[...] LA CDL IN PIAZZA ’CONTRO IL REGIME DI PRODI’
ROMA - ’’Noi vogliamo tornare al piu’ presto al governo dell’Italia per finire il lavoro che abbiamo fatto bene per 5 anni. Noi vogliamo l’Italia della liberta’. Viva l’Italia, viva la liberta’ ’’. Con queste parole il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha chiuso il suo intervento sul palco di piazza San Giovanni [...]
Anche corruttori di giudici, spie, evasori, teocon a San Giovanni per un governo dell’amore
di FEDERICO ORLANDO*
Cara Europa, il miliardario che, predicando l’odio contro “i comunisti”, ha decuplicato la sua ricchezza e ingigantito il suo monopolio e il suo controllo sulla società e sullo stato (Cassazione compresa?), con la scusa di battersi per l’amore e contro il governo dell’odio viene oggi a Roma, per “mandare a casa” Prodi, non essendo riuscito a farlo passare per spia del Kgb. Gli italiani non dimentichino che il cinismo del centrodestra s’è spinto fino a questo punto; e il centrosinistra impari che il serpente, riscaldato in seno, morde.
FABIO DI TOMMASO, ROMA
Caro Di Tommaso,
può sembrare che lei esageri, ma la realtà è questa: a Roma la destra porterà, a quel che dice, almeno mezzo milione di persone, e noi non possiamo non riconoscere nella maggioranza di quelle persone i condòmini della nostra democrazia. Gente per bene, come per bene era in maggioranza la gente che s’adunava a piazza Venezia sotto il balcone di Mussolini, o nella stessa San Giovanni sotto altri palchi con altre bandiere. Ma per chi lavorano, senza saperlo? Come dice lei, alludendo alla Cassazione, lavorano per corruttori di giudici e manipolatori della giustizia che, più volte condannati, la faranno franca per prescrizione: e dunque la brava gente inneggerà a Previti e alla sua congrega.
Inneggerà agli spioni, come l’agente Betulla (vice direttore di Libero) e il coordinatore degli spioni Guzzanti (vice direttore del Giornale). Inneggerà ai «pirati della politica » (definizione dell’ex sottosegretario Vietti) come il senatore berlusconiano Malan, che aveva provato a ordinare qualche migliaio di bandiere dell’Udc per fregare l’opinione pubblica. Inneggeranno al fascista Storace, appena rinviato a giudizio per spionaggio a danno della fascista Mussolini, nella loro guerra civile per la regione. Inneggeranno al ladro di voti De Gregorio, che si fa eleggere al Senato coi voti di Di Pietro e li porta a Berlusconi, per una presidenza (inopinatamente pretesa dai comunisti a favore di una improponibile compagna). Inneggeranno a Bossi, quello di «Roma ladrona» e del tricolore «da usare al cesso ». Inneggeranno a Fini, monumento vivente ai 130 anni del Trasformismo, che ricorrono nel 2006 ma non si celebrano, perché è esso, ormai, la nuova religione di Stato.
Ma, soprattutto, la gente per bene di piazza San Giovanni inneggerà a Lui, il liberatore, il taumaturgo, il «quasi immortale» (Scapagnini), che rende liberi tutti quelli che tocca: liberi di non rispettare le leggi, liberi di non pagare le tasse, liberi di beatificare i fascisti, liberi di definire comunisti i dissenzienti, liberi di raddoppiare o triplicare i prezzi, liberi di usare giornali e tv per ingiuriare gli avversari, liberi di ordire propositi fino ai limiti del colpo di Stato elettorale, liberi di sputtanare i magistrati (quasi questi non bastassero da soli), liberi di cacciare dal lavoro giornalisti e artisti avversari.
Gli unici ai quali la brava gente di San Giovanni non dovrà applaudire, perché reduci da una clamorosa sconfitta, sono i teocon, i Pera, i Ferrara, i Quagliariello e gli altri atei devoti che, per dar fibra ideologica al corpaccio di interessi che è la destra, s’erano proclamati capicrociata di un nuovo Innocenzo III, contro turchi, arabi e albigesi: così, anche per dare forza ai Bush e ai Berlusconi. Ma il Papa gli ha fatto uno “scherzo” dalla Moschea Blu, e a loro non resta che fondare l’Ordine degli Umiliati. Sì, caro Di Tommaso, sarebbe un bel sabato oggi. (Se ci fosse un centrosinistra).
* EUROPA, 02.12.2006.
ANSA. Foto della manifestazione |
a Piazza San Giovanni, cfr.
LA CDL IN PIAZZA ’CONTRO IL REGIME DI PRODI’
ROMA - ’’Noi vogliamo tornare al piu’ presto al governo dell’Italia per finire il lavoro che abbiamo fatto bene per 5 anni. Noi vogliamo l’Italia della liberta’. Viva l’Italia, viva la liberta’ ’’. Con queste parole il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha chiuso il suo intervento sul palco di piazza San Giovanni.
ANSA » 2006-12-01 18:52
Sulla questione, ormai divenuta radicale ed epocale, antropologica, e teo-logico-politica!!!, nel sito, si cfr.
