SICILIA, 6 OPERAI MORTI NELLA VASCA DI UN DEPURATORE *
"Basta con le stragi sul lavoro", ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano di fronte al terribile incidente di Mineo in cui hanno perso la vita sei lavoratori. Gli operai sono morti mentre pulivano il filtro di una vasca all’interno di un depuratore consortile. E’ accaduto in Sicilia, a Mineo, a 35 km da Catania. La nuova tragedia sul lavoro sembra sia stata causata dall’inalazione di sostanze tossiche.
"Questa ulteriore strage, quest’altro gravissimo episodio di carenza di tutele e di misure di prevenzione, da parte di soggetti pubblici e privati, ripropone l’imperativo assoluto di interventi e controlli stringenti per la sicurezza sul lavoro e per spezzare la drammatica catena di morti bianche".
Una catena che conta oggi, in Italia, nove vittime. Altri tre lavoratori hanno perso la vita in varie parti d’Italia, oltre ai sei della Sicilia. A dare l’allarme, a Mineo, e’ stato un collega, allertato dai familiari degli operai che non li avevano visti tornare per il pranzo. L’uomo e’ andato sul posto e li ha trovati morti. Ha dato subito l’allarme e poi per lo choc e’ stato colto da un malore. Ora sta meglio. Inalazione di sostanze tossiche, scossa elettrica o forse il fango riversato da una pompa che, per motivi da precisare, avrebbe riempito la vasca di una sorta di ’sabbie mobili’ le ipotesi al vaglio degli investigatori.
STRAGE IN UN DEPURATORE DEL CATANESE, MORTI SEI OPERAI
Sono morti dentro una stanza dell’impianto di depurazione probabilmente per l’esalazione di sostanze tossiche, anche se non viene esclusa l’ipotesi di una scarica elettrica. I corpi dei sei lavoratori erano uno sopra l’altro, come se ognuno di loro avesse cercato di salvare il collega di lavoro, senza farcela. E’ il film dell’ultima ’strage bianca’ consumatasi a Mineo, un paesino della piana di Catania.
Le vittime sono due operai specializzati di Ragusa, Salvatore Tumino di 47 anni e Salvatore Smecca di 51, e quattro dipendenti del comune di Mineo (Giuseppe Zaccaria, di 47 anni, Giovanni Natale Sofia, di 37 anni, Giuseppe Palermo, di 57 e Salvatore Pulici, di 37. I cadaveri sono stati scoperti da un dipendente del comune che nel pomeriggio si è recato nell’impianto, a circa quattro chilometri dal centro abitato, dopo che alcuni familiari dei lavoratori, non vedendo tornare i propri congiunti per l’ora di pranzo, si sono recati in municipio per avere notizie.
"Sono morti abbracciati uno con l’altro, quasi certamente nel tentativo di salvarsi a vicenda", dice Don Miné Valdini, parroco della chiesa di Sant’Agrippino, patrono di Mineo. "Sono morti - aggiunge il sacerdote - con un gesto d’amore. Un atto di generosità che purtroppo non è servito a nulla". Per il recupero dei corpi, avvenuto nella tarda serata, è intervenuta una squadra speciale dei sommozzatori dei vigili del fuoco, la Saf (speleo alpino fluviale), che si sono calati nella vasca con bombole di ossigeno. Secondo una prima ricostruzione i due operai avrebbero calato una scala in alluminio nella vasca che ogni mercoledì veniva ripulita e sarebbero entrati con un tubo che immette acqua ad alta pressione in un locale per pulire il filtro dai fanghi di depurazione che poi sarebbero stati caricati su un camion.
A quel punto, per motivi che ancora non sono stati accertati e su cui indaga la Procura di Caltagirone, i due si sarebbero sentiti male e gli altri quattro sarebbero via via intervenuti per aiutarsi a vicenda. "Li abbiamo trovati uno accanto all’altro, in fondo alla vasca, coperti da un sottile strato di fango - dice Salvatore Spanò, comandante dei vigili del fuoco di Catania - Quasi certamente hanno tentato di salvarsi prima di rimanere intrappolati dentro quella ’camera della morte’. Stiamo facendo tutti i rilievi necessari, con l’ausilio del nostro nucleo specializzato in interventi chimici e batteriologici, per trovare una spiegazione".
