Polemica dopo la partecipazione del giornalista a "In 1/2ora" dove ha presentato un’inchiesta sui lati oscuri del voto di aprile
Film di Deaglio sui brogli elettorali.
E’ scontro, il Polo attacca la Rai
Landolfi: "Disinformazione faziosa, tesi eversive e verità di parte".
Giulietti: "Proietteremo il documentario a Montecitorio" *
ROMA - Nel mirino "una lunga intervista senza contraddittorio", "una tesi assurda e falsa", e il servizio pubblico. Questi i cardini intorno ai quali gira la polemica animata dalla partecipazione di Enrico Deaglio al programma di RaiTre In 1/2ora, condotto da Lucia Annunziata. Il giornalista ha parlato del film-inchiesta Uccidete la democrazia - realizzato con Beppe Cremagnani, regia di Ruben H. Oliva, in edicola venerdì 24 - in cui si sostiene che il voto del 9 e 10 aprile avrebbe subìto delle manomissioni attraverso una gestione poco chiara delle schede bianche. Nel corso dell’intervista, fra l’altro, Deaglio ha chiamato direttamente in causa l’allora ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu: "Dovrebbe dire perché le schede bianche sono inspiegabilmente crollate da un milione e 700mila a 400mila". La Cdl contesta le tesi di "un film pieno di menzogne" e chiede un intervento urgente del Parlamento, RaiTre viene accusata di "faziosità e collateralismo". E Giuseppe Giulietti, dell’associazione Articolo 21, annuncia: "Faremo vedere il documentario a Montecitorio".
Deaglio ha riferito che, esaminando i dati delle precedenti elezioni, provincia per provincia, il numero delle schede bianche è differente a seconda delle regioni e delle province. "Questa volta, le schede bianche non solo sono crollate, ma stanno tutte in una percentuale tra l’1 e il 2%. Non c’è un solo posto dove siano aumentate". Le riduzioni "non seguono un criterio logico, sono tutte schiacciate tra l’1 e il 2%. Questo è impossibile". Tutti questi dubbi "possono essere spiegati dal principale protagonista di quella notte: Beppe Pisanu".
Replica Annunziata: chi può dimostrare che non sia stata la sinistra ad architettare il meccanismo? "Il problema - risponde Deaglio - è che la sinistra avrebbe dovuto essere infiltrata dappertutto, perché la cosa avviene tra le prefetture e il ministero dell’Interno, che non era guidato dalla sinistra. Ora, però il Viminale è guidato dalla sinistra, da Giuliano Amato, e mi colpisce che non forniscano dati su quanto accaduto".
Parla di "patacca, spacciata per moneta buona, coniata da un professionista del giornalismo militante" il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Mario Landolfi, che accusa RaiTre di aver superato "il livello di decenza oltre il quale la faziosità diviene disinformazione, e la cordialità con il governo amico sfocia in aperto collateralismo. Senza che un esponente della parte politica accusata potesse replicare". Landolfi auspica che i vertici Rai ricordino "a chiunque abbia responsabilità editoriali" che "un giornalista è libero solo quando non è autonomo dalla notizia né indipendente dalla verità" e che il servizio pubblico "eviti che una tesi eversiva possa diventare una verità di parte utilizzabile come un corpo contundente nella lotta politica".
Una "tesi assurda e falsa", quella del film, secondo Gregorio Fontana di Forza Italia, e quanto sostenuto da Deaglio è "impossibile" poiché "il ministero dell’Interno non può intervenire, è compito dei magistrati delle Corti d’appello e della Cassazione la raccolta, il conteggio e la proclamazione dei dati delle elezioni". "Nessuno contesta la libertà di Deaglio di avanzare tesi sgangherate e fantasiose - aggiunge - il problema è che, davanti ad accuse fatte sul servizio pubblico, le istituzioni devono rispondere facendo la propria parte".
Alle critiche replica il diessino Giuseppe Giulietti: Uccidete la democrazia sarà proposto, in anteprima nazionale, mercoledì 22 nella sala conferenze di Montecitorio. Un’iniziativa di un gruppo di parlamentari di diverse aree politiche del centrosinistra. "E’ singolare - osserva Giulietti - che il servizio d’ordine della Cdl sia intervenuto in modo pesante, che si levino gli strali dopo che per settimane, dopo il voto, Berlusconi ha parlato di brogli che avrebbero penalizzato il centrodestra, e che si accolga in modo diverso il fatto che l’ipotesi di brogli non sia più a scapito del centrodestra ma del centrosinistra".
* la Repubblica, 19 novembre 2006
Ecco il nostro film. Dice la verità: non scappate
di Beppe Cremagnani e Enrico Deaglio
Le elezioni del 9/10 aprile sono state truccate. Guardate i numeri, osservate un re nudo e dite la vostra
Venerdì prossimo nelle edicole allegato a Diario ci sarà il nostro film Uccidete la democrazia! Memorandum sulle elezioni di aprile. I novanta minuti del dvd sono stati realizzati in sei mesi di riprese e montaggio dalla stessa squadra di Quando c’era Silvio (la regia di Ruben H. Oliva, la musica di Carlo Boccadoro) e si avvale, con molto piacere per noi, della partecipazione degli attori Elena Russo Arman, Alessandro Genovesi ed Elio De Capitani, autore del monologo finale. Se sarà «strepitoso», deciderete voi. Per noi lo è.
Il dvd esce con la ristampa del libro "Il Broglio", un instant book di «fantapolitica» pubblicato all’indomani del voto di aprile e che per la prima volta inquadrò i retroscena delle elezioni più pazzesche della storia della Repubblica.
È un thriller, con finale a sorpresa. Bisogna rivelarlo, dire subito il nome dell’assassino? Vecchio problema. I brasiliani, quando vogliono marcare la loro superiorità culturale sui portoghesi, li ridicolizzano perché il film Psycho a Lisbona lo intitolarono O homen que mató a sua mae.
Non è vero, è solo una storiella, ma introduce agli affari nostri, ovvero ai contenuti di un docu-thriller democratico. Perché le schede bianche e nulle nelle elezioni di aprile crollarono per la prima volta dopo sessant’anni? Perché il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu si allontanò furtivamente dal Viminale per andare a casa di Berlusconi nei momenti cruciali dello spoglio?
Perché i terminali della prefettura di Caserta si bloccarono per tre ore e ripresero a funzionare solo dopo che una nutrita «delegazione» dei Ds occupò l’ufficio del neonominato prefetto?
Quale «mano invisibile» o «disegno intelligente» ha fatto sì che le schede bianche in tutta Italia, dalle grandi città ai più piccoli paesi, si fermassero improvvisamente tutte tra l’uno e il due per cento? Perché, a distanza di sette mesi, nessuna istituzione è in grado di comunicare il risultato definitivo delle elezioni, così come ogni Paese democratico usa fare? C’è forse un problema a mettere un nome, una firma, sotto un elenco di cifre che non sono onestamente presentabili?
Il film che sta per uscire ha già ricevuto udienza sui giornali e in televisione. «Preventivamente» Forza Italia ha fatto sapere, con una dichiarazione del portavoce di Silvio Berlusconi, che si tratta di un ammasso di calunnie e falsità e che l’intera équipe di avvocati del partito è pronta a chiedere le nostre ossa.
Molto meno battagliero, quasi un canchescappa, è invece l’ex ministro dell’Interno Pisanu (uno dei protagonisti assoluti del film) che ha già fatto sapere che non sporgerà querela preventiva: una simpatica prudenza. Quando, nel marzo scorso, Diario scrisse che in un appalto a trattativa privata per il conteggio elettronico del voto in quattro Regioni - 38 milioni di euro di commessa - era stata scelta una ditta americana (la Accenture, protagonista di scandali nel voto in Florida) di cui il figlio del ministro è uno dei partner, Pisanu annunciò ai giornali, vibrante di sdegno, una querela che non ci è mai arrivata. (Nel frattempo tutta la miliardaria organizzazione per il conteggio elettronico del voto, per cui sono stati assunti per tre giorni 18 mila neofiti, non ha dato più notizia di sé: volatilizzata nel nulla senza produrre un solo dato). A questo punto vorremmo davvero che l’ex ministro facesse valere le sue ragioni contro di noi in un’aula di tribunale. Noi siamo ovviamente tremanti per il suo potere, ma pronti. E se ci sarà il confronto - quando saremo vecchissimi - ricorderemo la vittoria con la stessa commozione dei reduci della battaglia di San Crispino.
Il quadro delle reazioni «preventive» al film che troverete venerdì prossimo in edicola non può non segnalare infine la simpatica freddezza con cui i politici del centrosinistra, che pure sono testimoni cruciali della notte fatale, oggi lo osservano. In effetti, il precario quadro parlamentare del governo Prodi non si presta a grandi dichiarazioni di rottura.
Comprendiamo e non comprendiamo, come si dice parlando in intimità: capisco e non capisco. Anche perché a tutti è chiaro che in questi sette mesi che sono trascorsi dalle elezioni, l’unico ad aver parlato di brogli, ad aver previsto brogli, ad aver evocato brogli, ad aver chiesto riconteggi è stato Silvio Berlusconi, che ha costantemente associato oscure minacce e apocalittiche rivelazioni alla proposta di un governo di unità nazionale. Ovvero, con una mano accusava quelli del centrosinistra di essere dei ladri, con l’altra chiedeva loro di fare un accordo per il bene del Paese. E possibilmente del suo.
Come tutti sanno questa strategia è ancora all’ordine del giorno, la maggioranza in Senato è appesa a un filo e larghe intese, cambi di casacca, volenterosi si affollano nei corridoi dei palazzi e sulle colonne dei giornali.
Il film racconta delle storie, il ritmo e i misteri di una notte, presenta dei numeri. Con la vanità tipica degli autori che credono di aver trovato qualcosa di molto importante, noi chiediamo che un’istituzione ci dica se quei numeri sono veri o falsi. Se sono falsi (e naturalmente non lo sono) ci cospargeremo il capo di cenere; se sono veri qualcuno ci dovrà spiegare perché sono stati occultati per sette mesi. (I dati compaiono nel film e sono contenuti per una visione più ragionata e tranquilla nella sezione «contenuti speciali»).
Le istituzioni che possono rendere pubblici questi dati sono, a nostra notizia, solo due: il ministero dell’Interno, oggi retto da Giuliano Amato, al quale spetta la responsabilità di comunicare i risultati del ministero precedente, quello di Giuseppe Pisanu; e la «giunta delle elezioni», la commissione parlamentare di garanzia che si occupa dei contenziosi che seguono alla proclamazione degli eletti nelle elezioni politiche.
Diversi membri della commissione delle elezioni hanno protestato preventivamente per il nostro film, e per le anticipazioni che ne hanno fatto il Corriere della Sera e l’Unità. Ci hanno accusati di «depistaggio» e di «operazione mediatica». Siamo sicuri che rilasceranno immediatamente i dati di cui noi siamo in possesso da mesi, e che li confermeranno. Se non lo dovessero fare, sarebbe grave e della questione dovrebbero occuparsi i magistrati.
Nella locandina che presenta il film, c’è scritto: «Non importa chi vota, ma chi conta i voti». L’abbiamo scelto perché ci sembra un tema molto pratico. È il problema attuale delle democrazie ed è soprattutto il problema futuro di questa istituzione. Chi controlla nelle elezioni lo spoglio delle schede elettorali? Noi, che siamo tutti di pelle spessa, sappiamo bene la storia delle elezioni in Italia e abbiamo pure messo nel codice il reato di «voto di scambio»; noi sappiamo in che condizioni si vota a Corleone, valutiamo lo sguardo di chi sta appoggiato mollemente al muro di fronte al seggio di Scampia, sappiamo che cosa succede nei seggi quando le schede sono contestate, sappiamo della prova del videtotelefonino e che a Catania un voto vale trenta euro, ma che se ne porti cento scatta un bonus. Ma forse non siamo ancora preparati alle enormi possibilità che l’elettronica offre per truccare le elezioni. Si va dallo scandalo americano delle macchinette che registrano il touch screen, ma non permettono la verifica, alla manipolazione possibile da quando la povera vecchietta deposita il suo voto a quando lo stesso viene conteggiato. Noi ci crediamo. Certo, ci facciamo una risata quando Fidel Castro o Saddam Hussein vincono con il 98 per cento dei voti, ma non facciamo una piega quando ci dicono che Bush ha vinto la decisiva Florida per circa quattrocento voti.
Noi deleghiamo un po’ troppo a chi conta i voti. Pensateci. Siamo nella situazione in cui tutti votiamo - finalmente uguali, poveri e ricchi, neri e bianchi, maschi e femmine - ma non siamo noi a dire chi ha vinto.
