severità. Mai come oggi una battaglia di questo tipo ha bisogno di un’unità che sacrifichi anche le diverse appartenenze e riesca a sintetizzare in un unico ’edificio’ i vari mattoni che lo compongono. Da parte nostra non c’é nessuna preclusione. Siamo disposti a dibattere anche con nostri avversari storici", conclude la nota.
AZIONE STUDENTESCA, CONTRO GELMINI UNA MINORANZA
"Contro la Gelmini una minoranza organizzata, gli studenti liberi sono contro la casta dei professori". E’ quanto afferma Azione Studentesca, annunciato che la raccolta di firme "Basta prof incompetenti, più potere agli studenti", nelle ultime due settimane ha raccolto firme in 40 scuole di Roma, raccogliendo ben 8.000 firme. "Il numero di firme raccolte dimostra come in realtà gli studenti che scendono in piazza contro la Gelmini siano una minoranza organizzata, figlia di una certa logica di sindacato - dichiara Andrea Moi di Azione Studentesca - gli studenti liberi sanno che il problema sono i professori. Sanno, anche a differenza dei professori del Liceo Russel, che insultano e provocano i nostri ragazzi mentre volantino, che questa è una campagna provocatoria che ha l’intento di spostare l’attenzione dai non problemi sollevati da altri ai reali problemi della scuola italiana. E forti del consenso della maggioranza degli studenti, non ci fermeremo, anzi nelle prossime settimane ne faremo delle belle".
Ansa» 2008-10-20 15:37
SCUOLA: RIPARTE PROTESTA CONTRO DL GELMINI
ROMA "Il 23 ottobre occuperemo le entrate delle nostre scuole per sbarrare la strada alla riforma e ai tagli con tutta la nostra creatività e voglia di cambiamento". E’ quanto annuncia la Rete degli Studenti, spiegando che sono in programma assemblee e sit-in che si svolgeranno davanti alle scuole a Torino, Verona, Vicenza, Treviso, Padova, Venezia, Siracusa, Bergamo, Cuneo, Prato, Massa, Pisa, Teramo, Frosinone, Roma, Catania, Savona, Reggio Emilia. "Teniamo fuori la Gelmini dalle nostre scuole, perché le scuole sono nostre e vogliamo essere noi a cambiarle. In questi giorni tante scuole e università sono in agitazione per opporsi al progetto di demolizione dell’istruzione pubblica del governo. Rispondiamo alla violenza della maggioranza parlamentare e della Gelmini tenendo vive le nostre scuole, in particolare nei giorni in cui il decreto 137 verrà approvato al Senato", conclude la Rete.
SIT IN A MILANO, BRUCIATA COPIA DL GELMINI
MILANO - Una copia del dl di riforma della scuola voluta dal ministro all’Istruzione, Maria Stella Gelmini, é stata bruciata davanti Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, dove oggi oltre 200 studenti delle superiori del capoluogo lombardo hanno dato vita a un sit-in organizzato in risposta alle dichiarazioni dello stesso ministro e del vicesindaco di Milano Riccardo De Corato nelle ore successive al corteo di venerdì scorso. Arrivati poco dopo le 9,30, gli studenti hanno esposto alcuni striscioni sulle transenne di fronte al Palazzo Marino e, accompagnati dalla musica di un Dj set improvvisato, hanno bruciato una copia del decreto Gelmini contestato. "E’ una risposta spontanea alle dichiarazioni del ministro che ci accusa di non essere informati - spiega Gianmarco del coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano e provincia -. Ma il dl parla da solo. E’ una risposta anche a De Corato che ha affermato che é inamissibile bloccare la città ogni settimana. Noi se vogliamo possiamo scendere in strada ogni giorno. Ne abbiamo solo da guadagnare perché la scuola pubblica è ormai allo sbando". Molti gli striscioni contro la riforma. "Omero chiuso per lutto si ribella al ministro della pubblica (d) istruzione", recitava uno striscione appeso dagli alunni del liceo Classico Omero di Bruzzano, nel milanese, arrivati numerosi.
LIVORNO: 8 MILA STUDENTI IN PIAZZA CONTRO LA GELMINI
LIVORNO - Almeno 8 mila studenti hanno partecipato stamani a una manifestazione che ha attraversato le vie del centro per protestare contro la riforma Gelmini. Il corteo si è svolto senza incidenti e vi hanno preso parte ragazzi delle scuole superiori provenienti da tutta la provincia che hanno scandito slogan a difesa della scuola pubblica e contro il ministro dell’Istruzione. Gli studenti hanno poi raggiunto la Fortezza Nuova dove si sono riuniti in assemblea.
A NAPOLI ASSEMBLEA LICEALI IN PIAZZA CONTRO RIFORMA
NAPOLI - Protesta degli studenti, a Napoli, contro la riforma Gelmini. Gli alunni del liceo classico Genovesi, dopo aver tentato un’occupazione dell’istituto, hanno indetto, in piazza del Gesù, un’assemblea pubblica. "Sarà un incontro a cui prenderanno parte studenti e docenti - spiegano i liceali napoletani - un’assemblea come quelle che si stanno organizzando a Roma per dire il nostro no alla riforma. Il nostro slogan? Studenti contro la Gelmini". Oggi, sempre a Napoli, gli studenti universitari terranno un’assemblea nella sede della facoltà di Sociologia della Federico II.
UNIVERSITA’: GIORNATA DI MOBILITAZIONE DA NORD A SUD
ROMA . Giornata di mobilitazioni negli atenei di molte regioni, in agitazione per esprimere la contrarietà rispetto alla legge 133 che "mira a stravolgere il sistema universitario e il suo carattere pubblico". E’ quanto afferma l’Unione degli studenti universitari, spiegando che iniziative sono in corso, o previste per le prossime ore, a Palermo, Pavia, Ancona e Ferrara. A Palermo, tra l’altro, è in programma un’Assemblea d’ateneo che lancerà le assemblee di tutte le 12 Facoltà prevista per il giorno dopo che si chiuderanno in un corteo. Anche a Pavia ci sarà un’assemblea con la partecipazione di dottorandi, ricercatori, docenti, organizzata dal Coordinamento per il diritto allo studio-Udu Pavia in collaborazione con varie realtà studentesche territoriali, in contemporanea con il Senato Accademico dove i rappresentanti dell’Udu-Pavia presenteranno un Odg contro la 133/08. A Ferrara l’inaugurazione dell’anno accademico sarà anticipata da una Contro-inaugurazione organizzata. Stasera è prevista una fiaccolata organizzata dalla Rua-Udu Ferrara con Cgil, Cisl e Uil. Nel primo pomeriggio ad Ancona si terrà una Assemblea di ateneo molto attesa nella Facoltà di Medicina organizzata dal Gulliver-Udu Ancona. L’Unione degli Universitari, nel percorso di mobilitazione condiviso con varie associazioni studentesche locali, continua le contestazioni negli Atenei per opporsi allo smantellamento dell’Università. Gli studenti che partecipano alle mobilitazioni indosseranno "un nastro rosso contro la privatizzazione" per esprimere anche simbolicamente la contrarietà all’intenzione governativa di privatizzare gli Atenei.
STUDENTI DI FORZA NUOVA CONTRO LA GELMINI
Gli studenti medi, superiori ed universitari legati al movimento politico Forza Nuova annunciano la "loro partecipazione agli scioperi ed alle proteste studentesche in corso in questi giorni". "La contestazione - è detto in una nota - non è monopolio di sinistra, e a contestare la Gelmini ci sono anche le sigle Lotta Studentesca e Destra Universitaria, appartenenti a Forza Nuova. Auspichiamo che la mobilitazione anti-Gelmini veda tutte le forze in campo, politiche, sindacali, organizzazioni di base, mature nel gestire i contenuti della manifestazione con una certa severità. Mai come oggi una battaglia di questo tipo ha bisogno di un’unità che sacrifichi anche le diverse appartenenze e riesca a sintetizzare in un unico ’edificio’ i vari mattoni che lo compongono. Da parte nostra non c’é nessuna preclusione. Siamo disposti a dibattere anche con nostri avversari storici", conclude la nota.
AZIONE STUDENTESCA, CONTRO GELMINI UNA MINORANZA
"Contro la Gelmini una minoranza organizzata, gli studenti liberi sono contro la casta dei professori". E’ quanto afferma Azione Studentesca, annunciato che la raccolta di firme "Basta prof incompetenti, più potere agli studenti", nelle ultime due settimane ha raccolto firme in 40 scuole di Roma, raccogliendo ben 8.000 firme. "Il numero di firme raccolte dimostra come in realtà gli studenti che scendono in piazza contro la Gelmini siano una minoranza organizzata, figlia di una certa logica di sindacato - dichiara Andrea Moi di Azione Studentesca - gli studenti liberi sanno che il problema sono i professori. Sanno, anche a differenza dei professori del Liceo Russel, che insultano e provocano i nostri ragazzi mentre volantino, che questa è una campagna provocatoria che ha l’intento di spostare l’attenzione dai non problemi sollevati da altri ai reali problemi della scuola italiana. E forti del consenso della maggioranza degli studenti, non ci fermeremo, anzi nelle prossime settimane ne faremo delle belle".
"Polizia contro le occupazioni"
Scuola, linea dura di Berlusconi. Gli studenti: non ci fermerà
di Carmelo Lopapa (la Repubblica 23.10.2008)
ROMA - Manda un avviso ai «naviganti». Che poi sarebbero studenti, famiglie, insegnanti e anche ai mezzi di informazione. «L’ordine deve essere garantito, lo Stato deve fare lo Stato». Le proteste e le occupazioni di questi giorni contro il decreto Gelmini e la riforma della scuola, frutto della strumentalizzazione «della sinistra e dei centri sociali», devono cessare. E il provvedimento del governo non sarà ritirato, tutt’altro. Silvio Berlusconi prova a liberarsi dall’assedio della piazza, dei coertei, delle assemblee e delle lezioni per strada. E trasforma la contestazione del mondo della scuola in un problema di ordine pubblico.
Poche ore prima di imbarcarsi sul volo che lo porterà per alcuni giorni in Cina, convoca il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Con lui vorrebbe concordare le modalità di utilizzo delle forze di polizia per sgomberare scuole e atenei, girargli «istruzioni dettagliate su come intervenire». Poi, nel faccia a faccia pomeridiano col capo del Viminale per un’ora a Palazzo Grazioli, le cose andranno diversamente. Nessun piano di sgomberi, per ora. Sta di fatto che l’annuncio - fatto in conferenza stampa al fianco della ministra nel mirino Mariastella Gelmini - ha l’effetto di una carica di dinamite. Cortei e proteste anche non autorizzate da Roma a Milano. Altre occupazioni annunciate per oggi in mezza Italia. L’opposizione che si mobilita e accusa il premier di agire da «provocatore», di «soffiare sul fuoco», di meditare una «strategia della tensione». Il clima politico si surriscalda al punto da indurre il Quirinale a intervenire e lo stesso fa il presidente dei vescovi Angelo Bagnasco: «I problemi complessi non si risolvono con soluzioni semplici, servono moderazione ed equilibrio».
All’incontro con la stampa organizzato nel giro di poche ore per porre un argine al dilagare della protesta, Berlusconi si presenta con un minidossier di undici pagine sulla scuola e «tutte le bugie della sinistra». Lui, ex «studente modello e diligentissimo» che certo non avrebbe «mai occupato» una scuola, giudica semplicemente «falsi i messaggi dei leader della sinistra che sgambettano in tv» e che starebbe dietro la protesta coi centri sociali. E siccome «la realtà di questi giorni è ben altra di quella raccontata dai mezzi di informazione, ma è fatta di aule piene di ragazzi che intendono studiare», ecco la stretta, la svolta rigorista. «Non consentirò l’occupazione di università e di scuole, perché non è dimostrazione di libertà e democrazia, ma pura violenza nei confronti degli altri studenti, delle famiglie e nei confronti dello Stato». E preannuncia l’incontro che di lì a qualche ora avrebbe avuto a Palazzo Grazioli col ministro dell’Interno Maroni: «Gli darò istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell’ordine». Polizia in azione, dunque, anche se dall’altra parte della barricata dovessero esserci, come ci sono, gli insegnanti. Linea dura anche sul decreto: «Sulla riforma della scuola andremo avanti», avverte in risposta a Veltroni che lo aveva invitato a ritirarlo. «Non retrocederò di un centimetro, avete 4 anni e mezzo per farci il callo». Alla Gelmini rimprovera sorridendo di aver sbagliato a parlare di maestro unico, «meglio dire prevalente», poi elenca una per una le «bugie» di sinistra e occupanti e pregi della riforma. Che intanto procede a gonfie vele in Parlamento. Respinte ieri al Senato dalla maggioranza le otto pregiudiziali costituzionali sollevate dalle opposizioni, la riforma viaggia verso il voto finale previsto per mercoledì prossimo.
L’ultima parola del premier è per la manifestazione del Pd del 25 ottobre. «È una possibilità della democrazia ed anche noi ne usufruimmo - riconosce a distanza al Veltroni che più volte glielo ha ricordato in questi giorni - Ma noi manifestammo contro la pressione fiscale del governo Prodi. La loro è solo contro il governo e non ha proposte».
A La Sapienza la risposta degli studenti. E da Roma a Torino i rettori dicono: no ad azioni di forza
di Federica Fantozzi (l’Unità, 23.10.2008)
UNA STUDENTESSA del primo anno, schiacciata tra la folla, libera la mano intrecciata a quella dell’amica per non perdersi, e risponde al cellulare: «Era mio padre. Ha paura che ci picchino». Sui gradini dell’aula magna de La Sapienza, molte matricole con la faccia da liceali, lontane dai megafoni e certe che si tratti di «un fermento spontaneo e apolitico». Anche i ragazzi dei collettivi - Dario, Francesco, Aliosha - fiutano la trappola: «Nessuno volantini per partiti e sindacati - gridano - Questo movimento rifiuta le bandiere. Chi è venuto a mettere il cappello se ne vada».
Eppure l’avvertimento del premier sigilla insieme le anime dell’occupazione, e la giornata cambia segno. Addio workshop e riunioni: scatta l’assemblea congiunta di tutte le facoltà. Non solo Lettere, Scienze Politiche, Fisica e Chimica, quelle occupate. I ragazzi, all’aperto, ascoltano e chiacchierano di altro. Valentina frequenta Psicologia, ha le treccine e la spilla arcobaleno: «Il governo risponde con militarizzazione e sgombero. Non lo accetteremo». «Non diciamo solo no - spiega una rossa con lentiggini e occhi acquamarina, secondo anno di Lettere - Faremo proposte». Per esempio? «Più ricerca, basta con i cervelli che all’estero fanno carriera. Più elasticità nei piani di studio. No ai manuali dei titolari di cattedra: non vogliamo venerare un prof, vogliamo imparare». Mai manifestato prima? «Al liceo, contro la guerra in Iraq». Antipolitici? «Fino a un certo punto» ammette un’altra.
Il primo punto dell’assemblea è Berlusconi, con Sacconi anti-scioperi e Brunetta anti-fannulloni. La richiesta è che il rettore Guarini neghi l’ingresso alle forze dell’ordine. Lui li accontenterà: «Rispettare la libertà di espressione e l’autonomia dell’università. Qui non si è mai ricorso ad azioni di forza e non lo faremo mai». Anche da Padova e Torino arriva lo stop dei rettori alle «prove muscolari del governo».
