Teologia-politica: il "grande fratello", al posto del "Padre nostro"...

Dal "Logos" ... al "Logo"!!! Il broglio delle schede bianche. "Uccidete la democrazia": in uscita (venerdì 24, in edicola) il film-inchiesta di Enrico Deaglio, realizzato con Beppe Cremagnani, sui brogli elettorali del 9-10 aprile.

martedì 21 novembre 2006.
 

Polemica dopo la partecipazione del giornalista a "In 1/2ora" dove ha presentato un’inchiesta sui lati oscuri del voto di aprile

Film di Deaglio sui brogli elettorali.

E’ scontro, il Polo attacca la Rai

-  Landolfi: "Disinformazione faziosa, tesi eversive e verità di parte".
-  Giulietti: "Proietteremo il documentario a Montecitorio"
*

ROMA - Nel mirino "una lunga intervista senza contraddittorio", "una tesi assurda e falsa", e il servizio pubblico. Questi i cardini intorno ai quali gira la polemica animata dalla partecipazione di Enrico Deaglio al programma di RaiTre In 1/2ora, condotto da Lucia Annunziata. Il giornalista ha parlato del film-inchiesta Uccidete la democrazia - realizzato con Beppe Cremagnani, regia di Ruben H. Oliva, in edicola venerdì 24 - in cui si sostiene che il voto del 9 e 10 aprile avrebbe subìto delle manomissioni attraverso una gestione poco chiara delle schede bianche. Nel corso dell’intervista, fra l’altro, Deaglio ha chiamato direttamente in causa l’allora ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu: "Dovrebbe dire perché le schede bianche sono inspiegabilmente crollate da un milione e 700mila a 400mila". La Cdl contesta le tesi di "un film pieno di menzogne" e chiede un intervento urgente del Parlamento, RaiTre viene accusata di "faziosità e collateralismo". E Giuseppe Giulietti, dell’associazione Articolo 21, annuncia: "Faremo vedere il documentario a Montecitorio".

Deaglio ha riferito che, esaminando i dati delle precedenti elezioni, provincia per provincia, il numero delle schede bianche è differente a seconda delle regioni e delle province. "Questa volta, le schede bianche non solo sono crollate, ma stanno tutte in una percentuale tra l’1 e il 2%. Non c’è un solo posto dove siano aumentate". Le riduzioni "non seguono un criterio logico, sono tutte schiacciate tra l’1 e il 2%. Questo è impossibile". Tutti questi dubbi "possono essere spiegati dal principale protagonista di quella notte: Beppe Pisanu".

Replica Annunziata: chi può dimostrare che non sia stata la sinistra ad architettare il meccanismo? "Il problema - risponde Deaglio - è che la sinistra avrebbe dovuto essere infiltrata dappertutto, perché la cosa avviene tra le prefetture e il ministero dell’Interno, che non era guidato dalla sinistra. Ora, però il Viminale è guidato dalla sinistra, da Giuliano Amato, e mi colpisce che non forniscano dati su quanto accaduto".

Parla di "patacca, spacciata per moneta buona, coniata da un professionista del giornalismo militante" il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Mario Landolfi, che accusa RaiTre di aver superato "il livello di decenza oltre il quale la faziosità diviene disinformazione, e la cordialità con il governo amico sfocia in aperto collateralismo. Senza che un esponente della parte politica accusata potesse replicare". Landolfi auspica che i vertici Rai ricordino "a chiunque abbia responsabilità editoriali" che "un giornalista è libero solo quando non è autonomo dalla notizia né indipendente dalla verità" e che il servizio pubblico "eviti che una tesi eversiva possa diventare una verità di parte utilizzabile come un corpo contundente nella lotta politica".

Una "tesi assurda e falsa", quella del film, secondo Gregorio Fontana di Forza Italia, e quanto sostenuto da Deaglio è "impossibile" poiché "il ministero dell’Interno non può intervenire, è compito dei magistrati delle Corti d’appello e della Cassazione la raccolta, il conteggio e la proclamazione dei dati delle elezioni". "Nessuno contesta la libertà di Deaglio di avanzare tesi sgangherate e fantasiose - aggiunge - il problema è che, davanti ad accuse fatte sul servizio pubblico, le istituzioni devono rispondere facendo la propria parte".

Alle critiche replica il diessino Giuseppe Giulietti: Uccidete la democrazia sarà proposto, in anteprima nazionale, mercoledì 22 nella sala conferenze di Montecitorio. Un’iniziativa di un gruppo di parlamentari di diverse aree politiche del centrosinistra. "E’ singolare - osserva Giulietti - che il servizio d’ordine della Cdl sia intervenuto in modo pesante, che si levino gli strali dopo che per settimane, dopo il voto, Berlusconi ha parlato di brogli che avrebbero penalizzato il centrodestra, e che si accolga in modo diverso il fatto che l’ipotesi di brogli non sia più a scapito del centrodestra ma del centrosinistra".

