I dati del ministero a tre settimane all’inizio del nuovo anno scolastico Il tracollo del Mezzogiorno: tra le cause la bassa natalità e l’emigrazione
Scuola, al Sud i conti non tornano in dieci anni persi 240 mila studenti di SALVO INTRAVAIA *
Scuole più affollate al Nord e banchi sempre più vuoti al Sud. Mancano tre settimane al suono della prima campanella e i numeri sull’anno scolastico 2006/2007 sono praticamente definitivi. Qualche piccolo ritocco è sempre possibile ma gli organici sono ormai fatti, tanto che gli uffici periferici del ministero della Pubblica Istruzione (Centri servizi amministrativi - gli ex provveditorati agli studi - e Uffici scolastici regionali) in questi giorni stanno completando la nomina dei 20 mila nuovi assunti e dei supplenti.
Il trend in atto da qualche anno e anticipato dalle proiezioni ministeriali consegna un’Italia sempre più divisa in due: tutte le regioni del Centro-nord aumentano quella che i tecnici chiamano popolazione scolastica. Tutte le regioni meridionali ’perdono’, sempre come direbbero dirigenti scolastici e insegnanti, alunni. Un fenomeno che, se non avesse pesanti ripercussioni sui posti di lavoro e sulla crescita di un pezzo considerevole del Paese, potrebbe essere considerata una semplice ’dinamica’ da osservare con attenzione. Quasi una curiosità, insomma. Invece no.
I dati relativi agli alunni "in carne e ossa", come vengono burocraticamente definiti, superano addirittura le pur nette previsioni ministeriali dello scorso dicembre. Secondo gli ultimi dati disponibili a pochi giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico, che per gli insegnanti si aprirà ufficialmente venerdì primo settembre, fra qualche settimana le scuole statali italiane avranno 7 milioni e 736 mila alunni: 21 mila in più dello scorso anno.
I numeri. Saranno le sei regioni del Settentrione d’Italia, e in parte quelle del Centro, ad accaparrasi l’intero incremento di popolazione scolastica. E non è tutto. Soprattutto le regioni del Nord rosicchieranno una consistente fetta di alunni a quelle del Sud. Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto dal prossimo settembre potranno contare su 49 mila alunni in più. Le regioni del Centro (Lazio, Marche, Molise e Toscana) dovranno far posto a 10 mila fra bambini, ragazzini e studenti. Le 8 regioni meridionali, invece, si troveranno con 38 mila alunni in meno.
I diversi gradi di scuola. In Italia, nel 2006/2007, ci saranno più bambini nelle scuole dell’Infanzia e nella scuola (la ex materna) e nella primaria (la ex scuola elementare). Si conteranno complessivamente meno ragazzini nella secondaria di secondo grado (la ex scuola media) e più studenti nelle scuole superiori. Ma è sulla materna che occorre puntare l’attenzione. Solo al Nord si registra un incremento, nelle restanti regioni solo decrementi.
Le cause. Alla base di quello che sembra un esodo inarrestabile verso le regioni a Nord della capitale c’è un articolato e complesso insieme di cause. Tre, tuttavia, sembrano ormai certe. La minore natalità delle regioni meridionali contribuisce spopolare le scuole del Sud. E se a questo si somma l’emigrazione delle giovani coppie del Mezzogiorno che cercano lavoro nelle regioni del Nord Est, dove spesso mettono su famiglia, e la maggiore presenza di immigrati tra Lombardia, Veneto e Piemonte, il quadro comincia ad assumere tinte più chiare.