Francesco, aria da bravo ragazzo: «È un governo illegittimo e criminale. Non abbiamo paura». Giorgio rivela con orgoglio che a Fisica hanno fatto trovare i dipartimenti «serrati con la catena» perché «occupare significa bloccare laboratori, uffici, tutto». Aiuole piene di zaini, caschi, bottigliette d’acqua. Una ragazza beve da un biberon decorato. Perché occupate? Gli stessi motivi corrono di bocca in bocca: le tasse universitarie più alte, i tagli devastanti, le università in mano alle imprese private. Come lo avete saputo? Soprattutto dai Tg e grazie al passaparola. Ora le cose vanno bene? «No, ma così andranno peggio».
Al microfono «un papà delle elementari» sommerso di applausi: «Anche noi abbiamo occupato, dormito sui tappetini per una settimana, non abbiamo retto di più con i bimbi. Ogni notte pensavamo: speriamo che parta l’università. Tolgono il futuro ai nostri figli, ai vostri fratellini». Giorgio di Ingegneria è accolto da fischi di sorpresa: «Non partecipano mai». Il più lucido è Matteo Pacini di Studi Orientali: «Vogliono che reagiamo per screditarci davanti all’opinione pubblica. Dobbiamo essere determinati e intelligenti». Propone di portare la protesta al Festival del Cinema, alla Farnesina, davanti al Senato. Si impappina: «Non intendo ma... Mi spiace dirlo... Non possiamo essere faziosi».
Raggiante Dario da Psicologia: «La mia facoltà immobile da anni si è scossa». Entusiasmo per l’annuncio che Economia ha disturbando l’inaugurazione dell’anno accademico. Emiliano partecipa da lavoratore: «Lo studio è l’unica forma di liberazione della mente». Cori di «La Sapienza/Non ha più pazienza» e «Gente come noi/Non molla mai». Un isolato petardo al grido di «noi bruciamo tutto». Dario è uno dei leader: «Preoccupati? Indignati. Parole così non si sentivano dagli anni ‘60 e qualificano l’atteggiamento del governo».
Il rettore: niente agenti alla Sapienza
Occupazioni e cortei in tutta Italia. Lo slogan dei romani: io non ho paura
Traffico bloccato da sit-in improvvisati a Roma, Trieste e Milano.
Occupazioni a Torino e all’Orientale di Napoli
di Alessandro Capponi (Corriere della Sera, 23.10.2008)
ROMA - «Bloccare tutto, le università e le scuole, e anche le stazioni, e le città, e ovunque, davanti ad ogni portone d’ingresso delle facoltà, dobbiamo affiggere la scritta "Io non ho paura"». L’applauso, per lo studente di Fisica Giorgio Sestili, che parla alla Sapienza, ecco, l’applauso: dura minuti. «Io non ho paura», lo slogan nasce così. E in serata ecco la presa di posizione del rettore: Renato Guarini dice, semplicemente, che non autorizzerà l’ingresso della polizia perché «La Sapienza, anche nei momenti più drammatici e di maggiore tensione, non ha mai fatto ricorso ad azioni di forza».
Ma ciò che accade a Roma - nelle tre università romane - non è che un aspetto della protesta studentesca: in tutta Italia, da ieri, da quando Berlusconi ha promesso l’arrivo della polizia per sgomberare gli atenei, occupazioni e cortei si moltiplicano. Traffico bloccato da sit in improvvisati: nella Capitale, a Trieste, a Milano. A Napoli l’«Orientale è occupata », come spiega lo striscione all’ingresso. Le assemblee e i cortei non si contano. Milano, Torino, Firenze, Cagliari, Bari, Palermo, Napoli, Catania: ovunque, gli studenti si organizzano, fanno lezione all’aperto, sfilano. A Genova oggi ci sarà il funerale dell’università. Contro la legge 133, certo, ma anche per «resistere » alle «minacce del premier ». I rettori, come quello della Sapienza e quello dell’Aquila, dicono chiaramente una cosa: no alla polizia nell’università. Il 14 novembre, a Roma, manifestazione nazionale con studenti «universitari, medi e - spiega un altro dei leader della protesta, Francesco Raparelli - dell’intero mondo della formazione».
L’appello è per gli studenti di tutta Italia: «Occupate tutto». «Protestiamo in modo intelligente, come ha detto Napolitano - dice Sestili - facciamo cortei da giorni e non è successo nulla. È un movimento trasversale, qui parlano ragazzi di destra e di centro. Questa è la dismissione dell’università, ed è grave per tutti». Cartelli intorno a lui: «Blocchiamo le ferrovie», «né sapientini né manichini». Francesco, di Scienze politiche, dice che «questo governo è criminale ». A Milano cinquecento studenti fanno lezione in piazza Duomo e poi bloccano il traffico, un corteo a Trieste, un altro a Roma, uno a Bari. Il rettore della Sapienza, Renato Guarini, risponde così alle parole di Berlusconi: «Le criticità devono essere affrontate con un dialogo costruttivo, concordo con quanto detto da Napolitano.
Nella tradizione delle università europee l’ingresso delle forze dell’ordine viene autorizzato dai rettori». Lui, come detto, non ha intenzione di farlo. Per il Magnifico dell’Aquila, Ferdinando Di Iorio, le dichiarazioni del premier «sono gravissime. Non si rende conto su quale terreno si muove». La polizia dentro le università? «Qui non accadrà mai». A Firenze, in piazza della Signoria, lezione dell’astrofisica Margherita Hack che dedica poche parole al proposito di Berlusconi: «È una vergogna».
di Ezio Mauro (la Repubblica 23.10.2008)
Davanti a una protesta per la riforma della scuola che si allarga in tutt’Italia e coinvolge studenti, professori, presidi e anche rettori, il Presidente del Consiglio ha reagito annunciando che spedirà la polizia nelle Università, per impedire le occupazioni. La capacità berlusconiana di criminalizzare ogni forma di opposizione alla sua leadership è dunque arrivata fin qui, a militarizzare un progetto di riforma scolastica, a trasformare la nascita di un movimento in reato, a far diventare la questione universitaria un problema di ordine pubblico, riportando quarant’anni dopo le forze dell’ordine negli atenei senza che siano successi incidenti e scontri: ma quasi prefigurandoli.
Qualcuno dovrebbe spiegare al Premier che la pubblica discussione e il dissenso sono invece elementi propri di una società democratica, non attentati al totem della potestà suprema di decidere senza alcun limite e alcun condizionamento, che trasforma la legittima autonomia del governo in comando ed arbitrio. Come se il governo del Paese fosse anche l’unico soggetto deputato a "fare" politica nell’Italia del 2008, con un contorno di sudditi. E come se gli studenti fossero clienti, e non attori, di una scuola dove l’istruzione è un servizio e non un diritto.
Se ci fosse un calcolo, le frasi di Berlusconi sembrerebbero pensate apposta per incendiare le Università, confondendo in un falò antagonista i ragazzi delle scuole (magari con il diversivo mediatico di qualche disordine) e i manifestanti del Pd, sabato. Ma più che il calcolo, conta l’istinto, e soprattutto la vera cifra del potere berlusconiano, cioè l’insofferenza per il dissenso.
Lo testimonia l’attacco ai giornali e alla Rai fatto da un Premier editore, proprietario di tre reti televisive private e col controllo politico delle tre reti pubbliche, dunque senza il senso della decenza, visto che a settembre lo spazio dedicato dai sei telegiornali maggiori al governo, al suo leader e alla maggioranza varia dal 50,17 per cento all’82,25. Forse Berlusconi vuol militarizzare anche la libera stampa residua. O forse "salvarla", come farà con le banche.
La repressione
di Michele Serra (la Repubblica 23.10.2008)
In presenza di un movimento inedito, molto composito e fino adesso pacifico, il premier non sa opporre altro che un goffo proposito repressivo
Neanche il più acerrimo detrattore del presidente del Consiglio poteva mettere in conto le desolanti dichiarazioni di ieri a proposito di scuola e ordine pubblico. L’uso della forza per reprimere i movimenti di piazza - e specialmente l’intervento della polizia nei licei e nelle università - è in democrazia materia delicatissima.
E lo è rimasta perfino negli anni di fuoco delle rivolte studentesche, quando l’ultima parola, in materia di ingresso della forza pubblica dentro i luoghi dello studio, quasi sempre spettava a rettori e presidi prima che ai questori.
Oggi, in presenza di un movimento inedito, molto composito (studenti, docenti, ricercatori, genitori: nella totalità utenti e dipendenti di un servizio pubblico) e fino adesso pacifico, il premier non sa opporre altro che un minaccioso e goffo proposito repressivo. In perfetta sintonia con la schietta invocazione di una soluzione poliziesca, Berlusconi ha snocciolato molto in breve (non ha tempo da perdere) un’analisi dei fatti di una pochezza desolante, riassumibile nella vecchia idea padronale "qui si lavora e non si parla di politica". Dimostranti e occupanti come impiccio sedizioso al corretto esercizio dello studio e di quant’altro, come se una società democratica non fosse il luogo naturale dei conflitti e della loro composizione politica, ma un’azienda di vecchio anzi vecchissimo stampo nella quale si lavora, si obbedisce e si tace. Eloquente il contrappunto del sottosegretario Sacconi, che denuncia allarmato la presenza nei cortei di studenti "politicizzati": ecco un politico che considera l’impegno politico come un’aggravante.
Si intende che Berlusconi abbia assunto queste posizioni frontali, e destinate ad accendere gli animi, perché si sente forte di un mandato popolare che, nella sua personalissima interpretazione, lo autorizza a portare a compimento i suoi propositi politici costi quello che costi, tagliando corto con le lungaggini, le esitazioni, le pratiche "consociative" e quant’altro minacci di attardare o contrastare le decisioni del governo. Ma anche ammesso che davvero l’aspettativa "popolare" predominante sia così brutale e sbrigativa, e che davvero il sessanta per cento degli italiani auspichi modi bruschi, il governo di un paese democratico ha il compito di rispettare e fare rispettare i diritti di tutti, non solo della sua claque per quanto vasta e agguerrita essa sia. Che fare di chi si oppone, come trattare quel buon quaranta per cento di italiani che ancora non ha appaltato il proprio destino, le proprie aspirazioni, il proprio modo di pensare a Silvio Berlusconi e ai suoi ministri?
E se poi il dissenso ha dimensioni di massa, e si dispiega � come in questo caso � sul terreno appassionato e vulnerabile della protesta giovanile, suscettibile di infiltrazioni di frange di violenti che non vedono l’ora di trovare un contesto favorevole, con quale smisurata irresponsabilità un presidente del Consiglio che se la passa da statista sventola per prima cosa il vecchio drappo reazionario della repressione? Gli "opposti estremismi", teoria semplificatrice ma dolorosamente verificata in passato da questo paese dai nervi poco saldi, mai avevano trovato uno dei propri espliciti agganci proprio nelle istituzioni. La vecchia ipocrisia democristiana conteneva al suo interno anche una salutare componente di senso dello Stato, e i lavori sporchi, e le maniere forti, procedevano per vie losche e sotterranee. E’ davvero un progresso scoprire, nel 2008, che è il premier in persona a invocare la maniere forti, in una sorta di glasnost della repressione? In un paese che ha pagato un prezzo spaventoso alla violenza politica e all’odio ideologico, con ancora la fresca memoria dei fatti di Genova, mentre già i titoli dei giornali di destra e alcuni slogan dei cortei di sinistra buttano benzina sul fuoco, che cosa si deve pensare di un presidente del Consiglio che divide la società in due tronconi, uno buono che lo applaude e l’altro cattivo da sgomberare con gli autoblindo?
E’ la prima volta, questa, che una delle puerili retromarce del premier ("mi hanno frainteso, non ho detto questo, sono loro che mentono") sarebbe accolta con sollievo.
Tre cortei per contestare le scelte del ministro dell’Istruzione
Università, in piazza contro i tagli
Studenti, ricercatori e docenti arrivano da tutta Italia per manifestare a Roma contro i previsti tagli a fondi e personale. Alla protesta, voluta dai sindacati, partecipano solo Cgil e Uil. Epifani: "Chi non c’è sbaglia". Gli slogan non solo anti Gelmini. Tra i più gettonati: "Vogliamo lo tsunami che porti via i due nani"
Roma, 14 nov. (Adnkronos/Ign) - E’ il giorno dei cortei a Roma. Tra studenti, ricercatori e docenti dovrebbero essere almeno in 100 mila a manifestare nella capitale contro la riforma Gelmini, in particolare contro i previsti tagli a fondi e personale. Allo sciopero generale dell’Università e della ricerca voluto dai sindacati, partecipano solo Cgil e Uil. Cisl e Ugl si sono ritirate dalla protesta in seguito all’incontro con il ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini ritenuto positivo.
Bachelet (Pd) in corteo con gli studenti
’’Credo nel Parlamento e nel dialogo. Ma devo constatare che con questo governo il dialogo non c’è stato. Il dibattito parlamentare non ha permesso di modificare in alcun modo i tagli previsti per l’università e la ricerca, mentre invece di fronte alla piazza il ministro Gelmini ha iniziato a fare marcia indietro. Così oggi sono qui a manifestare, insieme agli studenti e ai professori dell’Università La Sapienza’’. Lo dichiara Giovanni Bachelet, deputato Pd, che partecipa alla manifestazione.
Epifani: "Chi non c’è sbaglia"
"Chi non c’è sbaglia". Così il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che ha raggiunto il corteo dei sindacati. "E’ una manifestazione molto ampia, con tante anime. Chi non c’è sbaglia. Ogni volta che provano a isolarci -afferma Epifani rispondendo a chi gli chiede se vi sia un tentativo in tal senso- gli va male. Però persistono e perseverare è diabolico. Sto preparando -annuncia riferendosi agli incontri che ci sarebbero stati a Palazzo Grazioli- le lettere a Bonanni e Angeletti. Chi dice le bugie ha le gambe corte".
Gli slogan
Non solo il ministro Gelmini bersaglio degli slogan degli studenti in corteo ma anche il premier Silvio Berlusconi e il responsabile della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Oltre all’ormai consueto "Noi la crisi non la paghiamo", dal corteo si leva a gran voce "Siamo capitani di ventura e non ne possiamo più, fannullone sarai tu, Brunetta fannullone sarai tu", e ancora "Tagli alla ricerca e all’università, la riforma del governo è tutta qua". Poi, sulle note di un motivo degli anni ’60 un invito al ministro della Pubblica amministrazione a ritirare i provvedimenti "Renato, Renato, Renato, l’emendamento va ritirato". Non manca qualche slogan che va sul personale: "Vogliamo lo tsunami che porti via i due nani", e "Berlusconi stai calmino senza la ricerca avresti il parrucchino".
Dalle Marche in duemila
"Sono oltre 2.000 gli studenti e i precari del mondo della scuola e dell’università ad aver raggiunto dalle Marche con treni e autobus, la grande manifestazione di Roma partita dalla Sapienza proprio in questi minuti". A sostenerlo sono gli studenti dell’’Onda anomala marchigiana’.