Qualcuno lo dice per noi. Lo ha detto in Italia. Lo ha detto in Messico e ha provocato proteste di mesi. Lo ha detto in Ucraina ed era falso. Lo ha detto in Canada e ha smentito tutte le previsioni. Lo ha detto a Baghdad e come era bello vedere il dito nell’inchiostro!
Il film parla un po’ di tutte queste cose. Secondo noi, il risultato delle ultime elezioni politiche è stato falsato, a danno del centrosinistra. La storia delle notte elettorale e i dati finora nascosti che presentiamo lo provano. Falsare, come raccontiamo, è molto facile. Dopo questo film arriveranno molte notizie . Già ce ne stanno arrivando. Tutto sommato, è bello vivere in un Paese in cui si possono fare domande. Se ne avete: www.uccidetelademocrazia.com. Se volete mettere una scritta su una maglietta bianca, consigliamo: «Abuse of power comes as no surprise», che si traduce in vari modi ma anche con «attenti al lupo».
CHIUSE LE INDAGINI SUL FILM DI DEAGLIO *
ROMA - Chiuse le indagini della procura di Roma sui presunti brogli elettorali denunciati dal settimanale "Diario" nel film-documentario "Uccidete la democrazia". I pm Salvatore Vitello e Francesca Loy hanno chiesto l’ archiviazione della parte di indagine riguardante gli illeciti, attribuiti alla Cdl, che avrebbero modificato il dato elettorale e, contemporaneamente, depositato gli atti relativi alle posizioni di Enrico Deaglio, direttore del settimanale, e Beppe Cremagnani. La procedura prelude alla richiesta di rinvio a giudizio dei due autori del film per diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l’ ordine pubblico. "Mi sembra una accusa da anni ’60’’. Così Enrico Deaglio aveva commentato la decisione della procura di metterlo sotto inchiesta. "Sono stato indagato - disse - sulla base del presupposto che è impossibile manipolare i dati sulle elezioni a livello informatico". Circa la richiesta di archiviazione degli accertamenti sui brogli elettorali, i pm romani sostengono che il meccanismo di procedura elettorale non è manipolabile perché la Cassazione proclama il risultato delle elezioni solo tramite cartaceo. Ed il cartaceo, per gli inquirenti, è impossibile da modificare.
* ANSA » 2007-01-22 14:18
La giunta della Camera ha deciso di riesaminare il 10% dei seggi. ma in caso di irregolarità significative saranno vagliate tutte le sezioni
Elezioni, ricontare tutte le schede Berlusconi: "Ferita deve restare aperta"
Rutelli: "Non c’è motivo al mondo perché tutti i voti assegnati non vengano verificati". Calderoli all’attacco: "Prodi non vari la finanziaria e i presidenti si autosospendano" *
ROMA - Oltre 4 milioni di schede elettorali da ricontare. Lo ha deciso la Giunta per le elezioni della Camera, mettendo così fine ad una querelle che da mesi vedeva contrapposte Unione e Cdl. La Giunta ha istituito il Comitato di verifica nazionale per ricontare tutte le schede bianche, nulle, contestate e valide. Cominciando però dal 10% dei seggi. E’ quanto è stato deciso praticamente all’unanimità. Il riconteggio dovrà essere ultimato entro il mese di luglio del prossimo anno. A spiegarlo è il presidente della Giunta per le elezioni di Montecitorio, Donato Bruno, di Forza Italia.
Ad operare sarà un comitato di 10-12 componenti, uno per ogni partito. I nomi dei componenti dovranno essere comunicati al presidente della Giunta entro giovedì prossimo 21 dicembre. Successivamente, comunque entro la fine dell’anno, dovranno essere stabiliti i criteri con cui il comitato dovrà concretamente operare.
L’accordo trovato in Giunta prevede che se emergessero irregolarità significative, si riconteranno tutte le schede. E’ stato questo il punto di mediazione tra la proposta dell’Unione, che aveva fin dall’inizio chiesto che si rivedesse il 10 per cento, mentre la Cdl spingeva perché fossero ricontate tutte.
I lavori della Giunta delle Elezioni potrebbero terminare prima del luglio 2007, se l’esame del dieci per cento di sezioni non rileverà anomalie o proseguire ulteriormente se effettivamente fosse necessario procedere a un riconteggio complessivo.
I criteri di individuazione dei seggi da sottoporre al riconteggio saranno definiti in sede di Comitato di verifica. In pratica verrà scelta una sezione ogni dieci per ogni circoscrizione, in totale seimila sezioni. Verranno sottoposte a verifica anche le schede dei seggi per i quali sono state specificatamente segnalate anomalie da parte dei relatori circoscrizionali, una revisione che riguarderà un numero ulteriore di sezioni compreso tra le 300 e le 400.
Ovviamente, la questione ha sollevato una serie di commenti dei leader politici.
Berlusconi. "Bisogna insistere, la ferita deve restare aperta, anche alla Camera dobbiamo esigere il controllo delle schede", aveva detto in precedenza Silvio Berlusconi, durante il pranzo con i senatori azzurri. In sostanza, la Giunta per le elezioni ha già risposto positivamente alla sua richiesta.
Rutelli. "E’ giusto, non c’è motivo al mondo perché tutti i voti assegnati dagli elettori non vengano verificati. Se c’è un dubbio, il dubbio deve essere sciolto, quindi è un elemento di rasserenamento per tutti". Così il vicepremier Francesco Rutelli, ospite di ’Porta a porta’, che aggiunge: "C’è stato un gran circo per dire che le schede sono state truccate, contiamole...".
Calderoli. Secondo Roberto Calderoli, vice presidente del Senato e coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, Prodi ’’deve rinunciare all’approvazione di una legge finanziaria, non essendo più con certezza legittimato a governare il Paese, e deve procedere pertanto, in attesa del termine della suddetta verifica, all’ordinaria amministrazione attraverso l’esercizio provvisorio". Secondo Calderoli sarebbe anche auspicabile, "che il presidente della Repubblica e i presidenti dei due rami del Parlamento si auto-sospendessero dalle loro rispettive cariche fino al termine delle verifiche in questione’’.
Sgobio. "Va bene ma servirà a poco - afferma Pino Sgobio, capogruppo dei Comunisti Italiani alla Camera -. La decisione dalla Giunta della Camera è un ulteriore atto dovuto e necessario, ma non sarà sufficiente a fare piena luce e non servirà ad eliminare i tanti dubbi e le tante perplessità relative alla notte dello spoglio, quando un lungo silenzio si impadronì del normale flusso dei risultati".
Matteoli. "Un’ottima notizia, vince la trasparenza, la legalità, la democrazia", commenta il presidente dei senatori di An, Altero Matteoli. "Non c’è dubbio che sull’attesa decisione della Camera abbia influito positivamente - sostiene Matteoli - la precedente delibera assunta la settimana scorsa dalla omologa Giunta del Senato. Auspico che i tempi siano rapidi nell’interesse di tutti".
Bertinotti. La decisione di ricontare le schede è ’’ragionevole e tranquillizzante’’, per il presidente della Camera, Fausto Bertinotti. ’’Mi pare ragionevole - ha continuato Bertinotti - tanto ragionevole da essere unanime. Una campionatura su cui effettuare una verifica, tutto in una condizione di grande trasparenza. Non c’e’ nulla - ha concluso - che debba essere nascosto. Mi pare tranquillizzante’’.
* la Repubblica, 14 dicembre 2006
Deaglio soddisfatto: «La sinistra mi ringrazierà»
di Sara Menafra (il manifesto, 07.12.2006)
Roma Sebbene inquisito dalla procura di Roma e trattato con freddezza dall’Unione, il direttore di Diario Enrico Deaglio è sempre più convinto di avere la ragione dalla propria parte. E quando la decisione del Senato comincia a circolare non nasconde la propria soddisfazione.
Lo sa che l’Unione non è molto contenta di questa campagna per il riconteggio, vero?
Hanno votato all’unanimità. E poi credo che se c’è qualcuno che è stato danneggiato dai brogli sta a sinistra e non certo a destra. Pure D’Alema ha detto di aver notato qualcosa di strano durante la notte elettorale. Ma se non fosse così, se qualcuno dimostrasse che la sinistra ha imbrogliato vorrebbe dire che quella non è più sinistra. Io guardo a quel mondo con interesse, ma faccio il giornalista. Non è compito mio occuparmi di quali conseguenze avranno le notizie.
La storia le darà ragione?
Siamo riusciti a smuovere un tabù. Anche perché mi pare che lavoreranno sugli stessi dubbi che abbiamo sollevato noi. L’assenza dei verbali, il ruolo dei rappresentanti di lista, il numero delle schede bianche. Certo ora la procura di Roma dovrebbe indagare anche i senatori della giunta per aver dato credito a notizie false ed esagerate, come hanno fatto con me.
Facciamo un pronostico.
Prevedo che i tempi saranno lunghi, per fare delle verifiche fatte bene ci vorrà una legislatura.
E alla fine i numeri non torneranno...
L’importante è che si proceda alle verifiche, una volta fatti i controlli sarei felice di ammettere che i conti tornano e mi sono sbagliato, ma certo non lo credo. Anzi avrei un suggerimento: comincino le verifiche dalle 1.500 sezioni in cui, stando ai dati confermati dal Viminale, non risulta neppure una scheda bianca. Un centinaio di queste sezioni si trova a Roma, partissero da lì. Ma poi di dati strani in quelle elezioni ce ne sono stati tanti...
Ad esempio?
Questa settimana mi è finalmente arrivato il librone del ministero dell’Interno con tutti i dati ufficiali, e i conti non tornano neppure sul numero di votanti. L’11 aprile il ministero aveva comunicato che i votanti erano 39.424.967, oggi in quel libro si scrive che sono 39.276.893. Che fine hanno fato i 148.074 elettori di differenza?
Che fine hanno fatto?
Non sono io a dover dare le risposte. Faccio notare che i conti non tornano e che abbiamo il diritto di avere una spiegazione.
Il Viminale potrebbe rispondere quello che ha già detto la procura di Roma: il dato su internet è solo ufficioso, ci possono essere tutti gli errori del mondo.
Non credo che sia così semplice ed evidentemente non lo pensa neppure la giunta del Senato. E infatti controlleranno non solo le bianche, ma anche le valide a campione. Comunque io non mi arrocco: facciano il favore di darmi torto con dati alla mano.
La sua tesi, quella che c’è anche nel documentario, sostiene che il dato è stato cambiato al Viminale. E i verbali inviati alle corti di appello e poi alla Cassazione? Hanno confermato i dati del ministero con uno scarto minimo.
Sono un uomo di quasi sessant’anni ed in onestà penso che non potesse andare diversamente. Hanno scelto di dare per buono il dato del Viminale perché non si poteva fare altro. Se la immagina la Cassazione che dieci giorni dopo la proclamazione della vittoria a sinistra si alza e dice che ha vinto Berlusconi per 11.000 voti?
Ma i conteggi nelle Corti di appello avvengono in sedute pubbliche, la Cassazione arriva solo dopo questo passaggio...
La Cassazione è quel posto in cui dopo anni di processi contro Previti hanno deciso che tutti i giudici precedenti si erano sbagliati e che bisognava mandare tutto a Perugia. E’ la ragione di stato prima di tutto. Dove conta il potere e punto.
La decisione della giunta per le elezioni del Senato
«Ricontare bianche, nulle e contestate»
Si comincia da sette regioni: Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia e Toscana. Controllo a campione delle schede valide *
ROMA - La giunta per le elezioni del Senato ha deciso all’unanimità il riconteggio totale delle schede nulle, bianche e contenenti voti nulli o contestati, a partire da sette regioni: Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia e Toscana.
SCHEDE VALIDE - Inoltre si procederà alla revisione delle schede valide, custodite nei diversi tribunali, secondo una ’campionatura’ che sarà decisa dai comitati di revisione schede, tenendo conto dei seguenti criteri: l’assenza del verbale o la notevole differenza tra i dati dichiarati sul verbale e quelli verificati sulla revisione; l’assenza di schede nulle e contestate; la presenza di rappresentanti di lista appartenenti a una sola coalizione o l’assenza nel seggio di rappresentanti di lista per ambedue le coalizioni. Nel caso in cui i risultati rivelino «scostamenti significativi» rispetto ai dati di proclamazione, si dovrà estendere la procedura di revisione delle schede anche alle altre regioni e alla circoscrizione estero.
LAVORO - In tutto dovranno essere esaminate 700 mila schede: trecentomila bianche, 400 mila nulle e circa 500 contestate e non assegnate. Le schede bianche attualmente si trovano nei vari tribunali e dovranno quindi essere «richiamate», le bianche e le nulle si trovano in un deposito a Castelnuovo di Porto. Saranno formati sette comitati di ’riconteggio’, uno per ogni regione. Le schede sono distribuite su 35 mila sezioni. La giunta, ha detto Lucio Malan (Fi), non è in grado finora di preventivare quanto tempo ci vorrà per il riconteggio.
