ITALIA, 2008. Il grido del Presidente dellla Repubblica, Giorgio Napolitano: "Basta stragi"!!!

PEGGIO DI UNA GUERRA: MORTI SUL LAVORO IN SICILIA SEI OPERAI. A Mineo, 35 chilometri da Catania, stavano pulendo una vasca di depurazione. Uccisi da sostanze tossiche.

Solo tre mesi fa la tragedia di Molfetta, quando cinque operai morirono intossicati dentro una cisterna.
giovedì 12 giugno 2008.
 
[...] I sindacati: "Il paese si ribelli". Sul fronte sindacale, parla il leader della Cisl Raffaele Bonanni: "Chi ha sbagliato deve pagare. Non si può continuare a morire sul lavoro come se nulla fosse. Stiamo diventando come un paese del terzo mondo. E tutti dobbiamo ribellarci a questo andazzo. La verità è che non si fanno controlli rigorosi a dovere. Non c’è ancora un piano vero di prevenzione e di informazione sui rischi che corrono i lavoratori, al di là delle leggi vigenti. E poi ci vuole una effettiva selezione delle imprese che prendono, soprattutto nel Sud , appalti con il massimo ribasso e risparmiano sui costi della sicurezza" [...]

SICILIA, 6 OPERAI MORTI NELLA VASCA DI UN DEPURATORE *

"Basta con le stragi sul lavoro", ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano di fronte al terribile incidente di Mineo in cui hanno perso la vita sei lavoratori. Gli operai sono morti mentre pulivano il filtro di una vasca all’interno di un depuratore consortile. E’ accaduto in Sicilia, a Mineo, a 35 km da Catania. La nuova tragedia sul lavoro sembra sia stata causata dall’inalazione di sostanze tossiche.

"Questa ulteriore strage, quest’altro gravissimo episodio di carenza di tutele e di misure di prevenzione, da parte di soggetti pubblici e privati, ripropone l’imperativo assoluto di interventi e controlli stringenti per la sicurezza sul lavoro e per spezzare la drammatica catena di morti bianche".

Una catena che conta oggi, in Italia, nove vittime. Altri tre lavoratori hanno perso la vita in varie parti d’Italia, oltre ai sei della Sicilia. A dare l’allarme, a Mineo, e’ stato un collega, allertato dai familiari degli operai che non li avevano visti tornare per il pranzo. L’uomo e’ andato sul posto e li ha trovati morti. Ha dato subito l’allarme e poi per lo choc e’ stato colto da un malore. Ora sta meglio. Inalazione di sostanze tossiche, scossa elettrica o forse il fango riversato da una pompa che, per motivi da precisare, avrebbe riempito la vasca di una sorta di ’sabbie mobili’ le ipotesi al vaglio degli investigatori.

STRAGE IN UN DEPURATORE DEL CATANESE, MORTI SEI OPERAI

Sono morti dentro una stanza dell’impianto di depurazione probabilmente per l’esalazione di sostanze tossiche, anche se non viene esclusa l’ipotesi di una scarica elettrica. I corpi dei sei lavoratori erano uno sopra l’altro, come se ognuno di loro avesse cercato di salvare il collega di lavoro, senza farcela. E’ il film dell’ultima ’strage bianca’ consumatasi a Mineo, un paesino della piana di Catania.

Le vittime sono due operai specializzati di Ragusa, Salvatore Tumino di 47 anni e Salvatore Smecca di 51, e quattro dipendenti del comune di Mineo (Giuseppe Zaccaria, di 47 anni, Giovanni Natale Sofia, di 37 anni, Giuseppe Palermo, di 57 e Salvatore Pulici, di 37. I cadaveri sono stati scoperti da un dipendente del comune che nel pomeriggio si è recato nell’impianto, a circa quattro chilometri dal centro abitato, dopo che alcuni familiari dei lavoratori, non vedendo tornare i propri congiunti per l’ora di pranzo, si sono recati in municipio per avere notizie.

"Sono morti abbracciati uno con l’altro, quasi certamente nel tentativo di salvarsi a vicenda", dice Don Miné Valdini, parroco della chiesa di Sant’Agrippino, patrono di Mineo. "Sono morti - aggiunge il sacerdote - con un gesto d’amore. Un atto di generosità che purtroppo non è servito a nulla". Per il recupero dei corpi, avvenuto nella tarda serata, è intervenuta una squadra speciale dei sommozzatori dei vigili del fuoco, la Saf (speleo alpino fluviale), che si sono calati nella vasca con bombole di ossigeno. Secondo una prima ricostruzione i due operai avrebbero calato una scala in alluminio nella vasca che ogni mercoledì veniva ripulita e sarebbero entrati con un tubo che immette acqua ad alta pressione in un locale per pulire il filtro dai fanghi di depurazione che poi sarebbero stati caricati su un camion.