Milano, presidio studenti in piazza Duomo
E’ iniziato alle 10 e terminerà alle 14 il presidio indetto in piazza Duomo a Milano, in concomitanza con la manfiestazione nazionale di Roma. Tra precari, studenti, dottorandi e ricercatori dei diversi atenei e delle accademie sono scesi in piazza in 1.500.
Proteste anche a Palermo, in corteo centinaia di studenti
Proteste contro la riforma della scuola anche a Palermo, dove ha preso il via il corteo degli studenti universitari e delle scuole medie superiori che stanno sfilando lungo la via Libertà. Il corteo a cui partecipano centinaia di giovani è stato aperto con un grande striscione con la scritta: "Difendiamo il nostro futuro. Abroghiamo la Gelmimi".
Ferrero: "A corteo assenza rumorosa del Pd"
Il corteo di questa mattina è "un corteo a due, che ha due mancanze, quella della Cisl che per ragioni politiche ha scelto un rapporto con il governo di subalternità e l’assenza rumorosa del Pd che disegna un’opposizione di sua maestà". E’ questo il giudizio espresso dal segretario del Prc Paolo Ferrero, uno dei pochi politici, e tutti di partiti non parlamentari, presenti al corteo partito da piazza Bocca della Verità.
Unione studenti: "Partecipazione altissima a corteo Roma"
L’Unione degli Studenti annuncia: "La partecipazione a questo corteo è altissima".
Corteo sindacati parte da piazza Bocca della Verità
E’ partito con quasi un’ora e mezza di ritardo il corteo dei sindacati da piazza Bocca della Verità. Ad aprire il corteo, preceduto da un camioncino che trasmette musica di Bob Marley lo striscione ’Insieme per il futuro del Paese’, firmato Flc-Cgil, Uil-Pa, Ur-Afam. Il ritardo nella partenza, è dovuto all’attesa delle decine di pullman e treni che stanno giungendo da tutta Italia. Sono infatti previsti 10 pullman da Firenze, 13 dall’Emilia Romagna, 10 dalla Calabria, 7 dalla Puglia mentre 200 delegati arriveranno dalla Sicilia e 1.500 dalle Marche. Da Napoli sono previsti 17 pullman e oltre 200 persone che arriveranno con i treni. Molto nutrita la rappresentanza degli Enti di ricerca che con striscioni e magliette ricordano la situazione drammatica in cui versano.
Roma, deviati bus per corteo studenti
Un corteo di studenti si sta muovendo a Roma da piazzale Aldo Moro in direzione di piazza della Repubblica, dove partirà una delle due manifestazioni in programma per la mattinata di oggi. I manifestanti raggiungeranno piazza della Repubblica passando per viale dell’Università, viale Castro Pretorio, poi via San Martino della Battaglia e piazza dei Cinquecento. Previste temporanee deviazioni per i bus in transito. Lo comunica l’Atac.
Pantaleo (Flc-Cgil): "Oggi in piazza per cambiare provvedimenti sbagliati"
"Ci aspettiamo una manifestazione pacifica, colorata e allegra, come quella del 30, che costringa il governo a cambiare dei provvedimenti sbagliati". così il segretario generale della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo ’presenta’ la manifestazione di Roma.
Civica (Uil): "Gelmini convinca governo a cambiare"
Un invito affinché il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini "convinca il governo a cambiare" i provvedimenti che riguardano l’Università e la ricerca è stato espresso dal segretario generale della Uil Università Alberto Civica, che questa mattina è in piazza, insieme alla Flc-Cgil.
I percorsi dei tre cortei a Roma
Tre i cortei previsti per manifestare contro la politica del governo in materia di università. Quello dei sindacati parte da piazza Bocca della Verità e si concude a piazza Navona. Due sono invece i cortei degli universitari di ’Roma Tre’ e de ’La Sapienza’ cui partecipano anche gli studenti medi, che partono uno da piazzale dei Partigiani e l’altro da piazzale Aldo Moro per raggiungere poi piazza della Repubblica e di lì proseguire per Termini, via Cavour, piazza Venezia e infine arrivare a piazza Navona.
CITTADINANZA E COSTITUZIONE (Cliccare sul rosso, per leggere i testi integrali.
" (...) E considero positiva e importante la decisione annunciata dal ministro Gelmini di avviare - nel primo e nel secondo ciclo di istruzione - la sperimentazione di una nuova disciplina dedicata ai temi "Cittadinanza e Costituzione". Mi auguro che si consolidi una concreta e impegnativa scelta in questo senso.
Perché, cari ragazze e ragazzi, e cari insegnanti, la Costituzione costituisce la base del nostro stare insieme, come italiani, nel rispetto di tutte le diversità, le esigenze e le opinioni, ma nel comune rispetto di principi e regole fondamentali.
Lo stesso senso della Patria che ci unisce, che ci deve unire, trova il suo ancoraggio, nel presente storico che viviamo, negli indirizzi e nelle istituzioni della solenne Carta entrata in vigore sessant’anni orsono (...) (Sito del Presidente della Repubblica).
MA...L’"ORA DI COSTITUZIONE" NON C’E’ PIU’!!! (ESECUTIVO NAZIONALE DI PROTEO FARE SAPERE)
DECRETO-LEGGE 1 settembre 2008, n. 137
Disposizioni urgenti in materia di istruzione e universita’. (GU n. 204 del 1-9-2008 )
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
Ritenuta la straordinaria necessita’ ed urgenza di
attivare
percorsi di istruzione di insegnamenti relativi alla cultura della
legalita’ ed al rispetto dei principi costituzionali,
disciplinare le
attivita’ connesse alla valutazione complessiva del comportamento
degli studenti nell’ambito della comunita’ scolastica,
reintrodurre
la valutazione con voto numerico del rendimento scolastico degli
studenti,
adeguare la normativa regolamentare all’introduzione
dell’insegnante unico nella scuola primaria,
prolungare i tempi di
utilizzazione dei libri di testo adottati,
ripristinare il valore
abilitante dell’esame finale del corso di laurea in scienze della
formazione primaria e semplificare e razionalizzare le procedure di
accesso alle scuole di specializzazione medica;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 28 agosto 2008;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, di concerto con i Ministri dell’economia e delle finanze e per la pubblica amministrazione e l’innovazione;
E m a n a
il seguente decreto-legge:
Art. 1.
Cittadinanza e Costituzione
1. A decorrere dall’inizio dell’anno scolastico 2008/2009, oltre ad una sperimentazione nazionale, ai sensi dell’articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, sono attivate azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all’acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a «Cittadinanza e Costituzione», nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo previsto per le stesse. Iniziative analoghe sono avviate nella scuola dell’infanzia.
2. All’attuazione del presente articolo si provvede entro i limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Art. 2. Valutazione del comportamento degli studenti
1. Fermo restando quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249, e successive modificazioni, in materia di diritti, doveri e sistema disciplinare degli studenti nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, in sede di scrutinio intermedio e finale viene valutato il comportamento di ogni studente durante tutto il periodo di permanenza nella sede scolastica, anche in relazione alla partecipazione alle attivita’ ed agli interventi educativi realizzati dalle istituzioni scolastiche anche fuori della propria sede.
2. A decorrere dall’anno scolastico 2008/2009, la valutazione del comportamento e’ espressa in decimi.
3. La votazione sul comportamento degli studenti, attribuita collegialmente dal consiglio di classe, concorre alla valutazione complessiva dello studente e determina, se inferiore a sei decimi, la non ammissione al successivo anno di corso o all’esame conclusivo del ciclo. Ferma l’applicazione della presente disposizione dall’inizio dell’anno scolastico di cui al comma 2, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca sono specificati i criteri per correlare la particolare e oggettiva gravita’ del comportamento al voto insufficiente, nonche’ eventuali modalita’ applicative del presente articolo.
Art. 3. Valutazione del rendimento scolastico degli studenti
1. Dall’anno scolastico 2008/2009, nella scuola primaria la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti degli alunni e la certificazione delle competenze da essi acquisite e’ espressa in decimi ed illustrata con giudizio analitico sul livello globale di maturazione raggiunto dall’alunno.
2. Dall’anno scolastico 2008/2009, nella scuola secondaria di primo grado la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti degli alunni e la certificazione delle competenze da essi acquisite e’ espressa in decimi.
3. Sono ammessi alla classe successiva, ovvero all’esame di Stato a conclusione del ciclo, gli studenti che hanno ottenuto un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline.
4. L’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e’ abrogato e all’articolo 177 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) i commi 2, 5, 6 e 7, sono abrogati;
b) al comma 3, dopo le parole: «Per la valutazione» sono inserite
le seguenti: «, espressa in decimi,»;
c) al comma 4, le parole: «giudizi analitici e la valutazione
sul» sono sostituite dalle seguenti: «voti conseguiti e il»;
d) l’applicazione dei commi 1 e 8 dello stesso articolo 177 resta
sospesa fino alla data di entrata in vigore del regolamento di cui al
comma 5;
e) e’ altresi’ abrogata ogni altra disposizione incompatibile con
la valutazione del rendimento scolastico mediante l’attribuzione di
voto numerico espresso in decimi.
5. Con regolamento emanato ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, si provvede al coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli studenti e sono stabilite eventuali ulteriori modalita’ applicative del presente articolo.
Omissis artt 4,5,5,7.............................
Art. 8. Norme finali
1. Dall’attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sara’ presentato alle Camere per la conversione in legge.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara’ inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi’ 1° settembre 2008
NAPOLITANO
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Gelmini, Ministro dell’istruzione,
dell’universita’ e della ricerca
Tremonti, Ministro dell’economia e
delle finanze
Brunetta, Ministro per la pubblica
amministrazione e l’innovazione
Visto, il Guardasigilli: Alfano
La protesta di migliaia di ragazzi, 300mila secondo l’Uds. Numerose manifestazioni contro il
ministro Gelmini. Lo slogan: "Non è che l’inizio"
Studenti in piazza in tutta Italia
Cortei a Roma, Milano e in 100 città
Contro il decreto la Toscana ricorre alla Corte Costituzionale
ROMA - "Non è che l’inizio": questo striscione ha aperto questa mattina i cortei in più di cento città d’Italia organizzati dall’Unione degli studenti contro il decreto Gelmini. Manifestazioni a suon di musica, con tanti ragazzi che hanno portato chitarre, tamburi e fischietti ’’per suonarle alla Gelmini’’. Trecentomila i giovani che hanno aderito secondo l’Uds che ha fornito dati dettagliati anche per le singole città: a Roma in 40.000 hanno preso parte alla manifestazione, 30mila a Milano, 40mila a Napoli e altrettanti a Torino, 15mila a Salerno, Firenze e Genova, 10mila a Bologna, Bari e Trieste, 2mila a Brindisi, 3mila a Bergamo. Altre migliaia di studenti hanno manifestato nelle altre città.
Gli studenti sono scesi in piazza per protesta contro il ministro dell’Istruzione e per replicare con cinque no alle innovazioni e ai provvedimenti più contestati: i tagli per 8 miliardi di euro all’istruzione con la conseguente riduzione del personale docente e non, il maestro unico, l’abbassamento dell’obbligo scolastico dai 16 anni ai 14, i finanziamenti alle strutture private e il voto in condotta. L’Unione degli studenti, che ha promosso la protesta, ha reso noto che il 30 ottobre sarà di nuovo in piazza accanto ai lavoratori delle scuole nello sciopero generale proclamato dai sindacati. La mobilitazione degli studenti, ha concluso l’Uds, culminerà nella settimana del 17 novembre, giornata internazionale di mobilitazione studentesca. In molte città, le manifestazioni si sono svolte insieme agli studenti universitari (Udu), anch’essi critici verso le iniziative dell’esecutivo nei confronti degli atenei; contestano, in particolare, il numero chiuso, il blocco delle assunzioni, le poche risorse.
A Roma gli studenti si sono dati appuntamento in piazza di Porta San Paolo dove verso le 10 è partito il corteo diretto al ministero della Pubblica istruzione in viale Trastevere. Fuori dalla sede i ragazzi hanno occupato le scalinate del palazzo ballando e cantando a ritmo di musica, ma anche protestando attraverso microfoni e megafoni mentre una delegazione di cinque rappresentanti è stata ricevuta all’interno da due dirigenti. Numerosi gli slogan cantati dagli studenti tra cui "Gelmini ministro della d-istruzione" e "Chi non salta la Gelmini è". Nel corteo bandiere, striscioni, cori e volantini contro il governo, il ministro Gelmini e il sindaco di Roma Alemanno.
Anche a Milano lo striscione "Non è che l’inizio" apre il corteo, accompagnato da un furgone che diffonde musica a pieno volume dietro al quale migliaia di ragazzi delle scuole superiori sono partiti verso il parco Ravizza, nei pressi del provveditorato agli studi di Milano in via Ripamonti. La proposta pensata per arginare il fenomeno del bullismo è stato protagonista di numerosi cori: "Con il voto di condotta - gridano gli studenti - ci tappano la bocca". A Milano, a testimoniare i possibili effetti della riforma, in testa al corteo viene trasportata da due giovani una bara nera con la scritta "scuola".
Anche a Napoli migliaia di studenti hanno aderito al corteo di protesta partito da piazza Garibaldi. A Palermo gli studenti si sono dati appuntamento in piazza Politeama, da lì è partito il corteo verso la prefettura, a suon di musica e slogan scanditi o impressi sugli striscioni, per chiedere un incontro con il prefetto Giancarlo Trevisone, cui chiederanno di farsi portavoce del malessere della scuola e degli studenti palermitani. Promotori della manifestazione sono la Rete Degli Studenti e i Giovani Comunisti che parlano di "demolizione della scuola pubblica" riportata "a quarant’anni fa attraverso il ripristino dei grembiuli alle elementari, del maestro unico e del 5 in condotta".
A Genova i giovani di una quindicina di scuole superiori, mobilitati dall’Unione e dal Coordinamento degli studenti, hanno sfilato in corteo fino a raggiungere l’ufficio scolastico regionale in via Assarotti, provocando anche disagi alla circolazione stradale. Nel corso della manifestazione, tra striscioni quali "Scuole come prigioni ci avete rotto i ...", ci sono stati numerosi lanci di fumogeni, sono volati insulti contro il ministro e slogan come "Se non cambierà lotta dura sarà". Alcuni indossavano una maglietta "Moratti+Fioroni+Gelmini= scuola senza cervelli".
A Firenze una bara nera con il necrologio "Qui giace l’università pubblica" ha sfilato in corteo per le vie del centro insieme agli studenti che urlavano slogan "contro la scuola dell’indecenza ora e sempre Resistenza" e poi ancora "non chino la testa continuo la protesta". Studenti liceali, universitari, dottorandi e ricercatori tutti insieme a urlare "contro la 133 tutti uniti senza bandiere né partiti". Hanno sfilato anche studenti liceali col grembiule nero e ricercatori in camice bianco con il lutto al braccio.