* Corriere della Sera, 06 dicembre 2006
Notizie false soprattutto tendenziose
di LIETTA TORNABUONI *
CI voleva proprio Enrico Deaglio, direttore del Diario,con l’inchiesta sui brogli alle ultime elezioni, per far risorgere dal Codice il reato di «divulgazione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico».
Enrico Deaglio è indagato per aver eventualmente commesso questo reato. Innocente o no che sia, ci si possono chiedere, in nome del buon senso, diverse cose: come può essere sospettato se il magistrato, a quanto pare, non ha investigato neanche mezza giornata? Se ignora del tutto se le notizie siano false? Chi avrebbe potuto dirglielo? Quella fonte meravigliosa e innocente dell’ex ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, quello che nei giorni delle ultime elezioni politiche faceva su e giù tra ministero e casa di Berlusconi, in continue visite quotidiane? E, nel caso che Enrico Deaglio fosse colpevole, che senso dare all’espressione «notizie tendenziose»? In che modo, «tendenziose»? Secondo il Dizionario Zanichelli, «tendenzioso» significa ingiusto, iniquo, interessato, settario, parziale, partigiano. Allora Enrico Deaglio avrebbe divulgato notizie false e tendenziose a fini anti-Berlusconi? E perché, proprio adesso che è fuori dal governo? Per dispetto? Infine, in quale modo queste eventuali notizie false e tendenziose potrebbero turbare l’ordine pubblico? I più non se ne interessano affatto; cortei, cartelli e casini ora sono tutti organizzati dal centrodestra: andrebbe contro se stesso?
Il fatto è che reati e leggi di questo genere giacciono da molti anni addormentati, non adoperati però mai eliminati: l’occhiuta ipocrisia politica ha ritenuto che, benché democraticamente inapplicabili, possano sempre servire in caso di necessità. E per la libertà d’informazione, il momento buono arriva sin troppo spesso. Sono giorni di molte contraddizioni: se il Papa rende omaggio ad Ankara al Mausoleo di Atatürk, compie un gesto religioso oppure politico? È come andare in Moschea oppure come inchinarsi all’Altare della Patria? E se tanto il Papa quanto il Gran Mufti risultano elegantissimi, due anziani tutti in bianco, uno con lo zucchetto e un perfetto paltò bianco a doppio petto, l’altro con un originale copricapo quadrato, sarà un lusso da Paesi poveri o un dovere cerimoniale?
* La Stampa, 30.11.2006
Il giornalista Deaglio *
Il fatto: Enrico Deaglio, giornalista noto e direttore del settimanale Diario, è autore, insieme a Beppe Cremagnani di un film distribuito in dvd e di un piccolo libro intitolato Uccidete la democrazia. Affronta la domanda che da mesi gira per la testa di molti italiani: che cosa è accaduto nella lunga notte tra il 10 e l’11 aprile, quando i risultati delle elezioni politiche italiane più importanti del dopoguerra non arrivavano mai; quando, per la prima volta nella storia della statistica applicata alla misura del voto, i dati dei sondaggi, uguali a quelli degli exit poll, risultavano poi vastamente diversi dai risultati proclamati, che lentamente, molto lentamente, apparivano sul video?
Che cosa è accaduto nella notte dal 10 all’11 aprile, quando il ministro dell’Interno ha lasciato il suo ministero insieme a tutti i suoi sottosegretari e in quelle stanze chi cercava risposta, poteva incontrare solo funzionari senza risposta?
Che cosa è accaduto nella notte dal 10 all’11 aprile, mentre il ministro dell’Interno stava non al Viminale, non a Palazzo Chigi, ma a casa del leader di uno dei due schieramenti contrapposti, Silvio Berlusconi?
Che cosa è accaduto nella notte dal 10 all’11 aprile se l’altro leader, Romano Prodi, e il segretario del maggior partito della opposizione, Piero Fassino, hanno deciso di presentarsi alla folla del centrosinistra in attesa per annunciare la vittoria che fino a quel momento il ministero dell’Interno non aveva dichiarato, pur essendo in possesso di tutti i dati per farlo? Le domande sono legittime. Che cosa rende legittima una domanda? Non una legge che la permetta (non in democrazia). Ma che sia generata da un fatto vero e che a quel fatto continui a mancare una risposta. Il fatto è vero. Tutti sappiamo che il ministro dell’Interno non era al Viminale, tutti sappiamo che nelle ore decisive di quella elezione era nell’abitazione privata di uno dei candidati (in quel momento, presidente del Consiglio). Tutti sono disposti a credere che vi possano essere buone ragioni. Ma quelle ragioni non sono mai state comunicate. Tutti sappiamo che la vittoria del centrosinistra è stata dichiarata dai leader stessi del centrosinistra, anche per supplire al prolungato e inspiegato silenzio dell’organo competente, il ministro dell’Interno.
Dunque le domande stanno in piedi. Nel dvd intitolato Uccidete la democrazia, Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani prendono dalla realtà e dalla memoria degli italiani quelle domande. Risposte? Non ne hanno. Però hanno messo in ordine e presentato con intelligenza, con cura e con prudenza le ipotesi a ciascuna domanda cieca. Ipotesi vuol dire risposta possibile in base a ciò che è noto. Non vuol dire conferma o dichiarazione di ciò è ignoto.
Nel diritto penale di tutti i Paesi esiste il processo indiziario. È tale un processo motivato dalla forza clamorosa di fatti che tuttavia finiscono nel vuoto di risposte. E allora si prova a riempire quel vuoto di ipotesi. E la decisione finale consiste nello stabilire con ricostruzioni plausibili e dati verosimili se quelle ipotesi consentono di costruire la parte mancante del disegno.
Deaglio e Cremagnani, nel dvd di cui stiamo parlando, si comportano esattamente così. Che vuol dire proporre scenari ragionevoli e verosimili. La pretesa non è di concludere «adesso vi diciamo noi come è andata». Ma invece è quella di bravi e affidabili professionisti che non abbandonano una questione importante solo perché è rimasta finora inspiegata. Il senso del dvd è insistere nella domanda, non nel far circolare una risposta.
È esattamente la definizione del mestiere di giornalista, così come è stata esemplarmente condotta dai grandi colleghi americani che ammiriamo. Molti, a questo punto, ricorderebbero il celebre Watergate così poco gradito a Nixon da indurlo alle dimissioni della presidenza degli Stati Uniti.
Vorrei ricordare la vicenda nota con il nome «Iran-Contras», scambio di armi per droga ad opera di servizi segreti, ai margini delle ultime ore di guerra fredda sotto la presidenza di Ronald Reagan. Quando vaste inchieste giornalistiche (che iniziano sempre con il tornare a proporre certe domande antipatiche, non lo sventolare di risposte che ancora non ci sono) hanno cominciato a prendere corpo, la magistratura ordinaria ha dovuto occuparsi del presidente Reagan. L’inchiesta era in corso, niente affatto promettente per il grande statista, quando è scaduto il termine presidenziale. Quella inchiesta è stata fermata dal successore di Reagan, George Bush padre, con l’espediente del «perdono presidenziale» che è concesso una sola volta alla prima inaugurazione di un nuovo presidente.
Tutto ciò per dire la nostra meraviglia di cittadini italiani e di giornalisti italiani. In una vicenda condotta con molta più cautela che nel Watergate (in cui a lungo le accuse al presidente degli Stati Uniti sono tate basate sulle rivelazioni anonime di «gola profonda») e con molta più prudenza che nella vicenda Iran-Contras (Deaglio e Cremagnani non propongono in proprio alcuna verità) la magistratura è intervenuta come in America. Ma non per sviluppare con mezzi più adeguati l’inchiesta. Piuttosto per imputare i giornalisti di diffondere notizie false.
La gravità dell’evento si ripete tre volte. La prima perché nel dvd non ci sono notizie false. Ci sono solo le notizie vere trasmesse da tutti i telegiornali di quei giorni e quelle notti. La seconda perché non solo la funzione di immaginare in che modo continua la parte ignota della realtà è tipica del mestiere giornalistico, ma è tipica di tutte le posizioni di responsabilità. Esempio: perché non investigare per diffusione di notizie false gli immunologi che hanno così a lungo pubblicamente discusso di una infezione aviaria che, per fortuna, non è ancora esplosa? Eppure, proprio come i giornalisti, essi hanno visto gli uccelli morti (che erano veri) e hanno dedotto (non dimostrato) l’eventualità di un rapido contagio, che era e che è, purtroppo, possibile, ma che però non è accaduto. Può ciò che che si chiama previsione - nel caso degli scienziati - essere dichiarato «notizia falsa» nel caso di un giornalista che teme che esistano, in certi comportamenti e in certi fatti realmente avvenuti, pericoli gravi per la democrazia? Può qualcuno rimuovere quel giornalista da quel giudizio e privarlo del diritto, anzi del dovere, di quella valutazione degli eventi?
Diverso sarebbe stato se una conferenza stampa tempestiva e chiara dell’ex ministro degli Interni avesse fatto sapere ai cittadini dov’era e perché nelle lunghe ore dei risultati elettorali che stranamente, lentamente cambiavano, restando sempre in sospeso. Non siano tra coloro che hanno sempre affermato di avere fiducia in quel ministro dell’Interno. Ipotesi per ipotesi, siamo tra coloro che hanno pensato a un suo intervento estremo per impedire svolte o eventi illegali. Non abbiamo ragione di rivedere quel giudizio oggi. Ma, allo stesso modo, non possiamo, parlando da cittadini immaginare di vivere in un Paese in cui non si possono proporre domande essenziali che finora non hanno trovato risposta.
Parlando da giornalisti, proviamo un senso di smarrimento e paura. Dov’è l’equivoco che ha consentito di rendere imputato un reporter che espone molte ragioni di temere per la vita democratica del suo Paese? Manca un senso logico a ciò che è accaduto perché le domande di questo dvd sono le domande di milioni di italiani. Manca, in base ai codici repubblicani e a tutte le leggi del dopo Resistenza, una ambientazione giuridica della imputazione a Deaglio. E intorno a ciò che è accaduto, manca tutta la prima parte della Costituzione. La questione non è di parte e non è di gruppo professionale. Ha a che fare con i fondamenti della nostra libertà.
* l’Unità, Pubblicato il: 30.11.06 Modificato il: 30.11.06 alle ore 8.33
Per favore niente gendarmi
di MICHELE AINIS *
Deaglio può aver torto, e probabilmente ha torto. Ma la sua incriminazione rischia di farne un martire, e oltretutto rende un pessimo servizio alla democrazia. Perché incrina la fiducia sulla possibilità di risolvere i conflitti d’opinione senza il soccorso dei gendarmi.
E perché insinua il sospetto - ben più devastante di quello avanzato da Deaglio - che in questo paese sia vietato muovere denunce nei confronti del Palazzo, che la politica sia una zona franca, un’isola presidiata con le armi.
Vediamo dunque i fatti. Nel film-documentario «Uccidete la democrazia» s’affaccia la tesi che alle ultime elezioni i voti bianchi siano stati trasformati in altrettanti voti per Forza Italia, grazie a un software malandrino installato non si sa bene dove, né da chi. Denuncia verosimile, benché con ogni probabilità non veritiera. Anche perché il crollo delle schede bianche - omogeneo in tutto il territorio nazionale - descrive un’anomalia statistica, un episodio senza precedenti. E infatti questa tesi ottiene subito l’appoggio di molti addetti ai lavori, sollevando un polverone. Ma la responsabile dell’ufficio elettorale dell’Interno dichiara ai magistrati che nella notte del 10 aprile scorso non si è consumata alcuna frode statistica. E i magistrati a loro volta iscrivono Deaglio nel registro degli indagati per aver violato l’articolo 656 del codice penale: diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose. Da qui un primo dubbio, un primo punto critico. Difatti per imbastire un’accusa di questo tipo serve un accertamento istruttorio: serve dunque la consulenza d’un perito che ovviamente non sia parte in causa. Avrebbe potuto chiederla il pm, rivolgendosi a un esperto del settore. Ma questa funzionaria non è un tecnico, ed è inoltre parte interessata, proprio a causa del ruolo che essa riveste al Viminale. Da qui allora il sospetto, l’ombra che avvolge tutta la vicenda. Perché sta di fatto che se oggi denunzio il mio vicino per avermi rubato dentro casa, e domani i giudici mi imputano il reato di calunnia, mi trasformo subito da vittima in colpevole, sono costretto a difendermi dalla mia stessa accusa. È la tecnica già sperimentata in lungo e in largo negli Anni Sessanta, quando le grandi denunce politiche e sociali venivano bloccate mettendo sotto processo i denuncianti. Anche a costo di riesumare questo o quel reato d’opinione previsto dal «fascistissimo» codice Rocco, come adesso capita a Deaglio.
