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ITALIA. PRIMARIE PD. AL DI LA’ DEL GIOCO DEGLI SPECCHI: IN DEMOCRAZIA SI CAMMINA CON I PROPRI PIEDI E SI PENSA CON LA PROPRIA TESTA. FIDUCIA NEL NUOVO PARTITO. AL VOTO OLTRE 3,5 MILIONI DI CITTADINI E DI CITTADINE. Prodi: "Una festa più bella del previsto". Veltroni (al 75,7%): "Pieno sostegno a Prodi" - a cura di pfls

mercoledì 17 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il risultato, dunque, va al di là delle più rosee previsioni e anche delle proiezioni Demos-Ipsos che avevano indicato una cifra di elettori tra i 3 milioni e 300 mila e i 3 milioni e 400 mila. Proiezioni che, comunque, data la relativia volatilità dei dati di queste elezioni e del campione, si sono rivelate più che afidabili [...]
LA TABELLA DEI RISULTATI DEFINITIVI
I RISULTATI REGIONE PER REGIONE
VOTO ESTERO (la Repubblica)
 (...)

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> PRIMARIE PD. IN DEMOCRAZIA SI CAMMINA CON I PROPRI PIEDI, E SI PENSA CON LA PROPRIA TESTA. FIDUCIA NEL NUOVO PARTITO. DAI TRE AI QUATTRO MILIONI DI CITTADINI E DI CITTADINE AI SEGGI. Prodi: "Una festa più bella del previsto". Veltroni al 76%: "Pieno sostegno a Prodi" - a cura di pfls

lunedì 15 ottobre 2007


-  Prodi: "Sono contento tre milioni di volte. Un paese non vive senza politica
-  Il neosegretario: "Sarà il partito delle persone, raccoglieremo la sfida per rinnovare la politica"

-  Veltroni stravince con il 76%
-  ma è la festa dei cittadini elettori

-  Tre milioni e 300 mila alle urne. Letta: "Abbiamo dato una lezione all’antipolitica"
-  In molti seggi non sono bastate le schede. A Mosca vota anche il nipote di Gramsci

di CLAUDIA FUSANI *

ROMA - Ha stravinto, come previsto, e non si è accontentato di vincere. Walter Veltroni è il nuovo segretario del neonato partito Democratico. Con il 75 per cento dei voti ha seminato tutti gli altri, secondo pronostico: Rosy Bindi si ferma intorno al 13 per cento, Letta va forse un po’ oltre le previsioni e si parcheggia intorno all’11, la "Generazione U" di Mario Adinolfi e "Il coraggio di cambiare"di Gawronski-Schettini hanno percentuali intorno allo 0,1 per cento, penalizzati dal fatto di non avere potuto fisicamente organizzare liste in tutti i 475 collegi.

Alla fine però c’è qualcosa e qualcuno che ha vinto più di tutto il resto e di tutti gli altri: la politica e la voglia di partecipare. I veri vincitori sono quei tre milioni e 400 mila votanti che si sono messi in fila da questa mattina alle sette fino quasi alle dieci (i seggi dovevano chiudere alle 20, ma c’erano molte code e sono rimasti aperti fino alle 22 e anche oltre) negli undicimila seggi sparpagliati nei settemila comuni italiani.

"Sono contento tre milioni di volte" sorride il premier Prodi quando arriva in piazza Santi Apostoli verso le 21 e 30. E’ rauco, voce bassa, sembra gioia: "Questo numero significa tre cose: senza politica un paese non vive; quando c’è da decidere il paese partecipa e risponde". Poi il terzo significato: "E’ un dato che rafforza il governo". Avanti quindi, "correggiamo e cambiamo dove dobbiamo correggere" avendo ben presente che il "leader eletto con le primarie è diverso dagli altri, perché nasce e deve restare al di fuori dei giochi delle correnti".

Il segretario Veltroni non festeggia in piazza Santi Apostoli, il quartier generale dell’Ulivo, di qualcosa - probabilmente - che non c’è più, di vecchio e superato. Arriva trionfale in piazza di Pietra, uno degli angoli più affascinanti di Roma, nella sede della Camera di Commercio che gli ha messo a disposizione la bellissima Sala delle Colonne. Fuori, in piazza, davanti a un maxi schermo tutti i suoi fan, tantissimi: "Se è confernato questo dato è un sogno per me e per Prodi. Siamo arrivati a tre milioni e 300 mila. Siamo già il primo partito...". Non sarà, promette, il segretario "un partito delle correnti o del leader ma delle persone". E’ invece, "un partito che raccoglie la sfida di rinnovare la politica".

"Un’affluenza grandiosa e straordinaria, un voto di opinione e non solo politico, il Pd è nato sotto i migliori auspici" si è affrettato a sottolineare un malinconicamente radioso Piero Fassino arrivato in Santi Apostoli, sede del quartier generale del Pd, poco prima delle venti. "Abbiamo portato la politica alla gente da cui arriva una richiesta di unità, coesione e buona politica. Adesso non dobbiamo deludere questa speranza".