E il colonnello Giuseppe Governale, comandante provinciale dei carabinieri, aggiunge: "La situazione è complessa, stiamo verificando con delle perizie tecniche per capire cosa può essere accaduto". I sei operai vengono descritti come persone esperte. Giuseppe Zaccaria era rientrato proprio oggi dalle ferie appositamente per i lavori che si dovevano svolgere nel depuratore comunale. Era infatti il responsabile della sicurezza della struttura, assieme a lui è morto anche il custode.
Dopo avere appreso la notizia, i familiari delle vittime si sono recati nell’impianto, trasformato in un luogo di dolore e commozione. "Voglio vedere Giovanni, e fatemi vedere subito mio figlio, non ci posso credere..." ha urlato la madre di Giovanni Natale Sofia. La donna sostenuta da due familiari ha cercato di varcare il cancello, controllato da carabinieri e vigili urbani, ma inutilmente. Sulla stradina che si inerpica verso Mineo, tra rovi e fichi d’india selvatici e piccole strade sterrate il dolore dei parenti delle vittime è stato evidente ma sommesso, quasi controllato. Tutti si sono abbracciati cercando di darsi inutilmente conforto e sostegno. La moglie di una delle vittime, giovanissima, ha urlato: "Perché proprio a me, mio Dio non è possibile". Al centralino del municipio una donna risponde in lacrime: "Erano nostri colleghi, bravissimi colleghi". Il sindaco di Mineo, Giuseppe Castania, si è subito recato nel depuratore. "C’é troppo dolore, le vittime le conoscevamo tutti e il paese è sconvolto - dice con la voce rotta - non so cosa fare ma credo che sia evidente a tutti che domenica prossima alle amministrative qui si dovranno annullare le elezioni, non so chi potrà andare a votare".
SACCONI CONVOCA SINDACATI E IMPRESE
Di fronte all’ennesima tragedia sul lavoro, il ministro del Lavoro sacconi ha convocato per domani pomeriggio le organizzazioni piu’ rappresentative del mondo dei lavoratori e delle imprese. Per Sacconi è urgente la predisposizione di "un Piano nazionale di intensa collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni per diffondere condizioni di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, attraverso i prioritari investimenti in prevenzione, formazione e informazione".
Il segretario nazionale della Fiom-Cgil Giorgio Cremaschi parla di una "nuova ThyssenKrupp questa volta a Catania". "Vogliamo uno sciopero generale e nazionale per la salute e la sicurezza del lavoro - annuncia Cremaschi - ed è chiaro che nessuno può minimamente pensare di mitigare le leggi e il nuovo testo unico che anzi vanno applicate con tutto il loro rigore".
"Alle famiglie dei sei lavoratori che hanno perso la vita va la vicinanza e l’aiuto concreto mio personale e del governo", ha detto in conferenza stampa a Napoli il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dicendo di aver "chiesto al ministro del Lavoro di recarsi sul posto per verificare la dinamica dell’incidente".
Il Senato ha osservato un minuto di silenzio per i sei operai morti in Sicilia, su invito del presidente Renato Schifani. Dopo aver letto la notizia del grave incidente, Schifani ha ricordato l’urgenza di reistituire la commissione di inchiesta sulle morti bianche anche in questa legislatura.
"E’ una tragedia orribile che colpisce e ferisce la coscienza di tutti noi. Sei operai, sei uomini morti così, uno dietro l’altro, devono essere un monito: lavorare non deve voler dire morire e quando succede significa che tante cose non hanno funzionato", dice Walter Veltroni. "Le leggi - aggiunge - anche per iniziativa del precedente governo, ci sono e occorre farle funzionare soprattutto per prevenire e controllare, per impedire situazioni di terribile pericolosità. Ora il mio pensiero va a quei sei operai uccisi e alle loro famiglie".