Intendiamoci: la democrazia non implica una licenza d’offendere impunemente il prossimo, o di turbare la vita collettiva. E d’altronde - come diceva il giudice Holmes - la tutela più rigorosa della libertà di parola non proteggerebbe un uomo che gridasse senza ragione «al fuoco» in un teatro affollato, provocando il panico. Ma al contempo nessuna democrazia può avere paura degli scandali senza tradire se stessa, la fiducia nella propria capacità di verificarli e superarli. È la lezione di Gesù: ben vengano gli scandali, se servono a temprarci.
* La Stampa, 29.11.2006
Amato: no al voto elettronico, Deaglio poco professionale *
Basta con lo scrutinio elettronico. Perché è più facile da "taroccare". Anche se, l’ombra dei brogli per le ultime elezioni politiche, è da escludere. È lo stesso numero uno del Viminale che, dopo la decisione della magistratura di iscrivere Deaglio e Cremagnani nel registro degli indagati per «diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico», per la prima volta parla dell’ipotesi brogli sostenuta nel dvd Uccidete la democrazia. E non usa mezzi termini.
«Se solo fossero stati seguiti i criteri di professionalità che la Reuters applica ai propri giornalisti, l’articolo e il Dvd non sarebbero mai stati pubblicati e tutto questo sconvolgimento non ci sarebbe mai stato» dice Giuliano Amato sottolineando con forza che il dato saliente che emerge dall’intera vicenda è «un maggior bisogno di professionalità».
Comunque sia il Viminale ha deciso di sospendere la sperimentazione dello scrutinio elettronico voluto con forza dal governo di centrodestra e in special modo dall’allora ministro dell’interno Pisanu. «Abbiamo deciso di bloccare la macchina del voto elettronico. Tale meccanismo è stato utilizzato nelle passate elezioni come sistema di voto in una parte molto limitata di sezioni, ma non come sistema di conteggio dei voti. Comunque abbiamo deciso di fermarci. Al suggerimento arrivato dagli uffici del ministero si è aggiunta la mia perplessità, e il presidente del Consiglio le ha convalidate» ha spiegato Amato intervenendo al convegno Ricerche sul voto, tra il dire, il fare e il...condire. «È il trionfo degli antenati - ha commentato scherzosamente Amato - Abbiamo deciso di rinunciare ai benefici di semplificazione della tecnologia e fermarci al voto manuale perché è meno facile da "taroccare"».
Tornando al caso Deaglio, anche Enrico Mentana, presente al convegno, stronca l’ipotesi del documentario: «L’inchiesta giornalistica di Enrico Deaglio era bacata all’origine, ma noi giornalisti, che siamo soliti fare dietrologia, non abbiamo notato che c’era un vizio di fondo, pensavamo magari che ci fosse qualche "gola profonda". Certo è che per i sondaggisti tale inchiesta è un livello diverso rispetto al quale loro sono soliti operare. Non è quindi possibile comparare questo livello con studi seri dei fenomeni elettorali». Per esempio seri dubbi sulla tenuta dell’inchiesta di Diario sono stati espressi, fin dall’inizio, da Roberto D’Alimonte, docente di Sistema politico italiano a Firenze, che ha spiegato all’Unità: «La teoria sballata di Deaglio si poteva chiarire in 5 minuti, invece media e politica hanno lasciato in piedi i sospetti e confuso l’opinione pubblica. Bastava ricordare i fatti certi - incalza D’Alimonte - Il primo è che il ministero dell’Interno non conta nulla nello spoglio, si limita solo a comunicare dati provvisori. La proclamazione dei risultati è affidata alla magistratura. Va poi detto che tra i numeri dei voti validi del Viminale, quelli della Cassazione e quelli già elaborati da Camera e Senato le differenze sono esigue, poche decine di voti».
Ma non solo. Per D’Alimonte anche l’altro pilastro portante della tesi di Deaglio, il numero di bianche omogeneo in tutto il territorio nazionale tra l’1 e il 2%, «non sta in piedi». «Anche nel 2006 le bianche sono state maggiori nelle regioni del Sud, come accadde nel 2001, dunque è falso che non ci sia più stata varianza territoriale». Perché dunque il calo delle bianche? «Per il sistema elettorale proporzionale che consente maggiore possibilità di scelta all’elettore: non a caso il dato del 2006 è assai più vicino a quello del 1992 (ultima elezione col proporzionale, ndr) che a quello del 2001». Conclusione di D’Alimonte: «Non ci si può fare pubblicità a scapito della delegittimazione del processo democratico».
* www.unita.it, Pubblicato il: 29.11.06 Modificato il: 29.11.06 alle ore 14.05
24ORE - POLITICA
Elezioni, Deaglio indagato per diffusione notizie false
ROMA - Enrico Deaglio è indagato dalla procura di Roma per diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico. Lo ha annunciato lo stesso responsabile di Diario.
Nel pomeriggio il giornalista e Beppe Cremagnani, autori di "Uccidete la democrazia", film-documentario nel quale vengono denunciati presunti brogli in occasione delle ultime elezioni politiche, erano arrivati in Procura, per essere sentiti come testimoni dai pubblici ministeri Salvatore Vitello e Francesca Loy, titolari dell’inchiesta giudiziaria aperta alcuni giorni fa.
Subito dopo avergli comunicato che assumeva la veste di indagato, Deaglio è stato informato dai magistrati che l’interrogatorio veniva sospeso e che prossimamente dovrà presentarsi in Procura accompagnato da un difensore.
(la Repubblica, 28-11-2006)
Una nota firmata dal procuratore della Repubblica Giovanni Ferrara Voto: schede bianche non saranno ricontate
«I dati diffusi dal ministero dell’Interno hanno soltanto valore divulgativo. Gli unici dati ufficiali sono quelli cartacei»
ROMA - Le schede bianche delle elezioni politiche dello scorso 9-10 aprile non saranno ricontate. Lo spiega una nota firmata dal procuratore della Repubblica Giovanni Ferrara dopo l’audizione del prefetto Adriana Fabbretti, direttore centrale dell’ufficio elettorale del ministero dell’Interno, da parte dei pm Salvatore Vitello e Maria Francesca Loy che indagano sui presunti brogli. «I dati diffusi dal Viminale hanno soltanto valore divulgativo», si afferma nella nota. «Il prefetto Fabbretti ha ricostruito il procedimento elettorale, evidenziando il valore soltanto divulgativo dei dati diffusi dal Viminale, fermo restando che la procedura con valore ufficiale è quella di tipo cartaceo senza trasmissione telematica». Gli unici dati ufficiali restano quindi quelli che si originano dallo spoglio delle schede cartacee nelle singole sezioni elettorali e che vengono poi trasmessi agli uffici elettorali circoscrizionali presso le Corti di appello e nazionale presso la Corte di Cassazione. Quindi se anche ci fosse stato un programma-pirata che trasformava le schede bianche in voti per Forza Italia all’interno del computer del Viminale, come sospettato dal dvd «Uccidete la democrazia!» di «Il Diario», ciò non avrebbe modificato l’esito reale del voto proprio perché i dati del ministero dell’Interno sono solo divulgativi e non hanno valore di legge.
VALORE DIVULGATIVO - Il prefetto Fabbretti ha confermato ai magistrati ciò che aveva espresso davanti alla giunta delle elezioni della Camera il 19 luglio scorso. Oltre a ribadire che i dati del Viminale hanno valore divulgativo e non ufficiale, la funzionaria avrebbe spiegato il carattere sperimentale dello scrutinio elettronico che si svolse in alcune regioni: Lazio, Liguria, Puglia e Sardegna. Martedì i pm che hanno aperto il fascicolo sui presunti brogli denunciati dal dvd allegato al settimanale «Il Diario» dovrebbero ascoltare Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani.
Corriere della Sera, 27 novembre 2006
L’inchiesta di Deaglio "uccidete la democrazia" si basa su fatti palesemente falsi. Collegatevi su
http://xoomer.alice.it/broglio
Si può votare ma non eleggere?
Potrebbe accadere se fosse provato quanto sostiene «Uccidete la democrazia!», il film sul voto di aprile. Potere politico, segreto, visibilità: la lezione di Bobbio
di GIOVANNI DE LUNA (La Stampa, 25.11.2006)
La tesi di Deaglio e Cremagnani sul tentativo di brogli perpetrato alle ultime elezioni è al vaglio della magistratura. Dalla lunga notte del 10 aprile 2006 affiorano ricordi inquietanti. Fatti insoliti, alcuni mai accaduti prima, si susseguirono a ritmo incalzante, dal fallimento degli exit-poll all’irrituale riunione a Palazzo Grazioli con i leader di Forza Italia e il ministro dell’Interno, Pisanu, che lasciò il ministero per la convocazione urgente di Berlusconi. A ora tarda Piero Fassino (volto teso, senza gioia) annunciò la vittoria del centro sinistra per 25 mila voti. La mattina dopo, la notizia della cattura del boss Bernardo Provenzano, latitante da 43 anni.
Come sparirono le schede bianche
Deaglio e Cremagnani suggeriscono di guardare con attenzione alle schede bianche. Molte altre «anomalie» di quelle elezioni hanno una spiegazione efficace: l’affluenza ai seggi e il numero degli elettori fu maggiore del previsto, in controtendenza rispetto alle elezioni precedenti. Si trattò di una fetta consistente dell’elettorato di destra che rispose convinto all’appello di Berlusconi a «non andare al mare». Anche le «nulle» diminuirono perché il voto era più semplice. La sparizione delle schede bianche appartiene però a un altro ordine di fenomeni: nella «bianca» non c’è la diserzione dalle urne e la disaffezione per la politica, ma un voto di protesta, sempre presente in tutte le elezioni italiane, con percentuali progressivamente in crescita. Ebbene, nel 2006 il loro numero precipita di colpo (1.246.551 in meno, passando dal 4,2% all’1,1%), intrecciandosi con un altro particolare che ha dell’incredibile. La loro distribuzione geografica ha infatti sempre esemplificato con grande efficacia i variegati comportamenti dell’elettorato italiano, con una presenza sempre più massiccia al Sud e minima nelle regioni rosse del Centro. Stranamente, però, nel 2006 tutte le regioni presentano più o meno la stessa percentuale di schede bianche, attestate dovunque, in Emilia Romagna come in Sicilia, tra lo 0,8% e il 2,2%.
Inedita, sospetta uniformità
Mai, in 150 anni di storia italiana, si era verificata una simile uniformità, se non all’epoca dei «plebisciti» indetti dal fascismo. Deaglio e Cremagnani hanno intervistato l’informatico americano Clinton Curtis, che ha elaborato un programma semplice per la manipolazione dei dati elettorali, sperimentato con successo nelle elezioni per il governatore dell’Ohio. Nel loro video si assiste alla dimostrazione di come piazzare il «frullatore» che centrifuga le schede bianche e di come i dati ripuliti - completamente diversi da quelli immessi in partenza dalle varie prefetture - arrivino poi al terminale.
Sembra quindi che quella notte questo frullatore sia entrato in azione e che a un certo punto sia stato disattivato. Dopo la denuncia di Pisanu, si vedrà se l’ipotesi regge. Pure, l’iniziativa di Deaglio e Cremagnani un risultato l’ha già ottenuto. Per la prima volta ci siamo misurati con il rischio che gli italiani - soprattutto con l’introduzione del voto elettronico - possano «votare» ma non «eleggere». Se n’è parlato spesso a proposito della visione che Bobbio aveva dei rapporti tra il «segreto» e il potere politico: una quota di «invisibilità» dev’essere necessariamente presente in un ordinamento democratico e talvolta il «segreto di Stato» serve a proteggere più i cittadini che i governanti (è così per i nuovi diritti legati alla tutela della privacy). Ma quanto maggiore è il tasso di «visibilità», più si può parlare di una democrazia compiutamente realizzata. Quello che una democrazia non si può permettere è che l’«invisibilità» arrivi a lambire le procedure elettorali. È l’unico luogo dove la sovranità popolare si dispiega nella sua interezza e in quel luogo non c’è spazio per «coperture» e sospetti.