Previti, l’incapacità di decidere
di CARLO FEDERICO GROSSO (La Stampa, 05.07.2007)
Ieri La Stampa ha pubblicato, in un breve trafiletto, una notizia di cronaca apparentemente marginale, sulla quale è invece opportuno riflettere con attenzione. Qualche giorno fa il comico Beppe Grillo aveva accusato (sul suo blog) il presidente della Camera di non fare nulla per espellere dalla Camera l’on. Previti, nei cui confronti è stata pronunciata una sentenza definitiva di condanna penale che comporta, per la sua tipologia e la sua gravità, l’interdizione dai pubblici uffici e pertanto la decadenza dal mandato parlamentare.
Bertinotti ha risposto che «la Camera dei Deputati non è organizzata come una monarchia assoluta ma secondo il modello dello stato di diritto» e che «la questione dell’ineleggibilità e della decadenza è regolata dalla legge, e non è il presidente a decidere», ed ha soggiunto che «nei confronti di Previti è, comunque, aperto un procedimento, e sarà l’aula a decidere».
Questa risposta, formalmente, è ineccepibile. Peccato, però, che eluda i termini reali della questione che Grillo intendeva, evidentemente, sollevare con la sua accusa un po’ provocatoria di inerzia presidenziale. Perché è vero che il presidente della Camera poco o nulla può fare, specificamente, contro le lungaggini della Commissione parlamentare che sta occupandosi del caso Previti. Ma è altrettanto vero che, stato di diritto alla mano, se le regole devono essere rispettate, devono essere rispettate a trecentosessanta gradi.
Non si comprende infatti per quale ragione, ad oltre un anno di distanza dalla pronuncia giudiziale che ha sancito l’interdizione dalla funzione pubblica, il Parlamento non si sia ancora pronunciato sulla decadenza. Consentendo che un parlamentare, che secondo le regole stabilite dalla legge penale avrebbe già dovuto abbandonare da tempo il suo incarico, continui invece, imperterrito, a ricoprirlo. Capisco quanto il caso Previti sia complesso, quanto le garanzie difensive debbano essere salvaguardate e quanto la competente Commissione parlamentare, presieduta da un deputato di Forza Italia, possa avere trovato intoppi nel procedere con speditezza nel suo lavoro. Sono d’altronde convinto che più d’un parlamentare, regolamenti alla mano, a questo punto mi spiegherà che la trattazione della pratica è comunque proceduta nel rispetto della legalità e dell’efficienza. Per carità, avrà senz’altro ragione. Ciò non toglie che a noi cittadini comuni riesca un po’ difficile apprezzare che una questione così delicata, ma nello stesso tempo così urgente, come la decadenza di un parlamentare condannato, impieghi tanto tempo ad essere risolta. Se esiste una norma penale che stabilisce l’interdizione dai pubblici uffici per chi è condannato per determinati reati, logica vorrebbe che si decidesse in fretta, evitando la protrazione abnorme di una situazione d’incertezza sulla condizione soggettiva del parlamentare sottoposto a procedura di decadenza.
E’ pertanto comprensibile che Grillo non sia stato soddisfatto dalla risposta un po’ pilatesca di Bertinotti ed abbia reagito a muso duro, scrivendo nel suo blog che, se nessuna autorità è in grado d’impedire che chi non ne ha più diritto continui ad essere deputato, «allora, caro Fausto, le istituzioni hanno fallito». Si potrebbe soggiungere: ma allora, caro presidente, perché, per il rispetto sostanziale di quel principio di legalità al quale lei stesso fa riferimento nella sua risposta a Grillo, invece di limitarsi a menzionare le regole esistenti non si attiva per modificare i regolamenti e le prassi che consentono indebite lungaggini nell’istruttoria di pratiche come quella che concerne il condannato Previti? Se lo facesse, rafforzerebbe lo stato di diritto ed eviterebbe incomprensioni della gente nei confronti del lavoro del Parlamento e del funzionamento delle istituzioni.
Nella storia repubblicana del nostro Paese vi sono stati, sicuramente, periodi più difficili di quello che stiamo vivendo. Guerra fredda, terrorismo, servizi deviati, depistaggi, stragi, spionaggi, corruzione. Oggi c’è tuttavia un tarlo che corrode. La perdita di fiducia diffusa della gente nei confronti della politica e delle istituzioni. Il rifiuto. Il distacco. La noia per le solite facce, i soliti riti, i soliti discorsi. La rabbia nei confronti della casta e dei suoi privilegi veri o presunti. L’irrisione per l’incapacità di decidere. L’antipolitica che avanza. Se non si disinnesca la rabbia, se non si supera il rifiuto, se non si colma il distacco, le conseguenze potrebbero essere a loro volta esiziali.
