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ITALIA ... E "Forza ITALIA"! Il conflitto del conflitto d’interessi, nella riflessione di Furio COLOMBO

domenica 3 settembre 2006.
 

[...] Domanda: - Che cos’è il conflitto di interessi? Risposta: - È il sommarsi dell’interesse privato (la mia ricchezza, le mie aziende) con l’interesse pubblico (il potere di governare e dunque di dettare le regole che valgono anche per il mio interesse privato).

D.: - Perché è pericoloso il conflitto di interessi? R.: - Perché è umano, naturale e probabile che io usi il potere pubblico di cui dispongo come governante per recare benefici al mio interesse privato che durerà ben più a lungo del mio governare.

D.: - Chi danneggia il conflitto di interessi? R.: - Danneggia tutti, tranne la sola persona che è titolare di quel conflitto. C’è il danno concreto, quando la decisione beneficia direttamente e personalmente l’interessato. E c’è il sospetto continuo che questo accada anche quando non si sa e non si vede. E questo è un danno per la democrazia [...]


Il conflitto del conflitto d’interessi

di Furio Colombo (www.unita.it, 03.09.2006)

«Mi manca la Peroni e mi manca Berlusconi» canticchiava ieri al supermercato un signore che mi precedeva nella fila alla cassa. Forse aveva notato l’Unità bene in vista sul mio carrello. Avrei voluto dirgli che anche a me manca Berlusconi. Perché, proprio nel momento in cui cominciamo a discutere la legge chiave di un’epoca della vita italiana - la legge sul conflitto di interessi - vedo improvvisamente scomparire dalla scena Berlusconi, il protagonista e il vero destinatario di questo indispensabile provvedimento. Mi dicono che la legge non riguarda Berlusconi, che riguarda "chiunque". Ma io non conosco un signor Chiunque che possieda tutte le televisioni, controlli quasi tutta l’editoria e partecipi - da uomo tra i più ricchi del mondo - ad ogni vicenda della finanza italiana e della finanza internazionale. Se lo conoscessi, direi che l’unica legge possibile per regolare il suo strapotere è questa: primo punto, chi possiede i media non governa. Secondo punto: chi governa non possiede i media. I punti successivi riguardano le altre forme di ricchezza personale nocive al buon governo se tenute fuori dal controllo pubblico e a disposizione del privato che è a capo dell’esecutivo.

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Ecco perché mi meraviglio un po’ quando mi dicono: ma che cosa c’entra Berlusconi? Berlusconi non è neanche più al governo, è impegnato a servire drinks nei bar della Costa Smeralda. E poi, basta con questa fissazione. Si tratta di stabilire alcune buone regole che valgano per chiunque.

Mi ritrovo dunque alle prese con il signor Chiunque, dopo aver aspettato anni per partecipare alla preparazione di questa legge fatta proprio a causa di Berlusconi (e dunque cominciando dal caso-Berlusconi, il più anomalo al mondo), quando mi viene in soccorso Roberto Villetti, capogruppo della Rosa nel Pugno alla Camera.

Cito da Il Corriere della Sera del 30 agosto: «Non possiamo dimenticare che metà del Paese ha votato per Berlusconi. Sa che cosa succederebbe se il centrosinistra lo dichiarasse ineleggibile? Le piazze si riempirebbero, qualcuno griderebbe al colpo di stato. Ci troveremmo in una grave situazione di tensione democratica, una tensione destabilizzante. E l’Unione la democrazia vuole rafforzarla, non indebolirla».

Stimo Villetti, uno che - in un’altra Italia - si è dimesso da direttore dell’Avanti per non piegarsi a una politica che non voleva condividere. Ma non capisco il ragionamento, che mi appare rovesciato. Bisogna, dice, evitare di rafforzare la democrazia per impedire che la democrazia si indebolisca. Su questa strana contraddizione fa luce Lucia Annunziata (Il Corriere della Sera, 31 agosto): «Quando se lo trovano davanti (Berlusconi, ndr.) è come se si spaventassero. Lo vedono potentissimo. Gli sembra gigantesco. Più potente e gigantesco di quello che è. Così, alla fine, per un motivo o per l’altro, finiamo sempre per tenerci il conflitto di interessi». Domanda il giornalista (Fabrizio Ronconi, ndr) a Lucia Annunziata: «È questa la chiave con cui leggere la dichiarazione del presidente del Senato Marini che auspica "una legge non punitiva"?». Risponde Annunziata: «Direi di sì. D’altra parte, com’è del tutto evidente, una legge seria sul conflitto di interessi manderebbe su tutte le furie Berlusconi». Conclude: «L’onda lunga del berlusconismo ancora controlla, gestisce». Sta parlando della Rai, che lei conosce bene, cuore del cuore del conflitto di interessi di Berlusconi padrone di Mediaset, che anche adesso dai suoi telegiornali fa scomparire i riconoscimenti internazionali alla politica estera italiana. E offre solo le dichiarazioni del padrone di quel gruppo privato: Berlusconi, appunto.

