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Calabria

Via Bregantini, passeranno stagioni con il cielo già bruno

sabato 10 novembre 2007 di Emiliano Morrone
Gloria in excelsis deo. Trasferiscono Bregantini. De Magistris è con un piede fuori. Nonostante l’àncora popolare a Catanzaro e le sirene d’un popolo.
Con Saverio Alessio ho scritto, in "La società sparente", che "la Calabria è spettacolo a orario continuato". Ed è vero.
"C’è una scuola grande come il mondo - secondo Gianni Rodari -, e non si infinisce mai di imparare".
Probabilmente, nella regione degli utopisti Gioacchino da Fiore e Campanella, oggi è accademia della morte. Dove si (...)

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> Via Bregantini, passeranno stagioni con il cielo già bruno .... Messaggio alla chiesa di Locri-Gerace, in occasione della nomina ad arcivescovo metropolita di Campobasso-Bojano, di p. Giancarlo Maria Bregantini.

sabato 10 novembre 2007

Documento

Messaggio alla chiesa di Locri-Gerace

In occasione della nomina ad arcivescovo metropolita di Campobasso-Bojano

di p. Giancarlo Maria Bregantini c.s.s.

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Riportiamo questo testo di p. Giancarlo Maria Bregantini c.s.s., oramai ex vescovo di Locri, per dare, come nostro costume, tutte le voci su una vicenda, quella del trasferimento di mons. Bregantini a Campobasso, su cui si è sviluppata un’accesa discussione. Mettiamo questo documento insieme agli altri che riguardano la stessa questione, nella sezione del nostro sito che abbiamo intitolato "oservatorio sulla criminalità" e questo perchè per noi il trasferimento di mons. Bregantini è fortemente legato con tale problematica, non fosse altro che pe il ruolo che lui ha svolto in quel di Locri contro la ndrangheta. Ci permettiamo di disentire da lui su un punto fondamentale, quello della ubbiendienza che, per noi, non è più una virtù per lo meno dai tempi di Don Milani.

Giovanni Sarubbi *

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Vescovo

CATTEDRALE LOCRI, 8 NOVEMBRE 2007

MESSAGGIO ALLA CHIESA DI LOCRI-GERACE

IN OCCASIONE DELLA NOMINA

AD ARCIVESCOVO METROPOLITA

DI CAMPOBASSO-BOJANO

1. Carissimi fratelli e sorelle,

carissimo Mons. Vincenzo Nadile, mio fedelissimo Vica­rio generale;

carissimi Presbiteri, Religiosi e Diaconi, con i dolcissimi seminaristi, gioia e corona del mio episcopato; carissime e affettuose consacrate che siete il profumo di Cristo nei tanti paesi della Locride, con tutti i giovani, il coraggio e la speranza di questa terra. ♦ Rivolgo un doveroso ossequio a tutte le autorità presenti, di ogni ordine e grado, con un particolare saluto ai sindaci, grato della vostra partecipazione.

A tutti voi, carissimi, la luce del Signore Gesù, il Risorto, il Vivente vi doni quella pace che sempre è concessa a chi obbedisce e compie, pur tra tante lacrime, il Suo di­vino volere, nel quale risiede la vera gioia. “Chi semina nella lacrime, raccoglie nella gioia” (Salmo 126, 5), dice quel salmo da me pregato tante volte con voi, in giorni di dolore cocente.

2. Conoscete la ragione di questo ritrovarci qui, di questo sofferto ma fiducioso momento, che diviene motivo di forte preghiera a Dio e alla Vergine Maria Immacolata, fedele Patrona di questa amata terra della Locride.

Per un disegno misterioso del Signore, il Santo Padre Be­nedetto XVI, mi ha chiamato a reggere la cattedra arcive­scovile metropolitana di Campobasso-Boiano, nel Moli­se. “Al Papa non si può dire di no!”, mi diceva chiaramente mons. Mariano Magrassi, di venerata memoria, quando nella sua veste di Arcivescovo di Bari, mi ha esortato, nel gennaio 1994, a venire presso di voi, quaggiù nella Locri-de, come vostro Pastore.

E voi mi avete accolto con tenerezza infinita, come un fi­glio di questa sofferta ma dignitosa terra di Calabria ed insieme come padre di consolazione nel vostro cammino. Insieme siamo cresciuti, guidati sempre dalla mano prov­videnziale di Dio Amore.

Insieme abbiamo patito, sperato e gioito dei piccoli e tena­ci semi di speranza, piantati con fiducia lungo i sentieri sassosi e a tratti insanguinati di questa terra, fatta ora giar­dino, che io ho amato, ed amo come mia sposa, nel nome di Gesù, vero sposo della Sua Chiesa. Proprio per questo intensissimo amore reciprocamente dato, è ora doloroso e piangente questo mio saluto di con­gedo.

3. Da quando infatti, giovedì 18/10/07 il Nunzio Apostolico, mons. Giuseppe Bertello mi ha invitato a Roma e mi ha comunicato il pressante invito del Papa ad assumere que­sto nuovo servizio nella Chiesa di Campobasso, non ho smesso di sentirmi come Gesù nell’orto del Getsemani, nel ripetere:

“Passi da me questo calice, o Padre, tuttavia sia fatta la Tua vo­lontà non la mia” (Mt 26, 39).

Ho sentito vicina Maria, serva del Signore, nel suo si all’­Angelo Gabriele: “si faccia di me, secondo la Tua Parola” (Lc 1, 38) come ripetiamo ogni giorno, nel dolce canto dell’­Angelus, poco fa ripetuto con fede.

Ho tanto guardato a san Giuseppe, nella piccola icona che conservo sull’altare in Episcopio, ripreso mentre l’­angelo lo rassicurava: “non temere Giusepppe di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei è ope­ra dello Spirito Santo” (Mt 1,20).

Gesù, Maria e Giuseppe. In loro compagnia ho vegliato e pianto in questa settimana; e con la forza della fede, so­stenuto dalla preghiera e della loro intercessione, ho rin­novato con cuore libero la mia obbedienza a Dio.

4. Mi chiederete certamente com’è nata questa nomina. Per quanto mi è dato capire le cose sono andate così: nel mese di Luglio di quest’anno, dal 9 al 13, ho accolto l’invito dell’Arcivescovo di Campobasso, mons. Arman­do Dini, di predicare un corso di esercizi spirituali al cle­ro di quella diocesi e delle diocesi vicine. Pochi giorni dopo, lo stesso Arcivescovo Dini presenta al Papa le sue dimissioni, in quanto raggiunti i 75 anni di età. Nella successiva richiesta di informazioni, come pre­sumo, alla Nunziatur


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