La misteriosa notte di Pisanu
di Antonio Padellaro *
Sabato scorso ci chiedevamo su queste colonne se il mistero delle schede bianche scomparse sarebbe mai stato svelato. Alla luce del gran polverone politico che in queste ore si sta sollevando sul film di Enrico Deaglio «Uccidete la democrazia», inchiesta sui brogli che avrebbero falsato il voto dello scorso aprile, dovremmo concludere che il mistero elettorale come, del resto, tutti gli altri misteri italiani, dolorosi e gloriosi, è destinato a restare tale, coperto da una fitta coltre di dichiarazioni alle agenzie. Nell’attesa comunque fiduciosa che la magistratura faccia, come si dice, piena luce, restiamo anche noi convinti come lo è il portavoce di Romano Prodi, Silvio Sircana, che, brogli o non brogli nella notte tra il 10 e l’11 aprile, la notte del conteggio qualcosa di poco chiaro sia accaduto. Lo scriviamo non facendo nostre ipotesi, sospetti o congetture ma sulla base di fatti oggettivi facilmente riscontrabili. Sappiamo certamente che quel lunedì, verso le ventitré, l’onorevole diessino Marco Minniti varcò il portone del Viminale inviato dalla segreteria del partito in fibrillazione per l’improvvisa interruzione nella trasmissione dei dati. Inutile ricordare come nello stato maggiore dell’Unione la tensione fosse al cardiopalmo dopo l’incredibile altalena che nel pomeriggio annunciava la larga vittoria del centrosinistra (secondo tutti gli exit-poll a conferma di tutti i sondaggi della vigilia) e alla sera, invece, consentiva alla destra una speranza di vittoria.
Mentre dunque la forbice tra Unione e Cdl si andava progressivamente restringendo con la concreta possibilità di un sorpasso sul filo di lana, qualcosa deve essersi inceppato nella macchina del ministero degli Interni e Minniti andava a vedere come mai. Accolto da un gentilissimo prefetto il deputato della Quercia fu subito accompagnato nella decision room elettorale, circostanza che non mancò di colpirlo favorevolmente attendendosi un trattamento più formale. La sorpresa di Minniti aumentò quando scoprì di essere l’unico esponente politico presente al Viminale in ore cruciali per la vita repubblicana. Si stava decidendo il futuro politico del paese in un clima surriscaldato. Era in corso una drammatica partita sul filo dei voti. A piazza Santi Apostoli il popolo di Prodi sempre più sotto choc rumoreggiava aspettandosi il peggio. Centinaia di giornalisti di tutto il mondo erano in elettrica attesa. Ebbene, mentre tutto ciò accadeva, la stanza del ministro degli Interni era deserta. Non c’era Giuseppe Pisanu, e nel palazzo del Viminale non risultava neppure fossero presenti i suoi sottosegretari. Insomma, fatto senza precedenti, come unico testimone politico presente nella stanza dei bottoni (una volta si diceva così) del governo Berlusconi c’era un uomo dell’opposizione. Erano circa le due dell’11 aprile quando Minniti poté comunicare a Fassino che pur mancando alcune sezioni da scrutinare era matematicamente impossibile che la Cdl potesse recuperare il piccolo vantaggio dell’Unione (i famosi 24mila voti). Fassino avvertì Prodi che, pochi minuti dopo, poté dare alla folla incredula, l’insperato annuncio. A quanto si sa, Pisanu, quella notte non rientrò più al Viminale. Dove era andato?
Le cronache del giorno successivo racconteranno un’altra storia che ha dell’incredibile. Verso le ventitré del 10 aprile, a spoglio ancora in corso, proprio mentre stava arrivando Marco Minniti, il ministro degli Interni fu visto uscire dai portoni secondari del Viminale. E fu visto entrare a palazzo Grazioli tre ore prima della fine dello scrutinio dove ad attenderlo c’era il presidente del Consiglio in carica Silvio Berlusconi. Cosa sia avvenuto in quelle ore nessuno lo sa con certezza. Ma sono numerosi i giornali che ricostruiranno quelle concitate ore in maniera assai poco tranquillizzante. Qualcosa di simile a un golpe elettorale. Dunque lunedì notte a scrutinio in corso Pisanu dichiara al Tg2 che «le operazioni di voto sono state regolari». Berlusconi lo convoca e gli chiede di invalidare il voto. A palazzo Grazioli ci sono anche il sottosegretario Gianni Letta, il vicepremier Gianfranco Fini, il presidente del Senato Marcello Pera, il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa. Pisanu risponde che non può fare nulla di simile, che bisogna aspettare la fine delle operazioni di scrutinio e contestare semmai, dopo, le schede nulle.
Dicono che da quel momento i rapporti personali tra Berlusconi e il suo ministro si siano bruscamente interrotti. La mattina dopo, martedì, il presidente Ciampi chiama Pisanu, gli chiede una parola definitiva sul voto e la ottiene. Nei giorni successivi sarà Berlusconi a lanciare contro il centrosinistra le accuse di brogli. Le stesse ripescate ora da Forza Italia e da Gianfranco Fini che vedono nel film di Deaglio un insperato grimaldello per pretendere il conteggio non solo delle schede bianche ma di tutti i voti elettorali.
I fatti così esposti mettono al centro della scena Giuseppe Pisanu. La sua è una situazione per certi versi paradossale. Deaglio lo ritiene responsabile di qualcosa di molto grave che sarebbe avvenuto nella trasmissione dei dati elettorali dalle circoscrizioni al Viminale. Addirittura una trasformazione delle schede bianche in schede per Forza Italia. Pisanu reagisce con rabbia e annuncia querele. Si sente ingiustamente diffamato in base a una verità rovesciata. Secondo le ricostruzioni di cui sopra infatti non è stato proprio lui a impedire nella famosa notte l’invalidazione del risultato elettorale così come richiesto dal suo premier e leader di partito? Va ricordato che successivamente all’ex ministro Pisanu giungeranno da molti esponenti del centrosinistra apprezzamento e riconoscimento per aver tenuto in un frangente così difficile un comportamento corretto. A maggior ragione quindi Pisanu dovrebbe rendere un altro servizio alla verità dei fatti.
Sulle vere o presunte manipolazioni di schede bianche si pronuncerà la magistratura. Ma su ciò che è accaduto nella famosa notte è Pisanu che deve dirci qualcosa di più. Rispondendo a molti interrogativi che sorgono spontanei. Perché si allontanò dal Viminale mentre era in corso la fase decisiva dello spoglio? Perché si recò a palazzo Grazioli, residenza privata di Berlusconi con un evidente strappo al ruolo istituzionale e super partes che ogni ministro degli Interni dovrebbe mantenere specie durante le elezioni? Cosa diavolo successe infine nello studio del cavaliere durante quelle tre ore di discussioni a quanto sembra piuttosto animate? È vero che Berlusconi cercò di imporgli un provvedimento di invalidazione elettorale che alla luce anche degli ultimi avvenimenti suona come un tentativo di interruzione della democrazia? Quella di cui ci stiamo occupando è una storia troppo delicata e il silenzio prudente del personaggio chiave potrebbe apparire a questo punto come un silenzio complice.
* www.unita.it, Pubblicato il: 25.11.06 Modificato il: 25.11.06 alle ore 12.55
L’indagine nata dopo la pubblicazione del film di Deaglio sulle elezioni 2006
Pm di Roma: riconteremo le schede bianche
La procura intende acquisire i verbali dei seggi per contare le schede bianche e confrontare i dati con quelli arrivati al Viminale *
ROMA - Acquisire i verbali dei seggi per contare le schede bianche e, quindi, confrontare i dati con quelli arrivati al Viminale. È la verifica che il pm Salvatore Vitello e il procuratore Giovanni Ferrara intendono fare nell’ambito del fascicolo aperto sui presunti brogli elettorali denunciati nel film «Uccidete la democrazia!», di Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio. Il documentario, nel quale si ipotizza l’esistenza di un programma informatico che avrebbe trasformato alle ultime elezioni politiche le schede bianche in voti per Forza Italia, sarà visionato oggi dai magistrati che leggeranno quanto prima anche il libro «Il broglio», firmato da un anonimo «agente italiano».
* Corriere della Sera, 24 novembre 2006
La magistratura ha disposto l’acquisizione del dvd. Finora nessun indagato. Deaglio: "Giudici molto reattivi. Massima collaborazione agli inquirenti" Brogli alle politiche, indaga la procura Pisanu: "Denuncerò Deaglio. Tutto falso"
Bondi: "Deformazione della realtà". Orlando: "Serve un’inchiesta parlamentare". Articolo 21: "Atto dovuto". L’appello di Libertà e Giustizia
ROMA - La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo disponendo l’acquisizione del film di Enrico Deaglio, Beppe Cremagnani e Ruben H. Oliva "Uccidete la democrazia!", nel quale il direttore di Diario ipotizza brogli elettorali nelle scorse elezioni politiche. Il pm Salvatore Vitello, titolare dell’indagine "in atti relativi", cioè al momento senza indagati nè ipotesi di reato, ha disposto l’acquisizione del dvd. La Procura, che ha già aperto un’inchiesta da mesi su presunti brogli elettorali denunciati da esponenti della Casa delle Libertà, acquisirà probabilmente anche "Il Broglio", libro di anonimo da cui ha tratto ispirazione il lavoro di Deaglio.
Deaglio: "Giudici più reattivi dei politici". Enrico Deaglio si è detto colpito favorevolmente per la rapidità e l’interesse manifestato dai giudici: "La magistratura si è dimostrata più reattiva della classe politica. Siamo pronti a collaborare con la giustizia: forniremo tutte le indicazioni necessarie anche su chi potrà essere sentito". "Siamo davanti ad un cadavere - ha aggiunto Beppe Cremagnani, l’altro autore del film - ma l’impressione è che non si voglia fare l’autopsia".
Pisanu: "Tutte falsità". Ferma e decisa la reazione di Beppe Pisanu, ministro degli Interni durante le ultime elezioni parlamentari: "Sono assolutamente infondate, false e calunniose le affermazioni di un settimanale circa presunti brogli sui risultati delle ultime elezioni politiche. Per rendersene conto basterebbe una minima conoscenza delle norme che regolano le operazioni di scrutinio, di trasmissione dei dati e di proclamazione dei risultati". Il senatore di FI annuncia una denuncia penale e civile. "Ben venga, comunque, l’iniziativa della Procura di Roma, perché servirà sicuramente a cancellare anche il più remoto dei dubbi".
Per il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, "siamo nel campo della pura attività propagandistica e della deformazione della realtà, tipica dei partiti comunisti. Dalla magistratura ci aspettiamo chiarezza. Noi comunque, nella Giunta elettorale della Camera, chiederemo che vengano ricontate tutte le schede elettorali, così come sta accadendo in Messico. La maggioranza non vuole che si faccia luce".
Calderoli: "Felicissimo". "Felicissimo" per l’iniziativa della Procura di Roma si è detto anche Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie della Lega, che usa il consueto tono ironico per commentare la notizia: "Del resto l’autore del dvd è stato scaricato dalla sua stessa parte politica, il suo documentario è un ribaltamento della realtà, pura fantascienza".
Diverse le dichiarazioni dell’associazione Articolo21 che ieri ha promosso, insieme al settimanale Diario l’anteprima del film a Roma, parla di "atto dovuto": "Adesso ci auguriamo che le tesi presentate nel dvd siano lette con la stessa attenzione e rigore con cui sono state argomentate dagli autori. Sarebbe auspicabile che, oltre a loro, anche altri fossero ascoltati dalla Procura, a partire dall’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che avendo più volte parlato di brogli è la persona più informata dei fatti". Libertà a Giustizia halanciato un appello a tutti quelli che sono in possesso di elementi utili e testimonianze: "Devono farsi avanti e raccontare ai magistrati qualunque fatto anomalo".
Leoluca Orlando: Commissione parlamentare. E mentre Leoluca Orlando propone di istituire una commisione parlamantare d’inchiesta sullo spoglio delle schede nelle ultime elezioni, Felice Belisario, deputato dell’Italia dei Valori e membro della Giunta delle Elezioni, ha detto: "Il film apre molti interrogativi di natura politica e tecnica. E’ normale che la politica sinora non abbia approfondito ore così difficili per la democrazia del nostro paese?".
* la Repubblica, 23 novembre 2006)
DELLA NOSTRA DIGNITA’, DEL NOSTRO NOME, E DELLA NOSTRA COSTITUZIONE. UNA SOLA PAROLA: ITALIA. Una lettera del 27 gennaio 2002. (fls)
Stimatissimi cittadini-magistrati
"Nella democrazia - come già scriveva Gaetano Filangieri nella sua opera La Scienza della Legislazione (1781-88) - comanda il popolo, e ciaschedun cittadino rappresenta una parte della sovranità: nella concione [assemblea di tutto il popolo], egli vede una parte della corona, poggiata ugualmente sul suo capo che sopra quello del cittadino più distinto. L’oscurità del suo nome, la povertà delle sue fortune non possono distruggere in lui la coscienza della sua dignità. Se lo squallore delle domestiche mura gli annuncia la sua debolezza, egli non ha che a fare un passo fuori della soglia della sua casa, per trovare la sua reggia, per vedere il suo trono, per ricordarsi della sua sovranità"(Libro III, cap. XXXVI).