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Bene, è tempo di occuparsi dell’onda lunga. Che continui intatta è evidente. Basta vedere e ascoltare le radio e le televisioni. E la ragione è proprio il conflitto di interessi. Se non c’è una legge, i prudenti non si fidano a lavorare in modo normale e a cessare l’ossequio. I prudenti con famiglia continuano a sentirsi con il fiato sul collo. Vorrei incoraggiare Villetti: il centrosinistra esiste per questo. Per fare di nuovo dell’Italia un paese normale. Non è - non è stato - un paese normale quello in cui un presidente del Consiglio sceglie uno per uno i dirigenti della televisione pubblica, può dare a se stesso il permesso di trasmettere dalle televisioni private di cui è proprietario, è in grado di sorvegliare scrupolosamente l’una e l’altra fonte di notizie, fino all’ultima frase e all’ultima immagine. Quando succedono cose del genere, Villetti, la gente - è vero - va in piazza, dal Palavobis a Piazza San Giovanni (ti ricordi?: 40.000 autoconvocati al Palavobis, 1 milione di presenze spontanee a Roma) e non per minacciare il colpo di stato, ma per denunciare il rischio (un gran brutto rischio) che la democrazia italiana ha corso. È vero, noi - l’Unità - eravamo definiti, su reti pubbliche e private, «testata omicida». La ragione è semplice: non abbiamo mai smesso di denunciare il conflitto di interessi. Quella denuncia veniva equiparata al regicidio, ripetuta nelle ore di massimo ascolto, senza che qualcuno sollevasse obiezioni. Farlo, evidentemente, sembrava imprudente. Ha ragione Lucia Annunziata: se tocchi il conflitto di interessi Berlusconi va su tutte le furie. Lei dice: «Temo che neanche ora la legge sul conflitto di interessi la faranno. E questa volta andrò anch’io al Palavobis».

Vorrei rassicurarla. Prodi ha detto e confermato: «Faremo la legge sul conflitto di interessi». E ha già dimostrato di essere uno che sa quello che dice. D’altra parte, senza questa legge il centrosinistra non esisterebbe, non sarebbe stato votato, non lo sarebbe più. Un senso di giustizia, del diritto, della morale pubblica ma anche un sano istinto di conservazione detterà le regole e la misura delle regole.

Con l’intento di essere preliminarmente di aiuto, propongo alcune domande e provo a dare alcune risposte.

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Domanda: - Che cos’è il conflitto di interessi? Risposta: - È il sommarsi dell’interesse privato (la mia ricchezza, le mie aziende) con l’interesse pubblico (il potere di governare e dunque di dettare le regole che valgono anche per il mio interesse privato).

D.: - Perché è pericoloso il conflitto di interessi?

R.: - Perché è umano, naturale e probabile che io usi il potere pubblico di cui dispongo come governante per recare benefici al mio interesse privato che durerà ben più a lungo del mio governare.

D.: - Chi danneggia il conflitto di interessi?

R.: - Danneggia tutti, tranne la sola persona che è titolare di quel conflitto. C’è il danno concreto, quando la decisione beneficia direttamente e personalmente l’interessato. E c’è il sospetto continuo che questo accada anche quando non si sa e non si vede. E questo è un danno per la democrazia.

D.: - Perché è particolarmente grave che il portatore di conflitto di interessi sia un grande proprietario di mezzi di comunicazione, di editoria, di giornali?

R.: - Perché attraverso il doppio controllo delle fonti pubbliche e di quelle private dell’informazione, chi porta al governo un simile conflitto di interessi è in grado di oscurare, alternare o manipolare ogni forma di notizia. Ed è in grado di tagliare fuori chi non sta al gioco della sua volontà e del suo potere («va su tutte le furie»).

D.: - Una simile situazione è già accaduta in Italia?

R.: - Sì, è già accaduta in Italia, solo in Italia, durante i 5 anni del governo Berlusconi.

D.: - Dunque la legge italiana sul conflitto di interessi riguarda o non riguarda Berlusconi?

R.: - Riguarda prima di tutto Berlusconi, perché non si conosce nessuno che possieda un partito, tre reti televisive, grandi giornali e grandi case editrici, e la quattordicesima ricchezza più grande del mondo.

D.: - Una legge seria sul conflitto di interessi può considerarsi punitiva?

R.: - È punitiva quanto lo è un senso vietato o un limite di velocità. Nessuno viene punito se non viola le regole.

D.: - La legge sul conflitto di interessi equivale ad un’espropriazione?

R.: - No. I limiti severi esistono in molte professioni e attività pubbliche. Un avvocato non può esercitare nella città in cui il padre è presidente del tribunale. Un poliziotto non può fare la guardia privata. Un insegnante non può dare ripetizioni ai suoi allievi e farsi pagare. Ma non è proibito bere. E non è proibito guidare; è proibito bere e poi mettersi alla guida di un automezzo. Inoltre la legge sul conflitto di interessi prefigura una libera scelta: o fai attività politica (che vuol dire attività pubblica e nell’interesse di tutti) o ti occupi dei tuoi affari. Nessuno ti obbliga a una scelta o a un’altra.

D.: - È ragionevole stabilire la ineleggibilità di chi è protagonista di un conflitto di interessi?

R.: - Sì, ma quel protagonista resta libero di farsi eleggere se elimina le ragioni del conflitto. È la stessa logica che vincola deputati e senatori a rendere pubbliche tutte le circostanze economiche e organizzative della loro vita privata e che impedisce a chi è eletto una serie di attività private potenzialmente in contrasto con l’impegno pubblico.

D.: - La legge sul conflitto di interessi di cui stiamo parlando sarebbe solo italiana?

R.: - Al contrario, esiste in tutti i paesi democratici. Solo in Italia non esiste. Ma solo in Italia esiste Berlusconi. Dunque è bene che Berlusconi non sembri né un nano né un gigante, ma esattamente quello che è: il più vistoso simbolo al mondo di violazione delle regole democratiche attraverso l’esercizio continuato del più grande conflitto di interessi che si sia mai verificato in una democrazia.

Perciò la domanda non è se la legge sarà punitiva contro una sola persona (nessuna legge può esserlo). Ma se sarà seria, efficace e giusta. Giusta vuol dire impedire al conflitto di interessi (non alla persona) di governare un paese.


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