Milano-Auschwitz
di Furio Colombo (il Fatto, 27.01.2010)
C’è un sotterraneo alla Stazione centrale di Milano, una immensa stanza segreta che riproduce tutto quello che vedete di sopra, al piano dei treni e della grande tettoia di ferro e di vetro che, ancora adesso, fa sentire la tensione del viaggio. Capisci che l’avventura comincia nell’arco di luce che si vede verso il fondo, dove i treni diventano una linea che va verso il mondo. Anche sotto, nella immensa stanza segreta, ci sono binari. Vanno verso un punto lontano, che non rivela niente, solo altre gradazioni di buio. Qui senti che sei lontano dal cielo come se questo luogo fosse una fenditura profonda. Pochi metri tra sopra e sotto, ma la distanza è infinita. Sopra siete liberi, sotto no. Come in una strana, torbida fiaba, essere qui è una condanna. Così è stato ogni giorno, ogni settimana in un periodo maledetto della nostra storia. Noi siamo su un lastrone di cemento al binario 21. Siamo testimoni di un delitto italiano di cui sono restati tutti i segni e tutte le impronte.
Dal binario 21 partivano i treni, mentre Milano viveva la sua difficile vita di guerra, la borsa nera, lo sfollamento, il treno per venire al lavoro e tornare in campagna per essere più al sicuro, quel tanto di solidarietà che nasce sempre nei momenti difficili. Non per tutti. Una bambina che è passata sul marciapiede buio del binario 21, in quel misterioso piano di sotto racconta: “Dopo l’arresto ci avevano rinchiuso a San Vittore, con ladri e malfattori. Quando ci hanno messi in marcia verso la stazione donne, uomini, vecchi, bambini, in uno strano corteo, soltanto i detenuti di San Vittore hanno gridato “coraggio”, hanno capito l’assurdo, ci hanno dato quel che avevano da mangiare e per stare caldi.
Nelle strade di Milano non se ne è accorto nessuno, nessuno si è voltato”. E’ la voce di Liliana Segre che ha fatto da guida alla stanza sotterranea, ha mostrato che pietre, cemento, umido, buio e binari ci sono ancora. Ecco il binario 21. Da qui, dalla stazione italiana, con personale italiano e scorta italiana, partivano i treni Milano-Auschwitz. Qui spingevano sui vagoni gli ebrei italiani destinati a morire. Qui il 26 gennaio, decimo anniversario del Giorno della Memoria, Marco Szulc, figlio della Shoah, ha posto la prima pietra del Memoriale italiano. Milano, piano sotterraneo, binario 21. Ci sono ancora i vagoni.