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Approfondimenti

Speciale su FRANCO BASAGLIA. OLTRE I VINCOLI DEL POSSIBILE. Un breve saggio di M.G. Giannichedda - a cura del prof. Federico La Sala

mercoledì 31 agosto 2005 di Emiliano Morrone
BASAGLIA
Oltre i vincoli del possibile
Un pomeriggio estivo del 1961 Franco Basaglia varcò per la prima volta i confini del manicomio di Gorizia. Da allora non avrebbe smesso di tormentarsi sulla forza di quella istituzione, e sulla necessità di smantellarne le mura, edificate prima di tutto dentro di noi
Alla fine di agosto di venticinque anni fa moriva lo psichiatra al lavoro del quale dobbiamo la legge 180. Per rendere accettabile il dolore mentale, smembrare i manicomi e terremotare la (...)

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> Speciale su Basaglia ---- ADDIO MANICOMI. DOVE GERMOGLIANO I SEMI DI BASAGLIA (di Cristiana Pulcinelli).

giovedì 4 febbraio 2010

Addio manicomi. Dove germogliano i semi di Basaglia

di Cristiana Pulcinelli *

Il Brasile è forse l’esperienza più interessante, sicuramente la più grande. Trent’anni fa il paese aveva un’enorme numero di pazienti psichiatrici chiusi in manicomi privati per venti, trent’anni della loro vita. Lo stato pagava le rette e quindi la psichiatria del Brasile era un grande business. Nel 1979 Franco Basaglia tiene una serie di seminari nel paese raccontando l’esperienza italiana di superamento del manicomio con l’apertura delle strutture e la restituzione dei diritti al malato.

Nel paese c’era ancora la dittatura militare e i seminari di Basaglia probabilmente incontrano una più generica voglia di libertà. Sta di fatto che partecipano centinaia di operatori, psichiatri, intellettuali La “luta antimanicomial” del Brasile comincia da lì. Negli anni “fermenta”: già con il governo precedente a quello attuale comincia un processo di riforma. I contatti con gli psichiatri di Trieste sono costanti: Franco Rotelli, che andò a dirigere il manicomio di Trieste al posto di Basaglia nel 1979 e che lo chiuse definitivamente un anno dopo, va spesso in Brasile. Nasce un enorme movimento di utenti. I risultati: i posti letto in psichiatria diminuiscono del 40%, in 15 anni i centri territoriali aumentano del 70%.

Oggi il Brasile del presidente Lula ha ridotto drasticamente i grandi ospedali psichiatrici, in alcuni casi li ha chiusi definitivamente. Ha creato oltre 2000 servizi territoriali e ha esperienze di punta a Santos, San Paulo, Bel Orizonte, nel Minas Gerais.I semi di Trieste nel mondo stanno germogliando? “Trieste è un modello di riferimento per l’Organizzazione Mondiale della Sanità -commenta Franco Rotelli - Il superamento degli ospedali psichiatrici e l’utilizzo di servizi decentrati nelle comunità ormai è un dato acquisito anche dalla letteratura scientifica, ma poi esistono realtà molto diverse fra loro. La frammentazione delle pratiche e delle teorie, i processi di regionalizzazione, l’autonomia gestionale fanno sì che sia difficile disegnare una mappa, sia mondiale che italiana”.

Esperienze avanzate nel mondo ce ne sono molte: in Nuova Zelanda e in Australia, ad esempio. Alcune fanno riferimento esplicito al modello triestino: in Brasile, in Argentina, in Islanda, nei Balcani, dove si parte da situazioni molto arretrate, ma dove si stanno verificando importanti cambiamenti. E in alcune zone dell’Inghilterra come racconta John Jenkins che oggi dirige la International Mental Health Collaborating Network (IMHCN), una organizzazione non governativa che aiuta i paesi che vogliono aprire servizi di salute mentale centrati sulla comunità: “Sono diventato direttore di un grande ospedale psichiatrico nel Devon nel 1976. L’anno successivo, ispirati in parte dal lavoro di Trieste, decidemmo di aprire i servizi di salute mentale di comunità che avrebbero rimpiazzato l’ospedale. Così avvenne: l’ospedale fu chiuso nel 1985. Da allora, il governo inglese ha appoggiato questa politica e i molti altri manicomi sono stati chiusi”.

Anche in Italia le esperienze positive sono molte. “Non esiste il disastro italiano di cui talvolta si sente parlare - dice Peppe Dell’Acqua, direttore del dipartimento di salute mentale di Trieste - Pensiamo solo alla zona di Aversa: il fatto che nella patria dei casalesi ci siano 5 centri di salute mentale aperti 24 ore al giorno per 7 giorni la settimana fa riflettere”.Tutti i protagonisti di queste esperienze, italiane e straniere, saranno a Trieste dal 9 al 13 febbraio in occasione dell’incontro “Che cos’è salute mentale?”. Un incontro fortemente voluto da Peppe Dell’Acqua: “Usciamo da un periodo difficile, i segnali che arrivano sono quelli di un ritorno della psichiatria della sicurezza, della medicalizzazione forte”.

Anche Franco Rotelli avverte questo clima: “In Francia Sarkozy ha detto recentemente che, oltre a sviluppare i servizi territoriali, bisogna qualificare gli ospedali psichiatrici. E’ l’esempio del vento che sta girando in Europa, un vento in cui si accentua l’aspetto sicurezza. Il paziente è considerato persona da tenere d’occhio perché rischiosa e quindi crescono i sistemi di controllo” .

A fronte di questo, esiste un mondo vastissimo di operatori, cooperatori, familiari, pazienti che dicono cose diverse. E’ questo mondo che l’incontro di Trieste vuole mettere insieme.Ma c’è dell’altro. L’incontro triestino vuole essere anche la risposta a un paradigma che oggi sembra vincente: secondo questo paradigma, dice Rotelli, “la mente è il cervello e la malattia mentale è qualcosa che non funziona nel cervello. Qualcosa che i farmaci rimetteranno a posto”. “Un paradigma vecchio - prosegue Dell’Acqua - che si ammanta di nuove parole come neuroimaging, ma che dietro ha strutture territoriali misere e psichiatri ridotti a prescrittori di farmaci”. A questo “sé” neurochimico si contrappone un “sé” che si costruisce attraverso le relazioni tra le persone. Quello di cui si parlerà a Trieste nei prossimi giorni.

L’incontro che si svolgerà dal 9 al 13 febbraio nell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni dove lavorò Franco Basaglia, morto trent’anni fa. Centinaia di operatori della salute mentale, dell’economia sociale, dell’associazionismo, ricercatori, persone con esperienza di disturbo mentale e familiari provenienti da 40 paesi metteranno a confronto le proprie esperienze.

Dibattiti, proiezioni e spettacoli si alterneranno. E’ prevista la presenza di studiosi internazionali, come il sociologo inglese Nikolas Rose, autore di “La politica della vita”, e il sociologo francese Robert Castel. Nell’ ex sede della direzione del manicomio saranno in mostra gli archivi Oltre il Giardino, più di cinquemila foto e cinquanta ore di riprese dal 1964 a oggi. E verrà proiettata la fiction di Raiuno “C’ era una volta la città dei matti”, dedicata alla vita di Basaglia, alla presenza del regista Marco Turco e del protagonista Fabrizio Gifuni.


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