E sempre a Firenze l’assessore toscano all’istruzione, formazione e lavoro, Gianfranco Simoncini, ha ribadito oggi che farà ricorso alla Corte Costituzionale per difendere le proprie competenze in materia di istruzione. "E’ un atto arrogante, irresponsabile, irrispettoso e illegittimo, contro il quale ci opporremo con ogni mezzo, compreso il ricorso alla Corte Costituzionale" ha commentato Simoncini a proposito dell’articolo 3 del decreto legge 154 con il quale il governo impone alle Regioni di attenersi alle sue recenti decisioni per quanto riguarda il dimensionamento scolastico, dà loro una scadenza ravvicinata (il 30 novembre) e prevede, per le Regioni inadempienti, il ricorso al commissariamento. Le Regioni e gli Enti locali che ancora non lo hanno fatto avrebbero appena quindici giorni di tempo per mettersi in linea con i parametri, come noto molto restrittivi, della legge 133 dello scorso agosto, parametri che si prevede produrranno consistenti tagli al numero di scuole e classi.
* la Repubblica, 10 ottobre 2008.
URGENTE! Cara Dott.ssa Gelmini, sono la Dott.ssa Maria Sofia Lavorato, è successo un piccolo inconveniente, qualcuno mi ha scritto, su youtube presentandosi con il suo nome queste parole che ora le scrivo: sofficina68,non è quella che lecca i pisellini ,ma sei tu che lecchi i pisellini dei marocchini e dei egiziani di quei mussulmani di merda ,questa non è una cosa strana no perche anche tu sei una merdosa come loro e ancora scrivono, queste sono parole come le hanno scritte, io sto facendo solo copia e incolla, perchè non sono termini che io uso, terrona maleducata, sei una prostitutta, addirittura lei mi avrebbe detto quest’ultima parola, che non mi va di ripetere. Ora come mi devo comportare? sono parole terribili, non si dicono ad una signora di 40 anni. Semmai io le ho mandato dei comunicati, con la mia situazione attuale, per ultimo le ho scritto sul servizio di youtube questo sms: Per favore cambi la legge, lo faccia almeno per le persone che come me si sono date da fare per formarsi, rendetevi conto che i nostri figli non possono capire, loro chiedono e basta, per favore prima che ci sia l’aggiornamento, alle primarie e all’infanzia, cambi sta legge mi dia la possibilità di non passare in coda, ho 4o anni divorziata con un figlio di 19 anni, che ora posso lasciare e non abbandonare, visto che per questo motivo nè ho approfittato e nel frattempo mi sono laureata e tuttora sto continuando con l’alta formazione, mi dia il diritto di lavorare a scuola con i bambini senza farmi passare in coda, valuti la formazione e non faccia di tutto un fascio un’erba....tanti bacini da una mamma che le chiede aiuto! Dott.ssa Maria Sofia Lavorato
P.S. Ora che ha letto le sembrano così sconcio questo comunicato? come giustamente non posso credere che a mandarmi quei sms sia stata proprio lei, e scritti per giunta anche male in italiano, per cui si capisce che non sono di sua mano diretta è ovvio. Le lascio la mia e-mail visto che su youtube, purtroppo c’è gente che abusa, e un mio recapito telefonico 3290644058 - lavoratosofia@libero.it
Grazie per la cortese attenzioe Dott.ssa MariaSofia Lavorato
L’Udu: "In corteo per difendere i diritti dei lavoratori, gli Atenei e il sistema formativo"
Scuola in piazza. Epifani: "Si cambi o sarà sciopero generale"
In 150 città italiane la manifestazione Cgil con gli studenti contro la politica finanziaria di governo. Dal palco di Roma l’attacco del leader sindacale ai ministri Gelmini e Brunetta: "Così non va". "Grande partecipazione" da Nord a Sud
Roma, 27 set. - (Adnkronos/Ign) - Oggi studenti in piazza a fianco della Cgil in oltre 150 piazze italiane contro la politica economica del governo. E a Roma dal palco del comizio di piazza Farnese, il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, lancia il suo aut aut. "Spero unitariamente, ma se anche non fosse unitariamente, se le cose non cambiano andremo allo sciopero generale di tutta la scuola".
Parlando della riforma messa a punto dal ministro della Pubblica istruzione Gelmini, Epifani si chiede "con tutta umiltà, in quale testo di pedagogia antica o moderna sono stati rintracciati i principi" alla base di cambiamenti annunciati per la scuola primaria. "Perché -si chiede Epifani- dobbiamo distruggere la scuola italiana che funziona meglio, cioè quella primaria?". E, ancora, il leader dalla Cgil, si chiede come fa il ministro Gelmini "a dire che meno sta a scuola un bambino più impara".
Ma ce n’è anche per Brunetta. Riferendosi agli annunci di anticipi in busta paga sul contratto degli statali fatti dal ministro della Funzione pubblica, Epifani sottolinea che "i lavoratori non chiedono mance". Secondo il leader di Cgil "così non funziona. Bisogna avere rispetto per i lavoratori e per le organizzazioni che li rappresentano. Non sono mance quelle che i lavoratori chiedono, ma diritti e un contratto".
L’Unione degli Universitari ha invitato gli studenti a manifestare insieme al sindacato contro le scelte del Governo e "difendere i diritti dei lavoratori e dei cittadini di questo Paese, sempre più sotto attacco’’. Per l’Unione degli Universitari, presente in molte piazze italiane con i lavoratori, questo ’’non è che il primo appuntamento in piazza" di un autunno ’caldo’. "L’attacco che il Governo ha rivolto all’Università - fa osservare l’Udu- con i pesanti tagli ai finanziamenti e soprattutto con la possibilità di privatizzare tutti gli Atenei, non è un caso isolato e si inserisce in un progetto complessivo di screditamento e distruzione di tutti i servizi pubblici".
E dopo i cortei di oggi insieme ai lavoratori, gli studenti si preparano alla mobilitazione del 10 ottobre. Tra gli slogan esposti dai ragazzi oggi in piazza ne spiccava uno: ’’Non è che l’inizio - Manifestazione nazionale Studentesca - 10 Ottobre’’.
Quella di oggi, ha spiegato infatti il coordinatore nazionale diell’Unione degli Studenti, Roberto Iovino, "è solo una tappa che ci porterà alla mobilitazione generale studentesca del 10 Ottobre dove saranno più di 100 le città che si mobiliteranno contro i tagli del governo sull’istruzione, la reintroduzione del voto di condotta e l’abbassamento dell’obbligo scolastico. E siamo disponibili, nel caso in cui la Cgil convochi lo sciopero generale della scuola, ad assicurare il più alto grado di mobilitazione di tutti gli studenti e le studentesse nel nostro paese".
Intanto, la Cgil nel fornire le cifre sulla partecipazione di lavoratori, giovani e pensionati alle iniziative di mobilitazione ’’Diritti in piazza’’ che si sono svolte in oltre 150 città italiane, ha riferito che solo in Emilia Romagna erano 50 mila le persone a sfilare (20 mila a Bologna). Per le vie di Napoli in corteo c’erano 30 mila persone. 20 mila al corteo di Palermo e sempre in Sicilia 6 mila alla manifestazione di Catania e 4 mila a quella di Messina. A Roma in 15 mila hanno seguito a Piazza Farnese il comizio di Epifani.
Una scuola a pezzi. Quei ragazzi che non hanno futuro
Un mondo in cui ciascuno ha rinunciato a offrire e a prendere alcunché. Studenti somari e razzisti. Professori presi da incombenze burocratiche
di Michele Serra (la Repubblica 25.09.2008)
Se il discorso sulla scuola ha assunto, in Italia, toni aspri e quasi vocianti, è perché parlando di scuola si parla dei giovani e dunque si evoca il futuro, che è il più disturbante dei concetti in tempi di declino sociale come questo. E poi perché la parola scuola chiama in causa un "pacchetto di crisi" fin troppo denso: la crisi dell’autorità, quella della cultura come cardine della persona, quella degli adulti incerti depositari di ancora più incerte "regole".
In Francia ha avuto grande successo il romanzo di un giovane insegnante, François Bégaudeau, che ha ispirato il film vincitore della Palma d’oro a Cannes. Il titolo originale del libro era Entre les murs, dentro i muri, perfettamente indicativo dell’atmosfera claustrofobica che lo pervade. Il titolo italiano, meno severo, è La classe (Einaudi Stile libero, pagg. 228, euro 16), e sembra quasi voler riportare questo desolato best-seller in una letteratura "di genere", sulla scia fortunata del primo Starnone e dell’ultimo Pennac. Con eventuale ammicco a un sottogenere pop, quello del computo allegro degli svarioni studenteschi, tipo Io speriamo che me la cavo o il vecchio classico per ragazzi francese La fiera delle castronerie. Ma attenzione: i circa vent’anni che separano la generazione di Starnone e Pennac (diciamo, per comodità, quella "sessantottina") da quella di Bégaudau sono un vero e proprio baratro.
La scuola raccontata da Starnone e Pennac è ancora un lascito, seppure residuo, dell’umanesimo. L’ironia amara, lo sguardo smagato su ragazzi e adulti lascia ancora intatta l’illusione di un passaggio di consegne, di un apprendistato, più ancora che alla cultura, alla civiltà e forse alla vita. Leggendo Bégaudeau, la sua stagnante, ossessionata trascrizione di un dialogo impossibile, ci si ritrova piuttosto immersi in una post-scuola, una scuola svuotata di sé nella quale ciascuno ha rinunciato a offrire o prendere alcunché, e insegnanti frustrati oppure inaciditi, e alunni maneschi e rincoglioniti dal consumismo, trascorrono un intero anno rimanendo fermi al punto di partenza, senza procedere di un passo verso quel percorso scolastico che, burocrazia a parte, è pur sempre la ragione di un anno di lavoro e di vita. Un anno: per un adolescente un’enormità, un tempo immenso di crescita e di occasioni, che nella scuola di Bégaudeau diventa però un tempo puntiforme, una spirale viziosa che lascia ciascuna delle due parti, ragazzi e professori, nella propria inerte impotenza.
La staticità del libro è prima di tutto stilistica. La povertà verbale è il frutto evidente di un accurato lavoro letterario, imitativo della supposta povertà della realtà scolastica e soprattutto del linguaggio dei liceali. Il battito delle frasi è quello di un rap, concetti mozzi e ripetuti, sguardi veloci sui marchi delle felpe come principale identità degli studenti, niente che sembri portare a qualcosa o allontanarsi da qualcos’altro. Il tutto contrappuntato dalle conversazioni vaghe e strascicate della sala professori, perse tra qualche incombenza burocratica e rivendicazioni "sindacali" striminzite sull’efficienza della macchinetta del caffè. Oppure ? in un rigurgito di "autorità" che è anche il massimo exploit dell’impotenza ? dalle delibere di espulsione che, a raffica, colpiscono gli studenti più insopportabili. Il genere della Classe, dunque, non è tanto il "romanzo scolastico", quanto il no-future. La mancanza di movimento. La perdita di direzione. La sensazione di ultima spiaggia.
Appesantita, per giunta, dall’onnipresenza (anche lei ossessiva) di una multiculturalità descritta come un ingovernabile equivoco, un ginepraio di pregiudizi e diffidenze che l’io narrante, il giovane prof Bégaudeau, affronta con una stizza inconsolabile (forse la stizza dei "politicamente corretti" sconfitti dall’evidenza), masticando come un fiele il nodo di una diversità babelica, inconciliabile, sorda ai richiami della tolleranza e della comprensione. Tanto che la pagina più potente e liberatoria del romanzo è un secco sfogo nel quale il professore dà del pezzo di merda, in massa, all’intero corpo studentesco, affogando dentro la sua rabbia anche le deboli tracce di umanità che è riuscito a scorgere nei singoli studenti, infine rinnegati anche dal docente, perfino dal docente, che li caccia volentieri nel girone infernale della Massa Amorfa, più interessata alle felpe e ai telefonini che alla propria decenza mentale.
Insomma: un libro terribilmente doloroso, di accurato pessimismo, con la patina di "divertente", evocata in copertina nell’edizione italiana, che si lacera dopo poche pagine. Resta da riflettere sul grande successo, in Francia, di un romanzo così implacabile, che non lascia spiragli, non concede alibi né agli adulti né ai ragazzi, i primi visti come neghittosi sorveglianti del nulla, i secondi come insorvegliabili somari, razzisti, ottusi, consumisti bulimici, potenziali violenti che stazionano "dentro i muri" come cavie in una gabbia, e senza neanche la discutibile soddisfazione di essere cavie di un esperimento. Perché un esperimento non c’è.
Se questa è davvero la scuola, in Francia e qui da noi, ovunque nell’Occidente spento di energie e debole di identità, viene da dire che hanno ragione i restauratori politici che, a furor di popolo, vogliono tornare ai vecchi metodi: al posto del ministro Gelmini, sorvolerei sulla natura letteraria del lavoro di Bégaudeau e inserirei il suo romanzo in ogni dossier ministeriale che voglia liquidare tutte le esperienze pedagogiche dell’ultimo mezzo secolo e riportare Legge e Ordine tra i banchi.
A me, piuttosto, è venuta voglia, come antidoto, di rileggere Starnone e Pennac, oppure gli interventi di Marco Lodoli su questo giornale, nei quali la percezione del disastro sociale e scolastico non è certo attenuata, ma lo sguardo di chi lo osserva è ? non so come dirlo altrimenti ? umanamente partecipe. Dev’essere una questione di generazione, Régaudeau e il suo rap disperato sono probabilmente più sintonici con i tempi, e magari i ragazzi di oggi possono davvero leggere "divertendosi" un libro che li raffigura come ectoplasmi nevrastenici, come nullità ringhiose, e però lo fa con il ritmo giusto, riconoscibile, se posso dire: alla moda.
Ma se non si riesce più a trovare, o almeno a cercare il bandolo di un significato, di un destino, di un rapporto di emulazione e sfida tra adulti e ragazzi, allora hanno ragione i vecchi reazionari quando dicono "ci vorrebbe una bella guerra ogni tanto", a raddrizzare la gioventù, a selezionarla meglio di un sette in condotta o di una bocciatura. Ecco, "La classe" è un libro post-scolastico e pre-bellico: arrivato in fondo al viaggio, anzi al non-viaggio, un lettore disposto al paradosso pensa che l’anno prossimo quelle truppe di giovani felpate e smidollate, per ritrovare nerbo e disciplina, e magari dotarsi di un concetto di Patria che rimedi alle vaghezze del multiculturalismo, non dovrebbero più rientrare a scuola, ma in caserma. Dev’essere per questo che giovani ministri (poco più anziani di Bégaudeau) tendono a confondere scuola e caserma.
"Minacciare bocciatura è reato" *
ROMA - Minacciare la bocciatura? Non si può. Anzi, è reato. Lo ha stabilito, con una sentenza destinata a far discutere, la corte di Cassazione.
Insomma, il professore che intimidisce i suoi studenti promettendogli la bocciatura commette il reato di minaccia aggravata. E nella sentenza si legge che per i ragazzi "la ingiusta prospettazione di una bocciatura rappresenta una delle peggiori evenienze" e un simile atteggiamento del docente è "idoneo ad ingenerare forti timori, incidendo sulla libertà morale" degli allievi.
Per questo motivo la Suprema Corte ha confermato la condanna per Marcello P., (50 anni) insegnante del liceo scientifico ’Paolo Lioy’ di Vicenza.