Tempo fa una ragazza, a cui da poco era morta la madre e altrettanto da poco cominciava ad affermarsi il partito denominato "Forza Italia", discutendo con le sue amiche e i suoi amici, disse: "Prima potevo gridare "forza Italia" e ne ero felice. Ora non più, e non solo perché è morta mia madre e sono spesso triste. Non posso gridarlo più, perché quando sto per farlo la gola mi si stringe - la mia coscienza subito la blocca e ricaccia indietro tutto. Sono stata derubata: il mio grido per tutti gli italiani e per tutte le italiane è diventato il grido per un solo uomo e per un solo partito. No, non è possibile, non può essere. E’ una tragedia!". Un signore poco distante, che aveva ascoltato le parole della ragazza, si fece più vicino al gruppo e disse alla ragazza: "Eh, sì, purtroppo siamo alla fine, hanno rubato l’anima, il nome della Nazionale e della Patria. E noi, cittadini e cittadine, abbiamo lasciato fare: non solo un vilipendio, ma un furto - il furto dell’anima di tutti e di tutte. Nessuno ha parlato, nessuno. Nemmeno la Magistratura!".
Oggi, più che mai, contro coloro che "vogliono costruire una democrazia populista per sostituire il consenso del popolo sovrano a un semplice applauso al sovrano del popolo"(don Giuseppe Dossetti, 1995), non è affatto male ricordarci e ricordare che i nostri padri e le nostre madri hanno privato la monarchia, il fascismo e la guerra del loro consenso e della loro forza, si sono ripresi la loro sovranità, e ci hanno dato non solo la vita e una sana e robusta Costituzione, ma anche la coscienza di essere tutti e tutte - non più figli e figlie della preistorica alleanza della lupa (o della vecchia alleanza del solo ’Abramo’ o della sola ’Maria’) - figli e figlie della nuova alleanza di uomini liberi (’Giuseppe’) e donne libere (’Maria’), re e regine, cittadine-sovrane e cittadini-sovrani di una repubblica democratica.
Bene avete fatto, con la Vs. Lettera aperta ai cittadini, a rendere pubbliche le vostre preoccupazioni e a dire e a ridire che la giustizia non è materia esclusiva dei magistrati e degli addetti ai lavori, ma un bene di tutti e di tutte, e che tutti i cittadini e tutte le cittadine sono uguali davanti alla legge. E altrettanto bene, e meglio (se permettete), ha fatto il Procuratore Generale di Milano Borrelli, già all’inizio (e non solo alla fine) del suo discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario, quando ha detto: "porgo il mio saluto, infine, ai cittadini, anzi, alle loro maestà i cittadini, come soleva dire il compianto Prefetto Carmelo Caruso, avvicinati oggi da un lodevole interesse a questa cerimonia, del resto non esoterica nonostante il paludamento, ma a loro destinata"; e, poco oltre, riferendosi specificamente alle "difficoltà che la giustizia minorile incontra", ha denunciato che "il denominatore comune - generatore del disagio donde nascono devianze, sofferenze, conflitti - è rappresentato dalle carenze di un’autentica cultura dell’infanzia, a volte necessitata dalle circostanze, a volte frutto di disattenzione, spesso causata dall’incapacità negli adulti di trasmettere valori che si discostino dall’ideologia di un’identità cercata, secondo la nota espressione di Erich Fromm, nell’avere piuttosto che nell’essere". Da cittadino-magistrato non ha fatto altro che dire e fare la stessa cosa che don Lorenzo Milani, il cittadino-prete mandato in esilio a Barbiana, in tempi di sonnambulismo già diffuso (1965): suonare la campana a martello, svegliare - praticare la tecnica dell’amore costruttivo per la legge e, ricondandoci di chi siamo e della parte di corona che ancora abbiamo in testa, avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani....
Cordiali saluti
Federico La Sala
“COGLIONI”, DAVVERO !!!
LA PAROLA RUBATA
Una lettera aperta all’ ITALIA (e un omaggio agli intellettuali: Gregory Bateson, Paul Watzlawick, Jacques Lacan, Elvio Fachinelli).
di Federico La Sala *
L’ITALIA GIA’ DA TEMPO IN-TRAPPOLA-TA.................e noi - alla deriva - continuiamo a ’dormire’ , alla grande! "IO STO MENTENDO": UNA LETTERA APERTA SULL’USO E ABUSO ISTITUZIONALE DELL’ "ANTINOMIA DEL MENTITORE".
Cara ITALIA
MI AUGURO CHE LE GIUNGA DA LONTANO IL MIO URLO: ITALIA, ITALIA, ITALIA, ITALIA, ITALIA, ITALIA, ITALIA! IL NOME ITALIA E’ STATO IN-GABBIA-TO NEL NOME DI UN SOLO PARTITO....E I CITTADINI E LE CITTADINE D’ITALIA ANCHE!!!
NON E’ LECITO CHE UN PARTITO FACCIA PROPRIO IL NOME DELLA CASA DI TUTTI I CITTADINI E DI TUTTE LE CITTADINE! FERMI IL GIOCO! APRA LA DISCUSSIONE SU QUESTO NODO ALLA GOLA DELLA NOSTRA VITA POLITICA E CULTURALE! NE VA DELLA NOSTRA STESSA IDENTITA’ E DIGNITA’ DI UOMINI E DONNE D’ITALIA!
Cosa sta succedendo in Italia? Cosa è successo all’Italia? Niente, non è successo niente?! Semplicemente, il nome Italia è stato ingabbiato dentro il nome di un solo PARTITO e noi, cittadini e cittadine d’ITALIA, siamo diventati tutti e tutte cret... ini e cret..ine. Epimenide il cretese dice: "Tutti i cretesi mentono". E, tutti i cretini e tutte le cretine di ’Creta’, sono caduti e cadute nella trappola del Mentitore.... e, imbambolati e imbambolate come sono, si divertono persino. Di chi la responsabilità maggiore?! Di noi stessi - tutti e tutte!
Le macchine da guerra mediatica funzionano a pieno regime. Altro che follia!: è logica di devastazione e presa del potere. La regola di funzionamento è l’antinomia politico-istituzionale del mentitore ("io mento"). Per posizione oggettiva e formale, non tanto e solo per coscienza personale, chi sta agendo attualmente da Presidente del Consiglio della nostra Repubblica non può non agire che così: dire e contraddire nello stesso tempo, confondere tutte le ’carte’ e ’giocare’ a tutti i livelli contemporaneamente da presidente della repubblica di (Forza) Italia e da presidente del consiglio di (Forza) Italia, sì da confondere tutto e tutti e tutte... e assicurare a se stesso consenso e potere incontrastato. Se è vero - come ha detto qualcuno - che "considerare la politica come un’impresa pubblicitaria [trad.: un’impresa privata che mira a conquistare e occupare tutta l’opinione pubblica, fls] è un problema che riguarda tutto l’Occidente"(U. Eco), noi, in quanto cittadini e cittadine d’Italia, abbiamo il problema del problema, all’ennesima potenza e all’o.d.g.! E, per questo e su questo, sarebbe bene, utile e urgentissimo, che chi ha gli strumenti politici e giuridici (oltre che intellettuali, per togliere l’uso e l’abuso politico-istituzionale dell’antinomia del mentitore) decidesse quanto prima ... e non quando non c’è (o non ci sarà) più nulla da fare. Se abbiamo sbagliato - tutti e tutte, corriamo ai ripari. Prima che sia troppo tardi!!!
ITALIA! La questione del NOME racchiude tutti i problemi: appropriazione indebita, conflitto di interessi, abuso e presa di potere... in crescendo! Sonnambuli, ir-responsabili e conniventi, tutti e tutte (sia come persone sia come Istituzioni), ci siamo fatti rubare la parola-chiave della nostra identità e della nostra casa, e il ladro e il mentitore ora le sta contemporaneamente e allegramente negando e devastando e così, giocati tutti e tutte, ci sta portando dove voleva e vuole ... non solo alla guerra ma anche alla morte culturale, civile, economico-sociale e istituzionale! Il presidente di Forza Italia non è ...Ulisse e noi non siamo ... Troiani. Non si può e non possiamo tollerare che il nome ITALIA sia di un solo partito... è la fine e la morte della stessa ITALIA!
La situazione politica ormai non è più riconducibile all’interno del ’gioco’ democratico e a un vivace e normale confronto fra i due poli, quello della maggioranza e quello della minoranza. Da tempo, purtroppo, siamo già fuori dall’orizzonte democratico! Il gioco è truccato! Cerchiamo di fermare il ’gioco’ e di ristabilire le regole della nostra Costituzione, della nostra Legge e della nostra Giustizia. Ristabiliamo e rifondiamo le regole della democrazia. E siccome la cosa non riguarda solo l’Italia, ma tutto l’Occidente (e non solo), cerchiamo di non andare al macello e distruggerci a vicenda, ma di andare avanti .... e di venir fuori da questa devastante e catastrofica crisi. Io, da semplice cittadino di una ’vecchia’ Italia, penso che la logica della democrazia sia incompatibile con quella dei figli di "dio" e "mammasantissima" che si credono nello stesso tempo "dio, papa, e re" (non si sottovaluti la cosa: la questione è epocale e radicale, antropologica, teologica e politica - e riguarda anche le religioni e la stessa Chiesa cattolica) si danno da fare per occupare e devastare le Istituzioni! Non si può tornare indietro e dobbiamo andare avanti.... laici, cattolici, destra, sinistra, cittadini e cittadine - tutti e tutte, uomini e donne di buona volontà.
Allora facciamo che il gioco venga fermato e ... e che si apra il più ampio e diffuso dibattito politico e culturale - si ridia fiducia e coraggio all’ITALIA, e a tutti gli Italiani e a tutte le Italiane. E restituiamo il nome e la dignità all’ITALIA: a noi stessi e a noi stesse - in Italia e nel mondo...... cittadini e cittadine della Repubblica democratica d’Italia. Un semplice cittadino della nostra bella ITALIA!
Federico La Sala
www.ildialogo.org/filosofia, Mercoledì, 05 aprile 2006
Brogli alle elezioni politiche, indaga la procura di Roma
ROMA - La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo disponendo l’acquisizione del film di Enrico Deaglio, Beppe Cremagnani e Ruben H. Oliva "Uccidete la democrazia!", nel quale il giornalista del Diario ipotizza brogli elettorali nelle scorse elezioni politiche.
Il pm Salvatore Vitello, titolare dell’indagine "in atti relativi" cioè al momento senza indagati nè ipotesi di reato, ha disposto l’acquisizione del dvd. Al magistrato sono finite in passato le altre inchieste sui brogli elettorali.
* la Repubblica, 23 novembre 2006.
Domani in edicola (Dvd con "Diario) "Uccidete la democrazia!" il film del giornalista che ipotizza quello che potrebbe essere successo alle politiche dell’11 aprile scorso
La notte delle schede bianche scomparse Brogli, l’inquietante ipotesi del film di Deaglio
Un "programmino" spostò le schede non votate a Forza Italia? L’ira di Berlusconi, lo "stop" di Pisanu e un "Gola Profonda" racconta *
ROMA - Caccia a Bianca, la scheda scomparsa. Come in un thriller, con il rischio di scoprire che le elezioni del 10-11 aprile 2006 sono state truccate e manipolate forse con un programmino elettronico inserito nel sistema del Viminale e, poi, fatto sparire senza lasciare traccia. Con il rischio di abbattere anche uno dei pochi tabù rimasti in questo paese: la sacralità del voto.
Eppure, Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, giornalisti di lungo corso, con la mano preziosa del regista Ruben H. Oliva, hanno provato a compiere a ritroso il percorso di quel voto: di quel lunedì 11 aprile quando i risultati partirono in un modo, cambiarono durante lo scrutinio con un ritmo graficamente incredibile e finirono, in una notte di tregenda, per sancire la risicatissima vittoria del centrosinistra. Il frutto del lavoro dei tre è un film che s’intitola "Uccidete la democrazia!", il settimanale "Diario" di Deaglio ne distribuirà il Dvd venerdì nelle edicole. L’operazione rischia di far scoppiare un notevole terremoto politico: già ieri sono partite richieste per una commissione d’inchiesta mentre il centrodestra affila le armi e minaccia querele. Ieri sera, alla proiezione organizzata al "Capranichetta" (due passi da Montecitorio) dall’associazione "Articolo 21" di Beppe Giulietti e Federico Orlando, c’era tanta gente e almeno una quindicina di parlamentari del centrosinistra compreso il portavoce di Prodi, Silvio Sircana.
Il film pone una questione tanto chiara quanto drammatica: le ultime elezioni politiche dovevano essere truccate trasformando le schede bianche in altrettanti voti a Forza Italia (gli unici due dati "sbagliati" dai sondaggisti), ma l’operazione venne fermata all’ultimo momento perché, probabilmente, lo stesso ministro degli Interni, Beppe Pisanu, se ne rese conto e la bloccò. La "rimonta truccata" del centrodestra, dunque si sarebbe arenata a poche decine di migliaia di voti dal sorpasso, col risultato e le conseguenze politiche che tutti conosciamo.