TRE MESI FA LA STESSA TRAGEDIA A MOLFETTA
La nuova tragedia porta subito alla memoria le cinque vittime di Molfetta. Il 3 marzo scorso morirono intossicati nell’autocisterna della ’Truck center’, il titolare dell’azienda e quattro dipendenti per le esalazioni venefiche contenute nella cisterna. Oltre che per la gravità dell’episodio, la notizia commosse l’Italia anche perché quattro delle cinque vittime morirono per salvare i compagni.
Il primo operaio a cadere nella cisterna fu Guglielmo Mangano, di 44 anni: era impegnato nel lavaggio dell’autocisterna che era forse scivolato. Gli altri, uno dopo l’altro, erano entrati nella cisterna nel tentativo di aiutare i compagni di lavoro: Michele Tasca, il più giovane (avrebbe compiuto 20 anni la domenica successiva), Vincenzo Altomare, il più anziano aveva 64 anni, era il titolare dell’azienda, Luigi Farinola, 37 anni, che non potrà vedere il bimbo che la moglie porta in grembo e Biagio Sciancalepore, anche lui giovanissimo, aveva solo 26 anni e pare lavorasse solo da qualche giorno alla ’Truck center’.
L’unico sopravvissuto, Cosimo Ventrella, di 57 anni, avrebbe strattonato Altomare per farlo desistere dal calarsi nella cisterna. Non è stato ancora accertato quale fu la sostanza tossica che provocò la tragedia perché sono ancora in corso le analisi dei campioni prelevati nella cisterna.
* Ansa» 2008-06-11 21:54 - per aggiornamenti, clicca sul rosso
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Mineo, 35 chilometri da Catania: uccisi da esalazioni tossiche
Due erano abbracciati, un tentativo di salvarsi. --L’allarme arrivato dalle famiglie
Berlusconi invia il ministro Sacconi.
Veltroni: "Orribile, serva da monito"
Lavoro, tragedia in Sicilia
Sei operai morti in una vasca
Il grido di Napolitano: "Basta stragi".
Berlusconi invia il ministro Sacconi
che convoca i sindacati.
Veltroni: "Orribile".
Fini: "Emergenza sociale assoluta" *
CATANIA - Ancora una volta. Come ogni giorno. Corpi senza vita nei cantieri. Sopra le impalcature. Nelle cisterne. Nelle vasche di depurazione. Di lavoro si muore. E stavolta sono morti in sei. Tutti assieme, disperatamente, forse per una intossicazione da esalazioni venefiche mentre pulivano una vasca di depurazione. I sei operai lavoravano nella struttura consortile di Mineo, a 35 km da Catania. Quattro erano dipendenti comunali (uno era un precario dei Lsu) e gli altri due di un azienda privata. Solo tre mesi fa la tragedia di Molfetta, quando cinque operai morirono intossicati dentro una cisterna.
La ricostruzione. Davanti ai soccorritori dei vigili del fuoco una scena agghiacciante. "Sicuramente sono morti per esalazioni tossiche o scarsa concentrazione di ossigeno", racconta Salvatore Spano’ che ha coordinato le operazioni di recupero dei cadaveri. "Alcuni li abbiamo trovati bocconi, altri a pancia in aria. Irriconoscibili, con il volto coperto di melma e fango. Addosso non avevano tute e maschere di protezione".
I sei hanno tentato di salvarsi. "Li abbiamo trovati abbracciati, forse nel tentativo di salvarsi a vicenda. Invece sono rimasti intrappolati dentro quella ’camera della morte’. E’ probabile che uno di loro si sia sentito male è che gli altri abbiano cercato di aiutarlo, prima di rimanere a loro volta intossicati dalle esalazioni".
le vasche sono larghe sedici metri e profonde cinque. Non è stata trovata la grata di protezione mentre dalle vasche adiacenti era arrivata melma e fango. Non è esclusa la possibilità di una scossa elettrica che avrebbe colpito il primo operaio e a catena gli altri intervenuti per soccorrerlo. La procura di Caltagirone sarà molto attenta nel ricostruire la dinamica e quindi le cause dell’incidente mortale. Nuccio Valenti, segretario Cgil nel comprensorio del Calatino, dove è avvenuta la tragedia, ha spiegato che "dovevano essere solo due gli operai addetti a quella vasca. Per qualche motivo, forse un malore dei due operai, anche i quattro dipendenti comunali si sono calati nella botola".