E’ intorno alle cinque del pomeriggio che si rompe il tabù dell’affluenza che aveva pesato come un macigno negli ultimi giorni. Aveva prevalso il pessimismo, la cautela, il basso profilo, quello delle persone serie, si potrebbe dire, di quelle che non sanno bluffare: "Un milione e sarà già un successo" è stata la linea di Veltroni. "Se sarà così è un flop" aveva ringhiato l’appassionata Rosy Bindi. Solo i "piccoli", gli outsider, Mario Adinolfi e Piergiorgio Gawronski si erano spinti sui due-tre milioni di votanti. Alle cinque, dicevamo, il tabù va in pezzi direttamente dalla bocca dei coordinatori Maurizio Migliavacca, Antonello Soro e Mario Barbi: "Un milione e mezzo è il dato ufficiale delle 17". Ma è un dato sottostimato che viene ribaltato poco dopo con stime ufficiose frutto di seggi campioni che parlano di tre, addirittura quattro milioni.

Rosy Bindi, in viaggio per Roma dalla sua Sinalunga dove ha pranzato a casa di mamma e papà ed è anche andata a messa, insiste: "Macché un milione e mezzo, saremo almeno il doppio...". Alle venti la troika dei coordinatori annuncia: "L’affluenza è superiore ai tre milioni. E c’è ancora gente in coda per votare". Alle nove e un quarto, quando il ministro Bindi arriva nella sede storica dell’Ulivo in piazza Santi Apostoli ha la faccia del gatto col topo in bocca. E’ raggiante, felice, impermeabile beige, tailluer carta da zucchero: "Io lo sapevo che saremmo stati tanti, lo sapevo perché ho girato molto in questi due mesi e ho visto e capito che gli italiani sarebbero andati a votare...". Al di là della percentuale incassata come segretario, il ministro della Famiglia è una "vincitrice" morale di queste primarie: s’è messa in gioco in una partita impossibile dando però ogni giorno l’impressione che fosse possibile, ha lottato giorno dopo giorno, ha sfidato silenzi e apparati, ha provocato, dato fastidio, ha fatto molto arrabbiare Veltroni. Senza di lei, Letta e anche i "piccoli" Adinoldi e Gawronski, sarebbe stato tutto molto più noioso.

E adesso cosa succede ministro? La risposta della Bindi è un messaggio chiaro al neo eletto segretario: "Oggi nasce un partito di popolo e non di massa. Adesso bisogna tenere aperti in tutta Italia i tavoli democratici perché oggi comincia la costruzione del nuovo partito. E bisogna sostenere il governo". Nessuno pensi, quindi, di sprecare e non coinvolgere veramente quella fetta di società civile che ha chiesto e ha voluto partecipare al processo costituente del Pd. Insomma, la Rosy di battaglia e di governo darà filo da torcere anche dentro l’assemblea costituente.

Dai seggi sparsi in tutta Italia rimbalzano notizie di code tra i venti e i trenta minuti e di schede esaurite a Trieste, Roma centro, Genova e altri centri liguri, Avezzano, Ivrea, Napoli, Caserta. Sempe intorno alle diciassette il comitato tecnico presieduto da Nico Stumpo autorizza i presidenti dei seggi a fare fotocopie. Quante? Il dato sarà disponibile solo domani. Si sa che negli oltre undimila seggi sono state distribuite circa tre milioni e mezzo di schede che erano di circa 900 tipi diversi, a seconda dei collegi.

La cronaca della giornata offre indizi sparsi e inattesi che anticipano il successo. A Mosca va a votare, al seggio, Antonio Gramsci, ebbene sì, il nipote del fondatore de l’Unità e uno dei massimi teorici del marxismo. Qui in piazza Santi Apostoli, circa 400 giornalisti accreditati, un anziano gesuita si appoggia alla transenne e dice: "Peccato, mi sarebbe piaciuto andare a votare, ma mi hanno operato a un piede e non posso camminare...". I volontari cercano il seggio su internet, è a poche centinaia di metri. Così il professore emerito della università cattolica Gregoriana finisce su un motorino guidato da un volontario, Francesco, che giura di essere "assolutamente anticlericale". Vanno via insieme in motorino, il professore gesuita dietro, il giovane volontario alla guida. Un modo curioso per immaginare la convivenza nel Pd tra laici e cattolici.

Alle 23 e 50 minuti del 14 ottobre 2007, il Partito democratico concepito dodici anni fa da qualche parte tra Bologna e Roma, vede il suo atto di nascita ufficiale. Papà-Prodi esce dal portone della sede di Santi Apostoli dopo un brindisi al secondo piano e si tira dietro quelli che chiama i i "maratoneti". Ci sono tutti, Veltroni, la Bindi, Letta, Adinolfi, Schettini. Entrano in sala stampa, nella tensostruttura alzata in piazza, salgono sul palco e uniscono le mani al centro, come fanno le squadre, tutti-per uno-uno-per-tutti. "La maratona adesso è finita" dice Prodi, "adesso comincia un altro capitolo, la costruzione di un partito che sarà il punto di riferimento della politica italiana e rafforzerà in modo vitale il governo". Applausi, flash, sorrisi. Veltroni non parla, lo ha fatto solo nell’altra piazza, tra i suoi.

I maratoneti vanno tutti a casa, Prodi se ne va a piedi con la moglie Flavia e il ministro della Difesa Arturo Parisi. Ma la notte in Santi Apostoli è ancora lunga. Arrivano i dati dall’estero. L’Africa non ha tradito Veltroni: nella circoscrizione Africa-Asia-Oceania hanno votato per lui 1137 italiani, il 96,7 per cento (la Bindi solo 38 voti) . Nei 150 collegi stranieri il segretario ha avuto il 78 per cento (Letta il 21%). Ma si vota ancora a New York e a San Francisco, a San Paolo e a Buenos Aires.

* la Repubblica, 14 ottobre 2007.


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