Ma Deaglio e i suoi vanno oltre e, grazie a una "Gola profonda" (magistralmente interpretata da Elio De Capitani, il "Caimano" di Nanni Moretti) raccontano anche quello che accadde nella notte: con i tre "viaggi" di Pisanu a palazzo Grazioli, l’ira di Berlusconi e il tentativo di far annullare le elezioni rifiutato da Ciampi. Sullo sfondo l’incredibile andamento del voto, l’angoscia e la confusione del centrosinistra che dura fino al momento in cui Marco Minniti (deputato Ds) arriva "trafelato" e agitatissimo al Viminale e, poi si placa quando riceve una telefonata. Una telefonata nella quale, qualcuno potrebbe avergli fatto sapere che il giochetto era stato scoperto e che Pisanu aveva deciso di intervenire. Solo allora, Piero Fassino, con aria quasi mesta e occhi spaventati annuncia a una piazza sull’orlo della disperazione, che il centrosinistra ha vinto le elezioni " con venticinquemila voti" di differenza.
Qui, il film lascia aperta una domanda: perché il centrosinistra se aveva scoperto o, quantomeno capito l’imbroglio, non ha reagito e denunciato? Perché si è lasciato strappare dal Cavaliere anche questa arma? Una risposta, secondo gli autori, potrebbe stare nel timore dell’Unione di rovesciare il tavolo di finire per dare una mano a screditare tutto, a "uccidere davvero la democrazia".
Sullo sfondo si muovono altri personaggi. A partire dall’informatico americano Clinton Curtis che preparò un programmino che altri, a sua insaputa, usarono per truccare le elezioni in Florida nel 2001. Curtis, che oggi si batte per il "voto pulito", mostra e dimostra come, con l’elettronica, ormai, l’elettore conta davvero poco. Il potere ce l’ha chi i voti li conta e può manipolarli nel mondo virtuale dei sistemi informatici. Perché la carta delle schede sulla quale il cittadino segna o non segna (scheda bianca) il suo voto, finisce chissà dove. I risultati ufficiali sono costruiti con l’elettronica e con l’elettronica si può fare tutto. Compreso prendere i voti di una città come Roma e modificarli nel trasferimento dalla Prefettura al Viminale in modo che un certo numero di schede bianche "trasmigrino" a una delle due coalizioni in lizza determinandone la vittoria. Nel film, Curtis, intervistato da Deaglio, fornisce una dimostrazione di come questo si possa ottenere con una certa facilità: "Bastano quattro o cinque persone - spiega - e senza lasciare la minima traccia".
E quella che Deaglio e Cremagnani chiamano la "grande centrifuga": il misterioso "buco nero" che si sarebbe mangiato oltre un milione di schede bianche trasformandole in voti per Forza Italia. Una centrifuga che ha "lavato" l’Italia dando vita a un risultato che gli esperti definiscono "incredibile" se non impossibile. Nel 2001, infatti, le schede bianche totali furono 1 milione e 692mila (4,2%); nel 2006 sono scese a 445 mila. Non solo, alle politiche del 2001, ogni regione aveva una sua percentuale "caratteristica" di "bianche": oscillante dal 2 all’8 per cento. Questa volta no: la percentuale, oltre a scendere ai minimi (1,1%), si appiattisce e diventa praticamente la stessa in tutte le regioni. Come se gli italiani della Campania si fossero messi d’accordo con quelli del Piemonte o della Liguria.
Politica o fantapolitica? Adesso il film è pubblico. Basteranno gli anatemi o le querele per spegnere il suo inquietante messaggio? Partiranno le inchieste? E, soprattutto, sapremo mai davvero cosa è accaduto la notte dell’11 aprile? E il Viminale (dove oggi comanda il centrosinistra), tirerà fuori i dati ufficiali delle schede bianche? Perché oggi, a sei mesi dalle elezioni, quei dati non ci sono. Sul sito del Ministero degli Interni si trovano i risultati delle elezioni, i voti per i partiti e gli eletti. Ma il dato delle "bianche" e delle "nulle" non c’è, non si trova. In passato questi numeri erano noti e ufficiali un mese dopo il voto. Se li conosciamo è solo perché qualcuno è riuscito ad averli per vie traverse. Il Viminale ci fornisce solo le schede bianche del 2001: solo la prima parte di un paragone impossibile. Un paragone che, a questo punto, andrebbe fatto a partire dalle buste che contengono davvero "Bianca" e le sue compagne per vedere se il loro numero corrisponde al risultato ufficiale o se qualcuno ci ha messo in mezzo un programmino come quello di mr. Curtis.
* la Repubblica, 23 novembre 2006
Elezioni, Deaglio insiste: non mi fido dei controlli dei giudici
di Ella Baffoni *
Galeotto fu il software? È la tesi del film «Uccidete la democrazia» di Deaglio e Cremagnani che oggi sarà presentato in anteprima - grazie a Diario e Articolo21 - a Roma nella sala conferenze di piazza Montecitorio 123/a. Polemizzano preventivamente Ta radash e Calderisi: la tesi di quel film non ha fondamento, è campata in aria e smentita da Corte d’appello e Cassazione. In realtà, sostengono i due parlamentari, si vuol impedire il controllo dei risultati che la Cdl chiede alla giunta per le elezioni. «Non si fidano dei controlli fatti dai magistrati.E perché mi devo invece fidare io? - ribatte Enrico Deaglio, direttore di Diario - il tribunale ha reso pubblici i voti validi, non le bianche e le nulle. Mi facciano vedere i dati delle schede bianche per provincia e comune. Fino ad allora, non mi accontenterò». Ecco perché: dai dati diffusi dal Viminale il martedì dopo il voto compaiono 40.000 schede bianche alla Camera, altrettante al Senato. «Ai magistrati non risulta - racconta Deaglio - Ed ecco che il ministero, 4 giorni dopo, ammette l’errore: ci siamo sbagliati, alcune prefetture hanno segnato sotto la colonna delle bianche le schede contestate. Le bianche scendono a 2.000 alla Camera e altrettante al Senato. Uno sbaglio macroscopico, ma passi. Ci si aspetta che i dati cambino, invece no, quelle schede spariscono. Con un incredibile rimpallo di responsabilità».
A sette mesi dal voto non ci sono ancora i dati finali delle votazioni, completi di bianche e nulle, ma solo i voti validi, sostiene Beppe Cremonini, coautore del film: «Come mai per la Cdl i giudici sono eversori quando fanno processi ma se si tratta di elezioni sono inappuntabili? Come mai i sondaggisti si sono sbagliati? Come mai il Viminale ha dato i risultati provvisori con 20 ore di ritardo? Come mai il ministro dell’Interno quel lunedì ha passato ore a casa di Berlusconi? Siamo oltre la soglia dello stupore. Abbiamo detto - e nessuno ci ha smentito - che Berlusconi voleva per decreto bloccare le elezione e riconteggiare tutto; Ghedini l’aveva già scritto, ma Ciampi avrebbe detto no. Berlusconi l’ha implicitamente ammesso a Gubbio "Nessuno ha controllato nulla, bastava che Pisanu dicesse che avevamo vinto noi con 24.000 voti e avremmo vinto". E poi, non ha annunciato brogli per tutta la campagna elettorale?». Raffica di domande più che legittime, di cui discuteranno oggi, tra gli altri, Nicola Tranfaglia, Luana Zanella, Antonello Falomi, Roberto Zaccaria, Giuseppe Giulietti, Tana De Zulueta, Gloria Buffo e molti altri parlamentari.
Qualcosa di strano può essere accaduto, in queste elezioni. Informatico o materiale. Quando escono dai seggi, i verbali vengono inviati in comune, che li inoltra alla prefettura, per poi arrivare al Viminale. Una copia - portata materialmente da vigili urbani, carabinieri, finanzieri - va alla Corte d’Appello, che conteggerà i voti dai verbali. Difficile pensare che i verbali siano taroccati in questa fase: troppo vasta dovrebbe essere la rete di complicità. Se i giudici trovano dati anomali, possono verificare la seconda scheda, o addirittura le tabelle di riscontro, quel mastro con le crocette allegato alla documentazione. In alcuni casi è stato anche chiamato il presidente di seggio a dar conto di anomalie. «Io della magistratura mi fido. Certo - dice Agostino Ottavi, della Federazione Ds di Roma, che da anni segue le procedure elettorali - un pericolo vero ci sarebbe stato. Se il Viminale avesse annunciato un risultato, e qualche ora dopo la Cassazione avesse rovesciato il responso, la tensione sarebbe stata altissima. E la scena finale del Caimano di Moretti sarebbe stata profetica».
* www.unita.it, Pubblicato il: 22.11.06 Modificato il: 22.11.06 alle ore 10.02
Nel documentario il racconto di una lite Berlusconi-Pisanu
In un documentario i «brogli» del Polo
Deaglio e Cremagnani: anomalie sulle schede bianche
MILANO - Uccidete la democrazia!, il nuovo film di Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio con la regia di Ruben H. Oliva, non è questione di sindrome da complotto ma di numeri, numeri e ore. Gli autori lo dicono subito, prima che scorrano in anteprima le immagini e Gola Profonda inizi il suo racconto. La notte di lunedì 10 aprile 2006 è ormai sfumata nel martedì e l’Italia è in sospeso, il flusso dei dati elettorali s’è bloccato, «non si riesce a capire che sta succedendo» dice Romano Prodi, l’esito delle elezioni è più che mai in bilico e intanto a Palazzo Grazioli, quartier generale di Berlusconi, è arrivato Beppe Pisanu. Mai successo che un ministro dell’Interno lasciasse il suo posto in un momento così. C’era già stato verso le 19,20. Per convocarlo, alle 23,14 gli telefonano al Viminale, «l’hanno costretto, letteralmente costretto ad andare». Berlusconi è furibondo, «gli grida in faccia, dice che lui non è disposto a perdere per una manciata di voti». Pisanu torna al Viminale e là ci sono quelli dell’Unione. Marco Minniti, Ds, è piombato in sala stampa agitatissimo, ha cercato i funzionari, ha fatto una telefonata. Poi si è rasserenato. Testimonianze. Immagini dei tg. E Gola Profonda che racconta: più tardi, a Palazzo Grazioli, ci sono quattro uomini chiusi in una stanza. Berlusconi, Bondi, Cicchitto e, ancora, Pisanu. Il Cavaliere non ci sta. E il clima si fa pesante, per il ministro. Volano insulti, «vigliacco», «traditore». Sono le 2.44 quando Piero Fassino annuncia alle telecamere: abbiamo vinto. A quanto pare dal film, il grande imbroglio informatico è sfumato in extremis, il programma che nel sistema di trasmissione dati del Viminale trasformava le schede bianche in voti per Forza Italia è stato fermato a ventiquattromila voti dal traguardo, l’esiguo vantaggio dell’Unione. E a questo punto le immagini rallentano, scrutano il volto segnato del segretario Ds, le occhiaie scure, lo sguardo cupo, mai vista una proclamazione così. In via del Plebiscito Berlusconi fa chiamare l’onorevole Ghedini, vuole preparare un decreto che dice farà approvare dal Consiglio dei ministri per sospendere il risultato elettorale fino a un nuovo conteggio e assicura che lo farà firmare a Ciampi.
Ma dal Colle fanno sapere che il Presidente «non vuole neanche sentirla», una richiesta simile. Abbiamo evitato un golpe? «Non s’innamori dei paroloni: guardi i numeri», sorride Gola Profonda, alias uno strepitoso Elio De Capitani, l’ex «Caimano» di Moretti che nel film incarna tutte le fonti riservate dell’inchiesta. Il personaggio che racconta quella notte delle Politiche 2006 è fittizio, «ma i numeri sono veri», spiega Deaglio, «aspettiamo che intervengano i magistrati, che il ministro chiarisca, che il presidente Napolitano ci rassicuri ». Gli autori sono partiti da un libro, Il broglio, firmato da un anonimo «Agente Italiano» e uscito a maggio. Il dvd contiene i dati provincia per provincia. Numeri che il Viminale pubblica di solito «dopo 40 giorni» e fino ad oggi sono rimasti riservati.