Sarebbe accaduto tutto stamattina, perché i lavoratori erano attesi a pranzo dalle famiglie ma non sono mai arrivati. Così è scattato l’allarme, fino a quando, dopo ore, è stata scoperta la tragedia.
Il grido di Napolitano. "Basta con le stragi sul lavoro" ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si è tenuto in contatto con la prefettura di Catania per seguire gli accertamenti sulla dinamica dell’incidente e per esprimere solidarietà ai familiari delle vittime. Berlusconi ha chiesto a Sacconi "di recarsi immediatamente sul posto e verificare la dinamica dell’incidente". "Alle famiglie - continua il premier - va la vicinanza e anche l’aiuto concreto mio personale e del governo".
Lo stesso Sacconi, poco più tardi, ha annunciato di aver convocato sindacati e imprese. Per il ministro è urgente la predisposizione di "un Piano nazionale di intensa collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni per diffondere condizioni di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, attraverso i prioritari investimenti in prevenzione, formazione e informazione".
I sindacati: "Il paese si ribelli". Sul fronte sindacale, parla il leader della Cisl Raffaele Bonanni: "Chi ha sbagliato deve pagare. Non si può continuare a morire sul lavoro come se nulla fosse. Stiamo diventando come un paese del terzo mondo. E tutti dobbiamo ribellarci a questo andazzo. La verità è che non si fanno controlli rigorosi a dovere. Non c’è ancora un piano vero di prevenzione e di informazione sui rischi che corrono i lavoratori, al di là delle leggi vigenti. E poi ci vuole una effettiva selezione delle imprese che prendono, soprattutto nel Sud , appalti con il massimo ribasso e risparmiano sui costi della sicurezza".
Gianfranco Fini parla di una "emergenza sociale assoluta" e di "una tragedia che colpisce tutti i siciliani e tutti gli italiani". Per Walter Veltroni è "una tragedia orribile, che colpisce e ferisce la coscienza di tutti noi. Sei uomini morti così, uno dietro l’altro, devono essere un monito: lavorare non deve voler dire morire e quando succede significa che tante cose non hanno funzionato".
CATANIA - Ancora una volta. Come ogni giorno. Corpi senza vita nei cantieri. Sopra le impalcature. Nelle cisterne. Nelle vasche di depurazione. Di lavoro si muore. E stavolta sono morti in sei. Tutti assieme, disperatamente, forse per una intossicazione da esalzioni venefiche mentre pulivano una vasca di depurazione, forse per una scarica elettrica partita da un impianto non a norma. I sei operai lavoravano nella struttura consortile di Mineo, a 35 km da Catania. Quattro erano dipendenti comunali (uno era un precario dei Lsu) e gli altri due di un azienda privata. Solo tre mesi fa la tragedia di Molfetta, quando cinque operai morirono intossicati dentro una cisterna.
Berlusconi, subito informato, ha detto di aver cercato il ministro del Lavoro "per chiedergli di recarsi immediatamente sul posto e verificare la dinamica dell’incidente". "Alle famiglie - continua il premier - va la vicinanza e anche l’aiuto concreto mio personale e del governo".
Lo stesso Sacconi, poco più tardi, ha annunciato di aver convocato sindacati e imprese. Per il ministro è urgente la predisposizione di "un Piano nazionale di intensa collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni per diffondere condizioni di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, attraverso i prioritari investimenti in prevenzione, formazione e informazione".
Sul fronte sindacale, parla il leader della Cisl Raffaele Bonanni: "Chi ha sbagliato deve pagare. Non si può continuare a morire sul lavoro come se nulla fosse. Stiamo diventando come un paese del terzo mondo. E tutti dobbiamo ribellarci a questo andazzo. La verità è che non si fanno controlli rigorosi a dovere. Non c’è ancora un piano vero di prevenzione e di informazione sui rischi che corrono i lavoratori, al di là delle leggi vigenti. E poi ci vuole una effettiva selezione delle imprese che prendono, soprattutto nel Sud , appalti con il massimo ribasso e risparmiano sui costi della sicurezza".
