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Altro che amore ("charitas") evangelico. Il magistero della chiesa cattolico-romana ("Deus caritas est" di Benedetto XVI) è il magistero del Dio "mammona" ("caritas") dei Faraoni.

RADICI CATTOLICO-ROMANE E "MAGISTERO DI MAMMONA". Contro la legge 194, tutta la famiglia di "Mammasantissima". La senatrice Paola Binetti all’attacco con "Forza Vaticano" e "Forza Italia". Che ruina per l’Italia e per il messaggio cristiano!!! - a cura di pfls

La "Sacra Famiglia" della Gerarchia vaticana è zoppa e cieca: il Figlio ha preso il posto di "Giuseppe" e del "Padre Nostro" ... e continua a "girare" il suo "film" preferito, "Il Padrino".
giovedì 21 febbraio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] la Binetti per difendere «la dignità della persona e il valore sacro della vita» è disposta a sedersi a fianco della battaglia lanciata da quello che dovrebbe essere, se non un suo acerrimo avversario, almeno uno con le idee diverse dalle sue, Giuliano Ferrara. Ma la sua posizione viene sconfessata in serata da Enzo Carra, altro teodem del Pd [...]
SCIENZA E FEDE VATICANA: LA CATTEDRA DELL’EMBRIONE. DOPO LE TRACCE DEL DNA, TROVATE LE IMPRONTE DIGITALI DI DIO!!! IL DISEGNO (...)

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> RADICI CATTOLICO-ROMANE E "MAGISTERO DI MAMMONA". Contro la legge 194, tutta la famiglia di "Mammasantissima". ---“Basta donne umiliate: difendiamo la 194”. Emma Bonino ha visto “L’événement” e rivive il suo viaggio alla conquista del diritto di scegliere (di Giovanna Casadio).

domenica 12 settembre 2021

Mostra Venezia, Bonino e il film vincitore: “Basta donne umiliate: difendiamo la 194”

La leader radicale ha visto “L’événement” e rivive il suo viaggio alla conquista del diritto di scegliere se avere un figlio oppure no

di Giovanna Casadio (la Repubblica, 12 Settembre 2021)

È quando Anne chiede all’amica "fa male?" e quella risponde "sì, è una lotteria, devi sperare che all’ospedale dicano poi che è stato aborto spontaneo", è proprio a quel punto che Emma Bonino mette il film L’événement, la cui anteprima le è stata inviata , in pausa. Esce sulla terrazza della sua casa sui tetti di Roma e va a prendere una boccata d’aria.

Dice: "Sono colpita da questo bellissimo film, soprattutto dalla solitudine di Anne, di questa giovane studentessa che non vuole rinunciare ai suoi progetti nella Francia antiabortista degli Anni Sessanta. Ma non meravigliata, perché ho un ricordo nitido del periodo in cui accompagnavo le donne che volevano abortire in treno a Firenze dal dottor Giorgio Conciani.

C’erano le ragazze di buona famiglia terrorizzate, c’era la popolana romana che non era alla prima esperienza e c’era la studentessa che non l’aveva detto a nessuno e doveva tornare a casa in serata. Nessuna conosceva le altre, ma dopo poco era un profluvio di confidenze. La legge "194", che ha messo fine all’umiliazione, alla vergogna e alla paura dell’aborto clandestino, ha carenze, ma non svuotiamola e possibilmente miglioriamola". Raccomanda la storica leader radicale.

Svuotare la "194" significa consentire che 7 ginecologi su dieci in media in Italia siano obiettori di coscienza, che i consultori continuino ad essere sottodimensionati e che ora alcuni occhieggino al Texas e alla sua legge in cui si impedisce l’aborto dopo la sesta settimana ascoltando il battito del cuore del feto.

Il film che la regista Audrey Diwan ha tratto, con Marcia Romano, dal libro autobiografico di Annie Ernaux ha appena vinto il Leone d’oro alla 78esima Mostra del cinema di Venezia. Scorre sul computer di Bonino fino al momento in cui Anne si reca per abortire da una "mammana", che la rassicura: "Sentirai la bacchetta, ti ci abituerai". Altro stop alle immagini.

Racconta Bonino: "La mia militanza politica è cominciata così, con Adele Faccio nella battaglia contro l’aborto clandestino, le mammane, i cucchiai d’oro. Nel 1974 fu il mio aborto clandestino l’episodio scatenante. Rammento la sofferenza e l’umiliazione soprattutto, l’umiliazione è stata indelebile. Promisi: mai nessuna più, mai nessuna. Nel 1975 venni arrestata all’uscita del seggio per le amministrative a Brà, il mio paese. Era giugno, l’aria era profumata. Io uscii facendo il segno della vagina. Mi portarono nel carcere di Firenze".

C’erano i medici su cui i radicali sapevano di poter contare e il metodo dell’aspirazione. Anne del film va da un medico a cui chiede aiuto, che le risponde : "La legge è inflessibile". È aprile, terza settimana. Cerca un altro medico: "Mi aiuti". Riceve una prescrizione di estradiolo, estrogeno che rafforza il feto. È la quarta settimana. In un crescendo di tensione, ecco il tentativo di abortire da sola con un ferro da calza. Poi la mammana. "È costosa?", chiede Anne. "400 franchi": è la risposta.

Emma Bonino commenta: "Così era. E ripeto sempre che i diritti civili sono diritti sociali: chi ha soldi può permettersi tutto. Nel nostro Paese non è mai il momento per i diritti, non solo la destra, ma anche la sinistra ritiene che ci sia sempre qualcosa di più importante, che non sia mai il tempo giusto. Invece lo è: adesso. Dal Texas all’Ungheria la sfida è mondiale. I movimenti "pro life" esistono anche qui, ma li abbiamo battuti. Non sono io che ho inventato l’aborto, l’aborto era lì, clandestino, pericoloso, semmai noi abbiamo lottato perché questa vergogna di umiliazione non toccasse più le donne italiane. Bisogna stare all’erta, però. Per difendere quanto abbiamo ottenuto e per ottenere quello che non abbiamo, l’aborto farmacologico ad esempio".

Altro stop al film, Bonino si accende una sigaretta. Riferisce del gruppo di odiatori seriali che la attacca in rete da tempo e che la accusa degli aborti che avvengono. "Non capiscono che noi abbiamo cercato di porre un argine al rischio, al pericolo per le donne con l’interruzione di gravidanza legale, con la "194". Io non ho mai pensato che l’aborto in sé fosse un diritto civile, ma scegliere se, quando e come diventare madri, lo è. È chiaro che la contraccezione è ciò su cui puntare".

Anne del film, tornando sui banchi di scuola si giustifica col professore: "Ho avuto la malattia che prende solo le donne, trasformandole in casalinghe". In Italia non permettere agguati alla "194" - che, dopo 43 anni, ha consentito una costante decrescita del numero degli aborti - è importante. L’ultimo dato della relazione del ministero della Salute risale al 2018 e stima in 76.328 le interruzioni di gravidanza. Per dare un ordine di grandezza, nel 1983 erano 234.801. Tuttavia mettere fuori gioco la legge è facile: basta renderla inapplicata.
-  È partita una campagna - Liberadiabortire - coordinata dai Radicali italiani e da Giulia Crivellini con una petizione per la vera applicazione della legge, per evitare che ci siano Regioni in cui le strutture pubbliche non possono funzionare per l’alta percentuale di medici obiettori. Ha già raccolto 27 mila firme.


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