A quel punto, per motivi che ancora non sono stati accertati e su cui indaga la Procura di Caltagirone, i due si sarebbero sentiti male e gli altri quattro sarebbero via via intervenuti per aiutarsi a vicenda. "Li abbiamo trovati uno accanto all’altro, in fondo alla vasca, coperti da un sottile strato di fango - dice Salvatore Spanò, comandante dei vigili del fuoco di Catania - Quasi certamente hanno tentato di salvarsi prima di rimanere intrappolati dentro quella ’camera della morte’. Stiamo facendo tutti i rilievi necessari, con l’ausilio del nostro nucleo specializzato in interventi chimici e batteriologici, per trovare una spiegazione".

E il colonnello Giuseppe Governale, comandante provinciale dei carabinieri, aggiunge: "La situazione è complessa, stiamo verificando con delle perizie tecniche per capire cosa può essere accaduto". I sei operai vengono descritti come persone esperte. Giuseppe Zaccaria era rientrato proprio oggi dalle ferie appositamente per i lavori che si dovevano svolgere nel depuratore comunale. Era infatti il responsabile della sicurezza della struttura, assieme a lui è morto anche il custode.

Dopo avere appreso la notizia, i familiari delle vittime si sono recati nell’impianto, trasformato in un luogo di dolore e commozione. "Voglio vedere Giovanni, e fatemi vedere subito mio figlio, non ci posso credere..." ha urlato la madre di Giovanni Natale Sofia. La donna sostenuta da due familiari ha cercato di varcare il cancello, controllato da carabinieri e vigili urbani, ma inutilmente. Sulla stradina che si inerpica verso Mineo, tra rovi e fichi d’india selvatici e piccole strade sterrate il dolore dei parenti delle vittime è stato evidente ma sommesso, quasi controllato. Tutti si sono abbracciati cercando di darsi inutilmente conforto e sostegno. La moglie di una delle vittime, giovanissima, ha urlato: "Perché proprio a me, mio Dio non è possibile". Al centralino del municipio una donna risponde in lacrime: "Erano nostri colleghi, bravissimi colleghi". Il sindaco di Mineo, Giuseppe Castania, si è subito recato nel depuratore. "C’é troppo dolore, le vittime le conoscevamo tutti e il paese è sconvolto - dice con la voce rotta - non so cosa fare ma credo che sia evidente a tutti che domenica prossima alle amministrative qui si dovranno annullare le elezioni, non so chi potrà andare a votare".

SACCONI CONVOCA SINDACATI E IMPRESE

Di fronte all’ennesima tragedia sul lavoro, il ministro del Lavoro sacconi ha convocato per domani pomeriggio le organizzazioni piu’ rappresentative del mondo dei lavoratori e delle imprese. Per Sacconi è urgente la predisposizione di "un Piano nazionale di intensa collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni per diffondere condizioni di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, attraverso i prioritari investimenti in prevenzione, formazione e informazione".

Il segretario nazionale della Fiom-Cgil Giorgio Cremaschi parla di una "nuova ThyssenKrupp questa volta a Catania". "Vogliamo uno sciopero generale e nazionale per la salute e la sicurezza del lavoro - annuncia Cremaschi - ed è chiaro che nessuno può minimamente pensare di mitigare le leggi e il nuovo testo unico che anzi vanno applicate con tutto il loro rigore".

"Alle famiglie dei sei lavoratori che hanno perso la vita va la vicinanza e l’aiuto concreto mio personale e del governo", ha detto in conferenza stampa a Napoli il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dicendo di aver "chiesto al ministro del Lavoro di recarsi sul posto per verificare la dinamica dell’incidente".

Il Senato ha osservato un minuto di silenzio per i sei operai morti in Sicilia, su invito del presidente Renato Schifani. Dopo aver letto la notizia del grave incidente, Schifani ha ricordato l’urgenza di reistituire la commissione di inchiesta sulle morti bianche anche in questa legislatura.

"E’ una tragedia orribile che colpisce e ferisce la coscienza di tutti noi. Sei operai, sei uomini morti così, uno dietro l’altro, devono essere un monito: lavorare non deve voler dire morire e quando succede significa che tante cose non hanno funzionato", dice Walter Veltroni. "Le leggi - aggiunge - anche per iniziativa del precedente governo, ci sono e occorre farle funzionare soprattutto per prevenire e controllare, per impedire situazioni di terribile pericolosità. Ora il mio pensiero va a quei sei operai uccisi e alle loro famiglie".

