Politica

La Voce di Fiore interviene sui problemi dell’ospedale civile di San Giovanni in Fiore

venerdì 23 maggio 2008.
 

A San Giovanni in Fiore, ci fu in tempi remoti un consiglio comunale aperto sulla sanità e le sorti dell’ospedale locale. Allora, i rappresentanti istituzionali Acri e Oliverio rassicurarono la comunità escludendo che la struttura venisse chiusa. Acri, in particolare, parlò di potenziamento dell’ospedale per l’arrivo di finanziamenti regionali.

Ci fu polemica tra le parti politiche, e dall’opposizione si precisò che quei fondi dovevano servire solo alla sicurezza e agibilità dell’edificio. L’assessore alla Salute, che all’epoca era Doris Lo Moro, non partecipò al dibattito in aula e i consiglieri di minoranza rincasarono furiosi. Dichiararono alla stampa che nell’occasione non c’era stato un riferimento dell’amministrazione in carica alla programmazione sanitaria, che in soldoni stabilisce assetti e futuro di distretto della salute e ospedale.

Quindi, silenzio e beghe in maggioranza, parate, sport, spettacoli indecenti; come l’ultimo consiglio comunale con le mezze verità del governo locale sulla proroga del sussidio ai disoccupati delle cooperative.

La riorganizzazione della sanità locale è cosa vecchia. Quando al posto di Loiero c’era Chiaravalloti, la faccenda si rinviò in vista delle elezioni regionali.

Oggi sappiamo che il reparto di Pediatria diventa day hospital dal primo giugno, osserviamo che le alte rappresentanze del luogo non sono intervenute sulle difficoltà dell’ospedale e che il sindaco, che è il primo garante cittadino della salute, sembra nascosto e imbarazzato a causa d’una Regione Calabria che perde tempo, rinvia l’approvazione del piano sanitario e deve rispondere dell’inefficienza dei centri della Salute, rilevata dall’inchiesta ministeriale condotta dall’ex prefetto Achille Serra.

E deve rispondere, soprattutto, di un’emigrazione sanitaria obbligatoria, che costa alle casse pubbliche 400 milioni di euro all’anno; cifra che ha levato possibilità di investimento nelle cure e nell’offerta credibile alla domanda di salute.

Come giovani della Voce di Fiore, innegabilmente impegnati sul fronte della legalità, dei diritti, della giustizia, dei servizi e della tutela dei più deboli, intendiamo intervenire sul delicato caso dell’ospedale civile, ormai privato del minimo indispensabile, invitando alla responsabilità piena anzitutto il sindaco, gli onorevoli Laratta, Oliverio e Acri, che, indipendentemente dall’appartenenza, rappresentano pure il territorio silano e quindi la città di San Giovanni in Fiore.

Siamo stanchi che San Giovanni in Fiore sia sempre l’ultimo fra gli ultimi, quale comune italiano ed europeo, e che i suoi unici primati siano il tasso di emigrazione, la cementificazione, la disoccupazione e un assistenzialismo che polverizza lo spirito e la resa imprenditoriale.

Riconosciamo le potenzialità della città, sul piano delle risorse ambientali, naturalistiche, storiche e umane. E crediamo che la popolazione meriti rispetto e considerazione da parte di chi si assume l’onere di governare.

L’ospedale va ripensato, modernizzato, reso sicuro ed efficiente. Apprendiamo che lì manca la possbilità di effettuare rapidamente delle prove di compatibilità per le trasfusioni. Non abbiamo ancora ricevuto risposte dal sindaco per altre situazioni, opportunamente sottoposte alla sua attenzione.

Ci appelliamo quindi al senso di responsabilità di tutta la comunità, che invitiamo all’azione, e rimarchiamo con forza l’urgenza di interventi politici veri, di programmi di medio e lungo periodo e la fine delle misure tampone; le quali, oltre a costare un botto di quattrini, ci allontanano dall’Europa, dalle logiche e dinamiche contemporanee e da servizi pubblici degni di questo nome.

Vigileremo sull’ospedale, che vogliamo realmente riqualificato. Senza mezzi termini e ulteriori esborsi inutili.


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