Schifani: «Il presidente del Senato è saggio e non tenterà fughe in avanti »
Crisi, Napolitano convoca Marini alle 17
Berlusconi: «Alle elezioni con Prodi che le gestisce». Casini: «Pazzo se accettassi un governo con Prc e Verdi» *
ROMA - Napolitano ha convocato il presidente del Senato Franco Marini alle ore 17. Dopo aver concluso il giro di consultazioni con i leader politici e i presidenti emeriti della Repubblica (martedì sono saliti al Quirinale Veltroni e Berlusconi, oltre a Cossiga, Scalfaro e Ciampi), il Capo dello Stato ha annunciato nel primo pomeriggio la sua decisione per risolvere la crisi innescata dalla caduta del governo Prodi. Le posizioni dei partiti sono note: la Cdl compatta vuole andare subito al voto. Berlusconi ha ribadito la richiesta di «elezioni, lasciandole gestire a Prodi» mentre Casini, che inizialmente era propenso a sostenere un governo istituzionale, si è allineato alle posizioni degli altri alleati (da Parigi lo stesso Fini è tornato a chiedere al presidente della Repubblica di «sciogliere le Camere»). Il centrosinistra - pur tra sfumature diverse e qualche eccezione - propende invece per un governo che faccia almeno la riforma elettorale, come ha spiegato al Capo dello Stato lo stesso Veltroni.
BERLUSCONI - Berlusconi è di parere opposto. «Riteniamo che al governo Prodi non possa succedere un altro esecutivo - spiega il leader di Forza Italia -. Se la maggioranza che ha ricevuto il premio viene meno e il premier votato dagli elettori come leader della coalizione viene sfiduciato, non può esserci alternativa al ricorso alle urne e meno che mai la costituzione di una maggioranza priva di legittimazione elettorale. Nel nostro ordinamento - prosegue il Cavaliere - non esiste la figura del governo che nasce esclusivamente per gestire le elezioni. Il periodo di campagna elettorale, per questo, non può che essere gestito dal governo Prodi che, sebbene sfiduciato, aveva ricevuto la legittimità della sovranità popolare».
CASINI - L’opzione Marini non piace al centrodestra. Lo stesso Casini, in collegamento telefonico su Canale 5 con la trasmissione di Maurizio Belpietro, spiega che «se Marini mi offrisse il sistema tedesco io lo ringrazierei ma ciò non comporta appoggiare un governo con Prc e Verdi. Anzi, rifiuterei l’offerta che troverei insultante. Nessun italiano serio può pensare che io possa sostenere un governo con Rifondazione comunista, con Bertinotti e Pecoraro Scanio. Dovrei essere impazzito e internato per impazzimento...». Pur ritenendo «doveroso» che Napolitano dia un incarico a «Marini o a un altro», Casini ribadisce la sua indisponibilità a sostenere un esecutivo con Fausto Bertinotti e Alfonso Pecoraro Scanio.
FORZA ITALIA - Anche in Forza Italia la carta Marini non trova consensi. «Il presidente del Senato è saggio e non tenterà fughe in avanti con un governo che sopravvive per 1-2 voti» dice il presidente dei senatori azzurri Renato Schifani, il quale ribadisce «l’indisponibilità» di Forza Italia a sostenere governi di transizione. E davanti all’ipotesi di un tentativo di Marini, in caso di incarico, di convincere l’opposizione a modificare la legge elettorale, l’esponente azzurro taglia corto: «La riforma elettorale è una trattativa già arenata, non ci sono più né margini né i tempi».
GLI ALTRI - Anche l’Italia dei Valori chiede a questo punto di andare alle elezioni. Il portavoce nazionale, Leoluca Orlando, afferma che «piuttosto che logorare ancora credibilità e tenuta democratica è meglio andare subito al voto». E mentre l’Udeur chiarisce che «non è stata fatta alcuna scelta in merito alla nostra collocazione futura», il leader dei radicali Marco Pannella non usa mezzi termini sulla proposta del centrodestra di andare a elezioni anticipate: «Urlando "al voto al voto" si minchiona l’Italia».
MONTEZEMOLO - Un attestato di stima al presidente del Senato arriva dal numero uno di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, che definisce Marini «una persona capace, con senso del bene comune e del lavorare insieme». «Mai come in questo momento riteniamo, come cittadini, di mettere il bene comune al centro, di cercare responsabilità comuni, obiettivi comuni - ha aggiunto Montezemolo - perché il Paese ha bisogno di scelte che non sono né di destra né di sinistra, ma sono scelte fondamentali per il futuro».
* Corriere della Sera, 30.01.2008