TRE MESI FA LA STESSA TRAGEDIA A MOLFETTA

La nuova tragedia porta subito alla memoria le cinque vittime di Molfetta. Il 3 marzo scorso morirono intossicati nell’autocisterna della ’Truck center’, il titolare dell’azienda e quattro dipendenti per le esalazioni venefiche contenute nella cisterna. Oltre che per la gravità dell’episodio, la notizia commosse l’Italia anche perché quattro delle cinque vittime morirono per salvare i compagni.

Il primo operaio a cadere nella cisterna fu Guglielmo Mangano, di 44 anni: era impegnato nel lavaggio dell’autocisterna che era forse scivolato. Gli altri, uno dopo l’altro, erano entrati nella cisterna nel tentativo di aiutare i compagni di lavoro: Michele Tasca, il più giovane (avrebbe compiuto 20 anni la domenica successiva), Vincenzo Altomare, il più anziano aveva 64 anni, era il titolare dell’azienda, Luigi Farinola, 37 anni, che non potrà vedere il bimbo che la moglie porta in grembo e Biagio Sciancalepore, anche lui giovanissimo, aveva solo 26 anni e pare lavorasse solo da qualche giorno alla ’Truck center’.

L’unico sopravvissuto, Cosimo Ventrella, di 57 anni, avrebbe strattonato Altomare per farlo desistere dal calarsi nella cisterna. Non è stato ancora accertato quale fu la sostanza tossica che provocò la tragedia perché sono ancora in corso le analisi dei campioni prelevati nella cisterna.

* Ansa» 2008-06-11 21:54 - per aggiornamenti, clicca sul rosso


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-   IN ITALIA UNA GUERRA, NASCOSTA, A BASSA INTENSITA’. Il "Rapporto sui diritti globali 2008" segnala il pericolo di involuzione del Paese.

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-  Mineo, 35 chilometri da Catania: uccisi da esalazioni tossiche

-  Due erano abbracciati, un tentativo di salvarsi. --L’allarme arrivato dalle famiglie

-  Berlusconi invia il ministro Sacconi.
-  Veltroni: "Orribile, serva da monito"

-  Lavoro, tragedia in Sicilia
-  Sei operai morti in una vasca

-  Il grido di Napolitano: "Basta stragi".
-  Berlusconi invia il ministro Sacconi che convoca i sindacati.
-  Veltroni: "Orribile".
-  Fini: "Emergenza sociale assoluta"
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CATANIA - Ancora una volta. Come ogni giorno. Corpi senza vita nei cantieri. Sopra le impalcature. Nelle cisterne. Nelle vasche di depurazione. Di lavoro si muore. E stavolta sono morti in sei. Tutti assieme, disperatamente, forse per una intossicazione da esalazioni venefiche mentre pulivano una vasca di depurazione. I sei operai lavoravano nella struttura consortile di Mineo, a 35 km da Catania. Quattro erano dipendenti comunali (uno era un precario dei Lsu) e gli altri due di un azienda privata. Solo tre mesi fa la tragedia di Molfetta, quando cinque operai morirono intossicati dentro una cisterna.

La ricostruzione. Davanti ai soccorritori dei vigili del fuoco una scena agghiacciante. "Sicuramente sono morti per esalazioni tossiche o scarsa concentrazione di ossigeno", racconta Salvatore Spano’ che ha coordinato le operazioni di recupero dei cadaveri. "Alcuni li abbiamo trovati bocconi, altri a pancia in aria. Irriconoscibili, con il volto coperto di melma e fango. Addosso non avevano tute e maschere di protezione".

I sei hanno tentato di salvarsi. "Li abbiamo trovati abbracciati, forse nel tentativo di salvarsi a vicenda. Invece sono rimasti intrappolati dentro quella ’camera della morte’. E’ probabile che uno di loro si sia sentito male è che gli altri abbiano cercato di aiutarlo, prima di rimanere a loro volta intossicati dalle esalazioni".

le vasche sono larghe sedici metri e profonde cinque. Non è stata trovata la grata di protezione mentre dalle vasche adiacenti era arrivata melma e fango. Non è esclusa la possibilità di una scossa elettrica che avrebbe colpito il primo operaio e a catena gli altri intervenuti per soccorrerlo. La procura di Caltagirone sarà molto attenta nel ricostruire la dinamica e quindi le cause dell’incidente mortale. Nuccio Valenti, segretario Cgil nel comprensorio del Calatino, dove è avvenuta la tragedia, ha spiegato che "dovevano essere solo due gli operai addetti a quella vasca. Per qualche motivo, forse un malore dei due operai, anche i quattro dipendenti comunali si sono calati nella botola".