Perché? «Perché sono impresentabili, ecco perché». Al centro del «docu-thriller», il mistero delle schede bianche. Dalle Politiche 2001 a quelle 2006, per la prima volta nella storia della Repubblica, sono crollate: da 1.692.048 ad appena 445.497, 1.246.551 in meno. Maggiore partecipazione? Ma gli elettori, al netto dei votanti all’estero, sono stati di meno: 39.424.967 contro i 40.190.274 di cinque anni fa. E soprattutto ci sono le «anomalie» statistiche. L’Italia è varia, la percentuale di «bianche» nel 2001 cambiava ad ogni regione, 2,6 in Toscana, 9,9 in Calabria, 5,5 in Sardegna... L’animazione del film fa ruotare lo Stivale come in una centrifuga, nel 2006 i dati sono omologati, «tutto dall’1 al 2%, isole comprese!». Tutto più o meno uguale, e non un posto dove le bianche non siano calate. In Campania, per dire, si è passati da 294.291 bianche a 50.145, meno duecentocinquantamila, dall’8 all’1,4%. E poi c’è la successone degli eventi. Alle 15 il primo exit-poll dà all’Unione cinque punti di scarto, come tutti i sondaggi. Ma alle 15,45 Denis Verdini, responsabile dell’ufficio elettorale di Forza Italia, dice che «alla Camera è testa a testa, lo si vedrà dopo diverse proiezioni».
E infatti: un’animazione mostra la «forbice» tra gli schieramenti che diminuisce «regolare come un diesel», ogni ora la Cdl guadagna mezzo punto e l’Unione lo perde. I primi dati del Viminale arrivano alle 20,19 e proseguono col contagocce. Alle 21,38 l’Ulivo invita a «presidiare i seggi», quando si bloccano i dati manda il segretario provinciale a Caserta. Inizia la lunga notte. Resta da scoprire l’arma del delitto. E Deaglio, nel film, vola in Florida a intervistare Clinton Curtis, programmatore informatico che nel 2001, inconsapevole, preparò un software per truccare le elezioni e poi ha denunciato tutto e ne ha fatto una battaglia. «Qualsiasi broglio le venga in mente, con la matematica si può fare». E al direttore di Diario, in mezz’ora, prepara un programma che distribuisce in automatico le bianche a uno schieramento lasciandone una percentuale tra l’1 il 2, «si può inserire nel computer centrale o a metà della rete, bastano quattro o cinque persone». Deaglio dice che le bianche mancanti e i voti in più di Forza Italia corrispondono: «Sono gli unici risultati sbagliati dagli exit-poll». Problema: se è vero, perché Berlusconi ha perso? La tesi del film è nella domanda che Deaglio fa a Curtis: è possibile interrompere il processo? «In ogni momento». Si torna alla notte di Palazzo Grazioli. Le pressioni su Pisanu. Il «colpo di teatro», l’arresto di Provenzano l’indomani. E l’«antropologia» dei democristiani, il loro fiuto infallibile. Gola Profonda conclude: «Quella sera il ministro ha fiutato. Ha capito subito che Berlusconi era un gatto che si agitava, ma era un gatto morto. E ha agito di conseguenza».
Gian Guido Vecchi
* Corriere della Sera, 15 novembre 2006.
FATTI & MISFATTI: DEMOLITA L’ACCUSA DI BROGLI
Fallita la "bufala totale" dello spionaggio fiscale ai danni di Romano Prodi, che la sinistra aveva cavalcato per mettere sotto accusa la destra, adesso è partita l’operazione "brogli" elettorali secondo cui, con un programma informatico, le schede bianche si sarebbero tradotte in voti per Forza Italia alle ultime elezioni politiche.
La prima operazione è stata smontata facilmente quando si è visto che gli spioni delle dichiarazioni dei redditi guardavano un po’ tutti i personaggi famosi. La seconda operazione dovrebbe smontarsi altrettanto facilmente e forse con ripercussioni drammatiche proprio per la sinistra. Infatti:
perché Berlusconi avrebbe fermato la macchina quando gli mancavano solo 24 mila voti?
perché Berlusconi ha chiesto la verifica delle schede, e non dei verbali, sapendo - se aveva architettato il broglio - che il numero di schede bianche sarebbe riemerso di colpo? Infatti, l’eventuale programma informatico può modificare i dati ma non è in grado di "segnare" le schede;
perché la sinistra ostacola il riconteggio?
Si sostiene che i sondaggi davano a Forza Italia una previsione di voti in percentuale più bassa di quella che avrebbe avuto, e precisamente proporzionale a meno 1,2 milioni di voti, proprio il calo delle schede bianche. In realtà i sondaggi hanno sbagliato anche sul secondo partito, quello dei Ds, finito con molti meno voti del previsto. Infatti ai Ds veniva attribuito il 20-21% dei voti e ne ha ottenuti il 17,5%. Forse un programma informatico li ha cancellati? Proprio il calo dei Ds autorizza a pensare che se brogli ci sono stati, questi sono avvenuti a favore della sinistra. In realtà i sondaggi erano artefatti e manipolati, in particolare sulla prospettiva dei Ds. La prova consiste nel fatto che, come rilevò subito Luigi Crespi, anche gli exit poll davano i Ds sopra il 20%. E qui torna in ballo l’anomalia della Campania, da dodici anni controllata dai Ds e dove alla fine la sinistra ha vinto al Senato con il 49,6% contro il 49,1%: 15.771 voti di differenza, ma bastanti per ottenere quattro senatori e quindi la maggioranza in Senato, lasciando da parte il voto estero. Inoltre in Campania il calo delle schede bianche è stato del 76% contro la media nazionale del 60%. Solo nella metà delle 5.736 sezioni della Campania erano presenti rappresentanti di lista della CdL: sarebbe stato sufficiente attribuire tre schede per ogni sezione alla sinistra per avere questo risultato. E a livello nazionale, su 60 mila sezioni, sarebbe bastato manipolare una scheda su tre. In Campania si potrebbero forse trovare testimoni dei brogli perpetrati dalla sinistra, ribaltando in tal modo quest’ultima "bufala" messa in giro per colpire Berlusconi.
Dal sito di forzaitalia.it
...e francamente rispondo: siete credibili voi con la vostra finanziaria che cambiava ogni ora; con i vostri ministri che manifestavano contro di essa in ogni piazza del Paese; e che per farla passare alla Camera avete avuto bisogno della fiducia ( e per il voto al Senato siete costretti a comprare i senatori !) !! MA FATEMI IL PIACERE !!!!! ahahahahaha
Jativinne, che è meglio per tutti !!
"Per accontentare l’Ue bastava una Finanziaria da 15 miliardi". L’abbiamo caricata per il cuneo fiscale e i contratti pubblici. Tommaso Padoa Schioppa, Il Giornale, 21/11/2006
Caro "Gabbiano" non perdere "la rotta" e dal momento che sei, sì, "in-gab-biasì", cerca di uscirne... e di reucperare velocemente casa tua - san Giovanni in Fiore. E rileggi le cronache (e i tuoi interventi!!!) ancora di maggio scorso: http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=678 !!!
Non perdere quota e rotta, mi raccomando!!!
VIVA SAN GIOVANNI IN FIORE !!! VIVA l’ITALIA!!! VIVA LA LEGGE DEI NOSTRI "PADRI" E DELLE NOSTRE "COSTITUENTI!!! VIVA LA NOSTRA SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE !!!
M. saluti.
Federico La Sala
La strana storia dei brogli elettorali
di LUCA RICOLFI (La Stampa, 24.11.2006)
Oggi il lettore del settimanale Diario troverà in edicola, oltre al nuovo numero della rivista, due sorprese: un film in Dvd (Uccidete la democrazia!) e un romanzo anonimo (Il broglio), quest’ultimo già da parecchi mesi in libreria.
Entrambi formulano abbastanza chiaramente un’ipotesi: il risultato elettorale del 9-10 aprile non è valido perché ci sono state gravissime irregolarità.
Oltre 1 milione di schede bianche sarebbe stato trasformato in una valanga di voti a Forza Italia, che solo grazie a questo trucco avrebbe ricuperato posizioni e consentito alla Casa delle libertà di sfiorare la vittoria. Dunque brogli, grandissimi brogli, sufficienti ad alterare il panorama politico e i rapporti di forza in Parlamento. Senza quei brogli ora Prodi governerebbe serenamente e non sarebbe costretto a ricorrere continuamente alla fiducia.
Le analogie fra questi due testi - il film e il romanzo - si fermano però qui. Perché nel romanzo si lascia intendere che i brogli li avrebbe fatti sì Forza Italia, sì mediante le schede bianche, ma dentro i seggi (sezioni elettorali): brogli manuali. Invece nel film i brogli li avrebbe fatti di nuovo Forza Italia, di nuovo mediante le bianche, ma - attenzione ! - non più nei seggi bensì a valle, nel percorso che dai verbali dei seggi porta alla conta finale dei voti; e questo mediante un software capace di trasformare miracolosamente schede bianche in voti validi, naturalmente in questo caso a favore di Forza Italia o dei suoi alleati: brogli elettronici, dunque. Il film di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, è già stato presentato a Roma e Milano nei giorni scorsi, e ciò è bastato ieri alla procura di Roma per aprire un nuovo fascicolo.
Non so che cosa intendano fare i magistrati nonché le numerose persone e istituzioni che si stanno occupando del problema. Però penso che ormai, visto che Deaglio ha lanciato l’amo e tutti stanno abboccando, ci sia almeno uno scenario assolutamente da evitare: che questa vicenda finisca all’italiana, ossia con l’’ennesimo mistero irrisolto, e con noi cittadini che ci teniamo ognuno la sua personale opinione, perlopiù fondata su antipatie, pregiudizi, paranoie di ogni genere e origine. No, questa vicenda deve chiudersi, e possibilmente anche abbastanza alla svelta. E l’esito, qualsiasi cosa si accerti, dovrà essere un cambiamento del "procedimento elettorale" (ossia delle procedure che governano l’espressione del voto e la certificazione definitiva del risultato) che elimini qualsiasi fonte di dubbi o sospetti. Se l’esito sarà questo, Enrico Deaglio avrà fatto comunque un’opera meritoria, persino nel caso risultasse (il che è perfettamente possibile) che la sua audace congettura è completamente destituita di fondamento. Ma come possiamo fare per verificare se ci sono stati brogli?
Dipende, perché l’ipotesi di brogli elettronici si controlla in modo diverso dall’ipotesi di brogli manuali. Per sapere se l’ipotesi Deaglio regge oppure no basterebbe che la Corte di Cassazione (ossia l’autorità che ha certificato in modo ufficiale i «numeri» del voto: voti di lista, bianche, nulle, contestate, premio di maggioranza, ecc.) si decidesse a rendere noti i medesimi numeri anche a livello di singolo seggio, ossia per ciascuno dei 61 mila seggi sparsi nella penisola, e non solo a livello nazionale. Con questi numeri ufficiali in mano qualsiasi cittadino potrebbe recarsi in Comune e controllare se essi corrispondono oppure no a quelli dei verbali originali, che fortunatamente sono pubblici: se Deaglio ha torto i numeri devono corrispondere, se Deaglio ha ragione nei verbali originali ci devono essere schede bianche in più, e voti a Forza Italia in meno. Vediamo ora l’ipotesi di brogli manuali, fatti direttamente nei seggi. Qui per controllare ci sono almeno due vie, entrambe piuttosto lunghe: la riconta diretta dei voti, che la Giunta per le elezioni della Camera sta facendo con una certa lentezza, e le stime indirette mediante modelli matematico-statistici, cui da tempo sto lavorando io stesso con i colleghi della rivista Polena.
Naturalmente non tutti hanno il medesimo interesse ai controlli. E’ difficile che abbiano ragione sia il romanzo (brogli manuali di Forza Italia) sia il film (brogli elettronici di Forza Italia), ma se anche uno solo dei due ci avesse azzeccato ne sarebbero felici due categorie di persone: i sondaggisti, che non dovrebbero più vergognarsi dei loro errori di previsione, e i politici dell’Unione, che potrebbero rivendicare più seggi in Parlamento e avrebbero in mano una formidabile arma di delegittimazione dell’avversario.
C’è anche un’altra possibilità logica, tuttavia. E cioè che il film abbia completamente torto, e che il romanzo Il broglio ci abbia azzeccato a metà. E’ possibile che i brogli manuali ci siano stati, che la loro entità non sia stata trascurabile, ma che a farli non sia stata Forza Italia, o solo Forza Italia. Qualche broglio c’è sempre, come un’ampia letteratura (prevalentemente) orale testimonia. Il problema è di sapere se nel 2006 l’ordine di grandezza del loro saldo - ossia lo spostamento irregolare di voti a favore di uno dei due schieramenti - è stato ininfluente (centinaia o migliaia di voti), o potenzialmente influente sul risultato finale (decine di migliaia di voti o più). In questo caso il gioco si fa duro, perché l’esito può essere solo di due tipi: o più seggi per l’Unione, o vittoria alla Casa delle libertà.
In entrambi i casi a perderci sarebbe la democrazia, perché la piena fiducia dei cittadini nel procedimento elettorale è un valore irrinunciabile di una democrazia sana. Speriamo che i controlli, compresi i nostri, non ci riservino brutte sorprese.