Papa e politica
In ginocchio da Ratzinger
di Marco Bascetta (il manifesto, 17.01.2008)
In una sola mossa, disdicendo la visita di Benedetto XVI all’Università La Sapienza di Roma, il Vaticano ha messo abilmente in ginocchio, e col capo cosparso di cenere, l’intera classe politica italiana, le istituzioni, la quasi totalità dei media. Non era imprevedibile, vista la qualità che oggi le contraddistingue. Dalla Presidenza della Repubblica a quella del Consiglio, dalle segreterie di partito all’ultimo sindaco, un coro unanime intona il dies irae.
E strepita sulla catastrofe della democrazia, sul trionfo dell’intolleranza e della censura. Ci propone l’incredibile immagine di un pontefice ( che come ognuno può constatare occupa quotidianamente un enorme spazio nell’informazione) imbavagliato e messo al bando da un manipolo di «laicisti». Gli insulti e le minacce, più o meno larvate, contro i collettivi studenteschi e i docenti che avevano segnalato, mesi fa, l’inopportunità di invitare il pontefice all’inaugurazione dell’anno accademico non si contano. Se c’è uno spettacolo vergognoso, ebbene, è questo. Messo in scena dalla grande maggioranza dei media con un dispiego di forze e un’enfasi senza precedenti.
Tutta questa vicenda, del resto, non è maturata nel vuoto. E non mi riferisco qui alle posizioni rigide di Ratzinger riguardo all’autonomia della scienza o della coscienza che dovrebbero essere discusse nel merito, ma a un mondo politico e istituzionale pronto a scattare sull’attenti a ogni nota della Santa sede, a ogni presa di posizione della Conferenza episcopale, se non a ogni editoriale de L’osservatore romano. L’invito di Benedetto XVI alla Sapienza ha infatti ben poco a che fare con un confronto culturale e molto con questo ossequio, non di rado dettato da cinismo e opportunismo politico.
Quello che la contestazione ha scompigliato (la più temuta, quella degli studenti soprattutto) non è certo il procedere impetuoso del discorso pubblico pontificio, ma il minuetto che la «casta» politica di centrodestra e di centrosinistra intende condurre con la gerarchia ecclesiastica, incurante delle sensibilità e delle scelte di vita di innumerevoli cittadini e cittadine. Non è un caso che, dopo la rinuncia di Ratzinger, la contestazione prenda di mira il ministro per l’università Fabio Mussi e il leader del Pd Walter Veltroni. Continuatore, il primo, delle peggiori politiche della sinistra nell’ università e garante, il secondo, della vocazione clericale di Roma, tra paternalismo e tolleranze zero, tra i più ferventi, entrambi, nello stracciarsi le vesti in difesa del pontefice.
Il dialogo e il confronto che questa classe politica ha in mente non è che un negoziato tra poteri sulla testa e sulla pelle di tutti. E la visita di Ratzinger alla Sapienza non poteva che assumere questa tonalità. O davvero, come scrive Ezio Mauro ai limiti dell’improntitudine, il mancato intervento di Benedetto XVI all’università sarebbe stato un libero e aperto confronto tra credenti e non, tra darwinisti e creazionisti, tra scienziati e guardiani della morale cattolica? Un dialogo? Non scherziamo. Si trattava di un monologo tanto sacrale da non ammettere espressioni di dissenso. E infatti, quando il dissenso si è manifestato, è stato assunto dal Vaticano come un’interdizione. E dal mondo politico come un crimine. marco bascetta