I legali del docente - condannato anche per abuso d’ufficio per aver dato a pagamento ripetizioni private agli studenti costringendoli anche a fargli dei regali - avevano sostenuto che il reato di minaccia non era configurabile "in quanto il tale minacciato (l’ingiusta bocciatura) non dipendeva solo dalla sua volontà, ma dall’intero collegio dei docenti". Ma gli ermellini hanno bocciato questa tesi e confermato il verdetto di colpevolezza emesso dalla Corte di Appello di Venezia il 23 ottobre 2007.
In particolare, il ’prof’ aveva detto a Silvia C. che "non aveva più alcuna possibilità di essere promossa", per ’vendicarsi’ di un intervento fatto nell’Assemblea dei genitori dalla mamma della ragazza che proponeva di rimuovere il docente, per la sua scorrettezza, nel triennio successivo.
* la Repubblica, 24 settembre 2008
Nelle superiori c’è un aumento complessivo delle bocciature In un anno i promossi sono diminuiti dall’85,8 all’83,8 per cento
Agli esami di riparazione
bocciati sei studenti su 100
di SALVO INTRAVAIA *
Sei rimandati a settembre su 100 non ce l’hanno fatta. Aumenta così nella scuola secondaria di secondo grado il numero complessivo di bocciati. Il risultato degli esami di riparazione di fine agosto/primi di settembre è stato diffuso dallo stesso ministero dell’Istruzione. L’aumento del numero complessivo di bocciature (fra giugno e settembre) era stato anticipato da Repubblica.it all’inizio del mese. Al 13,7 per cento di non ammessi alla classe successiva, come vengono chiamati tecnicamente i bocciati, si aggiunge un’ulteriore percentuale che ha fallito la prova d’appello di settembre.
I dati in questione smorzano i toni trionfalistici di qualche mese fa che attribuivano agli esami di riparazione - reintrodotti dall’ex ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, e subito sposati dal successore, Mariastella Gelmini - il merito di avere aumentato il numero dei promossi. Secondo l’analisi del dato di giugno gli alunni, con la spada di Damocle dell’esame di riparazione sulla testa, sarebbero stati spinti a studiare di più e meglio. Ma non è stato così: i promossi sono calati in 12 mesi dall’85,8 all’83,8 per cento.
Nelle superiori il totale dei respinti per l’anno scolastico 2007/2008 è quindi pari al 16,2 per cento: due punti in più dell’anno scorso quando se ne registrarono poco più di 14 su 100. Un duro colpo per le casse dello Stato cui la dispersione scolastica pesa non poco. Da viale Trastevere precisano che a incontrare le maggiori difficoltà sono stati gli studenti degli istituti professionali (con il 7,6 per cento di bocciati sui "sospesi" a giugno) e della cosiddetta istruzione artistica con 6,7 bocciati su 100 rimandati. E’ andata meglio nei licei (classici, scientifici e socio-psico-pedagogici) dove hanno mancato la promozione a settembre 5 ragazzi su 100.
Lo scoglio da superare resta la prima classe. I ragazzini provenienti dalla terza media scontano un forte impatto con la scuola superiore: quest’anno, il numero totale di bocciati al primo anno di scuola superiore è cresciuto di 3 punti, il 21,8 per cento contro il 18,7 per cento dell’anno scolastico 2006/2007.
Per quanto riguarda i tempi di svolgimento delle operazioni di integrazione dello scrutinio finale, l’82 per cento delle scuole ha completato le verifiche degli studenti con giudizio sospeso tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre, mentre 18 scuole su 100 hanno svolto tutte le operazioni intorno alla metà di luglio.
* la Repubblica, 13 settembre 2008
Nella maggioranza delle scuole è la settimana dei reintrodotti esami di riparazione E se solo una piccola parte del mezzo milione di rimandati non dovessero farcela...
Rischio di record dei bocciati
Per 147mila esami in tre materie
di SALVO INTRAVAIA *
Promozione a rischio per quasi 150 mila studenti italiani alle prese con gli esami di riparazione. In questi giorni nella maggior parte delle scuole superiori si stanno svolgendo le attività di verifica per gli alunni che lo scorso mese di giugno sono rimasti con il giudizio di ammissione "sospeso". L’intera settimana che va dal primo al 6 settembre è dedicata a compiti scritti, orali e riunioni dei consigli di classe che dovranno stabilire se i 579 mila studenti in bilico fra promozione e bocciatura potranno frequentare l’anno successivo. Le scuole che si sono cimentate negli "esami di riparazione" a fine agosto sono poche ma già si contano i primi caduti: una decina al liceo classico Visconti di Roma.
Nel balletto di inizio d’anno (l’anno scolastico si apre ufficialmente il 1° settembre) quelli che rischiano parecchio sono gli oltre 147 mila ragazzi e ragazze rinviati alla prova d’appello ma che dovranno riparare 3 o più discipline: una strada irta di difficoltà. Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Istruzione a luglio si tratta, appunto, di un numero considerevole: il 25,4 per cento dei sospesi. Più di uno studente "sospeso" su 4, quindi, ha mostrato lacune tali da pregiudicargli la promozione in 3 o addirittura 4 materie: dimostrare di avere recuperato non sarà facile. La restante parte, a patto di essersi impegnati in estate, ha un compito un po’ più semplice: dovrà recuperare una o due materie.
Ma, per il mezzo milione di studenti alle prese con gli esami di riparazione reintrodotti dall’ex ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, le difficoltà non finiscono qui. In questo scorcio di settembre, una consistente fetta dovrà confrontarsi con docenti mai visti prima. Infatti, nonostante la norma preveda che a giudicare i ragazzi sia lo stesso consiglio di classe di giugno (con gli stessi professori), in caso di "non disponibilità" da parte degli interessati la scuola potrà provvedere alla sostituzione del prof. Fra trasferimenti, pensionamenti e supplenti (che cambiano scuola ogni anno) circa un terzo dei prof avrà un volto nuovo. Circostanza che per gli studenti rappresenta una difficoltà aggiuntiva.
Se anche una minima parte dei 579 mila ragazzi impegnati negli esami di riparazione dovesse non farcela, il bilancio dell’anno 2007/2008 si chiuderebbe con un preoccupante segno più: quello dei bocciati. Dodici mesi fa, gli studenti non ammessi all’anno successivo, come vengono chiamati in burocratese i bocciati, hanno raggiunto quota 14,5 per cento. Cifra molto vicina al 13,7 per cento "provvisorio" registrato lo scorso mese di giugno, cui occorrerà aggiungere i bocciati della tornata di fine estate. I primi dati si conosceranno soltanto alla fine della settimana prossima e solo allora sarà possibile dare un giudizio sull’efficacia della novità introdotta lo scorso anno.
* la Repubblica, 2 settembre 2008.
Ansa» 2008-07-22 14:25
SCUOLA: AUMENTANO PROMOSSI, EMERGENZA MATEMATICA
ROMA - "La matematica è una emergenza didattica nazionale, necessario aprire una riflessione su apprendimento e didattica della materia. Ragazze più brave dei ragazzi. Aumentano i promossi agli scrutini".
E’ quanto rende noto il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, commentando i risultati dell’anno scolastico appena concluso. Questi i dati ufficiali ma non ancora definitivi: Promossi, 59,4%; Giudizio sospeso, 26,9%; Non ammessi, 13,7%.
"Dopo quasi 15 anni - ha aggiunto Mariastella Gelmini - si ritorna a studiare d’estate per recuperare le insufficienze. Studiare a luglio e agosto non è certo piacevole per gli studenti ma contribuisce a dare un po’ di serietà e credibilità alla valutazione degli studenti nella scuola italiana".
"Si deve purtroppo prendere atto che la matematica costituisce, per la scuola italiana, un’autentica emergenza didattica. Il problema accomuna gli studenti dell’intera penisola, senza distinzione di sesso, tipologia di scuola o dislocazione geografica. Forse è il momento di chiedersi se non siano necessarie la ricerca e l’applicazione di nuove metodologie d’insegnamento. Dovremo porci - conclude Gelmini - la stessa domanda anche riguardo allo studio delle lingue straniere, la seconda più grave lacuna dei nostri ragazzi".
MATEMATICA E LINGUE EMERGENZA STUDENTI ITALIANI La matematica, ma anche le lingue straniere, sono lo spauracchio degli studenti italiani, provocando una situazione di ’’emergenza didattica nazionale’’, con il 45,7% ammessi con ’’debito’’. E’ quanto si evince dai risultati (’’quasi definitivi’’) degli scrutini resi noti dal ministero Istruzione, Universita’ e Ricerca, da cui emerge un aumento (+10%) dei promossi.
Ecco la situazione settore per settore.
MATEMATICA: La materia in cui gli studenti di tutta Italia incontrano le maggiori difficolta’ e’, infatti, la matematica, anche tenendo conto che si tratta di una tra le discipline piu’ presenti nei diversi corsi di studi: il 45,7% dei ragazzi ammessi con giudizio sospeso all’anno scolastico successivo dovra’ dimostrare di aver superato l’insufficienza in questa disciplina. Da notare che - rileva Viale Trastevere - rispetto all’anno scorso, in cui c’era il 43,1% degli studenti ammessi con debito in matematica, c’e’ stato un ulteriore aumento di 2,6 punti percentuali.
ALTRE CRITICITA’: Dopo la matematica la materia piu’ ostica per gli studenti italiani e’ la lingua straniera. Il 30,6% degli studenti ammessi all’anno scolastico successivo con giudizio sospeso ha avuto un debito formativo in lingua o in letteratura straniera; seguono le altre discipline scientifiche (fisica, chimica, biologia etc.) col 23,6%; infine l’italiano con il 14% (percentuale rimasta stabile rispetto al 14,5% del 2007).
- AUMENTO PROMOSSI AGLI SCRUTINI: Promossi: 59,4%; Giudizio sospeso: 26,9%, Non ammessi: 13,7% Aumentano i promossi (confrontando il dato con quello relativo agli alunni ammessi senza debito lo scorso anno) alla classe successiva: e’ quanto emerge dalle rilevazioni effettuate dal Ministero sugli scrutini finali della scuola secondaria di secondo grado e sui risultati relativi agli esami di Stato 2007-2008. Le promozioni sono aumentate del 10% rispetto allo scorso anno, un ’’dato che potrebbe significare come il sistema del recupero dei debiti formativi abbia innescato un meccanismo virtuoso che ha responsabilizzato gli studenti. Ma una valutazione finale potra’ essere fatta solo a settembre con i dati definitivi’’.
SCUOLA SECONDARIA: Gli studenti della scuola secondaria di secondo grado promossi quest’anno sono stati il 59,4% del totale; l’anno scorso, invece, gli studenti ammessi senza debito alla classe successiva erano il 49,8%. Un reale confronto dei dati con l’anno scolastico 2006-2007, comunque, sara’ possibile solo a settembre, quando gli studenti con giudizio sospeso, che quest’anno sono il 26,9% (quelli ammessi con debito erano il 36%), saranno giudicati nella valutazione finale, dopo aver seguito i corsi di recupero estivi.
ISTITUTI TECNICI CON PIU’ DEBITI: Sono gli istituti tecnici quelli in cui ci sono piu’ alunni con giudizio sospeso (il 30% del totale), mentre nel 2007 gli alunni degli istituti tecnici con debito alla fine dell’anno erano il 38,9%.
MEGLIO IL LICEO CLASSICO: La scuola con meno studenti con giudizio sospeso e’ il liceo classico (21,2% del totale), mentre nella stessa tipologia di scuola l’anno scorso il 28,9% aveva riportato il debito.
GIUDIZI SOSPESI: Tra i ragazzi con giudizio sospeso, quelli che dovranno dimostrare di aver superato una sola insufficienza sono il 39,3%, i ragazzi con debiti in due discipline, invece, sono il 35,3%, mentre gli alunni con tre o piu’ insufficienze sono il 25,4%.
- I BOCCIATI: Per adesso, comunque, i ragazzi bocciati sono il 13,7%, mentre i non ammessi alla classe successiva alla fine dell’anno scolastico 2006-2007 erano il 14,2%.
DOVE SI STUDIA DI PIU’: Le tipologie di scuola in cui si sono avuti piu’ successi sono il liceo classico, con il 73,2% dei promossi senza debito, con un aumento di 7,9 punti percentuali rispetto all’anno precedente, e il liceo linguistico, anch’esso con il 73,2% (anche qui si e’ avuto un aumento dei promossi senza debito del 10,5%). Segue il liceo scientifico con il 68,4% degli ammessi all’anno successivo, con un 7,8% in piu’ di promossi.
Gli istituti professionali, invece, si confermano una delle tipologie di scuola in cui ci sono meno promossi; meno della meta’ dei frequentanti (il 48,2%), infatti, e’ stato promosso senza debito. In ogni tipologia di scuola superiore, i passaggi piu’ critici risultano essere il primo ed il terzo anno. In queste due classi il maggior numero di studenti non viene promosso.
LA SITUAZIONE NELLE REGIONI: la maggiore concentrazione di ragazzi promossi e’ in Calabria, a fronte del primato delle bocciature di Veneto e Friuli-Venezia Giulia.
Le prime indiscrezioni sulla circolare di Gelmini, poi confermate dal Ministero
"Le scuole proseguano applicando le loro decisioni". Oggi la firma
Debiti, tutto entro il 31 agosto
"Modifiche, ma non quest’anno"
E intanto il nuovo presidente della Commissione cultura vuole smontare il sistema
di SALVO INTRAVAIA *
Nessun cambio in corsa sui debiti scolastici: i "rimandati", almeno per quest’anno, ci saranno. E’ stata lo stessa ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, a confermare le indiscrezioni riportate da Repubblica.it e mettere fine alla ridda di voci su un possibile cambio a pochi giorni dalla fine delle lezioni. L’unico colpo di scena adesso può arrivare dall’udienza presso il Consiglio di Stato che dovrà pronunciarsi sul ricorso straordinario al Presidente della Repubblica presentato dai Cobas della scuola che chiedono l’annullamento dell’ordinanza ministeriale 92: quella che detta tempi e modi per il recupero.
"In merito alla notizia riportata da alcuni organi di informazione sui debiti scolastici - spiega una nota dell’Ufficio stampa di viale Trastevere - si precisa che, secondo l’ipotesi al vaglio del ministero, questi dovranno essere recuperati entro il 31 agosto 2008". In buona sostanza, gli istituti che hanno previsto i corsi di recupero a giugno, luglio e ad agosto potranno tranquillamente svolgerli come programmato. Così come le verifiche finali previste dalla norma (a fine luglio o a fine agosto) e la riunione dei Consigli di classe che dovranno sciogliere la riserva sulla promozione degli studenti col giudizio "sospeso" a causa delle insufficienze riportate in una o più discipline.
Resta "eccezionale" la possibilità per le scuole di posticipare oltre il 31 agosto le verifiche le sedute dei Consigli. "Eventuali proroghe dovranno essere adeguatamente valutate anche in relazione alle implicazioni organizzative derivanti dall’avvio del prossimo anno scolastico. Le iniziative di recupero e la loro valutazione dovranno comunque concludersi entro la data di inizio delle lezioni", dicono da Palazzo della Minerva.
