Il presidente del Senato inizia le consultazioni. "Impegno gravoso ma non impossibile"
La Lega minaccia l’Aventino. Veltroni: "Sono degli irresponsabili"
Marini: "Cerco un accordo vero"
Stop da An e Udeur: "Subito al voto"
ROMA - "Gravoso ma non impossibile", così Franco Marini dopo la prima giornata di consultazioni per cercare di formare un nuovo governo giudica il lavoro che il presidente della Repubblica gli ha affidato. "Un sentiero stretto" dice pure il presidente del Senato molto stretto visto che la Lega ha addirittura deciso di non partecipare alle consultazioni. E l’Udeur, il cui segretario Clemente Mastella è stato oggi a colloquio con Marini, ha detto a chiare lettere: "Prima si vota meglio è". Altrettanto secco Gianfranco Fini. "Al voto il 6 o il 13 aprile" ha detto il segretario di An.
Marini spera. "Il sentiero è stretto - ha detto il presidente del Senato - ma può darsi che con la buona volontà e la chiarezza dei discorsi che farò, si possa aprire qualche spiraglio nell’interesse del Paese". A cosa punta il presidente incaricato? Di sicuro non cercherà di raccogliere una maggioranza numerica, quale che sia. "Cerco - ha specificato - un consenso politico, non personale". Un accordo, in sostanza, che coinvolga anche l’opposizione. "Quindi - ha poi sottolineato - grandi svolazzi sul compito affidatomi non se ne possono fare, non li posso fare io, né li voglio fare". Insomma, o ci sta anche Berlusconi, o il nuovo governo non si fa. Ma nonostante tutto questo, ieri Marini s’è messo al lavoro di buona lena, secondo un vasto programma di consultazioni che si concluderà lunedì, quando incontrerà Forza Italia e il Pd, e che prevede anche incontri con associazioni imprenditoriali, sindacati e il comitato promotore del referendum elettorale.
Nelle sale di Palazzo Giustiniani, attrezzate come al Quirinale, ieri sono sfilati i rappresentanti dei gruppi più piccoli: la Destra di Storace, gli autonomisti della Svp, i liberaldemocratici di Dini, la Dc di Rotondi, la Sinistra democratica di Mussi, l’Udeur. "Gli spazi per un’intesa sono stretti", ha commentato il presidente della Camera Fausto Bertinotti.
I no al tentativo. A prima vista di spiragli non c’è dunque traccia. Da giorni il Cavaliere ripete che vuole solo andare al voto il prima possibile. E il suo alleato Fini oggi dice: "Marini sa perfettamente che il suo mandato è relativo alla verifica di una maggioranza a sostegno di un certo modello di legge elettorale e la maggioranza non può essere l’insieme raccogliticcio di qualche disperato, ma è la convergenza di gruppi politici. Al momento non c’è alcuna convergenza di gruppi politici maggioritaria su una proposta di legge elettorale. Si voterà il 6, o al più tardi il 13 aprile".
Sulla stessa strada Mastella che ha comunicato il suo no direttamente a Marini. "Prima si vota meglio è - dice l’ex ministro della Giustizia - vogliono fare una legge elettorale a favore di qualcuno". Poi ha aggiunto: "Visto che mi vogliono arrestare è bene farle le elezioni, se qualcuno mi vota ho qualche garanzia".
Polemiche sulla Lega. Alle consultazioni non partecipa invece la Lega, che minaccia anzi, se Marini dovesse dar vita a un nuovo governo, di disertare il Parlamento. Dando vita ad un vero e proprio Aventino. Un atteggiamento "del tutto irresponsabile" per il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa. Stigmatizzato anche dal segretario del Pd Walter Veltroni. "Il paese è diviso, lacerato, la gente si odia e si è perduto il senso di responsabilità" ha detto il sindaco di Roma. "Quando leggo che una forza politica che è stata chiamata da un presidente del Consiglio incaricato dal presidente della Repubblica dice ’non vado alla consultazione’, penso che stiamo scendendo uno dei tanti gradini che già abbiamo sceso".
Referendum. Sembra chiusa anche la strada di convocare il referendum sulla legge elettorale prima dello scioglimento delle Camere, prospettata da D’Alema "E’ solo un modo per evitare le elezioni", chiosa Mastella. E Fini, referendario della prima ora, aggiunge: "Non è accettabile che chi diceva ’referendum mai’ oggi, pur di non sciogliere le Camere, dica che il referendum è meglio". Il ministro degli Esteri attacca il leader di An: "E’ semplicemente terrorizzato dall’idea che gli italiani votino".
* la Repubblica, 31 gennaio 2008.