Gianfranco Fini parla di una "emergenza sociale assoluta" e di "una tragedia che colpisce tutti i siciliani e tutti gli italiani". Per Walter Veltroni è "una tragedia orribile, che colpisce e ferisce la coscienza di tutti noi. Sei uomini morti così, uno dietro l’altro, devono essere un monito: lavorare non deve voler dire morire e quando succede significa che tante cose non hanno funzionato".
* la Repubblica, 11 giugno 2008
I sei operai morti a Mineo lavoravano alla manutenzione della vasca di un depuratore
Forse una fuga di gas tossico o una valanga di melma che li avrebbe sommersi
Strage sul lavoro in Sicilia
"Monossido e fango probabili killer" *
MINEO - Sono durati tutta la notte e proseguono ancora rilievi e sopralluoghi nella vasca del depuratore di Mineo, non lontano da Catania, dove ieri sul lavoro sono morti sei operai. Sembra sempre più probabile che ad ucciderli siano state esalazioni di monossido di carbonio, ma prende piede anche un’altra ipotesi: un guasto alla pompa che improvvisamente avrebbe riversato fango dall’autobotte per l’espurgo e questo sarebbe ritornato nella vasca da un bocchettone del depuratore. Così gli operai sarebbero finiti nel fondo, intrappolati, ingurgitando melma e respirando gas tossici, compreso il monossido killer. Meno credito viene dato invece alla possibilità che i sei operai addetti alla manutenzione della vasca siano stati uccisi da una scarica elettrica, partita dalla vicina cabina dell’energia.
Nella tarda serata ieri sono stati recuperati i cadaveri tra diverse difficoltà, dovute alla necessità di bonificare il sito dalla presenza di sostanze tossiche, le stesse che potrebbero avere causato l’ennesima strage sul lavoro. Il comandante dei vigili del fuoco di Catania, Salvatore Spanò, sin da subito ha escluso che i lavoratori fossero forniti di mascherine per filtrare l’aria che respiravano.
Oltre al gas killer, si parla quindi anche di una valanga di melma che potrebbe aver travolto subito i due operai della ditta specializzata Carfì di Ragusa, muniti di stivali, Salvatore Tumino e Salvatore Smecca, già dentro la vasca per ripulire i filtri; gli altri quattro - Giuseppe Zaccaria, 47 anni; Giovanni Natale Sofia, 37 anni; Giuseppe Palermo, 57 e Salvatore Pulici, 37, tutti dipendenti comunali - sarebbero morti nel tentativo di aiutarli. Bisognerà comunque attendere l’esito delle autopsie per saperne di più: due dei cadaveri sono stati trasportati nell’ospedale di Palagonia e altrettanti in quelli di Caltagirone e Mineo.
* la Repubblica, 12 giugno 2008
Omicidio europeo
di Loris Campetti (il manifesto, 12.06.2008)
C’è un nesso terribile tra la decisione dell’Unione europea di liberalizzare l’orario di lavoro e l’ennesima strage di ieri nella quotidiana guerra italiana sul lavoro, che ha lasciato sul campo almeno nove operai, nove persone. Il nesso si chiama liberismo.
Nella seconda metà dell’Ottocento, lotta dopo lotta, strage dopo strage, prese corpo la Festa dei lavoratori, il 1° Maggio. Il movimento partì negli Stati uniti e in Canada, sbarcò in Europa nel 1889, quando la festa venne ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda internazionale. Il 1° Maggio aveva al centro un grande obiettivo strategico: la conquista delle otto ore. Nella primavera del 1906, novemila mondine sfilarono nelle strade di Vercelli insieme ai metallurgici cantando «Se otto ore/ vi sembran poche...». Il XX secolo è segnato dalla lotta per le 40 ore settimanali. Una battaglia di civiltà che segnò un salto epocale.