L’unica novità "certa" su tutta la partita è la possibilità che i finanziamenti previsti dal precedente esecutivo, considerati "insufficienti" da sindacati e dirigenti scolastici, possano essere rimpinguati per consentire alle scuole un recupero più serio delle lacune evidenziate dagli studenti. "E’ allo studio inoltre la possibilità di un ulteriore finanziamento per le scuole al fine di far fronte all’organizzazione del recupero dei debiti scolastici", conclude la nota.
E se a tenere banco nell’immediato è la partita dei debiti, nei prossimi mesi la scuola italiana potrebbe essere attraversata da un autentico tsunami, sindacati permettendo. Se ne può avere un’idea leggendo l’articolato di un disegno di legge depositato in Parlamento dalla neo presidente della Commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea. "In Italia - si legge nella relazione introduttiva - , individuando le strategie giuste si potrebbe presto arrivare, come sta avvenendo in Inghilterra, ad avere uno Stato che svolga un’azione più di guida e di controllo che di gestione". Ma non è tutto. "Dentro questo cambiamento resta la sfida di riallocare le risorse finanziarie destinate all’istruzione partendo dalla libertà di scelta delle famiglie, secondo il principio che le risorse governative seguono l’alunno". Aspetto quest’ultimo che la Aprea considera "ancora più importante" del primo. In altre parole, verrebbe spinta al massimo l’autonomia delle istituzioni scolastiche, anche quelle paritarie, che riceverebbero le risorse direttamente dallo stato in relazione al numero di alunni. "L’autonomia scolastica" e "la libertà di scelta delle famiglie" spostano "i finanziamenti in base alle loro scelte".
"Il fatto - spiega la deputata - che lo Stato abbia fino ad oggi interpretato il diritto all’istruzione dei cittadini come una funzione propria e coincidente con un servizio esclusivamente statale ha certamente prodotto effetti positivi come la scolarizzazione di massa, ma è anche vero che questo impianto appare sempre più come una ’gabbia’ che limita le opportunità da offrire ai nostri giovani e la libertà di scelta in campo educativo". In futuro "la sussidiarietà diventa la stella polare di questo cambiamento".
"Introdurre tra le scuole - dice Mazzoli - una virtuosa competizione mi sembra positivo perché rafforza l’impegno a dare il meglio. E sono d’accordo anche sul fatto di misurare, seppure in modo grossolano, la qualità della scuola in base al gradimento delle famiglie". Ma non sono tutte rose e fiori. "Sui finanziamenti estesi anche alle scuole private sono contrario e non per pregiudizio. Perché alcuni sono diplomifici, che bisognerebbe chiudere, e una consistente fetta è gestita da religiosi con una impronta confessionale che non mi sembra possa soddisfare le esigenze di crescita di tutti i cittadini indistintamente. Ancora per qualche decennio - conclude il presidente dell’Asal - il nostro Paese necessita di una scuola pubblica, magari ampiamente riformata, ma di impronta nazionale".
E dietro l’angolo c’è la riforma dello Stato giuridico degli insegnanti che dovrebbero formarsi all’università e verrebbero reclutati, dopo una lunga trafila, dalle singole scuole. I docenti verrebbero suddivisi in tre categorie (insegnante iniziale, ordinario e esperto) con retribuzioni e mansioni differenti. Verrebbe introdotta la figura del vice dirigente scolastico e sparirebbe la Rappresentanza sindacale unitaria d’istituto.
* la Repubblica, 3 giugno 2008
Il ministro Gelmini sulla applicazione della rivoluzione di Fioroni
"Sono per il recupero del debito scolastico. Stiamo preparando una circolare"
Rimandati sì o no? E come?
Scuola quasi finita, resta il rebus
Cambiare gli scrutini? Per presidi e scuole autonome sarebbe una follia
E intanto il nuovo presidente della Commissione cultura vuole smontare il sistema
di SALVO INTRAVAIA *
A POCHI giorni dalla fine delle lezioni gli scrutini delle scuole superiori sono ancora un rebus. Si faranno secondo la norma che lo scorso novembre ha reintrodotto i "rimandati" o ritorneranno i "promossi con debito"? E quali saranno le novità che il neoministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini intende mettere sul tappeto in extremis? In ballo, oltre alle news da viale Trastevere, c’è il ricorso straordinario al Presidente delle Repubblica, presentato dai Cobas della scuola, per il quale il Consiglio di Stato ha fissato l’udienza proprio per domani. E all’orizzonte per la scuola italiana si profila una specie di terremoto: decentramento e sussidiarietà spinti al massimo e un nuovo stato giuridico degli insegnanti.
Questa mattina, il ministro si è fatta sentire. Ma il suo intervento non ha fugato tutti i dubbi: "Il tema dei tema debiti formativi - ha detto Gelmini - è delicato. Stiamo pensando ad una circolare che vada a correggere alcune rigidità previste dal ministro Fioroni, ma mantenendo il concetto della necessità colmare i debiti entro l’anno". Più in generale, il ministro ha detto di non essere contraria "al ritorno degli esami di riparazione". Ma le valutazioni in merito, ha aggiunto Gelmini "le faremo nelle sedi opportune quindi innanzitutto nelle commissioni di Camera e Senato e poi attraverso un confronto con i protagonisti della scuola".
Riguardo alla circolare sugli scrutini che sarebbe sul tavolo del ministro pronta per la pubblicazione il giudizio è decisamente critico. "A questo punto dell’anno è possibile soltanto un intervento molto morbido: niente stravolgimenti, insomma", dichiara Giorgio Rembado, presidente nazionale dell’Anp (l’Associazione nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola) che si sbilancia ulteriormente: "Non riesco ad immaginare - spiega - un provvedimento che il 4/5 giugno possa intervenire sulla materia a scrutini avviati o, in alcuni casi, conclusi: si tratterebbe di una indebita interferenza con le attività degli istituti".
"L’unica via percorribile - continua Rembado - è quella di assegnare alle scuole i fondi necessari per svolgere i corsi programmati". Gli scrutini finali e le attività di recupero (e verifica) estive sono ormai state calendarizzate da tutte le scuole. In alcune classi addirittura gli scrutini sono già stati fatti e al rientro dal lungo week end del 2 giugno, i professori saranno chiamati a fare gli scrutini di fine anno delle rimanenti classi.
Dello stesso parere e Carlo Mazzoli, presidente dell’Asal (l’Associazione delle scuole autonome del Lazio). "Un intervento sui debiti sarebbe accolto bene, ma ormai è obiettivamente tardi", spiega Mazzoli. A meno di colpi di scena dell’ultimo momento, pare che studenti debbano rassegnarsi a passare sui libri, come non avveniva da quasi un decennio, una parte dell’estate. Mentre i genitori dovranno restare in attesa che i figli completino il recupero e si cimentino nelle verifiche finali aspettando la sentenza: promozione o bocciatura.
E se a tenere banco nell’immediato è la partita dei debiti, nei prossimi mesi la scuola italiana potrebbe essere attraversata da un autentico tsunami, sindacati permettendo. Se ne può avere un’idea leggendo l’articolato di un disegno di legge depositato in Parlamento dalla neo presidente della Commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea. "In Italia - si legge nella relazione introduttiva - , individuando le strategie giuste si potrebbe presto arrivare, come sta avvenendo in Inghilterra, ad avere uno Stato che svolga un’azione più di guida e di controllo che di gestione".
Ma non è tutto. "Dentro questo cambiamento resta la sfida di riallocare le risorse finanziarie destinate all’istruzione partendo dalla libertà di scelta delle famiglie, secondo il principio che le risorse governative seguono l’alunno". Aspetto quest’ultimo che la Aprea considera "ancora più importante" del primo. In altre parole, verrebbe spinta al massimo l’autonomia delle istituzioni scolastiche, anche quelle paritarie, che riceverebbero le risorse direttamente dallo stato in relazione al numero di alunni. "L’autonomia scolastica" e "la libertà di scelta delle famiglie" spostano "i finanziamenti in base alle loro scelte".
"Il fatto - spiega la deputata - che lo Stato abbia fino ad oggi interpretato il diritto all’istruzione dei cittadini come una funzione propria e coincidente con un servizio esclusivamente statale ha certamente prodotto effetti positivi come la scolarizzazione di massa, ma è anche vero che questo impianto appare sempre più come una ’gabbia’ che limita le opportunità da offrire ai nostri giovani e la libertà di scelta in campo educativo". In futuro "la sussidiarietà diventa la stella polare di questo cambiamento".
"Introdurre tra le scuole - dice Mazzoli - una virtuosa competizione mi sembra positivo perché rafforza l’impegno a dare il meglio. E sono d’accordo anche sul fatto di misurare, seppure in modo grossolano, la qualità della scuola in base al gradimento delle famiglie". Ma non sono tutte rose e fiori. "Sui finanziamenti estesi anche alle scuole private sono contrario e non per pregiudizio. Perché alcuni sono diplomifici, che bisognerebbe chiudere, e una consistente fetta è gestita da religiosi con una impronta confessionale che non mi sembra possa soddisfare le esigenze di crescita di tutti i cittadini indistintamente. Ancora per qualche decennio - conclude il presidente dell’Asal - il nostro Paese necessita di una scuola pubblica, magari ampiamente riformata, ma di impronta nazionale".
E dietro l’angolo c’è la riforma dello Stato giuridico degli insegnanti che dovrebbero formarsi all’università e verrebbero reclutati, dopo una lunga trafila, dalle singole scuole. I docenti verrebbero suddivisi in tre categorie (insegnante iniziale, ordinario e esperto) con retribuzioni e mansioni differenti. Verrebbe introdotta la figura del vice dirigente scolastico e sparirebbe la Rappresentanza sindacale unitaria d’istituto.
* la Repubblica, 3 giugno 2008
Decisa per il 4 giugno la sentenza sui ricorsi contro la legge Fioroni
E il ministro convoca un vertice a giorni per una direttiva sugli scrutini
Debiti, il caso al Consiglio di Stato
fine anno scolastico al cardiopalma
di SALVO INTRAVAIA *
La prossima settimana, durante un vertice a viale Trastevere, il neoministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini dovrebbe sciogliere il nodo-debiti, anche se in ’zona Cesarini’. Ma su tutta la vicenda pende ora la spada di Damocle del pronunciamento del Consiglio di Stato che la prossima settimana potrebbe addirittura annullare la circolare contestata dai Cobas della scuola.
Secondo indiscrezioni riportate dalle agenzie di stampa, la Gelmini intenderebbe "ammorbidire" la trafila imposta dal suo predecessore, Giuseppe Fioroni, per il recupero dei debiti.
Tutte le novità dovrebbero essere contenute nella circolare sugli scrutini (ed esami) che negli anni scorsi di questi tempi era uscita da settimane o in un apposito decreto. Durante le scorse settimane, su tutta la questione sono state avanzate tantissime ipotesi. Gli studenti da sempre chiedono l’annullamento del provvedimento. E si è ipotizzato anche di posticipare l’avvio dell’anno scolastico in tutte le regioni al 20 settembre per consentire ai Consigli di classe di effettuare, nelle prime due settimane di settembre, le verifiche sul superamento dei debiti. Ma la strada non appare percorribile perché quella di stabilire il calendario scolastico è una prerogativa delle singole regioni.
Il nuovo inquilino di Palazzo della Minerva vorrebbe salvare "capra e cavoli": obbligare gli alunni a recuperare i debiti entro l’anno e, allo stesso tempo, risolvere le tante situazioni di crisi che si prevedono fra qualche settimana nelle scuole italiane. Mancano le risorse economiche per organizzare corsi di "almeno 15 ore" in tutte le discipline nelle quali lo studente viene "rimandato". Ma non solo. Le scuole devono decidere se svolgere i corsi a giugno, a luglio o ad agosto con i propri insegnanti, interferendo con le ferie dei prof (e delle famiglie), o affidare a docenti esterni il recupero: ipotesi non gradita a studenti e genitori. E ancora. Meglio effettuare le verifiche, e riunire i Consigli di classe per lo scioglimento della riserva, subito dopo i corsi o a fine agosto?
In teoria ci sarebbe la possibilità di spostare tutto settembre ma si creerebbero problemi sull’organico: senza conoscere il numero dei promossi e dei bocciati, le classi rimarrebbero in forse fino a pochi giorni dall’inizio delle lezioni e bisognerebbe richiamare i docenti in pensione dal primo settembre e quelli trasferiti in un altro istituto per "sciogliere la riserva". Ecco soltanto alcune delle difficoltà che dovranno affrontare le scuole, cui la Gelmini vorrebbe dare una risposta. Ma a una settimana dalla fine delle lezioni il rischio è di aggiungere a confusione altra confusione.
Secondo le prime indiscrezioni che escono dal Palazzo, l’orientamento è quello di "una minore rigidità delle regole, fermo restando per gli alunni di certificare il superamento delle insufficienze". Nessun colpo di spugna, insomma. La famigerata circolare 92 dovrebbe essere "ammorbidita" affidando all’autonomia delle scuole la possibilità di gestire il recupero dei ragazzi". Si parla della possibilità di lasciare agli istituti il potere di decidere quanti corsi fare, su quali discipline (solo le più importanti) e per quante ore: anche meno di 15. Modifiche che dovrebbero snellirebbe il lavoro di presidi e docenti. Novità in vista anche sulla scadenza ultima per il recupero, oggi il 31 agosto o l’inizio dell’anno scolastico: le scuole potrebbero diventare più autonome e salvare l’estate a studenti, genitori e prof. Ma come?
E mentre si aspetta il provvedimento del ministro, la soluzione potrebbe arrivare dalla giustizia amministrativa. Il Consiglio di Stato ha fissato per mercoledì 4 giugno l’udienza sulla richiesta da parte dei Cobas di annullare l’ordinanza 92 e con essa tutta la nuova procedura sul recupero dei debiti scolastici.
Se il tribunale amministrativo dovesse accogliere l’istanza le lancette tornerebbero indietro di sette mesi: ritornerebbero i "promossi con debito" e, soprattutto, le scuole non avrebbero nessun obbligo di organizzare i corsi estivi. "Lo scorso 26 maggio - spiega Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas - abbiamo fatto pervenire al Consiglio di Stato note integrative con le quali, ribadendo che l’OM impone soluzioni del tutto inattuabili e illegittime per il recupero dei "debiti", si evidenzia che la sospensione della stessa non cagionerebbe alcun inconveniente o alcuna difficoltà organizzativa in ordine allo svolgimento degli esami di maturità".
* la Repubblica, 29 maggio 2008
Scuola
Verifiche a settembre solo per pochi «rimandati»
Debiti, scrutini a giugno
E meno ore a scuola
La mossa per evitare i ricorsi da chi verrà respinto a settembre dopo verifiche effettuate fuori tempo massimo *
ROMA - Frenetiche consultazioni sono in corso al ministero dell’Istruzione per evitare che la partita dei debiti scolastici, da chiudere entro i primi giorni di settembre, si trasformi in un boomerang. I dirigenti di viale Trastevere stanno mettendo a punto una circolare che, si spera, dovrebbe mettere a posto le cose: via le norme troppo rigide volute dall’ex ministro Fioroni, più autonomia alle scuole. Soprattutto per completare più in fretta il lavoro iniziato e chiudere possibilmente la vicenda a giugno, al massimo entro i primi giorni di luglio, evitando di trascinarla fino a settembre con possibili negative conseguenze sul nuovo anno scolastico. I debiti scolastici potranno essere recuperati subito, salvando l’estate a molte famiglie. E la promozione (o la bocciatura) arriverà entro la prima settimana di luglio. Almeno nella stragrande maggioranza dei casi. La firma del nuovo ministro Mariastella Gelmini è attesa a giorni.
