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Cultura. Sessualità, etica, psicoanalisi ...

"PERVERSIONI" di Sergio Benvenuto. UN CORAGGIOSO PASSO AL DI LÀ DELL’EDIPO. Un omaggio a Elvio Fachinelli - di Federico La Sala

La mente estatica e l’accoglienza astuta degli apprendisti stregoni. Una nota sul sex-appeal dell’inorganico di Mario Perniola.
mercoledì 12 ottobre 2005
PERVERSIONI: Sessualità, etica, psicoanalisi*.
Sergio Benvenuto, Perversioni. Sessualità, etica, psicoanalisi, Bollati Boringhieri, Torino 2005, pp. 189.
Che l’Essere sia o non sia, non è un problema ontologico - come sempre si è creduto, ma un problema morale ed etico! La Verità esiste, e infinite sono le sue versioni. Ma come si chiamano quelle che negano (in senso freudiano) la realtà e pretendono di dire tutta la verità nient’altro che la verità?! Che cosa sono, se non altro che (...)

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> UN CORAGGIOSO PASSO AL DI LA’ DELL’EDIPO --- LA GELOSIA. PERCHÉ ESSERE GELOSI NON VA PIÙ DI MODA. Un saggio dello psicanalista Benvenuto su com’è cambiata la percezione sociale (di Luciana Sica - Intervista).

martedì 22 marzo 2011

Un saggio dello psicanalista Benvenuto su com’è cambiata la percezione sociale

PERCHÉ ESSERE GELOSI NON VA PIÙ DI MODA

"L’ossessione dell’esclusività è caduta in disgrazia, sembra un lugubre retaggio del passato. Così la possessività si rivela più per quel che si fa che in quel che si sente"

di LUCIANA SICA (la Repubblica, 22.03.2011)

Come geloso - scrive Roland Barthes - soffro quattro volte: perché sono geloso; perché mi rimprovero di esserlo; perché temo che la mia gelosia ferisca la persona che amo; perché cedo a una banalità». Nei Frammenti di un discorso amoroso, alla fine degli anni Settanta, il critico francese inserisce la figura della gelosia in una sentimentalità "oscena". Eppure quel desiderio di possedere la persona amata - condito dal timore, il sospetto, la certezza della sua infedeltà - non è scomparso, neppure in questo tempo che qualcuno ha chiamato delle "passioni tristi".

«Nel deserto degli affetti di oggi, la possessività è anche più imbarazzante e in genere viene rimossa, schivata, occultata, dissimulata...»: a dirlo è lo psicoanalista Sergio Benvenuto, che a La gelosia ha dedicato un libro in uscita per il Mulino (pagg. 136, euro 9,90). "Impulso naturale o passione inconfessabile?", già il sottotitolo rende problematico un tema che l’autore ripensa anche attraverso la letteratura, il cinema e il teatro.

Davvero la gelosia è solo un banalissimo istinto?

«La gelosia è un sentimento universale, ma anche un’istituzione sociale che ogni epoca e ogni società valuta, censura, esalta, condanna, autorizza. Per dirla con Pasolini, la verità non è in un sogno, ma in molti sogni. Analogamente, la verità sulla gelosia non è detta da una sola teoria, ma da più teorie, anche se io la vedo soprattutto come invidia della libertà dell’altro - e spesso prende il posto lasciato vuoto dall’amore. In Occidente, quella che gli anglofoni definiscono romantic jealousy è ormai un sentimento caduto in disgrazia, appare come un retaggio di una lugubre epoca di chiusura, non più giustificato e privo di istituzioni di sostegno - com’erano le attenuanti per il delitto d’onore. La possessività gelosa si rivela allora più in quel che si fa che in quel che si sente o si dice di sentire. Ma se tendiamo a negare, agli altri e soprattutto a noi stessi, di provare gelosia, inevitabilmente questo sentimento si esprimerà in forme camuffate, ellittiche, anche barocche».

Che intende dire?

«Ci sono varie strategie "antigelose", per evitarne la sofferenza. Alcune sono più soft, come quella molto sospetta di dichiarare orrore della gelosia, o di trovarla impensabile, pur avendo sotto gli occhi prove schiaccianti dell’infedeltà. Ma tra i vari antidoti, più gli uomini che le donne "scelgono" quella che io chiamo la gelosia negativa, fino a ricavare un piacere del tutto stravagante nell’essere traditi: basta che non venga mai spezzata la complicità del gioco. Altrimenti può esplodere la violenza».

Alle Perversioni (Bollati Boringhieri), ha dedicato un saggio importante qualche tempo fa: a lei il "geloso negativo" non sembra un bel po’ masochista?

«La psichiatria oggi chiama le perversioni "amori sbagliati"... Può anche essere una "perversione masochista" spingere la persona amata nelle braccia di altri o di altre, e trarne piacere. Ma qui a contare è l’assenza diffusa di tolleranza nei confronti di un sentimento che inquieta. In effetti ammettere di essere gelosi è aver già perso la partita, significa riconoscere di non aver nessun controllo sull’altro e che l’altro ha il potere spaventoso di tormentarci. Implica un senso d’inferiorità ("cosa ha quell’altro che io non ho?") e una penosa ferita narcisistica. Molti uomini hanno un divorante bisogno di essere amati, proprio per sostenere un’autostima che fa acqua da tutte le parti. Il "geloso negativo" è un bricoleur dell’amore: la promiscuità della sua donna alla fine dimostra che lei ama davvero lui solo».

Insiste molto sulla gelosia maschile. Ma le donne non sono spesso gelosissime?

«Certo che lo sono, ogni volta che non si sentono abbastanza desiderate dal loro compagno - il che è abbastanza frequente. Per gli uomini è diverso, anche perché non possono fingere più di tanto: è il piacere femminile che spesso è truccato».

Non era Freud a dire che c’è una componente omosessuale nella gelosia?

«C’è senz’altro un interesse sghembo per il rivale. Non a caso gli uomini gelosi spesso preferiscono la compagnia maschile a quella femminile, e attribuiscono alle loro donne un desiderio che non osano sessualizzare... La competizione amorosa può portare due uomini a uccidersi, ma anche ad amarsi».


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