CHIESA E DEMOCRAZIA: UN NODO NON SCIOLTO. Le due Chiese. Un editoriale di Piero Sansonetti

La logica ’hegelo-marxista’ della Chiesa cattolico-romana e la logica della Costituzione dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’
domenica 18 giugno 2006.
 

LE DUE CHIESE

di Piero Sansonetti

La Chiesa dice che l’embrione è persona, e dunque deve avere titolarietà giuridica. La Chiesa dice che l’aborto è un crimine. La Chiesa chiede che la ricerca scientifica abbia dei limiti, e che questi limiti siano dettati dalla dottrina. La Chiesa dice che la fame e la sete sono un flagello, ma che solo Dio potrà liberarcene. La Chiesa dice che la carità, la solidarietà, sono cosa buona, ma esistono solo in quanto “ancelle” della fede, cioè spettano solo ai cristiani. La Chiesa dice che il problema delle migrazioni va affrontato non dal punto di vista degli “ospitanti” (cioè di noi occidentali) ma dal punto di vista dei migranti, dice che sono loro le persone alle quali la politica deve rispondere, e dice che i Cpt voluti da Napolitano, da Turco, da Fini da Bossi, sono pessime risposte, perché sono carceri e violano i diritti dell’uomo. Come ci districhiamo da questa ragnatela? Vedete, le prime affermazioni sono tutte in linea e ci spingono a dire: opponiamoci alla Chiesa e al suo pensiero fondamentalista, che punta a mettere Dio e un modello patriarcale di società innanzi a tutto, sacrificando i diritti della donna, della scienza, della collettività umana. L’ultima affermazione è assolutamente diversa: è figlia della miglior dottrina sociale cristiana, delle parti più moderne, innovative ed esaltanti del pensiero di Cristo: sfida senza timidezza il senso comune, gli egoismi, le paure dei partiti e la loro tendenza ad essere comunque conservatori, pigri, arroganti, subalterni al senso comune.

Non credo che ci sia un modo per districarsi. La Chiesa è grande e complessa e racchiude al suo interno l’immensità del pensiero del suo fondatore - e quindi una pulsione altamente rivoluzionaria e tollerante - e l’eredità della propria storia e vocazione temporalistica (e cioè la la burocrazia della sua dottrina e l’aspirazione a imporla agli infedeli), che è un sistema di potere conservatore e tendezialmente totalitario. Nella Chiesa convivono Francesco D’Assisi e il suo papa-re. Si alternano leadership oscurantiste come quella di Pio XII, e guide illuminate e avanzatissime come quella del successore Giovanni XXIII. Oggi la Chiesa è guidata da un intellettuale tedesco dal passato e dal presente assai contraddittori, che tende comunque a opporsi a qualunque entità o potenza che gli sia estranea. E quindi al pensiero moderno relativista - o peggio ancora di sinistra, o addrittura marxista - ma anche al potere liberale e liberista. Questo papa, mentre impegna tutte le sue forze per la restaurazione di un modello fondametalista di cattolicesimo, non stravolge la dottrina sociale e si spinge fino a contrapporsi apertamente, su questo terreno, agli Stati e ai governi.

Il problema - per noi che non siamo cristiani, credenti - non è quello di censurare l’atteggiamento del papa o del Vaticano. Il problema è che lo Stato, i partiti laici, sembrano ossequienti e attenti alla Chiesa nella sua pretesa fondamentalista e temporalista, e invece la ignorano, fingono persino di non sentirla, quando essa presenta il suo volto “sociale”. E’ lì che bisogna dare battaglia. Dicono: “decidete, o con il Vaticano o contro, altrimenti vi contraddicete”. Non è vero. La contraddizione è nella Chiesa, e questa contraddizione è la grande questione Cristiana del terzo millennio.

(www.liberazione.it, 17.06.2006)


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