* la Repubblica, 19 novembre 2006


UCCIDETE LA DEMOCRAZIA!

Ecco il nostro film. Dice la verità: non scappate

di Beppe Cremagnani e Enrico Deaglio

Le elezioni del 9/10 aprile sono state truccate. Guardate i numeri, osservate un re nudo e dite la vostra

Venerdì prossimo nelle edicole allegato a Diario ci sarà il nostro film Uccidete la democrazia! Memorandum sulle elezioni di aprile. I novanta minuti del dvd sono stati realizzati in sei mesi di riprese e montaggio dalla stessa squadra di Quando c’era Silvio (la regia di Ruben H. Oliva, la musica di Carlo Boccadoro) e si avvale, con molto piacere per noi, della partecipazione degli attori Elena Russo Arman, Alessandro Genovesi ed Elio De Capitani, autore del monologo finale. Se sarà «strepitoso», deciderete voi. Per noi lo è.

Il dvd esce con la ristampa del libro "Il Broglio", un instant book di «fantapolitica» pubblicato all’indomani del voto di aprile e che per la prima volta inquadrò i retroscena delle elezioni più pazzesche della storia della Repubblica.

È un thriller, con finale a sorpresa. Bisogna rivelarlo, dire subito il nome dell’assassino? Vecchio problema. I brasiliani, quando vogliono marcare la loro superiorità culturale sui portoghesi, li ridicolizzano perché il film Psycho a Lisbona lo intitolarono O homen que mató a sua mae.
-  Non è vero, è solo una storiella, ma introduce agli affari nostri, ovvero ai contenuti di un docu-thriller democratico. Perché le schede bianche e nulle nelle elezioni di aprile crollarono per la prima volta dopo sessant’anni? Perché il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu si allontanò furtivamente dal Viminale per andare a casa di Berlusconi nei momenti cruciali dello spoglio? Perché i terminali della prefettura di Caserta si bloccarono per tre ore e ripresero a funzionare solo dopo che una nutrita «delegazione» dei Ds occupò l’ufficio del neonominato prefetto?

Quale «mano invisibile» o «disegno intelligente» ha fatto sì che le schede bianche in tutta Italia, dalle grandi città ai più piccoli paesi, si fermassero improvvisamente tutte tra l’uno e il due per cento? Perché, a distanza di sette mesi, nessuna istituzione è in grado di comunicare il risultato definitivo delle elezioni, così come ogni Paese democratico usa fare? C’è forse un problema a mettere un nome, una firma, sotto un elenco di cifre che non sono onestamente presentabili?

Il film che sta per uscire ha già ricevuto udienza sui giornali e in televisione. «Preventivamente» Forza Italia ha fatto sapere, con una dichiarazione del portavoce di Silvio Berlusconi, che si tratta di un ammasso di calunnie e falsità e che l’intera équipe di avvocati del partito è pronta a chiedere le nostre ossa.

Molto meno battagliero, quasi un canchescappa, è invece l’ex ministro dell’Interno Pisanu (uno dei protagonisti assoluti del film) che ha già fatto sapere che non sporgerà querela preventiva: una simpatica prudenza. Quando, nel marzo scorso, Diario scrisse che in un appalto a trattativa privata per il conteggio elettronico del voto in quattro Regioni - 38 milioni di euro di commessa - era stata scelta una ditta americana (la Accenture, protagonista di scandali nel voto in Florida) di cui il figlio del ministro è uno dei partner, Pisanu annunciò ai giornali, vibrante di sdegno, una querela che non ci è mai arrivata. (Nel frattempo tutta la miliardaria organizzazione per il conteggio elettronico del voto, per cui sono stati assunti per tre giorni 18 mila neofiti, non ha dato più notizia di sé: volatilizzata nel nulla senza produrre un solo dato). A questo punto vorremmo davvero che l’ex ministro facesse valere le sue ragioni contro di noi in un’aula di tribunale. Noi siamo ovviamente tremanti per il suo potere, ma pronti. E se ci sarà il confronto - quando saremo vecchissimi - ricorderemo la vittoria con la stessa commozione dei reduci della battaglia di San Crispino.

Il quadro delle reazioni «preventive» al film che troverete venerdì prossimo in edicola non può non segnalare infine la simpatica freddezza con cui i politici del centrosinistra, che pure sono testimoni cruciali della notte fatale, oggi lo osservano. In effetti, il precario quadro parlamentare del governo Prodi non si presta a grandi dichiarazioni di rottura.