In dieci anni. Basta dare un’occhiata ai dati di qualche anno fa per comprendere l’evoluzione del fenomeno. Nel 1997/1998 le 8 regioni meridionali (Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) contavano un milione di alunni in più rispetto alle 6 regioni del Nord: 3 milioni e 600 mila contro 2 milioni e 600 mila. Oggi, questa differenza, nonostante una crescita in termini complessivi di 137 alunni, si è più che dimezzata. In meno di dieci anni, quindi, il Nord ha incrementato scolari e studenti di 300 mila unità, il Mezzogiorno ne ha ’salutati’ 240 mila. In termini di posti di lavoro è come se 24 mila "cattedre" si fossero trasferite da Sud a Nord. Fenomeno confermato dall’alto tasso di insegnanti meridionali che negli ultimi anni hanno trovato posto, e spesso famiglia, proprio al Nord. (18 agosto 2006)
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www.repubblica.it, 18.08.2006
I dati del ministero per il prossimo anno: travaso di 42mila alunni
tra le due parti del Paese. In 10 anni il meridione ha perso 278mila studenti
Scuola, il Mezzogiorno si spopola
e al Nord classi sempre più piene
di SALVO INTRAVAIA *
Sempre meno alunni al Sud mentre al Nord, grazie agli immigrati, le classi si riempiono. E’ il trend delineato dalle previsioni ministeriali legate agli organici per il prossimo anno scolastico. Per effetto dell’invecchiamento della popolazione, le scuole delle regioni meridionali si stanno svuotando rapidamente. Al contrario, nelle regioni settentrionali e dell’Italia centrale la cosiddetta popolazione scolastica è in continuo aumento. Un fenomeno che - inoltre - sta creando un progressivo spostamento delle cattedre e delle opportunità d’insegnamento verso le regioni del Centro-nord, dove i precari scarseggiano e le scuole cominciano ad avere difficoltà a trovare gli insegnanti. Il tutto proprio quando la maggior parte degli supplenti meridionali ha deciso di ritornare a casa. Ecco il quadro dell’Italia che viaggia a due velocità anche in campo scolastico.
Il prossimo anno. Secondo le previsioni formulate dai tecnici di viale Trastevere, nel 2008/2009 le scuole del Paese ospiteranno 10 mila alunni in più rispetto all’anno in corso. Ma la crescita della popolazione scolastica non sarà affatto distribuita in modo uniforme. Gli istituti delle regioni settentrionali dovranno organizzarsi per trovare posto circa 42 mila bambini e ragazzi in più, al Centro saranno 11 mila i posti da raggranellare mentre al Sud le classi si svuoteranno perdendo oltre 42 mila alunni. In dieci anni, dal 1998/1999 al 2008/2009, il meridione d’Italia ha perso 278 mila alunni. Nello stesso periodo, al Nord la popolazione scolastica è cresciuta di 338 mila unità. Due le principali cause di questa migrazione verso le regioni settentrionali: gli alunni immigrati e il trend demografico.
Gli immigrati. In un decennio, le aule scolastiche italiane sono rapidamente diventate multietniche. Nelle scuole statali, quest’anno, studiano quasi 500 mila stranieri. Nel 1998/1999 erano appena 85 mila. Il grosso degli alunni con cittadinanza non italiana è, tuttavia, concentrato nelle sei regioni del Nord, che a settembre ne accoglierà circa due terzi del totale. In Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Liguria il prossimo anno saranno circa 368 mila. Nelle otto regioni meridionali se ne conteranno appena 56 mila.
I giovani. Grazie agli immigrati e alla ripresa delle nascite, al Nord la popolazione è più giovane di dieci anni fa. Al Sud è, invece, sempre più anziana. Secondo le ultime rilevazioni demografiche condotte dall’Istat, nel settentrione i cittadini di età compresa fra 3 e 18 anni, in due lustri, si sono incrementati del 9 per cento. Trend opposto da Roma in giù: meno 500 mila giovani, pari a un decremento del 12 per cento.
Le cattedre e i tagli. La migrazione degli alunni e il taglio alle cattedre, imposto dalle ultime manovre economiche, ha spostato migliaia di posti. In appena tre anni, il Centro-sud ha dovuto sacrificare sull’altare del risanamento dei conti pubblici ben 24 mila cattedre. Solo al Nord il consistente incremento di alunni ha consentito una leggera espansione degli organici: più 3.500 posti. Il tutto, proprio mentre l’ultimo aggiornamento delle graduatorie dei precari ha visto ritornare al Sud migliaia di precari meridionali che in passato hanno tentato la fortuna al Nord. Così, oggi, nelle regioni settentrionali le possibilità di essere assunti si moltiplicano mentre al Sud tutto si complica.
* la Repubblica, 19 febbraio 2008