Ecco perché, nel piccolo episodio di cronaca dal quale si è tratto spunto per queste brevi riflessioni, la politica, ancora una volta, sembra mostrare di non essersi accorta di ciò che sta accadendo. Grillo, ideologicamente impegnato, intelligente e giustamente irridente come si conviene ai comici, facendo riferimento ad un’ipotesi emblematica di ritardo peloso nell’espletamento di un’incombenza parlamentare chiede al presidente della Camera: ma che cosa aspetti ad intervenire? Il presidente, eludendo il problema, risponde: rispetto le regole date dello stato di diritto. Molta gente, ho l’impressione, a questo punto continuerà a pensare che la politica costituisce davvero una casa separata e avrà un po’ di fiducia in meno nell’istituzione parlamentare.
Non sottovalutiamo
di Valentino Parlato (il manifesto, 03.12.2006)
Non è stata e non poteva essere - come pure Berlusconi si augurava - la marcia dei 40.000 quadri Fiat del 1980: ma è stata una manifestazione che sarebbe un grave errore sottovalutare. Non erano due milioni, ma erano comunque moltissimi e poi, la cosa a mio parere più importante, rappresentavano una parte rilevante dell’attuale società italiana.
Non bisogna dimenticare che nelle ultime elezioni politiche lo scarto tra centrosinistra e centrodestra è stato modesto; dobbiamo avere sempre presente che nella società italiana di oggi il berlusconismo è una cultura diffusa; e tanto meno si deve dimenticare che nell’elettorato di centrosinistra è cresciuta la tentazione dell’astensionismo. Certo, c’è stato lo sforzo organizzativo e ci sono stati i soldi di Forza Italia, ma sarebbe assolutamente erroneo e controproducente definire «vacanze romane» la giornata di ieri.
L’adunata in piazza San Giovanni è stata una cosa seria. Molto presente e vivace (anche con Gianfranco Fini in motocicletta) era Alleanza nazionale, ma poi c’erano - più numerose e preoccupanti - le famiglie di Forza Italia (nel suo discorso Berlusconi ci ha ubriacati di familismo).
Il discorso di Berlusconi, protagonista e «santo» della giornata, è stato assolutamente vuoto. Non ha osato avanzare nessuna proposta appena credibile di politica: solo slogan dopo slogan. Ma è stato un discorso dichiaratamente eversivo. L’attuale governo - ha detto - non solo è contro il popolo, ma non ha più la maggioranza e si fonda sulla «barbarie comunista»; addirittura, in un impegno di demagogia, Berlusconi ha chiesto la riconta dei voti delle ultime elezioni politiche. Sempre nei giochi della politica, che ci sono stati anche a piazza San Giovanni, Fini ha insistito, per alzarne il prezzo, sulla sua fedeltà. Ma poi Berlusconi lo ha costretto a far pace con Alessandra Mussolini. I soliti giochi - nei quali Casini subisce un insuccesso.
E il centrosinistra, accusato di essere il borseggiatore dei cittadini, che dice? Debbo confessare che mi viene il sospetto - certamente cattivo e spero sbagliato - che, così come Prodi si regge su Berlusconi, anche Berlusconi si regga su Prodi. Se così fosse, povera Italia.
Ma torniamo al centrosinistra. Non può prendere sottogamba - come mi pare abbia fatto Prodi - la giornata di ieri e le centinaia di migliaia di persone che erano a Roma. Ma non può neppure mettersi a far concorrenza a Berlusconi. Dovrebbe avere - e può ancora riuscirci - delle posizioni nette: sull’economia, sul fisco, sul lavoro, sulla scuola e su tutto il resto. E dovrebbe avere anche la forza di mandare un messaggio di moralizzazione della politica.
Conterà poco dal punto di vista della contabilità nazionale, ma sarebbe pur sempre un messaggio di fuoriuscita dalla cultura berlusconiana che in questa fase infetta il paese. Le persone che affollavano ieri piazza San Giovanni - mosse certamente dagli egoismi della cultura berlusconiana - a un messaggio forte di moralizzazione, credo, sarebbero sensibili.
Prodi: "Opposizione costruttiva? Ieri in piazza non sembrava"
BOLOGNA - "Questa è una opposizione costruttiva? Veramente ieri non sembrava dai messaggi - ha detto il premier Romano Prodi rispondendo a Bologna alla domanda dei cronisti, dopo quanto ha dichiarato oggi Silvio Berlusconi - però, lo vedremo in Parlamento".
Alla domanda se il governo debba o meno tenere conto del malessere espresso ieri dalla piazza nella manifestazione della Cdl a Roma, il presidente del Consiglio ha risposto così: "Ma ieri veramente io ho sentito solo esprimere insulti... Programmi non ce n’erano ma, come ho detto ieri, il governo tiene conto degli interessi di tutti gli italiani, fossero in piazza o no".
"Noi andiamo avanti con il nostro programma. Si vedranno i suoi frutti: non c’è altro che da andare avanti con serenità. Credo che non si debba assolutamente essere attenti alle intemperanze ma alle giuste osservazioni".
* la Repubblica, 3 dicembre 2006
"La manifestazione di Roma è un Aventino al contrario, non è la fuga dei deputati dal Parlamento ma la presenza del popolo votante che si rivela militante e dice a Prodi: ci sono anche io."
Gianni Baget Bozzo, Il Giornale, 1/12/2006