Comprendiamo e non comprendiamo, come si dice parlando in intimità: capisco e non capisco. Anche perché a tutti è chiaro che in questi sette mesi che sono trascorsi dalle elezioni, l’unico ad aver parlato di brogli, ad aver previsto brogli, ad aver evocato brogli, ad aver chiesto riconteggi è stato Silvio Berlusconi, che ha costantemente associato oscure minacce e apocalittiche rivelazioni alla proposta di un governo di unità nazionale. Ovvero, con una mano accusava quelli del centrosinistra di essere dei ladri, con l’altra chiedeva loro di fare un accordo per il bene del Paese. E possibilmente del suo.

Come tutti sanno questa strategia è ancora all’ordine del giorno, la maggioranza in Senato è appesa a un filo e larghe intese, cambi di casacca, volenterosi si affollano nei corridoi dei palazzi e sulle colonne dei giornali.

Il film racconta delle storie, il ritmo e i misteri di una notte, presenta dei numeri. Con la vanità tipica degli autori che credono di aver trovato qualcosa di molto importante, noi chiediamo che un’istituzione ci dica se quei numeri sono veri o falsi. Se sono falsi (e naturalmente non lo sono) ci cospargeremo il capo di cenere; se sono veri qualcuno ci dovrà spiegare perché sono stati occultati per sette mesi. (I dati compaiono nel film e sono contenuti per una visione più ragionata e tranquilla nella sezione «contenuti speciali»).

Le istituzioni che possono rendere pubblici questi dati sono, a nostra notizia, solo due: il ministero dell’Interno, oggi retto da Giuliano Amato, al quale spetta la responsabilità di comunicare i risultati del ministero precedente, quello di Giuseppe Pisanu; e la «giunta delle elezioni», la commissione parlamentare di garanzia che si occupa dei contenziosi che seguono alla proclamazione degli eletti nelle elezioni politiche.

Diversi membri della commissione delle elezioni hanno protestato preventivamente per il nostro film, e per le anticipazioni che ne hanno fatto il Corriere della Sera e l’Unità. Ci hanno accusati di «depistaggio» e di «operazione mediatica». Siamo sicuri che rilasceranno immediatamente i dati di cui noi siamo in possesso da mesi, e che li confermeranno. Se non lo dovessero fare, sarebbe grave e della questione dovrebbero occuparsi i magistrati.

Nella locandina che presenta il film, c’è scritto: «Non importa chi vota, ma chi conta i voti». L’abbiamo scelto perché ci sembra un tema molto pratico. È il problema attuale delle democrazie ed è soprattutto il problema futuro di questa istituzione. Chi controlla nelle elezioni lo spoglio delle schede elettorali? Noi, che siamo tutti di pelle spessa, sappiamo bene la storia delle elezioni in Italia e abbiamo pure messo nel codice il reato di «voto di scambio»; noi sappiamo in che condizioni si vota a Corleone, valutiamo lo sguardo di chi sta appoggiato mollemente al muro di fronte al seggio di Scampia, sappiamo che cosa succede nei seggi quando le schede sono contestate, sappiamo della prova del videtotelefonino e che a Catania un voto vale trenta euro, ma che se ne porti cento scatta un bonus. Ma forse non siamo ancora preparati alle enormi possibilità che l’elettronica offre per truccare le elezioni. Si va dallo scandalo americano delle macchinette che registrano il touch screen, ma non permettono la verifica, alla manipolazione possibile da quando la povera vecchietta deposita il suo voto a quando lo stesso viene conteggiato. Noi ci crediamo. Certo, ci facciamo una risata quando Fidel Castro o Saddam Hussein vincono con il 98 per cento dei voti, ma non facciamo una piega quando ci dicono che Bush ha vinto la decisiva Florida per circa quattrocento voti.

Noi deleghiamo un po’ troppo a chi conta i voti. Pensateci. Siamo nella situazione in cui tutti votiamo - finalmente uguali, poveri e ricchi, neri e bianchi, maschi e femmine - ma non siamo noi a dire chi ha vinto.

Qualcuno lo dice per noi. Lo ha detto in Italia. Lo ha detto in Messico e ha provocato proteste di mesi. Lo ha detto in Ucraina ed era falso. Lo ha detto in Canada e ha smentito tutte le previsioni. Lo ha detto a Baghdad e come era bello vedere il dito nell’inchiostro!

Il film parla un po’ di tutte queste cose. Secondo noi, il risultato delle ultime elezioni politiche è stato falsato, a danno del centrosinistra. La storia delle notte elettorale e i dati finora nascosti che presentiamo lo provano. Falsare, come raccontiamo, è molto facile. Dopo questo film arriveranno molte notizie . Già ce ne stanno arrivando. Tutto sommato, è bello vivere in un Paese in cui si possono fare domande. Se ne avete: www.uccidetelademocrazia.com. Se volete mettere una scritta su una maglietta bianca, consigliamo: «Abuse of power comes as no surprise», che si traduce in vari modi ma anche con «attenti al lupo».


Video-Intervista a Enrico Deaglio sul film "Uccidete la democrazia"

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