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LA RAPPRESENTAZIONE DELLA REALTA’. RICORDO DI ERICH AUERBACH, L’AUTORE DI "MIMESIS". Una magistrale riflessione di Daniele Giglioli - a cura di pfls

martedì 16 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Nessun problema critico, del resto, che non tragga la propria forma dall’emergenza storica in cui si inscrive: quella di Auerbach era il Novecento, con le sue soggettività omicide e la messa in scena della loro dissoluzione. La nostra è quella dell’assenza di soggetto, e per questo non abbiamo né realismo né realtà, ma solo una girandola di simulacri sullo sfondo minaccioso di un inconoscibile Reale lacaniano, impossibile da simbolizzare. La rappresentazione della realtà (lo stile) è (...)

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> LA RAPPRESENTAZIONE DELLA REALTA’. RICORDO DI ERICH AUERBACH, L’AUTORE DI "MIMESIS". Una magistrale riflessione di Daniele Giglioli - .... Tradotto di Auerbach, "Realismo e romanticismo" (una nota di Alfonso Berardinelli).

sabato 5 aprile 2008

Minima

Auerbach: il realismo non è positivista ma romantico (e soprattutto cristiano)

di Alfonso Berardinelli (Avvenire, 05.04.2008)

Fra i più grandi critici del Novecento, se Ed­mund Wilson, maestro nell’arte della re­censione, è spesso dimenticato, Erich Auer­bach, maestro di critica stilistica e compa­­ratistica, è tornato al centro dell’attenzione. Finalmente si riconosce che il suo metodo critico non lo rende ’sorpassato’ e che il suo capolavoro Mimesis. La rappresentazione della realtà nella letteratura occidentale (1946) è probabilmente il vertice della criti­ca novecentesca. Il libro resta memorabile per chiunque lo abbia letto: soprattutto per chi lo ha letto a vent’anni, quando si ha bi­sogno di opere eccellenti, di ampio re­spiro e insieme analitiche.

Nei suoi venti capitoli, Mimesis percorre la letteratura europea partendo da Omero e dal­la Bibbia per arrivare a Virginia Woolf, Prou­st, Joyce, Mann. A metà strada incontriamo Dante e Montaigne, Shakespeare e Cervan­tes. Leggendo il saggio ’Romanticismo e rea­lismo’, pubblicato da Auerbach nel 1933 e o­ra tradotto sul numero 56 di ’Allegoria’, si ca­pisce ancora meglio quale sia stato lo spunto iniziale di Mimesis. Si tratta delle radici ro­mantiche (e non positiviste) del realismo: sti­le e metodo che nasce, come si vede in Stendhal e Balzac, dalla particolare, rivolu­zionaria inclinazione della fantasia romanti­ca per la realtà quotidiana. In Balzac il quoti­diano è lo spazio-tempo in cui si concentra e si incarna la totalità della vita. La fantasia ro­mantica serve a descrivere ciò che esiste. Stendhal e Balzac usano un’immaginazione che non esclude niente di quanto concreta­mente accade. Fondano nella fisicità la vita interiore e inventano un nuovo tipo di eroe tragico, aldilà della separazione classicista fra sublime e comico. La realtà quotidiana è la sola autentica e viene perciò ’presa sul serio’. Questo (conclude Auerbach) ha origine nel Medioevo e nella storia di Cristo, il Dio incar­nato. È perciò la ’dedizione di Dio alla realtà terrena’ ciò che ha fondato la rappresenta­zione della realtà nella letteratura moderna.


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