Sarebbe accaduto tutto stamattina, perché i lavoratori erano attesi a pranzo dalle famiglie ma non sono mai arrivati. Così è scattato l’allarme, fino a quando, dopo ore, è stata scoperta la tragedia.

Il grido di Napolitano. "Basta con le stragi sul lavoro" ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si è tenuto in contatto con la prefettura di Catania per seguire gli accertamenti sulla dinamica dell’incidente e per esprimere solidarietà ai familiari delle vittime. Berlusconi ha chiesto a Sacconi "di recarsi immediatamente sul posto e verificare la dinamica dell’incidente". "Alle famiglie - continua il premier - va la vicinanza e anche l’aiuto concreto mio personale e del governo".

Lo stesso Sacconi, poco più tardi, ha annunciato di aver convocato sindacati e imprese. Per il ministro è urgente la predisposizione di "un Piano nazionale di intensa collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni per diffondere condizioni di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, attraverso i prioritari investimenti in prevenzione, formazione e informazione".

I sindacati: "Il paese si ribelli". Sul fronte sindacale, parla il leader della Cisl Raffaele Bonanni: "Chi ha sbagliato deve pagare. Non si può continuare a morire sul lavoro come se nulla fosse. Stiamo diventando come un paese del terzo mondo. E tutti dobbiamo ribellarci a questo andazzo. La verità è che non si fanno controlli rigorosi a dovere. Non c’è ancora un piano vero di prevenzione e di informazione sui rischi che corrono i lavoratori, al di là delle leggi vigenti. E poi ci vuole una effettiva selezione delle imprese che prendono, soprattutto nel Sud , appalti con il massimo ribasso e risparmiano sui costi della sicurezza".

Gianfranco Fini parla di una "emergenza sociale assoluta" e di "una tragedia che colpisce tutti i siciliani e tutti gli italiani". Per Walter Veltroni è "una tragedia orribile, che colpisce e ferisce la coscienza di tutti noi. Sei uomini morti così, uno dietro l’altro, devono essere un monito: lavorare non deve voler dire morire e quando succede significa che tante cose non hanno funzionato".

CATANIA - Ancora una volta. Come ogni giorno. Corpi senza vita nei cantieri. Sopra le impalcature. Nelle cisterne. Nelle vasche di depurazione. Di lavoro si muore. E stavolta sono morti in sei. Tutti assieme, disperatamente, forse per una intossicazione da esalzioni venefiche mentre pulivano una vasca di depurazione, forse per una scarica elettrica partita da un impianto non a norma. I sei operai lavoravano nella struttura consortile di Mineo, a 35 km da Catania. Quattro erano dipendenti comunali (uno era un precario dei Lsu) e gli altri due di un azienda privata. Solo tre mesi fa la tragedia di Molfetta, quando cinque operai morirono intossicati dentro una cisterna.

Berlusconi, subito informato, ha detto di aver cercato il ministro del Lavoro "per chiedergli di recarsi immediatamente sul posto e verificare la dinamica dell’incidente". "Alle famiglie - continua il premier - va la vicinanza e anche l’aiuto concreto mio personale e del governo".

Lo stesso Sacconi, poco più tardi, ha annunciato di aver convocato sindacati e imprese. Per il ministro è urgente la predisposizione di "un Piano nazionale di intensa collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni per diffondere condizioni di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, attraverso i prioritari investimenti in prevenzione, formazione e informazione".

Sul fronte sindacale, parla il leader della Cisl Raffaele Bonanni: "Chi ha sbagliato deve pagare. Non si può continuare a morire sul lavoro come se nulla fosse. Stiamo diventando come un paese del terzo mondo. E tutti dobbiamo ribellarci a questo andazzo. La verità è che non si fanno controlli rigorosi a dovere. Non c’è ancora un piano vero di prevenzione e di informazione sui rischi che corrono i lavoratori, al di là delle leggi vigenti. E poi ci vuole una effettiva selezione delle imprese che prendono, soprattutto nel Sud , appalti con il massimo ribasso e risparmiano sui costi della sicurezza".

Gianfranco Fini parla di una "emergenza sociale assoluta" e di "una tragedia che colpisce tutti i siciliani e tutti gli italiani". Per Walter Veltroni è "una tragedia orribile, che colpisce e ferisce la coscienza di tutti noi. Sei uomini morti così, uno dietro l’altro, devono essere un monito: lavorare non deve voler dire morire e quando succede significa che tante cose non hanno funzionato".

* la Repubblica, 11 giugno 2008


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