La situazione è ingarbugliata: fondi insufficienti per i corsi, norme complicate, rischio di un ingorgo di valutazioni all’inizio del nuovo anno scolastico, possibili ricorsi dei ragazzi bocciati con scrutini fuori tempo massimo. La scelta dell’ex ministro Fioroni per evitare il trascinamento automatico delle insufficienze dal primo anno di liceo all’università non è in discussione. Tuttavia, secondo gli esperti del ministro Gelmini, se non si cambiano subito alcune cose l’operazione potrebbe trasformarsi in un colossale flop.
Al ministero di viale Trastevere, dove la Gelmini si è appena insediata, hanno preso in esame varie soluzioni. Dall’ipotesi macchine indietro tutta, al rinvio dell’inizio delle lezioni del prossimo anno scolastico.
Tutte scartate. È rimasta una sola via d’uscita: dare alle scuole carta bianca e sperare che funzioni. Non è la prima volta che ci si affida al buon senso. La circolare, sulla quale si lavora, dovrebbe contenere deroghe sul numero minimo di 15 ore per attivare un corso: se ne potranno fare anche di più brevi. Lo stesso discorso per il numero dei partecipanti. L’obiettivo è quello di tagliare i tempi per arrivare a settembre con il minor numero possibile, al massimo il 20 per cento, di ragazzi ancora alle prese con i debiti da recuperare. La circolare dovrebbe inoltre dare agli istituti garanzie sui fondi.
Dal ministero, in queste ore, nontrapelaquasinulla.Nonso- noaffattoavvoltidalmistero, invece, i timori sull’«operazione serietà». Di sicuro aumenterà, anche se di poco, il numero dei respinti. Ma quelli che non saranno bocciati a giugno ma a settembre potranno tentare la strada del ricorso, contestando l’anomalia di scrutini fatti formalmente nel nuovo anno scolastico (che inizia appunto a settembre), oppure un eventuale cambiamento tra le fila dei docenti. Anche per evitare questi ricorsi il ministero spera di chiudere la partita prima di settembre.
Giulio Benedetti
* Corriere della Sera, 28 maggio 2008
Sospensione di giudizio a giugno e decisione finale dopo la verifica a settembre
Previste attività di recupero durante tutto l’anno con più interventi dei docenti
Bocciati o promossi? Le nuove norme
Fioroni: così si recuperano i debiti
di SALVO INTRAVAIA *
"Si tratta di un recupero vero, non virtuale. Queste norme consentono ai ragazzi di avere certezze che gli istituti scolastici organizzino i corsi di recupero e le attività didattiche incentrate sulle loro necessità per far fronte alle lacune emerse durante l’anno scolastico". E’ il senso delle nuove norme per il recupero dei debiti spiegato dal ministro Fioroni, che informa di aver varato l’ordinanza che tante proteste ha suscitato nelle scorse settimane.
Ed ecco il vademecum su quelli che nelle contestazioni sono stati definiti i nuovi "esami di riparazione". Dà alle scuole tutte le direttive per organizzare il recupero delle lacune evidenziate dai ragazzi durante l’anno scolastico e per mettere a punto le successive prove di settembre. Per le scuole si tratterà di una mezza rivoluzione in quanto l’azione di recupero entrerà a far parte "ordinaria e permanente" del Piano dell’offerta formativa. Nei 12 articoli che compongono l’ordinanza l’inquilino di viale Trastevere precisa chi dovrà svolgere i corsi, gli studenti che saranno obbligati a seguirli e come dovranno avvenire le verifiche. E ancora. Quando i ragazzi saranno obbligati a seguire le lezioni di recupero che le scuole avranno l’obbligo di organizzare e quando potranno recuperare "in proprio".
I ragazzi che mostrano difficoltà in una o più discipline saranno presi in carico dalla scuola sin dal primo giorno di lezione. Il provvedimento distingue due attività: il sostegno e il recupero. Ma non tutti potranno seguire i corsi di recupero. Le scuole organizzeranno le lezioni integrative solo nelle discipline in cui i ragazzi contraggono più debiti. Fra queste dovrebbero comparire la Matematica, l’Italiano e le Lingue straniere. Ma anche il Latino allo scientifico e il Greco al classico. Due le modalità che avranno a disposizione gli istituti per consentire ai meno bravi di recuperare. Sfruttando il 20 per cento del monte ore annuo delle singole discipline: in itinere, come dicono i prof. O in veri e propri corsi pomeridiani della durata "non inferiore a 15 ore". Le due modalità potranno anche integrarsi. Le scuole potranno anche organizzarsi sospendendo le lezioni per un certo numero di giorni (una settimana, per esempio) e con una vera e propria full immersion consentire ai chi è rimasto indietro di rimontare lo svantaggio.
In poco più di un mese e mezzo (entro il 31 dicembre 2007) gli organi collegiali (Consigli di classe, Collegi dei docenti e Consigli d’istituto) delle scuole dovranno mettere a punto la "macchina" dei recuperi e delle verifiche di settembre. Spetterà ai consigli di classe "programmare e attuare" i corsi di recupero sulla base dei criteri didattici stabiliti dai collegi dei docenti e dalle indicazioni organizzative approvate dai consigli d’istituto. Il recupero oltre che nei mesi estivi si svolgerà durante l’intero anno scolastico. Nelle prossime settimane, gli insegnanti saranno chiamati ad un tour de force per stabilire "le modalità, i tempi, la durata e le forme di verifica". Per gli studenti che a giugno non avranno imparato abbastanza i professori emetteranno il verdetto di "sospensione del giudizio", la sola dicitura che comparirà nel tabellone finale. Per questi alunni si prospetta un’estate, a scuola a o a casa, di studio e il rinvio a fine agosto o, al massimo, a settembre. Per tutti, il banco di prova sarà costituito da un esame che dovrà essere "documentabile": quasi certamente una prova scritta. Solo coloro che la supereranno avranno la promozione.
Saranno gli stessi professori che hanno seguito gli alunni durante l’anno a saggiare la preparazione degli stessi a settembre. Gli insegnanti che nel frattempo sono andati in pensione o sono stati trasferiti in un’altra scuola saranno richiamati per verificare gli alunni "rimandati". I corsi potranno essere svolti dagli stessi insegnanti della scuola, da insegnati esterni o da soggetti esterni no profit. Per i compensi agli insegnanti sono stati stanziati 210 milioni di euro.
"Il testo chiarisce definitivamente che non si tratta di esami di riparazione ma di sostegno agli studenti per raggiungere gli apprendimenti essenziali", commenta la viceministro, Mariangela Bastico. "E’ importante il fatto - continua la Bastico - che le azioni di recupero costituiscono parte integrante del Pof , diventando il compito primario dell’azione educativa. Una delle differenze fondamentali con i vecchi esami di riparazione è che, in quel caso, il recupero restava a totale carico delle famiglie. Adesso i ragazzi recupereranno a scuola senza oneri per le famiglie".
* la Repubblica, 6 novembre 2007.
Il ministro dell’Istruzione fischiato al liceo Morgagni
"Non mi sono mai sottratto al dialogo, ma loro sono tanti e io uno solo"
Roma, gli studenti contestano Fioroni
"No agli esami di riparazione"
ROMA - Contestazione per il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, al suo arrivo al liceo scientifico romano ’’Morgagni’’. Circa un centinaio di studenti hanno intonato cori all’arrivo del Ministro presente questa mattina insieme al sindaco di Roma Walter Veltroni, per presentare un’iniziativa di solidarieta’ per l’Africa, in particolare per il Senegal. All’ingresso del Liceo Morgagni su uno striscione la scritta: ’’Con il Senegal e Veltroni contro Fioroni’’. L’arrivo del ministro e’ stato accolto ai contestatori, controllati dalle forze dell’ordine, con urla e fischi di disapprovazione. Motivo della protesta, in particolare, e’ la reintroduzione degli esami di riparazione.
Fioroni si è formato a parlare con gli studenti spiegando le ragioni che lo hanno portato a introdurre tempi certi per la verifica dei debiti formativi. "Ogni volta che c’è stata un’occasione di dialogo - ha detto il ministro - non mi sono sottratto. C’è un forum degli studenti con il quale il confronto è aperto e che dovrebbe fare da cerniera con tutto il mondo studentesco. I ragazzi sono tanti, il ministro è soltanto uno".
* la Repubblica, 22 ottobre 2007
Al Parlamento il decreto sul recupero dei debiti formativi *
Il Senato ha approvato, quasi all’unanimità, un ordine del giorno in merito al decreto sul recupero dei debiti scolastici che nei giorni scorsi aveva determinato agitazioni nel mondo studentesco.
L’ordine del giorno equipara le modalità adottate per il recupero al ripristino degli esami di riparazione, a suo tempo abrogati per legge e prevede che il Ministro debba in merito riferire alle Commissioni parlamentari.
Il Ministero, in comunicati successivi, sostiene trattarsi di modalità diversa dagli esami di riparazione e ribadisce la correttezza della procedura amministrativa adottata, ma non potrà fare a meno di confrontarsi con le Commissioni. Su questo argomento la FLC Cgil aveva espresso critiche sia per il merito sia per le soluzioni adottate.
Non sono ancora chiare tutte le conseguenze del provvedimento, ma è fuori di dubbio che la cosa costituisce un incidente di percorso da non sottovalutare.
* Conoscenzanews - Edizione scuola, n. 56 del 19 ottobre 2007
Ritorno esami di riparazione: ora si rischia il rinvio al 2009
Calderoli accusa: «Iter improprio». Fioroni chiarisce, ma deciderà Senato
(Corriere della Sera, 17/10/2007)
ROMA. A due settimane dalla sua presentazione è oggi tornato a far discutere il decreto ministeriale n. 80 che di fatto obbliga gli studenti, già a partire dal 2008, a recuperare tutte le insufficienze entro l’inizio del nuovo anno scolastico: l’aula del Senato ha infatti approvato a larga maggioranza un ordine del giorno proposto dal vicepresidente dell’assemblea di palazzo Madama Roberto Calderoli sul ripristino improprio degli esami di riparazione.
Scontro Calderoli-Fioroni
«Il ministro Fioroni - ha spiegato il senatore della Lega - aveva surrettiziamente reintrodotto, chiamandoli in forma diversa, attraverso un semplice atto amministrativo come un decreto ministeriale, gli esami di riparazione, i famosi esami di settembre, cosa che aveva determinato la massiccia protesta del mondo studentesco». «Ma gli esami di riparazione - ha concluso Calderoli - sono stati aboliti per legge e quindi chiunque voglia reintrodurli deve far approvare una legge in tal senso da parte del Parlamento, che non può essere espropriato di questo potere decisionale». Immediata la riposta del ministro chiamato in causa dal dirigente leghista: rispondendo ad un question time alla Camera, Fioroni ha voluto fare chiarezza «sull’informazione distorta e sulle strumentalizzazioni che dipingono il nostro decreto come una reintroduzione degli esami di riparazione, abrogati nel 95».
Il problema della disponibilità dei docenti
«È obbligatorio - ha sottolineato il responsabile della Pubblica Istruzione - che le scuole si facciano carico di organizzare i corsi di recupero o gli interventi di sostegno per quegli studenti che a dicembre mostrano lacune in alcune materie, successivamente sono previste verifiche durante l’anno e a fine anno spetta al consiglio di classe decidere se le lacune sono state superate. È prevista anche un’ultima verifica prima dell’inizio dell’anno scolastico e in quella sede il consiglio decide se il debito è superato e quindi da diritto allo studente ad andare avanti oppure no». Fioroni ha aggiunto che il governo «ha stanziato circa 200milioni di euro per i corsi recuperi, dando incentivo ai docenti o con la possibilità di farli svolgere da nuovi laureati o insegnanti in pensione». Una precisazione, quest’ultima, che dissipa anche altri dubbi: malgrado il ministero abbia infatti elevato fino a 50 euro l’ora il pagamento delle lezioni di recupero dei debiti, attraverso il nuovo contratto firmato all’Aran pochi giorni fa, nelle scuole permangono non poche perplessità sull’effettivo interesse da parte dei docenti a dare la loro disponibilità nel condurli (soprattutto nei mesi estivi).
La maggioranza difende il ministro
Ma in difesa di Fioroni vi sono state anche altre dichiarazioni: ad inizaire da quella del viceministro della Pubblica istruzione, Mariangela Bastico, secondo cui «Calderoli parla impropriamente: nessuno ha reintrodotto esami di riparazione, ma solo l’obbligo del recupero dei debiti. Il decreto ministeriale - ha continuato la Bastico -definisce le modalità e i tempi di recupero dei debiti scolastici; quindi un decreto che tratta esclusivamente il recupero dei debiti, in ottemperanza con quanto previsto dalla nuova legge di riforma degli esami di Stato». Dello stesso tenore le parole del senatore dell’Ulivo, Andrea Ranieri, che ha anche votato contro la proposta della Lega: secondo il responsabile nazionale Ds per il sapere, il decreto ministeriale n. 80 è solo «una strategia concordata per il recupero dei debiti: non vorrei che questo sia un avallo - ha detto Ranieri - a che tale fattispecie si chiami d’ora in poi esame di riparazione».
Tutto rimesso in discussione
Sulla vicenda ha voluto dire la sua anche l’Unione degli Studenti, che pur apprezzando la «sensibilità rispetto alle nostre richieste di far discutere ed eventualmente approvare al parlamento le metodologie di recupero dei debiti formativi», ha ravvisato «una volontà da parte di alcune fazioni politiche di destra a strumentalizzare le nostre richieste e i nostri bisogni». In ogni caso, l’approvazione della proposta di Calderoli da parte di palazzo Madama ha rimesso tutto in discussione: nei prossimi giorni il decreto verrà valutato sia dalle commissioni competenti che dalla stessa aula del Senato. Se dovessero subentrare ulteriori dubbi o contestazioni sulle procedure, il nuovo sistema di debiti formativi rischierebbe seriamente di essere rinviato al prossimo anno scolastico.
Nei giorni scorsi la portesta del mondo studentesco
Scuola, stop del Senato agli esami a settembre
Approvato un odg di Calderoli che, dice il leghista, ’’riporta la materia nella sede competente, ovvero il Parlamento’’. Fioroni: ’’Nessuna reintroduzione degli esami di riparazione ma solo recupero dei debiti formativi’’
Roma, 17 ott. (Adnkronos/Ign) - Stop del Senato agli esami a settembre. Questa mattina è stato infatti approvato un odg del leghista Roberto Calderoli che contesta la reintroduzione annunciata dal ministro Giuseppe Fioroni.
’’Questa mattina in Senato - ha annunciato il vice presidente del Senato e coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord - è stato approvato, alla quasi totale unanimità, un mio ordine del giorno che sottolinea l’improprietà dell’intervento del ministro Fioroni e riporta la materia nella sede competente, ovvero il Parlamento, con probabile sospiro di sollievo da parte di tanti giovani’’.