Chissà se i 27 ministri del lavoro dell’Ue hanno studiato la storia del Novecento, e se l’hanno capita? Due giorni fa, 22 di loro hanno votato una normativa che sentenzia la fine non delle 40 ma delle 48 ore, conquistate dall’Ilo nel lontano 1917. Del «secolo breve», della sua ferocia e delle sue conquiste, sappiamo ormai tutto. Cosa dobbiamo aspettarci da questo secolo, se ai suoi albori ci ributta indietro di 120 anni?
Se Strasburgo voterà il testo licenziato dall’Unione europea, la deregulation del lavoro andrà oltre le speranze dei peggiori governi liberisti. Tra i più entusiasti quelli italiano e francese, che hanno suggellato la loro vittoria schierandosi con il fronte della «modernità», cioè del mercato e del profitto come unici regolatori delle relazioni sociali, della vita delle persone. Si potrà lavorare anche 60, 65 ore a settimana, se solo il padrone lo vorrà. Sarà ancora più facile morire in fabbrica, nei cantieri, nei campi, o dentro le cisterne avvelenati come topi. Liberalizzare l’orario di lavoro è un crimine, un’istigazione a delinquere. Almeno ci risparmino, signori ministri e portaborse, le lacrime per gli ultimi omicidi di ieri, a partire dai sei operai siciliani uccisi dentro una vasca di depurazione dalle esalazioni tossiche. Così si moriva nell’Ottocento, così si muore nel Duemila. E le sopravvissute conquiste del Novecento? Bruciate sui banchi di Strasburgo, se non verrà fermata la marcia liberista.
Grazie alla nuova normativa si potrà persino cancellare ogni forma di contrattazione collettiva, sostituita dai rapporti di lavoro individuali, «fatti dal sarto su misura» come sogna la Confindustria che interpreta la vittoria della destra, l’evaporazione della sinistra e la «modernizzazione» del Pd, come un viatico per piegare ogni diritto alla logica d’impresa. Costi quel costi, fossero anche vite umane. Del resto, non hanno già detto padroni e ministri che le nuove leggi sulla sicurezza sono troppo onerose e vanno ammorbidite?
È vero, in Italia comunisti e socialisti non hanno più rappresentanza politica. Ma non c’è solo il Parlamento, non è scritto che le forze democratiche siano morte. La domanda è se esistano forze sociali, sindacali, civili e culturali, qui e in Europa, in grado di battere un colpo, di difendere una conquista di civiltà. Se non altro, in nome del diritto alla vita di chi lavora. Se la risposta fosse negativa, avrebbe vinto chi accusa di ideologismo ogni critica allo stato di cose presenti. Non sarebbe la fine della Storia, ma dovremmo prendere atto che bisognerà ripartire da molto lontano. Dalla fine dell’Ottocento.
Ogni anno 5.700 incidenti mortali e in 160mila muoiono per malattie correlate
Ue:"Si potrebbero evitare" e la Commissione lancia una campagna per la sicurezza
Ue: una vittima sul lavoro
ogni tre minuti e mezzo
BRUXELLES - Una vittima sul lavoro ogni tre minuti e mezzo in Europa. E la gran parte di incidenti e malattie potrebbero essere evitati. E’ questo il dato diffuso dall’Unione Europea, da cui parte la campagna biennale sulla valutazione dei rischi sul lavoro che sarà lanciata domani a Bruxelles dalla Commissione europea e dall’Agenzia Ue per la sicurezza e la salute sul lavoro.
Secondo i dati Eurostat relativi al 2005, nell’Ue gli incidenti sul lavoro mortali arrivano ogni anno a 5.700, mentre per le stime dell’Organizzazione mondiale del lavoro altre 159.500 persone perdono la vita a causa di malattie provocate dalla propria occupazione. Proprio combinando queste due cifre si arriva al dato agghiacciante di un morto ogni tre minuti e mezzo, che secondo Bruxelles potrebbe essere evitato con una sistematica valutazione del rischio sul posto di lavoro, soprattutto in settori ad alto rischio come quello delle costruzioni, della sanità e dell’agricoltura.
A presentare la campagna saranno presenti domani a Bruxelles il commissario Ue al Lavoro Vladimir Spidla e il direttore dell’Agenzia Ue per la sicurezza e la salute sul lavoro Jukka Takala.
* la Repubblica, 12 giugno 2008.