’’Il ministro Fioroni aveva surrettiziamente reintrodotto, chiamandoli in forma diversa, attraverso un semplice atto amministrativo come un decreto ministeriale, gli esami di riparazione, i famosi esami di settembre, cosa che aveva determinato la massiccia protesta del mondo studentesco. Ma gli esami di riparazione sono stati aboliti per legge e quindi chiunque voglia reintrodurli deve far approvare una legge in tal senso da parte del Parlamento, che non può essere espropriato di questo potere decisionale’’.
Al leghista replica lo stesso Fioroni, sottolineando che non vi è stata alcuna reintroduzione degli esami di riparazione ma solo una rimodulazione dei tempi per il recupero dei debiti formativi. Ricordando che gli esami di riparazione sono stati abrogati da una legge dell’agosto del 1995 e che per il ’’ripristino di quell’esame di riparazione’’ occorre una nuova legge, il ministro ha spiegato che è obbligatorio ’’che le scuole si facciano carico di organizzare corsi di recupero o interventi didattici a sostegno dello studente che già a dicembre dimostra di avere lacune o insufficienze in alcune materie’’.
Esclusivo
Nuovo trucco di Fioroni per finanziare le private
Una bozza di un regolamento allo studio
di Simone Verde (il manifesto, 13.10.2007)
Generalizzare e consolidare i finanziamenti alle scuole private. È l’obiettivo di un regolamento allo studio del ministero della pubblica istruzione, di cui il manifesto è riuscito a intercettare una bozza. Una bozza che, qualora invariata, permetterebbe di distribuire indiscriminatamente fondi pubblici a tutte le scuole elementari paritarie. Il tentativo è sempre lo stesso, ma il processo per aggirare il divieto di finanziamenti dello stato questa volta è più macchinoso del solito e per essere compreso richiede qualche passo a ritroso. Tutto cominciò nel 2000, con una legge dell’allora ministro della pubblica istruzione Luigi Berlinguer che, dando seguito alla Costituzione, stabilì i criteri per parificare l’istruzione pubblica e privata. Nel 2003, poi, arrivò Letizia Moratti, che si servì del provvedimento per giustificare aiuti alle famiglie con figli iscritti nelle scuole private. Il provvedimento fece molto discutere, ma funzionò. E permise di affermare il principio che lo stato, per promuovere la parità scolastica e per garantire a tutti un’ampia offerta formativa, dovesse investire denaro.
Cambiata maggioranza, fu compiuto un ulteriore passo, questa volta ad opera dell’attuale ministro Giuseppe Fioroni. Il quale grazie a un decreto dello scorso giugno è riuscito nella quadratura del cerchio, affermando apertamente la necessità di «sostenere la funzione pubblica svolta dalle scuole paritarie nell’ambito del sistema nazionale di istruzione» attraverso «contributi destinati alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado in possesso del riconoscimento di parità». Un passo fin qui impensabile con cui si aggira definitivamente il dettato costituzionale e si riesce a stabilire che lo stato deve assumersi l’onere di finanziamenti diretti alle scuole private. Il provvedimento è tanto più scaltro che non avviene attraverso nuove leggi, ma a colpi di decreti ministeriali e di interpretazioni estensive di norme già esistenti per evitare polemiche e scomodi dibattiti parlamentari. Ne scaturisce una vera e propria rivoluzione di velluto, con conseguenze estremamente negative sull’amministrazione scolastica che vede moltiplicare regolamenti, bizantinismi e cavilli, in un caos burocratico in cui tutto diventa possibile.
In un decreto ministeriale dello scorso maggio, così, sono stati stanziati «alle scuole primarie paritarie (...)19.367 euro per ciascuna delle classi»; «a ciascuna scuola paritaria secondaria di I grado (...) 2.500 euro» e «1000 euro per ciascuna classe»; «a ciascuna scuola paritaria secondaria di II grado (...) 4000 euro a scuola e 2000 euro a classe». Prossimo passo, il regolamento delle convenzioni con le scuole elementari, la cui uscita è prevista per la prossima settimana e di cui è riprodotta a lato la bozza. Una bozza in cui viene ribadita la volontà di finanziare direttamente il privato, con il pretesto di garantire la pluralità dell’offerta formativa e di promuovere la parità stabilita nel 2000 dal ministro Berlinguer. Nel caso della bozza, i finanziamenti alla scuola elementare parificata fino ad oggi destinati soltanto agli istituti gratuiti, ora sono estesi a tutti: omettendo il vincolo della gratuità, infatti, anche se avrà rette costosissime, la scuola privata riceverà comunque i soldi dello stato. «L’ufficio scolastico regionale - si legge così all’art. 5 - si impegna a corrispondere al gestore, nei limiti dello stanziamento di bilancio sull’apposito capitolo di spesa, il contributo annuo fissato dal decreto del Ministro». In assenza di limiti, dunque, gli stanziamenti sono estesi a qualsiasi istituto che abbia ottenuto la parificazione.
Ma i vantaggi non si fermano qui. Oltre al denaro, infatti, agevolazioni sono garantite da ulteriori omissioni. Prima tra tutte quella che riguarda la percentuale massima di precari che possono essere assunti da ogni istituto. Un aspetto che richiede da anni un chiarimento definitivo e su cui il documento tace, permettendo così che continui lo sfruttamento indiscriminato di docenti con contratti atipici, salari bassissimi, contributi inferiori ai colleghi di ruolo e stipendi che non coprono i periodi di ferie. Un ulteriore vantaggio che rafforzerà l’integrazione tra pubblico e privato teorizzata da Fioroni nell’ambito di «un sistema misto» in cui la scuola pubblica continua a subire restrizioni finanziarie mentre vengono moltiplicati i fondi per le scuole confessionali.
LA LETTERA
Le stampelle di Storace ricordano il regime
di RITA LEVI-MONTALCINI
CARO DIRETTORE, ho letto su Repubblica di ieri che Storace vorrebbe consegnarmi, portandomele direttamente a casa, un paio di stampelle. Vorrei esporre alcune considerazioni in merito.
Io sottoscritta, , in pieno possesso delle mie facoltà mentali e fisiche, continuo la mia attività scientifica e sociale del tutto indifferente agli ignobili attacchi rivoltimi da alcuni settori del Parlamento italiano.
In qualità di senatore a vita e in base all’articolo 59 della Costituzione Italiana espleterò le mie funzioni di voto fino a che il Parlamento non deciderà di apporre relative modifiche. Pertanto esercito tale diritto secondo la mia piena coscienza e coerenza.
Mi rivolgo a chi ha lanciato l’idea di farmi pervenire le stampelle per sostenere la mia "deambulazione" e quella dell’attuale Governo, per precisare che non vi è alcun bisogno. Desidero inoltre fare presente che non possiedo "i miliardi", dato che ho sempre destinato le mie modeste risorse a favore, non soltanto delle persone bisognose, ma anche per sostenere cause sociali di prioritaria importanza.
A quanti hanno dimostrato di non possedere le mie stesse "facoltà", mentali e di comportamento, esprimo il più profondo sdegno non per gli attacchi personali, ma perché le loro manifestazioni riconducono a sistemi totalitari di triste memoria.
* la Repubblica, 10 ottobre 2007.
Il pastori
di Gabriele D’Annunzio
-Settembre, andiamo. É tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
Lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
Scendono all’Adriatico selvaggio
Che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
Alpestri, che sapor d’acqua natìa
Rimanga nei cuori esuli a conforto,
Che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
Quasi per un erbal fiume silente,
Su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
Conosce il tremolar della marina!
Ora lungh’esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
Che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquìo, calpestìo, dolci romori.
Ah perchè non son io co’ miei pastori?
Intanto l’Unione europea boccia la nostra scuola nonostante i recenti progressi *
Dopo quella dell’Ocse, per la scuola italiana arriva una nuova bocciatura, questa volta dalla Commissione Europea. Nonostante i passi in avanti fatti negli ultimi cinque anni, la scuola italiana resta infatti al di sotto della media comunitaria, se si guardano gli indicatori chiave prescelti nel quadro della strategia di Lisbona per il rilancio della competitività.
È quanto emerge da un rapporto pubblicato dalla Commissione Europea, anche su internet, nel quale spiccano, oltre ai buoni risultati dei paesi del nord Europa, anche quelli dei nuovi paesi dell’est europeo.
L’Italia resta sotto la media per il tasso di abbandono tra i 18 ed i 24 anni, che è tuttavia sceso dal 25,3% nel 2000 al 20,8% nel 2006. La media UE era rispettivamente del 17,6 e del 15,3%. Obiettivo fissato dalla strategia di Lisbona all’orizzonte 2010: 10%. Scarsi invece gli investimenti in risorse umane, che sono saliti soltanto dal 4,47 al 4,59% del Pil contro una media Ue aumentata dal 4,7 al 5,1%.
* l’Unità, Pubblicato il: 03.10.07, Modificato il: 03.10.07 alle ore 17.53
Scuola, aboliamo
il recupero degli asini
di PAOLA MASTROCOLA (La Stampa, 7/4/2008)
In questi mesi le scuole italiane sono impegnate nella «Missione Recupero». Credo che tutti lo sappiano perché se n’è parlato molto da dieci anni a questa parte: il recupero fu introdotto dal ministro Berlinguer, fu conservato mirabilmente intatto dal ministro Moratti ed è ora più che mai voluto, sostenuto e moltiplicato dal ministro Fioroni; è quindi un concetto - nonché una legge - che transita beatamente da un governo all’altro, di qualsivoglia colore politico esso sia.
Credo altresì che tutti non possano che essere d’accordo sull’opportunità di recuperare gli allievi: per una ragione molto semplice, che la parola recupero è una bellissima parola! Rimanda a nobilissimi sentimenti di umanità e fratellanza. Chi mai potrebbe dire, infatti, che non è bene recuperare - cioè salvare - qualcuno o qualcosa? È bene recuperare relitti in fondo al mare, recuperare fondi e refurtive, recuperare l’uso di un arto... A maggior ragione, è bene, anzi, benissimo recuperare ragazzi in difficoltà nello studio. Credo però, anche, che nessuno (se non un’esigua minoranza) sappia veramente che cosa sia nella sostanza il recupero. E quindi vorrei provare a raccontarlo. Partiamo da un allievo, ad esempio di prima liceo, che prenda quattro di italiano per quattro mesi di fila. Lo chiameremo Giovanni.
Giovanni prende quattro perché non sa l’analisi logica. Davanti alla frase «Si vedono gabbiani al mare», egli scrive: Si: soggetto vedono: predicato verbale gabbiani: complemento oggetto al mare: complemento di termine.
Piccola parentesi: potremmo chiederci perché Giovanni non sa l’analisi logica. Forse alle elementari e alle medie la grammatica non va più di moda, l’hanno abolita e si son dimenticati di dircelo? Oppure sono i ragazzi che non la studiano, o dimenticano all’istante quel che (labilmente) studiano? Nel qual caso, perché mai sono arrivati fino al liceo? Domanda oziosa: c’è la scuola dell’obbligo. Come potremmo obbligarli ad andare a scuola e nello stesso tempo, solo perché non studiano, cacciarli dalla scuola? Fine della parentesi.
Ma non importa: i ragazzi arrivano digiuni di grammatica e noi, buoni buoni, alle superiori gliela insegniamo daccapo, come se nulla fosse mai stato prima. Nessun problema, siamo gente responsabile, ci mancherebbe! Rispieghiamo tutto a Giovanni, dall’articolo in poi. Ma Giovanni continua a prendere quattro. Si: soggetto; gabbiani: complemento oggetto. Oibò! Che fare? Ecco che scatta il magico recupero! Ci travestiamo da agenti in missione speciale (calzamaglia blu con R cubitale sul petto e mantello rosso) e recuperiamo Giovanni! In due possibili modi. Modo A: interrompiamo le lezioni del mattino, sospendiamo i programmi e ripetiamo per la centoquarantesima volta che differenza c’è tra soggetto e complemento oggetto. Modo B: diciamo a Giovanni di venire al pomeriggio e facciamo a lui e a tutti i Giovanni delle altre classi un corso supplementare. Ottenendo i seguenti risultati: con il modo A, obblighiamo tutti gli altri allievi, anche quelli bravi e studiosi che prendono 10 in grammatica, a ristudiare gli articoli non insegnando loro nulla di nuovo e più difficile; con il modo B, occupiamo il tempo pomeridiano di Giovanni, che egli dovrebbe passare, finalmente!, a studiare. Già, perché è inutile centuplicare le ore di lezione, se poi uno non apre un libro! Il sapere non passa ancora così, via etere, wireless o con altra diavoleria elettronica.
Giovanni quindi, dopo la prima dose di recupero, continua a prendere quattro. E siamo ad aprile. Dobbiamo ora iniziare la seconda dose, e poi una terza, una quarta e via così fino ad agosto, fino alla prova finale, detta un tempo «esami di riparazione». Ed è qui che mi nasce la domanda: siamo sicuri che la scuola debba diventare un recuperificio?
Siamo sicuri che l’Italia debba pagare così tanto denaro pubblico perché Giovanni si ostina a non aprire un libro? (ogni ora di recupero è pagata 50 euro e, così a naso, i Giovanni di ogni singola classe si aggirano tra il 30 e il 50 per cento). Ma soprattutto, pensiamo davvero che faccia bene ai ragazzi essere così tanto imboccati, pedinati, inseguiti e perseguitati: in una parola, recuperati? Non dovrebbe esserci un tempo in cui gli insegnanti, dopo avere svolto e ri-svolto con professionalità e passione gli argomenti del programma, li lascino finalmente soli a rispondere delle loro azioni o non azioni? Non dovremmo esigere che diventino responsabili dei loro insuccessi? Responsabili e liberi, anche di non studiare. Non sarebbe questa un’azione nobilmente educativa?
Di qui, quattro piccole pulci nell’orecchio: e se il recupero fosse una violenza ai ragazzi? E se fosse, da parte nostra, un’ignobile ipocrisia, visto che per recuperare 8 anni di totale ignoranza grammaticale (3 anni di medie e 5 di elementari), ci vorrebbero tutte le ore di lezione di almeno 2 anni e non certo le miserabili 15 ore a cui ci impegna il decreto ministeriale? E se, a forza di recuperare, non avessimo più il tempo di fare i programmi? Chi li svolgerebbe, l’università? E chi farebbe i programmi universitari, le case di riposo? E se il recupero non fosse che l’ennesimo escamotage per autoesentarci dal nostro compito educativo di formare persone responsabili? Fine delle pulci.
Siccome caso vuole che ci si trovi in periodo elettorale, mi piacerebbe molto che si parlasse di scuola. Non le solite generiche parole in libertà: riconosciamo alla scuola la sua centralità per la crescita del Paese... blablabla. Vorremmo scendere nei dettagli. Vorremmo sapere cosa pensa l’un partito e l’altro a riguardo del recupero. C’è una forza politica, almeno una!, che ritenga il recupero un obbrobrio, e pertanto s’impegni a raderlo al suolo? O qualcuno che ci dica che semmai è l’analisi logica da radere al suolo? Non so, vedete voi, cari partiti.